giovedì 2 luglio 2009

I «malati di medicine» aumentano ogni giorno…. Colpa anche di quelli che gli americani chiamano «disease mongering», i venditori di malattie. Anche loro sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni, coniando nuovi mali e possibili rimedi. Nel lessico del marketing farmacologico, un momentaneo calo della libido diventa subito «impotenza», la vivacità molesta di un bambino viene diagnostica come «Ddai» (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) o «Adhd» in inglese, … le angosce della menopausa vanno scacciate a suon di farmaci: peccato che la terapia ormonale sostitutiva si sia rivelata rischiosa per il cancro al seno. Soltanto in Italia sono stati segnalati lo scorso anno 11.493 casi di reazioni avverse a farmaci, il doppio rispetto al 2005. In Francia, primo mercato europeo per l’industria farmaceutica, ci sono ogni anno 13mila vittime e quasi il 10% dei ricoveri in ospedale è dovuto a effetti nocivi di medicinali.
Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, afferma «Non cerchiamo in farmacia la soluzione di tutti i problemi …Pochi principi attivi funzionano nel 100% dei pazienti. Spesso i loro effetti si limitano al 70%, o magari solo al 15. Ma chi sono quelle 15 persone? Individuarle una a una non è possibile…. I farmaci ci hanno risolto grossi problemi di salute, è innegabile. Ma questo non giustifica una società che sta diventando farmacocentrica. Crediamo che basti una medicina per ogni problema, invece bisognerebbe adottare uno stile di vita corretto per prevenire le malattie». (Fonte: La Repubblica, 29 giugno 2009)
Enrica Campanini, medico, Firenze

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