domenica 20 marzo 2016

IL CERVELLO PENSA LENTAMENTE

"Qual è la capitale della Nigeria? Quale legge fisica spiega la materia dei buchi neri? Con chi si è fidanzata la nuova velina? Tre, due, uno..tempo scaduto. Mi dispiace. Avanti il prossimo." Qualsiasi sia la questione, chiunque sia a farci una domanda, dovunque ci troviamo, sembra che tutto si giochi sulla velocità: il più veloce vince. Non importa il resto, conta solo aver automatizzato e interiorizzato (come molti dicono) per dimostrare di sapere. Dalla scuola elementare all'università, dai colloqui di lavoro ai consigli tra amici, perché uno creda nelle tue competenze devi essere veloce, rapido e preciso.
Automatizzare, rispondere d'istinto. Ecco una delle meraviglie del nostro cervello. Sì, del nostro e di quello dei serpenti, dei roditori, dei pesci e degli scimpanzé. Reagire all'ambiente in tempi rapidi è di certo un grande aiuto per gli animali che sulla terra devono far fronte ad una gran quantità di pericoli.
Uomo compreso (in entrambi i sensi!). Ma la natura con l'uomo è stata forse più generosa: il suo cervello è molto più grande e complesso degli altri esseri viventi dotati di cervello. Il grande trucco dell'infanzia prolungata ha permesso all'embrione di uomo di avere una decina d'anni (ma gli studi mostrano che in fondo il cervello continua a svilupparsi e a creare connessioni per tutta la vita) per formare il suo cervello, tempo che si misura in settimane o mesi per gli altri animali. L'evoluzione ha scelto la tecnica della lentezza. E infatti tutte le funzioni superiori (linguaggio, coscienza, memoria, capacità di apprendimento, di ragionamento, di creare relazioni), anche se sono presenti molto precocemente nel neonato, ci mettono molto per svilupparsi. E richiedono un processo mentale lento: è molto più complesso e lento il circuito di connessioni neuronali che ci permette di pensare o ragionare, rispetto a quello che ci spingere a togliere la mano rapidamente dalla pentola bollente. Il pensiero intelligente è lento, necessariamente. E allora mi nasce spontanea una domanda: perché ci stiamo sempre più educando al pensiero rapido? Perché sempre più spesso chiediamo risposte rapide a questioni che richiederebbero di sfruttare a pieno il pensiero lento? Fin dai primi anni di scuola ci insegnano a dare risposte rapide, il primo che risponde dimostra di sapere. Ma è davvero così? Se l'evoluzione ci ha dotato anche di un pensiero lento, di un cervello che in alcune sue parti (quelle appunto che sottostanno alle funzioni superiori) è molto complicato, pieno di connessioni e di collegamenti tra neuroni, un motivo ci sarà. Il pensiero lento ha permesso all'uomo di scoprire le leggi fisiche della natura, di creare società complesse, di creare relazioni e legami sconosciuti tra gli animali, di curare le malattie, di andare su Marte e nel profondo degli oceani. E la lista potrebbe andare avanti a lungo. Ecco, forse conviene tornare ad allenare questo nostro cervello. Sì, allenarlo alla lentezza.


Dott. Marco Bernardi
Psicoterapeuta

Milano 

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