domenica 4 ottobre 2015

I capricci dei bambini: comprensione e azione

“NO, non voglio!” “Questo gioco è mio, lo voglio io e ci gioco solo io” “Adesso BASTA, andiamo, smettila di fare i capricci!”
I capricci sono qualcosa che riguarda tutti i bambini e quindi tutti i genitori. Ogni genitore, di fronte al figlio che urla, piange, si butta per terra, tira i giochi contro suo fratello vorrebbe fare qualcosa ma spesso non ci riesce, sembra che nessuna azione riesca a modificare la situazione. Ci troviamo spesso disarmati, ripetiamo gli stessi schemi e ci accorgiamo, ogni volta, che non otteniamo nulla. Ma questo non perché siamo incapaci, è piuttosto una questione di alternative. Proviamo a capirci qualcosa.

I capricci dei bambini (dai più comuni ai più strampalati) hanno qualcosa in comune: sono tutti segnali comunicativi. I bambini, con i loro capricci, cercano di dirci qualcosa di quello che sentono in quel momento. Naturalmente loro non ne sono consapevoli, ma noi possiamo cercare di capirli. Perché mio figlio non riesce a staccarsi dalla TV o dal tablet? Perché ogni volta che siamo a tavola è una lotta per farlo mangiare? Perché al mattino sembra faccia apposta a metterci un secolo a vestirsi ogni volta che siamo in ritardo? Ogni bambino ha i suoi motivi, non possiamo generalizzare, ma possiamo cercare di capire. Possiamo “ascoltare” con le nostre emozioni quello che i bambini provano: potremmo accorgerci che si sentono soli, che hanno una paura terribile di sbagliare e di non essere perfetti come noi li vorremmo, che vorrebbero la nostra attenzione -spesso rivolta altrove- e fanno di tutto per averla. Se capiamo le loro motivazioni, sarà più facile agire in modo efficace.
Certo, qualche strada sicura però possiamo provare ad imboccarla. Ad esempio: non mi metterò sullo stesso piano dei bambini facendo una lotta a chi molla prima o dando spiegazioni come se parlassi ad un adulto. I grandi stabiliscono i confini, i grandi prendono il gioco che il figlio ha rubato e lo restituiscono, i grandi applicano le regole senza troppe parole, i grandi dicono “basta”. E quando il capriccio si trasforma in una “crisi isterica”, i grandi sanno che non serve strattonare, urlare in mezzo alla strada, ma piuttosto contenere con calma, cercando di abbassare il livello di agitazione e cercando di capire cosa sta tentando di dirci nostro figlio con questo atteggiamento. Se ci sta dicendo “mamma non stai mai con me” o  “papà pensi sempre ad altro quando stiamo insieme”, staremo insieme a lui e lo abbracceremo. Se è solo un capriccio per mettere alla prova il suo “potere”, saremo saldi e decisi a mostrargli fin dove può spingersi senza farsi male. Si, perché il potere è troppo per i bambini e, senza un adulto che contiene, rischiano di farsi male. Non solo fisicamente.
Come sempre, cari genitori, largo alla vostra creatività: ascoltate i vostri figli e confrontatevi tra voi per trovare una risposta adeguata alle loro domande.

Dott. Marco Bernardi
Psicologo

Milano

Nessun commento: