E’ ormai acclarato che
il crocevia che regola la salute del nostro organismo è costituito
dall’ecosistema intestinale, in cui gioca un ruolo importante il microbiota,
cioè l’insieme delle comunità microbiche che popolano l’intestino: batteri,
miceti, virus, protozoi ed elminti.
In questi ultimi anni
sono aumentati in misura vertiginosa i lavori scientifici che stanno facendo
luce sul ruolo del microbiota, soprattutto le interazioni che avvengono con la
parete intestinale, il sistema immunitario e il sistema nervoso intestinale
chiamato anche secondo cervello.
E’ noto che l’alterazione
dell’equilibrio fra le varie comunità del microbiota, chiamata disbiosi,
comporta la perdita di molte delle funzioni che esso svolge nell’ambito del
rapporto di simbiosi con l’organismo ospite, con importanti danni per
quest’ultimo, quali la mancata sintesi di enzimi, vitamine, l’eliminazione di
tossici, il controllo della proliferazione delle specie microbiche patogene…
Una delle possibilità
per correggere la disbiosi e ripristinare un corretto equilibrio del microbiota
è l’uso di specie batteriche probiotiche, cioè di quelle specie, che possiamo
definire ”amiche” che aiutano a recuperare un buon equilibrio e una buona funzionalità
del microbiota intestinale. Fonti di probiotici sono la dieta e gli integratori
alimentari.
Non ci soffermeremo in
questo articolo sui probiotici, ormai noti ai più, ma piuttosto su altri
strumenti che ci permettono di prevenire le alterazioni dell’equilibrio del
microbiota intestinale e che fanno parte della dieta, come le fibre dietetiche
e i prebiotici.
Vi sono importanti
interazioni tra dieta, microbiota e transito gastro-intestinale, perché la
dieta può produrre variazioni della composizione del microbiota intestinale e
la motilità gastrointestinale è fortemente condizionata dal cibo e dal
microbiota stesso. I corretti rapporti
tra nutrienti e microbiota garantiscono la salute globale dell’organismo
attraverso la digestione dei carboidrati , la fermentazione degli zuccheri e la
produzione di gas.
Fibre dietetiche
Il termine fibra
dietetica (FD) risale al 1953, ma già Galeno, più di un secolo a. C.,
distingueva tra il pane bianco che rallenta il transito intestinale e quello
nero che facilita l’evacuazione delle feci.
L’importanza delle
fibre dietetiche viene messa in evidenza negli anni sessanta da più autori,
Burkitt, Painter, Walker e Trowell che osservarono come alcune malattie, comuni
nei paesi del mondo occidentale, fossero rare in Africa dove il consumo di
carboidrati non raffinati, ricchi di fibre, era molto più abbondante.
Esistono attualmente
più definizioni di FD, proposte dalle diverse Società Scientifiche, che
possiamo riassumere così:
“carboidrati, costituiti
da catene di zuccheri semplici, che possono essere costituite da migliaia di
unità (polimeri) o da poche unità (oligomeri). Gli zuccheri semplici che più
frequentemente compongono le FD sono il glucosio, il galattosio, il mannosio,
l’arabinosio, lo xilosio.
Alcune FD sono
composte da migliaia di molecole di un solo tipo di zucchero semplice, come la
cellulosa e il glucano, che contengono sono glucosio, altre come il galattomannano
ne contengono due tipi che si alternano, galattosio e mannosio. Altre FD
importanti e molto comuni in natura sono le pectine presenti in molti frutti e
le lignine che hanno una struttura tridimensionale.
Tutte le FD resistono
alla digestione dei nostri enzimi dell’intestino tenue e, quindi arrivano nel
colon ancora intatte a disposizione della flora intestinale residente che
possiede gli enzimi necessari a digerirle e successivamente a fermentarle.
E’ molto importante
dal punto di vista clinico e pratico distinguere le fibre solubili da quelle insolubili.
Le fibre solubili hanno una notevole
affinità per l’acqua a contatto della quale formano una sostanza gelatinosa che
aderisce facilmente alle pareti intestinali; è fermentabile e ha proprietà
chelanti interferendo con l’assorbimento di zuccheri e grassi. Tale composto
gelatinoso e vischioso rallenta lo svuotamento gastrico e intestinale. Alle
fibre solubili appartengono le pectine, le gomme, le mucillagini, l’amido
resistente, i galatto e glucomammani. Sono contenute in alimenti come legumi,
mela, agrumi, pera, frutta in generale, avena,
carote e patate.
Le fibre insolubili hanno la capacità di
trattenere notevoli quantità di acqua con aumento del volume fecale e della
pastosità delle feci; aumentano la peristalsi e diminuiscono l’assorbimento di
diversi nutrienti. Appartengono a questa categoria la cellulosa, il chitosano,
il beta-glucano, le lignine, il fruttano. Sono contenute nei cereali integrali,
nelle verdure, nei legumi, nelle carote e nelle patate.
Come è evidente molti
cibi, vedi carote e patate, contengono FD di entrambi i tipi.
Prebiotici
Si definisce prebiosi
la capacità dei carboidrati fermentabili di causare cambiamenti del microbiota
intestinale che favoriscono l’organismo ospite.
Esistono diverse
definizioni di prebiotici di cui possiamo tentare una sintesi:
“Ingredienti del cibo
che giungono indigeriti al colon, dove vengono selettivamente fermentati
determinando delle variazioni dell’attività e della composizione del microbiota
intestinale con beneficio dell’ospite”.
I prebiotici si
trovano in natura in alcuni cibi quali cipolle, aglio, carciofi, asparagi,
cicoria, avena, fagioli, soia e in molti integratori alimentari.
Prebiotici e fibre
dietetiche sono spesso ritenuti simili e quindi sono considerati
intercambiabili. Questa concezione è sbagliata perché in realtà essi non sono
simili.
I composti che hanno
uno spiccato effetto prebiotico benefico sul microbiota e, indirettamente,
sull’organismo ospite sono gli oligosaccaridi (carboidrati a catena corta) non
digeribili.
Disaccaridi –
Lattulosio e Lactitolo – sintetizzati dal lattosio
Oligosaccaridi-
Fruttoligosaccaridi (FOS), ricavati da legumi, vegetali, cereali
Oligosaccaridi di
soia
Xilo-oligosaccaridi
di origine vegetale
Galattoligosaccaridi
(GOS) sintetizzati dal lattosio
Polisaccaridi- Inulina
– estratta da legumi, cicoria, cereali
I prebiotici stimolano
la fermentazione da parte di batteri specifici, mentre le fibre dietetiche possono
essere fermentate o meno, in modo aspecifico, in funzione della loro
solubilità.
La fermentazione dei
prebiotici produce acidi grassi a catena corta e favorisce la crescita di
batteri simbiotici, particolarmente utili nel colon, quali i Lattobacilli e i
Bifidobatteri che contrastano la crescita di specie patogene che producono, a
loro volta sostanze tossiche, come l’ammoniaca, le nitrosamine, l’acido
solfidrico che danneggiano la barriera intestinale.
Appare quindi evidente
come una dieta ricca sostanze prebiotiche offra numerosi vantaggi, in
particolare:
·
Stabilizzazione
del microbiota
·
Miglioramento
della funzione intestinale e dell’assorbimento di minerali, in particolare, di
calcio
·
Miglioramento
della funzione della barriera intestinale e dell’attività immunitaria
·
Riduzione
del rischio di malattie infiammatorie intestinali, di malattie metaboliche, di diabete
di tipo 2 e obesità, di cancro del colon.
Quanto sopra esposto
deve, quindi, far riflettere su quanto sia necessario seguire una dieta con un contenuto
corretto di sostanze prebiotiche per favorire un buon equilibrio e una adeguata
funzionalità del microbiota intestinale per poterne trarre tutti i potenziali
vantaggi.
Dott. Edoardo Felisi
Master Prodotti Nutraceutici
Dipartimento di Scienze del Farmaco –
Università di Pavia
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