Con le vacanze estive arrivano i tempi forse più complicati
dell’anno nella gestione dei figli: ai giorni di vacanza dei bambini non ne
corrispondono altrettanti per i genitori e questo porta ad un inevitabile surplus
di dispendio di energie. Gli oratori estivi, i centri comunali, i vari campus e
la presenza dei nonni aiutano a livello concreto, ma potrebbero portare i
genitori a conclusioni fuorvianti: visto che i nostri figli giocano tutto il
giorno, probabilmente non avranno bisogno di giocare anche con noi. Sbagliato!
I bambini hanno bisogno e desiderano fortemente di giocare con i propri
genitori. Si, proprio con quei genitori lì, magari non troppo creativi, magari
stanchi e con poco tempo, magari insicuri e stressati ma pur sempre i loro
genitori.
In una interessante ricerca di Pepita Onlus (http://www.pepita.it)
che ha portato alla realizzazione di una campagna di sensibilizzazione ideata
da Fanpage dal titolo #tempodigiocare (https://www.facebook.com/fanpage.it/videos/2217622168259445/)
emergono dati molto interessanti. Su un campione di 507 bambini tra
i 5 e gli 11 anni,
il 46% ha risposto di giocare durante la settimana (dal lunedì al venerdì) da 1
a 2 ore, contro un 32% che gioca meno di 1 ora. Il dato cresce nel fine
settimana quando i bambini giocano per il 41% oltre 3 ore e per il 32% da
2 a 3. Una o due ore di gioco alla settimana, a volte anche meno…
Per il 76% concordano sul fatto che vorrebbero avere a
disposizione più tempo per giocare, ma è impedito da impegni extrascolastici e
perché preferiscono fare altro per il 22%, solo il 16% a causa dei compiti e
per il 15% per i tempi dettati dagli adulti. Il desiderio di giocare è grande
ma come questo si concretizza? I bambini giocano principalmente con il
telefonino per il 15%, con i giochi in scatola per il 13% e
con i videogiochi per l’11%. Ma il dato più allarmante è che solo il 2% sceglie di disegnare o
fare giochi di finzione e d fantasia (“facciamo finta che…”). E questo porta a
chiederci: dove siamo finiti noi adulti? Un bambino, da solo, è in grado di
giocare con la fantasia, ma ad un certo punto si troverà inevitabilmente a non
saper più come continuare la sua storia, avrà un vuoto di fantasia. A questo
punto senza la presenza di una mente capace di ampliare la sua fantasia si
troverà a dover rinunciare e a fare esperienza di una fantasia limitata. Noi
adulti abbiamo il duplice compito di giocare con i piccoli per fare noi in
prima persona il lavoro della fantasia che a loro non riesce e di favorire
situazioni di gioco tra pari in cui fantasia e immaginazione siano il fulcro
della relazione – e non solo attività sportive o competitive dove “giocare”
significa mostrare abilità. Molti studiosi considerano l’intelligenza come la
capacità di astrazione dalla situazione locale, di fare ipotesi, di immaginare
“come sarebbe se…” e ritengono che questa capacità anticipatoria sia stata la
chiave del successo della specie umana a fronte di una struttura fisica
piuttosto debole. E allora mi chiedo: dato che tutti vogliamo figli
intelligenti, che l’intelligenza sembra essere per noi il principale metro di
misura per giudicare i nostri figli, perché non li aiutiamo veramente a
svilupparla? Giochiamo con loro inventando storie, leggiamo favole e fiabe che
ci facciano volare con la fantasia, aiutiamoli e aiutiamoci a diventare più
intelligenti!
Dott.Marco Bernardi
Psicoterapeuta Milano
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