Esiste una possibile associazione
tra assunzione di alimenti altamente lavorati e sviluppo di cancro, secondo uno
studio pubblicato sul British Medical Journal. «Sono necessari ulteriori
approfondimenti, in quanto il nostro è stato uno studio osservazionale, ma
questi risultati suggeriscono che il rapido aumento del consumo di cibi
ultra-lavorati potrebbe causare un crescente impatto del cancro nei prossimi
anni» sottolinea Thibault Fiolet, del Sorbonne Paris
Cité Epidemiology and Statistics Research Center (CRESS), autore principale
dello studio.
Gli alimenti ultra-lavorati, tra cui
si annoverano prodotti da forno confezionati e snack, bevande frizzanti,
cereali zuccherati, piatti pronti e prodotti ricostituiti a base di carne,
rappresentano fino al 50% delle calorie totali assunte in diversi paesi
sviluppati.
I ricercatori hanno cercato di valutare le associazioni tra
l'assunzione di cibo ultra-lavorato e il rischio di cancro in generale e di
cancro del seno, della prostata e del colon-retto in particolare, in 104.980
adulti francesi sani (22% uomini, 78% donne) con un'età media di 43 anni, che
avessero completato almeno due questionari dietetici online sull'assunzione
abituale di 3.300 prodotti alimentari diversi (studio di coorte
NutriNet-Santé). I risultati, aggiustati per i fattori di rischio oncologico
noti, mostrano che un aumento del 10% nella percentuale di alimenti
ultra-lavorati nella dieta si associa a una crescita del 12% nel rischio di
cancro globale e dell'11% nel rischio di cancro del seno. Nessuna associazione
significativa è stata invece riscontrata per i tumori della prostata e del
colon-retto.
Ulteriori valutazioni non hanno
rilevato neppure un'associazione significativa tra consumo di alimenti meno
lavorati, tra cui verdure in scatola, formaggi e pane sfuso, e rischio di
cancro, mentre il consumo di alimenti freschi o minimamente lavorati, come
frutta, verdura, legumi, riso, pasta, uova, carne, pesce e latte, era associato
a rischi più bassi di cancro in generale e carcinoma mammario. «Bisogna fare
attenzione a trasmettere i punti di forza e i limiti di queste recenti analisi
al grande pubblico per aumentare la comprensione della complessità associata
alla ricerca nutrizionale nelle popolazioni» scrivono in un editoriale
collegato Martin Lajous e Adriana Monge, del National Institute of Public Health,
Città del Messico.
Bmj 2018. doi: 10.1136/bmj.k599
Fonte: Doctor33.it
Fonte: Doctor33.it
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