In arrivo nuovi test, in farmacia ma anche fai-da-te, per misurare il livello degli anticorpi dopo essersi ammalati di Covid, oppure dopo aver fatto il vaccino in attesa di una nuova dose o ancora, come purtroppo accade sempre più spesso a causa della velocità con cui si trasmette la variante Omicron, se si viene contagiati dal virus SarsCoV2 subito prima del vaccino, mentre si è in attesa della seconda dose o della terza.
In proposito esistono le regole fissate del ministero della Salute indicano che in caso di malattia la prima dose di vaccino vada fatta entro un anno con una dose booster almeno dopo 120 giorni, se invece ci si vaccina dopo un anno dalla malattia è necessaria anche una seconda dose a 21-28 giorni, seguita dal booster dopo almeno 120; se invece si contrae l'infezione dopo la prima dose, se non sono ancora passati 14 giorni si prevede una dose booster dopo almeno 120 giorno, oltre 14 giorni la seconda dose va fatta entro sei mesi e la terza dopo almeno 120 giorni; se poi l'infezione avviene dopo la seconda dose, la terza va fatta dopo almeno 120 giorni.
"In
futuro potrebbe diventare sempre più importante individuare il momento esatto
nel quale è ora di fare il richiamo e potrebbe diventare anche un modo per
contingentare i vaccini", osserva il virologo Francesco Broccolo,
dell'Università di Milano Bicocca e direttore scientifico del Gruppo
Cerba Italia. Oltre ai test sierologici che è possibile fare negli
ospedali e nei laboratori specializzati, sono appena arrivati nuovi test,
più facili ed economici.
I test classici
per la misura degli anticorpi neutralizzanti sono affidabili e, sebbene il
livello possa variare da individuo a individuo, esiste una soglia oltre la
quale si è protetti e che è indicata in 500 BAU per millilitro, secondo l'unità
di misura Binding Antibody Unity fissata come standard dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità (Oms). Test di questo tipo si fanno nei laboratori di
analisi, gli stessi ai quali ci si rivolge per i test molecolari, prevedono il
consueto prelievo di sangue e costano in media 35 euro.
Esistono poi altri test semi-quantitativi, anche questi basati su un'analisi
del sangue prelevato con il pungidito, che cercano gli anticorpi
neutralizzanti e danno una risposta attraverso una banda colorata, la cui
intensità è proporzionale al livello di titolo anticorpale, da 300 BAU che
corrisponde a un basso livello di protezione, fino a 1.000 BAU. Il costo è
circa la metà rispetto a quello dei test che si fanno in laboratorio.
C'è anche un terzo tipo di test per l'immunità cellulare che prevede il
dosaggio dell'interferone in seguito alla stimolazione delle cellule
immunitarie chiamate linfociti T memoria: il sangue ottenuto con
prelievo ematico, viene introdotta in una provetta nella quale è già
presente un pull di antigeni del virus SarsCoV2 che andranno immediatamente a
stimolare i linfociti T memoria. "Questo test è stato approvato all'inizio
di dicembre 2021, ma non è ancora ben standardizzato, nel senso che non è stato
stabilito il suo correlato immunologico di protezione ossia il suo
valore-soglia protettivo, ", rileva Broccolo. E’ molto probabile che in futuro potranno essere "utili per
individuare il momento opportuno per fare la dose booster, pensando per esempio
all'eventualità di una quarta dose: aiuterebbero a ottimizzare le
difese e a contingentare le dosi"
Tratto da FARMACIA | REDAZIONE DOTTNET |
11/01/2022
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