Le spezie sono utilizzate da sempre per scopi
alimentari e medicinali, praticamente in tutte le tradizioni etnobotaniche del
pianeta. Varie droghe vegetali ottenute da una moltitudine di specie botaniche infatti,
accanto a stimate proprietà organolettiche, esercitano anche benefici effetti
sulla salute grazie alla particolare fitochimica che le caratterizza: note ed
apprezzate le proprietà digestive, carminative ma anche antinfiammatorie,
antidiabetiche e antimicrobiche, nonché le qualità di bioenhancer proprie di
alcune di esse. Zenzero, pepe nero e pipli (Piper longum) costituivano ad
esempio il Trikatu (letteralmente: "i tre acri" o "i tre
pungenti"), miscela di spezie comunemente addizionata a moltissimi rimedi
Ayurvedici proprio al fine di incrementarne biodisponibilità ed efficacia.
A proposito delle citate proprietà antimicrobiche,
speso attribuibili a composti terpenici della frazione volatile, non si può
oggi non considerare anche l'impatto che queste spezie possono avere sul
microbiota intestinale(flora intestinale) la sua composizione e il suo
metabolismo. Più di un lavoro ha mostrato in vitro capacità
inibenti di specie batteriche proinfiammatorie, avvalorando invece proprietà
eubiotiche verso popolazioni di bifidobatteri e lactobacilli per molte spezie,
tra cui spiccano Zenzero e Curcuma.