Prima di
parlare del corpo vale la pena di lasciare un po’ di spazio alle emozioni
perché:
liberamente
tratto dal libro “Diario della gravidanza di Marcella Marcone e Nicoletta Polla
Mattiot“ avere un figlio resta una scelta definitiva, l’unica rimasta in un
panorama di opzioni sempre reversibili.
Le nostre vite sono, rispetto a due generazioni fa, più
versatili, provvisorie, varie, affollate e flessibili.
Partorire resta forse l’unica dimensione del
“per sempre” che resta immutabile nel tempo.
La metamorfosi fisica
è segno del mutamento psichico.
Soltanto che il corpo
a termine di gravidanza torna in breve tempo quello di prima, l’identità cambia
irreversibilmente con la maternità. Mai
più uno ma due.
Avere un figlio è la resa assoluta, la più incondizionata di
un essere ad un altro. Bisogna essere forti, adulti ed ottimisti abbastanza per
reggere la sfida della dipendenza.
I cambiamenti psicologici che avvengono nel corso della
gravidanza sono reali tanto quelli fisici ma vengono spesso trascurati. Anche
se alcuni sono così evidenti da non poter passare inosservati vengono
attribuiti in modo generico all’instabilità dell’umore, all’emotività.