È noto che con l’introduzione del vaccino coniugato
anti-pneumococcico (PCV7 nel 2002, sostituito dal PCV13 nel 2010) l’incidenza della malattia
pneumococcica invasiva (IPD) è diminuita, e di qui la necessità di ricoveri
ospedalieri per tale patologia. Il presente studio, condotto dal Centro di
Ricerca Epidemiologica sulle infezioni da S.
pneumoniae di Calgary (CASPER), conferma tale dato: dai risultati dello
studio emerge infatti che dopo l’introduzione del vaccino l’incidenza di IPD
nella popolazione pediatrica si è ridotta da 17 casi/100.000/anno negli anni
2000/2001 a 4 casi/100.000 anno nel 2015, con uno spostamento in avanti
dell’età media di presentazione (2 anni nell’era pre-vaccinale, 3,9 anni
nell’era post-vaccinale). A fronte di questo emerge però una maggiore incidenza
di malattie pneumococcciche invasive (cioè gravi) associata ad infezioni focali
severe quali meningite, polmonite, empiema, peritonite (44,6% dell’era
pre-vaccinale, 64% e 61,4% dopo l’introduzione rispettivamente del PCV7 e del
PCV13) rispetto a quelle con sola batteriemia
. Tali risultati allertano sulla
necessità di un attento monitoraggio del “replacement”(rimpiazzo ) di nuovi
sierotipi di S. Pneumoniae, nonché
sulla necessità di un vaccino anti-pneumococcico “universale”.
Tratto da Pediatria numero 1-2-gennaio-febbraio 2018
Ricketson LH,
Conradi NG, Vanderkooi OG, Kellner JD. Changes in the nature and severity of
invasive pneumococcal disease in children, before and after the 7-valent and
13-valent pneumococcal conjugate vaccine programs in Calgary, Canada. Pediatr
Infecti Dis J 2018; 37(1):22-7.
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