Uno
psicologo che scrive di antibiotici sulle pagine di un blog di medicina
omeopatica. Lo ammetto, la cosa può apparire decisamente insolita. Ma vi
assicuro che non è come sembra!
Prendo
spunto da un articolo (http://27esimaora.corriere.it/articolo/se-non-ce-parita-negli-antibiotici/)
che mi è capitato di leggere su un quotidiano nazionale e che mi ha
incuriosito. Dai dati di ricerca emerge che le donne assumono più antibiotici
degli uomini: hanno in media il 27% in più di probabilità di vederseli
prescrivere dai loro medici. Lo studio avanza alcune ipotesi ma quella che più
mi ha colpito suona così “alcune
ricerche suggeriscono che [le donne] sentano in modo più pressante la necessità
di guarire in fretta per non venir meno al ruolo di caregiver”. Naturalmente
una persona sana di mente che, dal parrucchiere, leggesse questo articolo
probabilmente girerebbe pagina e proseguirebbe oltre. Ma, si sa, gli psicologi
fanno questo lavoro proprio per curare se stessi e quindi tanto registrati non
sono. E infatti eccomi qui a scrivere. Scherzi a parte, la notizia mi ha fatto
riflettere. Negli studi spesso noi psicologi vediamo adulti in ansia e spesso
questa ansia è amplificata dal senso di precarietà e di competizione della
nostra società.
Noi e i nostri figli dobbiamo essere i migliori, dobbiamo
essere sempre in forma, dobbiamo essere sani, belli e forti. Una mamma non può
ammalarsi perché altrimenti “chi manderebbe avanti tutto?”. Viviamo alla
ricerca della forma fisica perfetta, ricorriamo (e spesso rincorriamo) ai
medici sperando che ci guariscano all’istante da ogni sintomo. Proprio non
riusciamo ad accettare che, a volte, da soli non ce la possiamo fare e che
farsi aiutare, magari da uno psicologo, non vuol dire essere dei falliti ma
semplicemente abbastanza intelligenti da provare a stare meglio. Siamo spesso
portati a pensare che la soluzione sia curarci da ogni male (fisico, psicologico
o relazionale che sia) e che curarci significhi “togliere” questo male,
eliminarlo definitivamente. A me pare decisamente impossibile in questi termini,
un pensiero troppo onnipotente e dannoso. Forse la questione non è tentare a
tutti i costi eliminare la malattia, ma prendersi cura di se con la malattia.
Allora continueremo a curare i sintomi, a provare a stare meglio e riusciremo anche a togliere alcuni sintomi con
le cure giuste, ma questo non sarà più un imperativo: la nostra vita può essere
bella anche se abbiamo qualche malattia o qualche difficoltà, anche se non
siamo perfettamente sani, belli e produttivi. D’altro canto l’omeopatia stessa
ci mostra come corpo e mente siano un’unica entità e come curarsi non
significhi sopprimere il sintomo ma comprenderne il significato per arrivare a
curare la causa sottostante (che può essere diversa da persona a persona) e a
prendersi cura della persona nella sua interezza. E in questo omeopatia e
psicologia hanno molto in comune e medici omeopati e psicologi potrebbero
lavorare molto bene insieme. Chissà, magari cominciando proprio dalle pagine di
questo blog! Cari lettori, dopo questa parentesi, concludo riprendendo il
concetto di prima: non dobbiamo aver paura di farci aiutare nelle nostre
difficoltà, non pensiamo che tutto si risolva con una gomma gigante capace di
cancellare ogni problema, non sentiamoci dei falliti se da soli non ce la
facciamo e abbiamo bisogno di aiuto, non pensiamo di dover essere super uomini
e super donne. Prendiamoci cura di noi, del nostro corpo-mente e delle nostre
relazioni.
Dr. Marco Bernardi,
Psicoterapeuta
Milano
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