"Cari
lettori, oggi è una bella giornata di sole e mentre scrivo…anzi no, aspettate:
oggi è una di quelle giornate grigie e di pioggia in cui non vorresti mai
uscire, che alzarsi dal letto sembra la più grande…anzi no, mi correggo: è
notte, una di quelle fredde notti d’inverno con il caldo afoso che ti fa sudare
come in una sauna…
No,
cari lettori, non siamo impazziti, né io né voi! Oggi voglio parlarvi di una
fase della vita dei nostri figli davvero particolare, il momento in cui cambia
tutto, in cui ci si trova da un giorno con l’altro completamente diversi: la
pubertà. Il corpo in questo periodo la fa davvero da padrone: lui cambia,
repentinamente, senza un minimo di preavviso, senza controllo, senza darci
alcuna possibilità di immaginarci come e quando finirà di cambiare. Ci
ritroviamo diversi, in un corpo che non è più quello di prima, con sensazioni
fisiche mai provate, alle prese con un compito estremamente complesso:
accettare il cambiamento e progettare tutto in base ai nuovi schemi.
Questo
cambiamento epocale avviene tutto all’interno: il corpo è qualcosa di nostro,
la mente che deve ripensare al nuovo corpo è nostra, le sensazioni sono nostre,
le emozioni sono nostre. Ma tutto questo si ripercuote anche sull’esterno:
cambiano i modi di vestirsi, cambiano i pensieri, cambiano i gusti, cambiano
gli amici, cambiano i fidanzati. E cambiano anche più volte al giorno. E allora
quello che sembrava un pensiero delirante, nelle prime righe dell’articolo,
voleva essere un maldestro tentativo di farvi entrare in questo mondo: non ci
sono più riferimenti, una stessa giornata può avere contemporaneamente sole e
pioggia, caldo e freddo, luce e tenebra. Nello stesso istante. I nostri
ragazzi, ma con loro tutta la famiglia, saranno alle prese per parecchio tempo
con questo turbinio di sensazioni e di rivoluzioni.
Ma,
cari genitori, non allarmatevi, una cosa che rimane solida c’è: siete voi. Non
dico “rimanere fissi” perché sarebbe controproducente -in un mondo in cui tutto
cambia, se anche io non cambio prima o poi mi ritrovo “fuori dal mondo”!-, non
dico fissi ma solidi: noi adulti abbiamo una nostra personalità e una nostra
solidità che ci permette di cambiare ma nello stesso tempo di mantenere un nucleo
di certezze che ci permette di non essere travolti. Cosa fare, allora, per
aiutare i nostri pargoli in questo periodo così complicato? Le risposte
sarebbero molte, ma forse una provocazione può aiutarci: non c’è bisogno di
fare troppo (agire sull’esterno) ma di stare lì: riconoscere, accogliere e
accompagnare il cambiamento. I nostri figli non hanno tanto bisogno che noi
facciamo al posto loro o, al contrario, di una totale libertà del “faccio
quello che voglio”: hanno bisogno di adulti capaci di mantenere il senso della
realtà, capaci di dare dei limiti ai nuovi pensieri e azioni fuori controllo; ma
soprattutto disponibili ad accogliere e a riconoscere i grandi cambiamenti. Non
dobbiamo pensare di risolvere in fretta e furia la questione. Dobbiamo restare
lì, con i nostri figli, per fargli sentire quell’abbraccio che ti riconosce
come persona che sta cambiando e soprattutto che ti accetta e ti accompagna. I
nostri figli in questo momento hanno ben altro a cui pensare, ma noi siamo lì
con loro: a volte silenziosamente, a volte facendoci sentire, a volte vicini, a
volte più distanti. Stiamo lì. È difficile, lo so, ma sono certo che un asso
nella manica lo abbiamo tutti. È venuto il momento di giocarlo!"
-Dott. Marco Bernardi, psicologo.
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