Sappiamo che l’olio si altera quando lo riscaldiamo e che questa alterazione può anche dare origine a sostanze tossiche. Pertanto, è molto importante scegliere l’olio più adatto ad ogni tipo di cottura per ridurre al minimo le perdite dei suoi preziosi componenti e non creare danni all’organismo.
Non dimentichiamo infatti che i componenti più preziosi degli oli vegetali sono gli acidi grassi monoinsaturi e più ancora gli acidi grassi polinsaturi omega-3, perché gli omega-6 li introduciamo già molto abbondantemente con il cibo attuale e sono acidi grassi che tendono a facilitare le infiammazioni, mentre gli omega-3 sono antinfiammatori. Parlando di oli adatti alla cottura bisogna comunque fare prima di tutto una premessa sul loro “punto di fumo”. Per “punto di fumo” si intende la temperatura alla quale un grasso alimentare (olio vegetale o grasso animale) inizia a ossidarsi, a rilasciare un fumo visibile e a produrre sostanze nocive (come l’acroleina, che è tossica per il fegato e gastrolesiva, ma è ritenuta anche cancerogena). Pertanto, per la cottura o friggitura del cibo è fondamentale scegliere un olio vegetale che abbia un alto punto di fumo e ovviamente fare in modo di non superarlo.
Tipo di olio |
Punto di fumo (°C) |
Olio di avocado (raffinato) |
270 |
Burro chiarificato |
250 |
Olio di arachidi (raffinato) |
232 |
Olio di cocco (raffinato) |
232 |
Olio di girasole (semiraffinato) |
232 |
Olio di sesamo (semiraffinato) |
232 |
Olio di mais (raffinato) |
230 |
Olio di oliva (raffinato) |
230 |
Olio di mandorle |
221 |
Olio extra vergine di oliva |
200 |
Olio di mais |
178 |
Olio di cocco |
177 |
Olio di sesamo |
177 |
Olio di girasole |
160 |
Olio di arachidi |
160 |
Burro |
150 |
Olio di lino |
107 |
Tabella dei punti di fumo degli oli alimentari
Ricordiamo che più un olio contiene acidi grassi
liberi, maggiore sarà la sua acidità e minore la sua indicazione per la
cottura o friggitura.
Al contrario, il processo della raffinazione incide
positivamente sulla stabilità dell’olio in cottura, perché innalza
discretamente il punto di fumo (però, per contro, la raffinazione riduce
drasticamente gli acidi grassi polinsaturi).
Ricordiamo anche che non si deve assolutamente
utilizzare due volte l’olio della frittura, perché riduce il punto di fumo
e di conseguenza aumenta la formazione di sostanze tossiche come la suddetta
acroleina.
È sbagliato anche aggiungere olio nuovo all’olio già
utilizzato, perché il primo si degraderebbe più rapidamente del normale
restando più a lungo esposto ad alte temperature.
Per friggere, va poi abolito l’olio di lino perché
ha un basso punto di fumo (107°C) e lo stesso vale per il burro (150°C), mentre
il burro chiarificato può essere usato perché ha un alto punto
di fumo (250°C).
È sbagliato anche cuocere a lungo (l’olio si altera
maggiormente) e friggere in poco olio. Quest’ultimo punto è molto importante e
facilmente spiegato dall’esempio delle patatine fritte. Se l’olio è abbondante
e molto caldo, la patatina diventa dorata all’esterno e questo riduce la
quantità di olio che entra al suo interno dandoci alla fine una patatina meno
grassa, dura all’esterno e morbida all’interno, perché l’acqua, trovando la
crosta indurita, esce in minor misura. Ovviamente un po’ di acqua esce sempre,
ma se l’olio è in buona quantità rispetto la quantità di patate crude immesse
nella pentola, la parte di acqua che esce dalla patatina non è sufficiente a
far scendere la temperatura dell’olio e quindi l’olio resta caldo e indurisce
la parte esterna della patatina.
Se invece l’olio è poco caldo oppure è in scarsa quantità,
l’acqua che esce dalle patate riduce la temperatura, la patatina non diventa
dorata e l’olio entra nel suo interno rendendola molto più grassa e quindi più
tossica. In quest’ultimo caso, inoltre, dato che la temperatura dell’olio è più
bassa, le patatine impiegano più tempo a rosolarsi e quindi l’olio viene
riscaldato più a lungo e dà origine ad un maggior numero di sostanze tossiche. Alla
luce di queste considerazioni, possiamo capire perché alcuni oli sono più
indicati per la frittura (che in genere avviene a 180°C) e altri molto meno.
Ad esempio, l’olio extravergine di oliva è
ottimo a crudo e può essere utilizzato anche per friggere, perché il suo
punto di fumo è in media sufficientemente alto (200°C), però per la frittura è
preferibile usare l’olio di oliva NON EVO e raffinato
(punto di fumo a 230°C), perché l’extravergine è più ricco di acidi grassi
polinsaturi ed è un peccato perderli esponendoli alle alte temperature. L’olio
di oliva che useremo per la frittura deve però avere un basso grado di
acidità (abbiamo detto che se il grado di acidità sale, allora il
punto di fumo scende … e sappiamo che si trovano in commercio anche oli di
oliva non ottimali). L’olio di arachidi, di cocco, di girasole, di mais e di
sesamo, se sono RAFFINATI, hanno un punto di fumo sufficientemente alto
(230°C) da essere considerati adatti alla frittura: questi allora sono
ovviamente i più indicati. Se invece NON sono raffinati, conviene
sostituirli con l’olio extravergine di oliva. Per la cottura in padella va
benissimo l’olio extravergine di oliva, perché questa è una cottura che
non raggiunge gradi elevati, pertanto possono andar bene anche gli oli di mais,
di cocco e di girasole NON raffinati, perché il loro punto di fumo è di circa
160-180°C.
Tratto da Le
caratteristiche degli oli più indicati per la cottura del cibo
di Roberto Gava / 23
Agosto 2024
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