“Ok Goolge, ho
l’ansia” “Ok, ecco cosa ho trovato: Ansia. L’ansia è un disturbo psichico…”
“Ehi Siri, sono
depresso” “Ti capisco, sono qui per aiutarti.”
Certo, siamo ancora molto lontani da un’intelligenza
artificiale capace di sostituire l’uomo ma non credo ci vorrà molto perché Ehi Siri o Ok Google sapranno darci risposte più complesse e all’apparenza più
soddisfacenti anche rispetto alla cura dei nostri malesseri. In fondo il dottor
Google è già da tempo una realtà, come sanno bene medici e psicologi:
attualmente l’1% (milioni al giorno) delle ricerche su Google sono relative a
sintomi e malesseri. E nella gran parte dei casi, se si fa un’attenta ricerca,
le diagnosi sono anche piuttosto corrette e attendibili. La questione si
complica quando si tratta di rimedi terapeutici. Il web è pieno di rimedi fai
da te, anche per quello che riguarda i malesseri di tipo psicologico – in senso
lato. Così come sono tanti i manuali, cartacei o online, di auto aiuto.
Certamente molti libri di psicologia fai
da te danno utili indicazioni su come gestire momenti emotivamente
difficili o situazioni complicate tra marito e moglie, genitori e figli.
Bisogna stare molto attenti, però, al fatto che siano scritti da professionisti
e non pseudo tali, che abbiano riferimenti e basi scientifiche, che non siano
frutto del delirio di qualche “santone” di turno. Ma la questione è che, come
facilmente possiamo intuire, i libri devono essere per forza generali e non
possono arrivare in nessun modo a riconoscere la causa profonda e personale di ciascun
malessere.
Ed è invece proprio nella personalizzazione e nella definizione
delle cause che si basa una cura davvero efficace. Il rischio che corriamo
affidandoci alla psicologia fai da te non è per niente banale: sottovalutare il
problema psicologico, pensando che l’intervento a tu per tu con lo specialista
sia sostituibile. Senza voler demonizzare i manuali di auto aiuto, credo sia
necessaria una profonda riflessione in merito alla nostra salute e al benessere
psicologico in particolare. Perché tendiamo a sottovalutare il nostro malessere
psicologico correlandolo a cause che lo sminuiscono (succede a tutti; ma sì,
siamo stati tutti un po’ depressi nella vita; forza tirati su, quanti problemi
che ti crei da solo!)? Cosa ci spinge a rinunciare al contatto umano per
sostituirlo con un libro? Perché preferiamo fare da noi piuttosto che affidarci
agli altri, anche quando si tratta di questioni evidentemente troppo grandi per
essere affrontate da soli? Non voglio dare risposte e nemmeno cercarle, perché
sarebbero tutte generali e generiche, credo che ognuno possa trovare le
proprie. Forse però è il caso di cominciare a cambiare la nostra mentalità
rispetto ai disturbi emotivi e psicologici: diamo valore ai segnali che la
nostra mente ci manda sotto forma di sintomi, chiediamo aiuto e consiglio a chi
è esperto, prendiamoci cura delle nostre emozioni e della nostra mente e…
proviamo a fidarci degli altri. Curarsi da soli non è possibile, soprattutto
nell’ambito psicologico. Stare da soli non è “conveniente”, perlomeno sul piano
relazionale. Chi fa da se, fa per tre? Direi proprio di no, almeno in
psicologia. Chi fa con te, fa per tre: ecco, questo suona meglio.
Dott.Marco Bernardi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
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