Il primario che ha introdotto le cure col plasma di
convalescenza racconta dei continui attacchi da parte dei colleghi . Giuseppe De Donno, primario del reparto Pneumologia dell‘ospedale Carlo Poma di Mantova, intervenuto ad un forum
su Dottnet con Giulio Tarro, Vincenzo Malammaci e Marco Cossolo di Federfarma,
è un fiume in piena: ne ha contro tutti, ma soprattutto ha il dente avvelenato
con i suoi colleghi che l’attaccano: "Vanno a parlare in tv, mentre i
loro specializzandi scrivono i lavori, noi invece ci
permettiamo di assistere 18 ore al giorno i nostri pazienti", dice senza
mezzi termini. De Donno ha avviato una cura sperimentale sui pazienti affetti
da Covid, adottando il "plasma di convalescenza", cioè il
plasma donato da chi stato già infettato ed è guarito. Una svolta nelle cure
contro il coronavirus ma che evidentemente non è andata
giù a qualcuno: "Siamo riusciti a Mantova, insieme con Pavia, a
realizzare questa sperimentazione che è molto seria anche se qualcuno ha voluto
farla passare addirittura per una buffonata". Nelle due città
capofila sono stati trattati finora quasi 80 pazienti con problemi
respiratori gravi ma non gravissimi col plasma e nessuno è
deceduto con un tasso di mortalità pari a zero. A Mantova è stata
creata una banca del plasma, un'idea che andrebbe replicata in tutta
Italia e che potrebbe arginare un'eventuale seconda
ondata. "Roberto
Burioni, invece, è arrivato a dire che la terapia col
plasma ha un costo esorbitante – sbotta De Donno -. Ma come si permette di fare
affermazioni così gravi? Una sacca da 300 ml costa 160 euro circa per due
pazienti, ovvero 80 euro ad ammalato: una cifra irrisoria che salva una
vita".
"Se continua così accetterò una delle tante
proposte che mi hanno fatto dall’estero. Sono davvero
scoraggiato", ammette sconfortato il primario mantovano. "E in questa
campagna di screditamento hanno addirittura detto che la trasfusione è
rischiosa – incalza ancora De Donno -. Possibile che il
presidente Avis si sia lasciato accusare senza reagire? Forse i colleghi non
sanno che il sistema trasfusionale italiano è tra i più sicuri al mondo
". Il Dott De Donno ha inoltre annunciato che "tra pochi giorni verrà
pubblicata la produzione scientifica
sulla plasmaterapia". Chiedo ai nostri legislatori che una volta
pubblicato il lavoro ci diano la possibilità di usare il plasma iperimmune
come si usano altri farmaci perché - ha concluso - è un'arma che agisce
contro il coronavirus". Ma il primario di
pneumologia critica anche come è stato strutturato il
lockdown e come si stiano gestendo le riaperture: "Per evitare i danni
all’economia in tutto il Paese bastava fare una mappatura col siero
intervenendo sulle zone rosse e lasciando libere le aree bianche così da
preservare il tessuto imprenditoriale locale". E sono già più di 250 i pazienti guariti che si sono recati al San
Matteo di Pavia per donare il plasma. Parallelamente, nuove
sperimentazioni stanno partendo: entro poche settimane, anche la Puglia potrà
contare su un laboratorio per la sperimentazione sul proprio territorio della
immunoterapia passiva con plasma raccolto da pazienti
guariti. Saranno coinvolti nella sperimentazione tutti i reparti Covid
pugliesi individuati dal piano ospedaliero dell'emergenza. Test per la
plasmaterapia sono partiti anche all'ospedale di Pisa.
Tratto da DOTTNET 5/05/2020
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