La spasmofilia, malgrado sia una sindrome mal definibile
sul piano clinico-biologico e non da tutti riconosciuta, rappresenta una
patologia sempre più frequente e sempre più studiata, caratterizzata da una
sintomatologia proteiforme prevalentemente di tipo funzionale.
Gli studi realizzati negli ultimi decenni hanno
fornito gli elementi per correlarla definitivamente allo stress,
all’ipereccitabilità neuro-muscolare e all’alterazione del metabolismo di
alcuni ioni. Oggi infatti potremmo definirla come:
“una sindrome
caratterizzata essenzialmente da un insieme di sintomi funzionali legati ad
ipereccitabilità neuro-muscolare indotta dalla fatica e dallo stress,
attraverso l’alterazione del metabolismo di alcuni ioni, in particolare del
magnesio”
Anche se molti sintomi che la caratterizzano appartengono
alla sfera comportamentale, il meccanismo sintomatologico è di tipo
fisio-patologico e non solo psicologico, elemento che la differenzia nettamente
dalle nevrosi come è stato affermato per primo da M. Klotz. Questa condizione
morbosa è, in effetti, legata ad un insieme di fattori, alcuni correlati ai
modelli di vita e all’ambiente, altri alla predisposizione individuale sia sul piano
fisiologico sia sul piano psicologico.
Accanto alla concezione più primitiva della spasmofilia
che la considera come la semplice conseguenza di una carenza di magnesio e di
calcio, possiamo collocare una visione più complessa ed articolata , riassunta
dallo schema seguente.
affaticamento alterazioni
ioniche primitive
di
tipo nutrizionale
stress soggetto
sano reazione adrenergica alterazioni spasmofilia
ioniche
secondarie
conflitti ipereccitabilità
fisiologica
Secondo tale teoria l’affaticamento fisico, lo stress, i
conflitti agiscono sul soggetto sano inducendo la secrezione di adrenalina e
noradrenalina, che producono una ipereccitabilità fisiologica ed un aumento
dell’eliminazione renale di magnesio, che sommandosi ad eventuali alterazioni
ioniche preesistenti, di tipo nutrizionale, del
magnesio, del calcio e del potassio determinano il quadro finale della
spasmofilia.
Talora la spasmofilia può assumere un andamento evolutivo. Quando l’affaticamento aumenta e le
possibilità reattive del sistema adrenergico sono state superate,
l’ipereccitabilità tende ad esaurirsi e il quadro clinico si modifica. Si
manifesta allora un viraggio dalla spasmofilia intesa come stato reattivo verso
un quadro morboso molto simile alle sindromi depressive reattive e molti
spasmofilici anziani, mal trattati o con sfondo nevrotico di difficile
trattamento, evolvono verso la comparsa della depressione.
Nelle prime descrizioni la sindrome spasmofilica veniva
individuata dalla seguente tetrade
sintomatologica:
¨
astenia soprattutto mattutina
¨
ansia
¨
dolori muscolari
¨
ipereccitabilità neuro-muscolare.
Successivamente il corteo sintomatologico è andato
arricchendosi di numerosi altri elementi quali:
·
Disturbi dell’apparato respiratorio (sensazione di costrizione laringea
con o senza disfonia, oppressione toracica, dispnea sospirosa)
·
Disturbi dell’apparato cardiovascolare (tachicardia, extrasistolia,
precordialgie, sintomi vasomotori)
·
Disturbi dell’apparato digerente (alternanza di stipsi e diarrea,
discinesie biliari)
·
Dolori osteo-articolari e muscolo tendinei
·
Disturbi trofici delle unghie e dei capelli
·
Cefalea, vertigine, lipotimia
I segni
neuro-muscolari sono però i più importanti e frequenti; spesso permettono di
porre la diagnosi:
§ Contratture, crampi e cloni
§ Fascicolazioni palpebrali
§ Parestesie soprattutto delle
estremità
§ Iperriflessia osteo-tendinea
§ Tetania
Dal punto di vista psicologico è possibile tracciare
un profilo approssimativo del
soggetto spasmofilico il quale, in genere, presenta emotività con reazioni eccessive nei confronti
dell’ambiente, neurosi d’ansia, talora
neurosi fobico-ossessiva e , infine, come abbiamo già visto, depressione con
apatia e insonnia.
Esistono diverse forme cliniche. In particolare
ricordiamo la crisi acuta di tetania e la spasmofilia latente caratterizzata da
una moltitudine di sintomi che diventano evocatori per il loro raggruppamento e
la loro natura funzionale.
La diagnosi è completata dal rilievo di alcuni segni
clinici patognomonici:
ü il segno di Chvostek (contrazione del labbro superiore quando si
percuote con un martelletto il nervo facciale tra l’apofisi zigomatica e la
commisura labiale)
ü il segno di Trousseau, meno frequente ma molto evocatore
(atteggiamento della mano che si osserva nelle crisi acute, con le dita
contratte e semiflesse sul carpo, serrate le une contro le altre, come a
formare un cono).
Alcuni rilievi strumentali rivestono grande
importanza.
Le alterazioni
elettromiografiche, ad esempio sono presenti nel 90% delle femmine e nel
75-80% dei maschi. Questi segni elettromiografici sono rapidamente soppressi
dalle benzodiazepine (una iniezione di Diazepam può farli scomparire
totalmente) ed in minor misura, sono sensibili, ai beta-bloccanti.
La presenza di depressione si accompagna ad assenza
delle alterazioni elettromiografiche e questo fenomeno testimonia l’aspetto
evolutivo della sindrome spasmofilica, la sua continuità con le variazioni del
tono dell’umore e il legame tra la patologia funzionale , l’ambiente e la
personalità.
In circa il 50% dei soggetti con sindrome
spasmofilica si manifestano anche
variazioni delle concentrazioni di quattro cationi: calcio, magnesio, potassio e sodio.
E’ frequente la riduzione della concentrazione
intraeritrocitaria di magnesio, mentre i valori plasmatici di questo ione sono incostanti, spesso normali;
l’ipokaliemia è più costante. La calciuria è in genere importante con o senza
ipocalcemia.
La spasmofilia può
quindi interessare tutto l’organismo o
diversi apparati, ma la sintomatologia presenta sempre un denominatore comune:
il carattere funzionale dei disturbi qualsiasi distretto sia interessato.
Secondo una casistica di 1800 soggetti (circa 1300 di sesso femminile e 500 di
sesso maschile), raccolta da M.Duc, la frequenza dei sintomi nella sindrome
spasmofilica è la seguente:
SINTOMI
|
PERCENTUALE
|
astenia
|
89%
|
ansia
|
72%
|
segno di
Chvostek
|
70%
|
cefalea
|
69%
|
disturbi del
sonno
|
68%
|
parestesie
|
64%
|
dolori
paravertebrali
|
62%
|
extrasistoli
|
61%
|
algore delle
estremità
|
60&
|
vertigini
|
56%
|
astenia
mattutina
|
54%
|
freddolosità
|
52%
|
parestesie
faringee
|
49%
|
dolori
toracici
|
48%
|
crampi
|
47%
|
dispepsia
|
46%
|
oppressione
toracica
|
46%
|
depressione
|
43%
|
anoressia
|
41%
|
vampate
|
39%
|
dimagrimento
|
34%
|
stipsi
|
30%
|
tetania
tipica
|
18%
|
crisi di
panico
|
18%
|
lipotimia
|
15%
|
tetania
atipica
|
12%
|
fobie
|
12%
|
diarrea
|
7%
|
Alcuni fattori esogeni favoriscono lo scompenso dell’equilibrio del
paziente e la comparsa della sindrome spasmofilica.
§ La crescita troppo rapida
negli adolescenti
§ Gli anticoncezionali orali e
la gravidanza
§ Il malassorbimento
intestinale (vedi l’uso prolungato di lassativi e la disbiosi intestinale)
§ I trattamenti prolungati con
diuretici e corticosteroidi
§ Le infezioni recidivanti
§ L’abuso di alcolici
§ La deprivazione di sonno
§ I problemi esistenziali
§
§ Edoardo
Felisi – Medico esperto in Omeopatia- Docente di
Medicinali Omeopatici e di Probiotici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli
Studi di Pavia
( segue seconda parte : terapia della spasmofilia)
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