E’ stato pubblicato su Dott Net
14/04/2020, il documento “Convivere
con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo
sicuro la transizione da pandemia a endemia” sottoscritto da Roberto Burioni,
Filippo Anelli (Fnomceo), Arnaldo Caruso (Siv),
Andrea Cossarizza (Icas), Giuliano Grignaschi (Research for
life), Giovanni Leoni (Fnomceo), Pier Luigi Lopalco (Patto
trasversale per la scienza), Alberto Oliveti (Enpam), Guido Poli (Università
San Raffaele), Silvestro Scotti (Fimmg),
Marcello Tavio (Simit) e Guido Silvestri.
(Mi sembra utile pubblicare questo articolo su questo
Blog per informare le persone su come si sta pensando di procedere per gestire
l’uscita da questa emergenza)
Premessa: la grande epidemia italiana da COVID-19 non
dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia
conosciuta, ovvero arrivare a un plateau sia come numero di
nuovi casi, che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza
rapidamente nel giro di alcune settimane. Nel momento in cui si
registreranno riduzione dei nuovi contagi e decessi, sarà importante iniziare
rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine,
che devono essere messe in atto per limitare i danni da COVID-19. Per questi motivi, riteniamo che sia necessario riflettere fin da adesso su
come meglio emergere dalla attuale fase di isolamento della popolazione,
dalla quale pensiamo si debba uscire non appena si osserveranno due-tre
settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti.
Considerando il numero progressivamente crescente di persone infettate
da SARS-CoV-2 nel mondo, quello di cui stiamo parlando è la
transizione dalla fase “pandemica” di COVID-19 a quella “endemica”. Dal punto
di vista scientifico, ci sono almeno tre fattori chiave che possono
contribuire allo scenario che prevede una prossima fine per la fase “acuta”
dell’epidemia.
Il primo fattore, ovviamente, è l’isolamento individuale e il
distanziamento sociale (oltre alle misure di igiene individuale). Il
secondo fattore, tutto da valutare, è lo stabilirsi di
immunità naturale verso COVID-19 in una parte importante della
popolazione. Il terzo fattore, anch’esso da confermare, ma presumibilmente
importante, è la stagionalità, che sappiamo valere per gli
altri virus respiratori, compresi i coronavirus, che prediligono la
stagione invernale.
Dei tre, solo l’immunità
naturale ci potrà proteggere contro il ritorno del virus –
ma l’efficacia e la durata di questa immunità non è ancora
nota e dovrà essere monitorata nel tempo. Per
cui, al momento, e non essendo disponibile un vaccino almeno parzialmente
efficace ( attenzione al “ parzialmente “ si tratta di un virus che muta in
continuazione ..)contro SARS-CoV-2, l’unico modo per valutare come questi
fattori hanno agito nel ridurre il numero dei contagi (e la conseguente
mortalità) è quello di campionare in modo statisticamente
rilevante la popolazione generale nelle varie aree geografiche del Paese,
per valutare sia lo stato dell’infezione attiva, tramite tamponi
diagnostici (che ricercano il virus nella saliva), che lo stato di
immunità della popolazione, tramite analisi sierologiche grazie a test
validati per la presenza di anticorpi specifici*.
Se, come prevedibile, il livello di immunità specifica nella
popolazione risulterà basso( perché ?) – l’unica strategia per
“riaprire” l’Italia sarà monitorare a intervalli regolari il possibile ritorno
del virus per poter “giocare di anticipo” e prevedere un piano d’azione
scalabile finalizzato, per esempio di rapido ripristino delle misure di
isolamento individuale e di distanziamento sociale laddove vi sia il
forte rischio di un focolaio epidemico, come osservato nella presente epidemia
a Codogno (Lodi) e Vò Euganeo, in cui la costituzione di una
“zona rossa” ha contribuito in modo importante al contenimento dell’infezione.
Se invece l’immunità acquisita spontaneamente a conseguenza della presente
epidemia si mostrerà sufficientemente alta, il monitoraggio dovrà
focalizzarsi nel valutare le caratteristiche generali di quest’immunità nel
tempo, prevedendo d’includere il monitoraggio virologico mediante tamponi
diagnostici mirati, soprattutto se la presenza di una risposta immunitaria
specifica desse segni di attenuazione o d’inefficacia.
LA PROPOSTA
Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, proponiamo la
creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF,
dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e,
possibilmente, in futuro, di altre epidemie. Questa nuova struttura, con
chiare articolazioni regionali, che prevediamo operare sotto il coordinamento
di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan)
e il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dovrà avere
le seguenti caratteristiche generali:
1) capacità e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test
(almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che
sierologici nella popolazione generale asintomatica, con rapidissime
procedure di autorizzazione da parte del Governo centrale e dai singoli
governi regionali, da utilizzare in caso di segnale di attivazione di nuovi
focolai epidemici.
2) Struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS, che sia
responsabile sia dell’analisi dei dati in tempo “quasi-reale”, che della
loro presentazione da parte del Ministero della Salute, a frequenza regolare
direttamente al Governo, al Parlamento e agli organismi sanitari
sovranazionali.
3) Rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza
epidemiologica, sotto forma di centri periferici di monitoraggio a
diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di “epidemic
intelligence”, che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai
epidemici.
4) Mandato legale di proporre in modo tempestivo e
possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di
ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività,
eventi sportivi, scuole, ecc…); gestione di infetti e contatti (implementata
anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc
come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche
strutture sanitarie.
5) Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei
Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le
principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni
potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione
facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza
sul campo nel rapporto medico-paziente).
Non sfugge, ovviamente, alla nostra attenzione che un simile
ambizioso progetto di struttura di monitoraggio e risposta
flessibile (MRF) al rischio di ritorno dell’infezione
da SARS-CoV-2, che sia rigorosamente “data-driven”, rappresenti un
investimento significativo di risorse, necessarie alla sua
rapida implementazione nei prossimi quattro-sei mesi (personale, infrastruttura,
test, analisi ecc…**). Allo stesso modo siamo consapevoli che la creazione
di questa struttura “MRF” richiederà la definizione circostanziata di un
perimetro normativo entro il quale operare quanto più possibile in armonia e
sinergia con le rilevanti entità politiche, amministrative, sanitarie e
tecnico-scientifiche, a livello sia nazionale che loco-regionale.
Il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello
sanitario dovrà essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione
del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel
sistema educativo scolastico. Tale piano dovrà prevedere una profonda
ristrutturazione delle procedure e delle attività, che dovranno essere
ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori.
Mentre una dettagliata valutazione economica e normativa del corrente
progetto esula dallo scopo di questa prima esposizione della proposta,
riteniamo tuttavia che questo possa essere un ragionevole percorso, dal
punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità
durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che – speriamo –
sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino.
Roberto Burioni
Professore Ordinario Università Vita e Salute San Raffaele, Milano
Direttore Scientifico Medical Facts
Filippo AnelliPresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei
Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)
Arnaldo Caruso
Professore Ordinario Università di Brescia
Presidente Società Italiana di Virologia (SIV)
Andrea Cossarizza
Professore Ordinario e Vice-Preside di Facoltà, Università di Modena e
Reggio Emilia
Presidente International Society for the Advancement of Cytometry (ICAS)
Giuliano Grignaschi
Professore Università Statale di Milano
Presidente Research for Life
Giovanni Leoni
Vice-Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)
Pier Luigi Lopalco
Professore Ordinario Università di Pisa
Presidente Patto Trasversale per la Scienza
Alberto Oliveti
Presidente Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Medici (ENPAM)
Guido Poli
Professore Ordinario Università Vita e Salute San Raffaele, Milano
Silvestro Scotti
Segretario Generale Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
(FIMMG)
Marcello Tavio
Direttore Malattie Infettive Ospedale Torrette di Ancona
Presidente Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali
Guido Silvestri
Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia Emory
University, Atlanta
Editor The Journal of Virology
Tratto da
Dott Net 14/04/2020
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