È tempo di vacanze! Nelle nostre
città o nei luoghi di villeggiatura ci prepariamo a vivere un’estate che
speriamo sia rilassante, una ricarica dopo un anno passato a correre dietro
alle mille faccende che ci occupano la vita. Tutti noi “speriamo” in un’estate
così, ma ci basta sperare? Credo di no. Forse più che sperare dobbiamo
cominciare a “fare” qualcosa per rilassarci, per ricaricarci sul serio. Allora,
come sempre, partiamo da noi.
Vi siete mai resi conto che
passiamo la maggior parte del nostro tempo a lamentarci? Siamo lì in spiaggia,
coi nostri amici, sotto l’ombrellone e… “bella la vita qui, ma fra una
settimana siamo di nuovo a casa e ricomincia tutto”; “Uff che stanchezza
quest’anno, non puoi capire! sempre a correre, mai un momento di pausa e fra
poco tutto ricomincia”; “Ciao Lorenzo come stai? – Mah, stancamente bene”.
Stando alle nostre conversazioni, siamo sempre stanchi, di fretta, affaticati.
Sarà proprio vero? E se così fosse, perché usare la nostra mente per sottolineare
tutta questa fatica?
Lontani dal falso ottimismo,
proviamo in questo periodo estivo a pensare positivo. Godiamoci le cose che
stiamo facendo, non lamentiamoci sempre! Magari scopriremo che la nostra vita
non è poi così brutta e faticosa e che noi non stiamo “stancamente bene” ma
semplicemente “bene”. Sembrerà assurdo quello che sto per scrivere, ma lo sento
profondamente vero: noi sappiamo perfettamente condividere con gli altri la
fatica, la stanchezza e la delusione ma siamo incapaci di condividere la bellezza,
la gioia e le conquiste. Sarà forse invidia del bene dell’altro? Noi speriamo
sempre che la vita dell’altro sia peggio della nostra così da poter essere
intimamente rassicurati di non avere una vita orribile. Diciamo che in questo i
social non aiutano, sempre lì a ostentare il (finto) benessere nella speranza
di fare invidia agli altri: così quando ci troviamo faccia a faccia dobbiamo
essere sicuri che quello che il nostro amico ha postato su facebook non sia
vero, che la sua vita non sia veramente la favola che vuole farci credere. Ma
questo, a mio parere, non ci rende poi così sereni e felici: conoscere le
tristezze dell’altro non fa aumentare le nostre gioie. Forse dovremmo provare a
cambiare strategia. Condividiamo le gioie e le conquiste, condizioniamoci a
vicenda nel bene parlando delle cose belle che ci sono successe o che con
fatica abbiamo raggiunto. Di come ce la siamo cavata nella crisi del lavoro, di
come siamo stati attenti ai bisogni dei nostri figli, del tempo che ci siamo
presi per noi, degli incontri che ci hanno fatto gioire.
E così coi nostri figli:
godiamoci il tempo con loro off line, dal vivo. Non facciamo le foto mentre
fanno i castelli, ma sporchiamoci di sabbia con loro, giochiamo come non
facciamo da tempo. Non facciamo il video mentre ballano la baby dance, ma
regaliamogli il nostro sguardo e la nostra soddisfazione senza il muro dello
schermo. Diamogli dei tempi precisi (e brevi) per usare cellulari e tablet,
perché nel resto del tempo avremo da proporgli altre belle cose da fare
insieme. Alla fine della giornata, durante la cena, con la TV spenta,
ripensiamo alle cose belle che abbiamo vissuto così da imprimerle nella
memoria, loro e nostra. Per una settimana dimentichiamoci dei social e di far
sapere agli altri dove siamo e cosa stiamo facendo: facciamolo e basta. Stiamo
con le persone che abbiamo accanto, coi nostri amici, coi nostri figli e
viviamo il presente. Lo slogan di queste vacanze potrebbe essere: meno foto
nella memoria digitale e più ricordi nella memoria cerebrale!
Ricordiamoci: lo smartphone archivia (“archivio”: luogo dove si
conservano le carte antiche e i documenti), il cervello ricorda (“ricordo”: richiamare nel presente del nostro cuore
qualcosa che non è qui). Vogliamo passare una vacanza ad archiviare o a
ricordare? A noi la scelta!
Dott.MarcoBernardi
Psicologo
Psicologo
Milano
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