domenica 24 aprile 2016

Panoramica delle strategie per il controllo dell’ipercolesterolemia : i probiotici (seconda parte)

Il ruolo dei probiotici
Sappiamo oggi che l’intestino rappresenta un ecosistema complesso che costituisce un crocevia ove si intrecciano molte funzioni essenziale al nostro stato di salute che vanno ben oltre la funzione digestiva. La barriera intestinale, coordinata dal secondo cervello, svolge una funzione selettiva molto importante nell’interazione con il mondo esterno.
Il microbiota intestinale, cioè quella che un tempo veniva chiamata microflora intestinale, ha un ruolo fondamentale all’interno della barriera intestinale garantendo diverse funzioni e prevenendo l’infiammazione cronica intestinale, che è responsabile di varie malattie dell’apparato digerente, della cute, delle prime vie aeree, delle vie genito-urinarie.
Purtroppo molte situazioni possono alterare l’equilibrio del microbiota (infezioni dell’apparato digerente, diete incongrue, terapie prolungate con cortisone, gastroprotettori, anticoncezionali orali…) determinando la perdita di tutti i benefici prodotti dal microbiota.
 Il modo più efficace per ripristinare l’equilibrio della flora intestinale è quello di correggere la dieta e assumere probiotici.
Per probiotico si intende “supplemento dietetico a base di organismi microbici vivi, che, quando assunto in quantità adeguata, conferisce un effetto benefico all'organismo ospite, migliorando l'equilibrio microbico intestinale" (Ilya Ilyich Mechnikov).

Recentemente sono stati realizzati molti studi scientifici sulla relazione tra alterazione dell’equilibrio del microbiota, definita disbiosi, e la comparsa di malattie metaboliche come l’ipercolesterolemia, il diabete di tipo 2 e l’obesità, dimostrando come la disbiosi favorisca la comparsa di queste malattie.
Sono comparsi quindi molti studi sulla prevenzione e il trattamento con probiotici  di condizioni sistemiche, patologiche o comunque associate a rischio primario di malattia cardiovascolare associate all’ipercolesterolemia. Su PubMed, che è la più grande banca di dati scientifici mondiale, la combinazione di "probiotic" e "cholesterol" evidenzia oltre 470 documenti.
Le specie che sono state più studiate sono Streptococcus termophilus, Enterococcus faecium, Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium longum, Lactobacillus casei Lactobacillus plantarum e Lactobacillus reuteri.
E’ ipotizzabile che il meccanismo d’azione dei probiotici sia legato al metabolismo dei sali biliari che essi scinderebbero dal colesterolo, riducendone l’assorbimento intestinale.
Un’altra possibilità è l’assimilazione del colesterolo da parte della membrana cellulare batterica, che lo sottrarrebbe all’assorbimento. Infine il colesterolo potrebbe essere trasformato dal microbiota in acidi grassi a catena corta (SCFA).
Gli studi, fino ad ora realizzati, hanno mostrato dei risultati contrastanti, ma in alcuni casi incoraggianti, come Andrade e Borges nel 2009. Questi autori, ad esempio, hanno dimostrato che 375 grammi al giorno di yogurt addizionato con Lactobacillus acidophilus e Bifidobacterium longum riducono il colesterolo LDL del 16%.
In generale si può affermare che nell’insieme gli studi realizzati sull’azione dei probiotici nel controllo dell’ipercolesterolemia mostrano un razionale forte, dei risultati in parte contrastanti, una notevole sicurezza a lungo termine, ma anche la necessità di nuove conferme.


Dott. Edoardo Felisi
Specialista in malattie dell’apparato respiratorio
Docente al Master “Prodotti Nutraceutici: progettazione, sviluppo formulativo, controllo e commercializzazione” del Dipartimento di Scienze del Farmaco – Università degli Studi di Pavia



















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