LA REDAZIONE DEL BLOG AUGURA AI SUOI LETTORI
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO
Come evitarle
Prima
precauzione suggerita è imbustare le valigie. "Quando si arriva in
aeroporto, per esempio, ci sono dei servizi ad hoc e si può provvedere ad
avvolgerle bene nel cellophane", spiega Celeste. Poi, una volta arrivati
alla meta - viaggiando ben coperti, indicano gli esperti - l'invito è a tenere
gli occhi aperti. "Se si va in vacanza in città con infestazioni
in corso o comunque frequenti è bene stare in allerta - raccomanda Bonini - e
controllare", a cominciare dall'hotel o dalla struttura ricettiva in cui
si soggiorna. "Un consiglio - prosegue - è di lasciare i vestiti in una
busta di plastica quando li si ripone in armadi e cassetti", scegliendo di
collocarli, aggiunge Celeste, "su ripiani alti e ben distanziati dal
pavimento. Prima di andare via, è bene controllare sempre se ci sono tracce
dell'infestante".
Se si presta attenzione, infatti, "è un fenomeno ben visibile - evidenzia Celeste - Si può rilevare la presenza dell'infestante adulto, ma le valigie possono essere vettori anche con la presenza di uova che poi si schiudono" nei luoghi dove è stata depositata la valigia. La cimice dei letti adulta misura "intorno ai 5 millimetri, mentre le uova circa 1 o 1,5 millimetri".
Tratto da
Salute e Sanità 11/09/2023
E' quanto ha
spiegato Giorgio Palù, virologo e presidente dell’Agenzia italiana
del farmaco (Aifa), in un’intervista al ‘Corriere della Sera’: “C’è una
relazione inversa tra contagiosità e mortalità - ha detto - il virus non
può permettersi oggi di essere più patogeno perché equivarrebbe all’estinzione.
Il Sars-CoV-2 ha avuto bisogno di adattarsi all’uomo e diventare endemico.
Quindi, finiamola di mettere paura alla gente”, ammonisce.
E sull’ultima variante del virus
dice: “Non ci sono indicazioni che Pirola sia più pericolosa o
contagiosa tanto che è stata classificata come semplice virus da monitorare da
parte dell’agenzia europea Ecdc per il controllo delle malattie infettive. Come
dire, seguiamone il suo cammino ma senza patemi”. Da qui l‘invito di Palù a
“ricordare che, anche se l’infezione è innocua per noi stessi, può costituire
un rischio per anziani e persone debilitate”.
In caso di sospetto sulla possibilità di aver contratto il
virus? “La diagnosi prudenziale è sempre l’approccio migliore in
medicina, ha concluso invitando quindi a “fare il tampone, in presenza di
sintomi respiratori, e regolarsi di conseguenza con senso di responsabilità”.
Tratto da INFETTIVOLOGIA | REDAZIONE DOTTNET | 31/08/2023
In questo articolo cercheremo di descrivere le caratteristiche e le indicazioni anche alla luce dei dati scientifici presenti.
Il latte di capra sembra innanzitutto un prodotto sano e sostenibile per l'ambiente infatti le capre ai meno spazio utilizza, meno risorse e meno trattamenti rispetto. Inoltre i caseifici meno si affidano a trattamenti a base di ormoni per aumentare la produzione, inoltre la composizione di questo latte varia a seconda della dieta, della razza, dell'ambiente, della salute dell'animale e della stagione in cui viene prodotto(una differenza del latte vaccino che è stabile). Il contenuto proteico medio del latte di capra può essere più alto di quello del latte vaccino (ma può comunque variare ampiamente). C'è comunque una netta somiglianza (85-95%) tra la composizione aminoacidica delle sei principali proteine del latte vaccino e del latte di capra (quindi chi è veramente allergico alle proteine del latte di mucca lo è anche al latte di capra).
Per quanto riguarda i lipidi del latte di capra essi sono presenti sotto forma di globuli di grasso più piccoli dei globuli del latte vaccino, questo lo rende più digeribile rispetto al latte di mucca , in quanto è maggiore la superficie esposta all'azione degli enzimi digestivi . La crema di latte di capra è ricca di acidi grassi a catena media e corta, importanti per le funzioni immunitarie e metaboliche.
A proposito degli zuccheri, il principale è il lattosio, il principale quale favorisce l'assorbimento intestinale di calcio, magnesio e fosforo e l'utilizzo di vitamina D . Il contenuto di lattosio nel latte di capra è comunque inferiore dello 0,2-0,5 per cento rispetto al latte vaccino, ma oltre al lattosio il latte di capra contiene oligosaccaridi, glicopeptidi, glicoproteine e zuccheri nucleotidici in maggiore quantità rispetto al latte vaccino , mostrando un profilo oligosaccaridico (con attività prebiotica) similitudine a quello del latte materno.
Per quanto riguarda la concentrazione di minerali e vitamine, nel latte di capra è maggiore in potassio, calcio, magnesio, fosforo e riboflavina , mentre la quantità di selenio, utile per il buon funzionamento del sistema immunitario, è simile a quella del latte materno. Invece vitamina B12 e acido Folico sono in quantità inferiore rispetto a quello vaccino, mentre la vitamina A è superiore nella capra. Sia latte di mucca che capra sono carenti in Vitamina B6, C e D e Ferro, ciò non li rende adatti all'alimentazione del lattante, anche perché entrambi presentano un carico di proteine che un sovraccarico renale .
Pertanto sia il latte di mucca che il latte di capra andrebbero modificati per poterli utilizzare nei più piccoli. Come sottolineato in un parere scientifico pubblicato nel 2012, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ritiene ci siano prove sufficienti per concludere che le proteine del latte di capra possono essere adatte per l'utilizzo nelle formule per lattanti e nelle formule di proseguimento . IL latte comunque non va considerato solo come nutriente, infatti se analizziamo il latte materno , vi sono contenute sostanze (glicoproteine, anticorpi, oligosaccaridi) che proteggono il lattante riducendo il numero delle infezioni da parte dei germi patogeni e promuovendo lo sviluppo della parete intestinale e del microbiota (comunità di germi presenti normalmente nell'intestino). Si è visto inoltre, da alcuni studi, che la composizione del microbiota intestinale del bambino che assume latte di capra è più simile a quella del bambino allattato al seno , ciò potrebbe essere alla base dei disturbi intestinali, in particolare la stitichezza, a cui vanno soggetti più facilmente i bambini che assumono latte di mucca.
Gianluca De Filippis,
titolare della farmacia Portuense, ha spiegato a ‘Il Messaggero’: “Da un mese a
questa parte vendiamo gli auto-test dopo che sono tornati in commercio, nel
senso che la loro richiesta nei mesi scorsi era molto bassa poi la domanda è
aumentata ma le ditte ci hanno impiegato un po’ prima di mandarci
il materiale”. La sua farmacia, oltre a vendere i test, li esegue anche.
De Filippis ha aggiunto a questo proposito: “Non è semplice come esame. anche
se molto rapido poi nel risultato, perché con un tampone si devono raggiungere
le tonsille e nei bambini piccoli spesso è difficile”.
In media, in quasi tutte le farmacie di Roma ogni giorno sono venduti o eseguiti, laddove possibile, una decina di test mentre nello stesso periodo del 2022 le richieste erano minime o pari a zero. Teresa Rongai, a capo della Federazione italiana medici pediatri del Lazio, ha dichiarato: “L’infezione da streptococco è sempre esistita ma, con la rincorsa al test in presenza anche solo di un positivo in una classe, possono emergere altri positivi. Attenzione, però, perché molti bambini sono portatori sani e dunque, senza sintomi, non devono assumere in alcun modo gli antibiotici come si prevede invece per i sintomatici”.
"Molti interventi non
farmacologici possono alleviare gli attacchi di emicrania", afferma
anche Lauren Natbony della Icahn School of Medicine del Mt. Sinai di New
York che ha appena pubblicato una review sull'emicrania sulla rivista
Current Pain and Headache reports. Ad esempio
1) il magnesio che, spiega Natbony, svolge un
ruolo chiave nella funzione muscolare e nervosa, può anche aiutare a
contrastare le attività cerebrali che causano l'emicrania. Alcune ricerche, ad
esempio una appena pubblicata sulla rivista Nutriens, suggeriscono che una dieta
troppo povera di magnesio può peggiorare l'emicrania e che l'assunzione di
questo integratore durante un attacco può aiutare a fermare i sintomi.
"Il magnesio è l'integratore più studiato per l'emicrania", afferma
Natbony.
2)un impacco fresco può aiutare, afferma Hindiyeh. "I nervi
coinvolti nell'emicrania si estendono alla testa e al collo - spiega. Un
impacco freddo può calmare le terminazioni nervose". Sebbene un
semplice impacco di ghiaccio premuto sulla testa o sul collo possa essere d'aiuto,
le capsule di gel freddo progettate specificamente per l'emicrania sono una
scelta migliore. Secondo uno studio pubblicato su Evidenced-Based Complementary
and Alternative and Medicine, gli impacchi freddi danno sollievo al dolore alla
testa in meno di 30 minuti.
Un altro rimedio utile nel
corso di un attacco è l'aria fresca, o uscendo a fare due passi o in casa,
spegnendo le luci e usando l'aria condizionata o un ventilatore. 3)"Stare
in una stanza fredda, buia e silenziosa spesso aiuta", dice Hindiyeh.
E ancora,
4) fare un sonnellino: quando un attacco di
emicrania è in atto, si può ottenere un sollievo ancora maggiore se si possono
chiudere gli occhi e fare un pisolino, dice Natbony. Infatti i disturbi del
sonno e l'emicrania sembrano essere interconnessi, come dimostra una
ricerca pubblicata sulla rivista Medicine. I ricercatori notano che più
attacchi di emicrania si verificano, peggiore è il sonno di una persona;
inoltre, la privazione del sonno è stata collegata a un aumento del dolore
percepito. "Un sonnellino, anche breve, può essere utile perché il sonno è
un antidolorifico naturale", afferma Natbony.
5)Aromaterapia - Secondo
Natbony, alcuni profumi, in particolare la lavanda e la menta piperita, sono un
altro rimedio naturale per i sintomi dell'emicrania. È possibile utilizzare questi oli essenziali in un
diffusore per aromaterapia a casa o portare con sé spray o roll-on. Alcuni
studi hanno dimostrato che l'aromaterapia con una serie di oli essenziali è
utile per ridurre il dolore, compreso quello provocato dagli attacchi di
emicrania.
6)Bere acqua - La disidratazione può scatenare l'emicrania e rendere gli attacchi più frequenti e gravi, come suggerisce una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Neuroscience. Secondo esperti della Cleveland Clinic, quando si è disidratati il tessuto cerebrale può restringersi e allontanarsi leggermente dal cranio, esercitando una pressione sui nervi e causando dolore. Bere rapidamente un bicchiere d'acqua al primo segnale di un attacco di emicrania può aiutare a tenere sotto controllo i sintomi, dice Hindiyeh.