Lo streptococco di gruppo B (GBS) rimane una causa
importante di sepsi neonatale. La strategia preventiva basata sullo screening
(tampone vaginale) nel terzo trimestre di gravidanza e al parto e sul
trattamento antibiotico dei casi positivi ha senz’altro portato a una riduzione
significativa dei casi, ma rimane ancora una strategia incompletamente efficace
specialmente nella prevenzione dei casi a esordio tardivo intorno al mese di
vita.
Studi
preliminari dimostrano che l’immunizzazione materna comporta una effettiva
protezione per il neonato e che vi è una correlazione diretta tra
concentrazione di anticorpi specifici nella madre e nel neonato.
Commentato da
uno splendido editoriale dei nostri amici modenesi (Berardi A, Ferrari F. Group
B streptococcal maternal vaccination, the goal is near. Lancet Infect Dis 2016;
16:871-2), uno studio di fase 2 appena pubblicato dimostra l’efficacia di un
vaccino coniugato contro i tre più importanti sierotipi (la, lb, lll) del GBS
nell’indurre alti titoli di anticorpi protettivi sia nella madre che nel
neonato fino all’anno di vita, quando somministrato in due dosi tra la 28a e la
35a settimana di gestazione (Madhi SA, et al. Safety and immunogenicity of an investigational
maternal trivalent group B streptococcus vaccine in healthy women and their
infants: a randomised phase 1b/2 trial. Lancet Infect Dis 2016;
16:923-34). Il profilo di sicurezza appare più che buono, le prospettive che il
vaccino possa essere effettivamente efficace a prevenire anche la malattia
tardiva sono realistiche. Ma, come sottolineato anche nell’editoriale, rimane
qualche problema aperto. Il primo è quello che vaccinando dopo la 28a settimana
rimangono scoperti i pretermine, che sono proprio la fascia a maggior rischio.
C’è poi il problema che la vaccinazione, pur inducendo una risposta anticorpale
protettiva dall’infezione, non impedisce la colonizzazione che sembra
maggiormente influenzata invece da fattori ormonali. Infine, aggiungiamo noi, resta il fatto che se non si vaccina per
tutti i sierotipi (quelli del GBS sono 10) c’è sempre il realistico rischio
dell’emergenza e virulentazione di ceppi che ora se ne stanno quieti. Un po’
come è già successo per lo pneumococco. Al momento quindi non sembra
proprio che, anche se partissimo con la vaccinazione, si potrebbe rinunciare
alla strategia attualmente praticata dello screening e della terapia dei casi
positivi.
Medico
e bambino
Volume
35 numero 7
30
settembre 2016
La
pagina gialla
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