mercoledì 8 gennaio 2014

Ansia

L'ansia è presenza pervasiva nel nostro mondo emozionale e relazionale.
Ne danno riscontro i molti modi di dire che la coinvolgono e la frequenza con la quale ne sentiamo
parlare.
E' una condizione che porta molto spesso a chiedere aiuto : ci sono stime numeriche contrastanti,
tuttavia quella più prudente è che il 50% circa delle consultazioni mediche siano richieste per
motivi legati all'ansia.
L'ansia è , al suo fondo , una modalità reattiva, e possiamo distinguere una ansia normale dall'ansia
patologica.
Chiunque può provare ansia, ma quando questa diviene iperintensa, troppo frequente e induce a
comportamenti di evitamento , diviene patologica ed invalidante.

Alla base neurofisiologica dell'ansia stanno strutture e meccanismi condivisi con la risposta allo
stress e la paura.
Nel nostro passato evolutivo si sono ben definite delle vie neuroendocrine adatte a prepararci ad
affrontare pericoli, e la capacità di allarmarsi prima che il pericolo diventasse evidente, consentendo
reazioni appropriate, è stato senz'altro importante per gli individui e la specie.
Nel rapido crescere della nostra padronanza sul mondo, grazie alle conquiste che pensiero e
linguaggio ci hanno messo a disposizione, queste vie neuroendocrine sono rimaste intatte.
Il loro attivarsi ci prepara ad affrontare situazioni risolvibili con la lotta o la fuga e ci pone in uno
stato psicofisico adatto a farlo.
Però, dall' “altro ieri” evoluzionistico biologico, molto più rapidamente sono cambiate le cose sul
piano dell' evoluzione cognitiva dell'uomo e su quello dei rapporti interpersonali all'interno delle
società umane.
Il cambiamento è avvenuto sopratutto:
- a livello dello STIMOLO, che innesca la fenomenologia:
se un tempo la preveggenza di un imminente pericolo fisico innescava una cascata di eventi atti a
propiziare lotta o fuga, ora è prevalentemente la preveggenza di un pericolo relazionale, sociale, di
integrità dell'identità ( e delle parti che la compongono) dell'individuo ad innescare la stessa cascata
di eventi... purtroppo in situazioni dove quasi mai lotta e fuga sono soluzioni praticabili...
- a livello della VALUTAZIONE COGNITIVA , dove subentrano valutazioni enormemente più
complesse di quelle compatibili con lo stato di attivazione per la lotta/fuga...
Come risultato , si manifestano quadri sintomatici polimorfi , frutto da un lato di attivazione
impropria , dall'altro di tentativi inibitori, sia al livello neurofisiologico che a quello psicologico
Gli episodi acuti lasciano poi spazio molto rapidamente a situazioni croniche, dove la nozione di
evento trigger diventa più difficile da riconoscere.
Dott.Paolo Belli, Specialista in Neurologia ,
Esperto in Omeopatia
Milano

Nessun commento: