"Qual è la capitale della Nigeria? Quale legge fisica
spiega la materia dei buchi neri? Con chi si è fidanzata la nuova velina? Tre,
due, uno..tempo scaduto. Mi dispiace. Avanti il prossimo." Qualsiasi sia
la questione, chiunque sia a farci una domanda, dovunque ci troviamo, sembra
che tutto si giochi sulla velocità: il più veloce vince. Non importa il resto,
conta solo aver automatizzato e interiorizzato (come molti dicono) per
dimostrare di sapere. Dalla scuola elementare all'università, dai colloqui di
lavoro ai consigli tra amici, perché uno creda nelle tue competenze devi essere
veloce, rapido e preciso.
Automatizzare, rispondere d'istinto. Ecco una delle meraviglie
del nostro cervello. Sì, del nostro e di quello dei serpenti, dei roditori, dei
pesci e degli scimpanzé. Reagire all'ambiente in tempi rapidi è di certo un
grande aiuto per gli animali che sulla terra devono far fronte ad una gran
quantità di pericoli.
Uomo compreso (in entrambi i sensi!). Ma la natura con l'uomo
è stata forse più generosa: il suo cervello è molto più grande e complesso
degli altri esseri viventi dotati di cervello. Il grande trucco dell'infanzia
prolungata ha permesso all'embrione di uomo di avere una decina d'anni (ma gli
studi mostrano che in fondo il cervello continua a svilupparsi e a creare
connessioni per tutta la vita) per formare il suo cervello, tempo che si misura
in settimane o mesi per gli altri animali. L'evoluzione ha scelto la tecnica
della lentezza. E infatti tutte le funzioni superiori (linguaggio, coscienza,
memoria, capacità di apprendimento, di ragionamento, di creare relazioni),
anche se sono presenti molto precocemente nel neonato, ci mettono molto per
svilupparsi. E richiedono un processo mentale lento: è molto più complesso e
lento il circuito di connessioni neuronali che ci permette di pensare o
ragionare, rispetto a quello che ci spingere a togliere la mano rapidamente
dalla pentola bollente. Il pensiero intelligente è lento, necessariamente. E
allora mi nasce spontanea una domanda: perché ci stiamo sempre più educando al
pensiero rapido? Perché sempre più spesso chiediamo risposte rapide a questioni
che richiederebbero di sfruttare a pieno il pensiero lento? Fin dai primi anni
di scuola ci insegnano a dare risposte rapide, il primo che risponde dimostra
di sapere. Ma è davvero così? Se l'evoluzione ci ha dotato anche di un pensiero
lento, di un cervello che in alcune sue parti (quelle appunto che sottostanno
alle funzioni superiori) è molto complicato, pieno di connessioni e di
collegamenti tra neuroni, un motivo ci sarà. Il pensiero lento ha permesso
all'uomo di scoprire le leggi fisiche della natura, di creare società
complesse, di creare relazioni e legami sconosciuti tra gli animali, di curare
le malattie, di andare su Marte e nel profondo degli oceani. E la lista
potrebbe andare avanti a lungo. Ecco, forse conviene tornare ad allenare questo
nostro cervello. Sì, allenarlo alla lentezza.
Dott. Marco Bernardi
Psicoterapeuta
Milano
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