“NO, non voglio!” “Questo gioco è
mio, lo voglio io e ci gioco solo io” “Adesso BASTA, andiamo, smettila di fare
i capricci!”
I capricci sono qualcosa che
riguarda tutti i bambini e quindi tutti i genitori. Ogni genitore, di fronte al
figlio che urla, piange, si butta per terra, tira i giochi contro suo fratello
vorrebbe fare qualcosa ma spesso non ci riesce, sembra che nessuna azione
riesca a modificare la situazione. Ci troviamo spesso disarmati, ripetiamo gli
stessi schemi e ci accorgiamo, ogni volta, che non otteniamo nulla. Ma questo
non perché siamo incapaci, è piuttosto una questione di alternative. Proviamo a
capirci qualcosa.
I capricci dei bambini (dai più
comuni ai più strampalati) hanno qualcosa in comune: sono tutti segnali
comunicativi. I bambini, con i loro capricci, cercano di dirci qualcosa di
quello che sentono in quel momento. Naturalmente loro non ne sono consapevoli,
ma noi possiamo cercare di capirli. Perché mio figlio non riesce a staccarsi
dalla TV o dal tablet? Perché ogni volta che siamo a tavola è una lotta per
farlo mangiare? Perché al mattino sembra faccia apposta a metterci un secolo a
vestirsi ogni volta che siamo in ritardo? Ogni bambino ha i suoi motivi, non
possiamo generalizzare, ma possiamo cercare di capire. Possiamo “ascoltare” con
le nostre emozioni quello che i bambini provano: potremmo accorgerci che si
sentono soli, che hanno una paura terribile di sbagliare e di non essere
perfetti come noi li vorremmo, che vorrebbero la nostra attenzione -spesso
rivolta altrove- e fanno di tutto per averla. Se capiamo le loro motivazioni,
sarà più facile agire in modo efficace.
Certo, qualche strada sicura però
possiamo provare ad imboccarla. Ad esempio: non mi metterò sullo stesso piano
dei bambini facendo una lotta a chi molla prima o dando spiegazioni come se
parlassi ad un adulto. I grandi stabiliscono i confini, i grandi prendono il
gioco che il figlio ha rubato e lo restituiscono, i grandi applicano le regole
senza troppe parole, i grandi dicono “basta”. E quando il capriccio si
trasforma in una “crisi isterica”, i grandi sanno che non serve strattonare,
urlare in mezzo alla strada, ma piuttosto contenere con calma, cercando di
abbassare il livello di agitazione e cercando di capire cosa sta tentando di
dirci nostro figlio con questo atteggiamento. Se ci sta dicendo “mamma non stai
mai con me” o “papà pensi sempre ad
altro quando stiamo insieme”, staremo insieme a lui e lo abbracceremo. Se è solo
un capriccio per mettere alla prova il suo “potere”, saremo saldi e decisi a
mostrargli fin dove può spingersi senza farsi male. Si, perché il potere è
troppo per i bambini e, senza un adulto che contiene, rischiano di farsi male.
Non solo fisicamente.
Come sempre, cari genitori, largo
alla vostra creatività: ascoltate i vostri figli e confrontatevi tra voi per
trovare una risposta adeguata alle loro domande.
Dott. Marco Bernardi
Psicologo
Milano
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