Febbraio
è il mese della Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete e mi piacerebbe
ritornare su un tema che riguarda tutti molto da vicino: la vita virtuale. Ma
non vorrei, di nuovo, riflettere con voi sull’impatto della tecnologia, sulla
pervasività del mondo virtuale, su quanto la rete possa essere positiva o
negativa. Vorrei, invece, farmi e farvi una domanda: siamo ancora protagonisti
della nostra vita e delle nostre scelte? Navigare
sul web, postare e condividere sui social, chattare e videochiamare sono ancora
nostre scelte o siamo diventati solo passivi spettatori di un mondo che va per
la sua strada?
Mi capita, sempre più spesso, di incontrare -nel mio lavoro di
formazione- ragazzi e ragazze adolescenti e preadolescenti che letteralmente
“si trovano” a fare “qualcosa” sul web senza quasi rendersene conto. Fanno
delle dirette su Instagram in cui si riprendono mentre imbrattano i muri e si
stupiscono sinceramente quando qualcuno li punisce per questo. Condividono foto
intime e private con i propri amici e non si spiegano come queste foto, poi,
finiscano in tutti gli smartphone della scuola. Creano profili prima dell’età
di legge falsificando la propria data di nascita e le proprie informazioni,
chattano con persone sconosciute ma rimangono di stucco quando scoprono che
dietro allo schermo quel “Luca di 13 anni” era invece Mario di 50 e non aveva,
per così dire, buone intenzioni. Poi guardo tra i miei amici di facebook, i
loro post, le chat di gruppo di noi adulti e faccio fatica a distinguere tra
questi e quelli di una classe di quattordicenni. Ma cosa sta succedendo? Certo,
l’ambiente virtuale ci condiziona con le sue caratteristiche di immediatezza,
di superficialità, di illusione di anonimato, di distacco dall’altro ma noi
dove siamo finiti in tutto questo? Riusciamo ancora a scegliere consapevolmente
o siamo quasi completamente condizionati da quello che “si può” fare più che da
quello che “vogliamo” o “si deve” fare? Condivido queste domande con voi perché
credo che non ci sia modo migliore per progredire che confrontarsi, aprire
dibattiti e dialogare tra adulti ad un livello diverso da quello superficiale e
individualista tipico della rete. Così con i nostri figli: parliamo con loro della loro vita online (anche con grande
semplicità: “com’è andata oggi su Instagram?” “cos’è successo sui tuoi gruppi
whastapp?”); esploriamo insieme a
loro il mondo virtuale, le app, i videogiochi, i loro siti preferiti; concordiamo con loro delle regole per
l’utilizzo della rete: tutto deve essere graduale, così come non faremmo uscire
di notte da soli i nostri ragazzi di 13 anni, allo stesso modo concordiamo regole
perché non abusino della rete; guidiamo la
vita on line dei nostri figli, dando loro consigli, stando vicini e non
lasciandoli mai soli, così come già facciamo con la loro vita offline.
Dr Marco Bernardi
Psicoterapeuta
Milano
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