Il 40% degli italiani è predisposto
all'intolleranza al lattosio. E nelle persone con ipotiroidismo, a causa
dell’intolleranza al lattosio, il dosaggio di ormone tiroideo deve essere
aumentato del 31%. E' quanto emerge da uno studio sull’intolleranza al lattosio,
condotto dal gruppo diretto da Marco Centanni presso l’Uoc di Endocrinologia
dell’Università Sapienza, ospedale Santa Maria Gorettti di Latina.Lo studio è stato recentemente pubblicato sul 'Journal
of Clinical Endocrinology and Metabolism' e ha valutato la dose efficace dell’ormone
tiroideo in pazienti ipotiroidei con concomitante intolleranza al lattosio. L’intolleranza
acquisita al lattosio, che non va confusa con l’allergia alle proteine del
latte, è l’incapacità di digerire il principale zucchero del latte, a causa di
un deficit dell’enzima lattasi. L’attività di questo enzima, massimale alla
nascita, decresce col progredire dell’età, tanto che solo il 30% delle persone
adulte è in grado di digerire totalmente il lattosio. Le variazioni geografiche
sono ampie: si va da quasi il 100% di intolleranti nelle popolazioni
dell’Estremo Oriente al 5% della popolazione britannica, al 40% della
popolazione italiana, secondo uno studio di Angelo Franzè e Anna Bertelè,
pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Medicina Generale. I sintomi
tipici dell’intolleranza al lattosio sono di tipo gastrointestinale, come
dolori addominali, meteorismo e flatulenze, diarrea, nausea e vomito, ma
talvolta si associano anche sintomi extraintestinali. Tuttavia la genericità e
spesso l’assenza di sintomi fanno si che il 75% degli intolleranti al lattosio
non sappia di esserlo.
Il lattosio è presente nel latte e nei
suoi derivati in percentuale variabile (panna, formaggi, burro e yogurt), ma lo
si ritrova in quantità variabili in quasi tutti i prodotti da forno, nelle
salse, nei cibi pronti, nei salumi. Inoltre, in caso di intolleranza, i
medicinali sono gli ultimi a cui si pensa ma il lattosio è presente, come
eccipiente, in molti farmaci tra i quali proprio alcune preparazioni in
compresse di ormone tiroideo. “In persone ipotiroidee con patologie
gastrointestinali (morbo celiaco, infezione da Helicobacter pylori, gastriti
croniche, parassitosi intestinali) – afferma Centanni – è necessario un aumento
della dose di levotiroxina per garantire il raggiungimento dell’obiettivo
terapeutico. Questo studio dimostra che la dose di levotiroxina deve essere
aumentata di circa un terzo rispetto alla dose ottimale, anche in pazienti
intolleranti al lattosio che non seguono una dieta priva di latte e suoi
derivati. Oggi questo problema, ancora molto dibattuto - prosegue lo
specialista - è superato dalla disponibilità di nuove formulazioni di
levotiroxina in capsule molli o in soluzione liquida, totalmente prive di
lattosio. Queste nuove preparazioni, sembrano inoltre garantire un migliore
assorbimento dell’ormone per la loro superiore solubilità e quindi un più
facile raggiungimento della dose minima efficace della tiroxina”.
Tratto da Quotivadis 7/07/2014
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