domenica 16 settembre 2018

Terapia della Spasmofilia(seconda parte )





La spasmofilia è una sindrome costituita da quadri clinici complessi e proteiformi, la cui sintomatologia si presenta in raggruppamenti caratteristici ma diversificati nei vari pazienti. I vari quadri sintomatologici hanno però un substrato fisiopatologico che rappresenta un minimo comune denominatore: l’alterazione del metabolismo ionico, che condiziona fortemente la terapia.
Questa situazione peculiare fa sì che la terapia è in parte individualizzata ed approntata su misura per ogni paziente, in relazione alla sua particolare situazione clinica, ma il cardine fondamentale rimane la correzione della carenza di magnesio senza la quale viene a mancare il razionale su cui poi impiantare la terapia individuale.
L’omeopatia offre un buon numero di medicamenti che possono trovare indicazione nel trattamento della spasmofilia perché essa presenta una vasta gamma di quadri clinici che ben si prestano ad una terapia di terreno individualizzata, mirata a risolvere lo squilibrio psicosomatico che caratterizza il paziente spasmofilico.

Alcuni pazienti, in cui predominano in modo massivo sintomi psichiatrici, possono presentare l’indicazione della terapia con psicofarmaci: benzodiazepine, per brevi periodi non superiori alle tre o quattro settimane, nei casi di intensa ipereccitabilità e antidepressivi a basso dosaggio nei pazienti in fase depressiva. Occorre valutare con attenzione l’uso di benzodiazepine, perché da una parte controllano l’ipereccitabilità ma contemporaneamente minano l’efficacia del paziente che è costretto a ricorrere ad una stimolazione adrenergica supplementare che crea , alla lunga, un circolo vizioso complicato.
Taluni pazienti con importanti segni cardio-circolatori (tachi-aritmie fastidiose, sindrome di Raynaud) presentano l’indicazione per l’uso di betabloccanti , nell’attesa che la correzione del deficit di magnesio migliori il quadro clinico generale. L’uso di questi farmaci però comporta una breve (da 4 a 8 giorni) fase di astenia profonda che spesso il paziente non accetta e che lo induce ad interrompere la terapia.
La fitoterapia offre numerosi prodotti sintomatici per affrontare le diverse sfumature sintomatologiche della sindrome spasmofilica. Classico l’uso di alcune piante quali la Valeriana, il Tiglio, la Passiflora, la Melissa quali presidi terapeutici di prima scelta nei casi di ansia moderata, oppure la prescrizione di Ginseng o di Eleuterococco nell’astenia e di Hyperico nelle forme depressive iniziali. Le aritmie extrasistoliche che spesso accompagnano la sindrome possono essere trattate con il Biancospino e l’Aescholtzia californica offre un valido aiuto nei casi di turbe del sono in cui il trattamento con le benzodiazepine non sia indicato. Questi non sono che pochi esempi di come il mondo proteiforme e variegato della fitoterapia rappresenti un utile sussidio per affrontare una patologia così variabile nelle manifestazioni e nell’evoluzione come la sindrome spasmofilica.

Il cardine della terapia: la correzione della carenza di magnesio

Tutte quelle citate rappresentano delle ottime opzioni per affrontare alcuni degli aspetti dell’ampia gamma sintomatologica che ogni paziente spasmofilico presenta, ma ognuna di esse costituisce una soluzione parziale o gravata da pesanti effetti collaterali, come nel caso delle benzodiazepine e dei betabloccanti.

Il vero comune denominatore nella terapia di tutti i pazienti con sindrome spasmofilica è la correzione del deficit intracellulare di magnesio.

Abbiamo visto in precedenza come lo stress agisca attraverso il sistema adrenergico e determini un aumento dell’eliminazione renale di magnesio, che in associazione a deficit primitivi di questo catione (genetici o da squilibrio alimentare) scatena la sindrome spasmofilica con i suoi caratteristici sintomi da ipereccitabilità.
Hans Selye, il teorico dello stress, è stato uno dei primi a ipotizzare l’uso del magnesio nella prevenzione dei disturbi da stress. Negli anni 30, alcuni studi effettuati su animali hanno dimostrato che il deficit di magnesio induce disturbi neuro-muscolari, quali tetania e convulsioni, e successivamente, negli anni 50 e 60, in Francia e negli Stati Uniti, sperimentazioni cliniche sull’uomo, hanno evidenziato quei fenomeni di ipereccitabilità neuro-muscolare, correlati alla carenza di magnesio, che Durlach nel 1959 definirà come “spasmofilia”. I lavori di Durlach inducono alla conclusione che esista nella popolazione un sottogruppo che presenta una tendenza genetica alla deplezione di magnesio associata ad una particolare sensibilità allo stress. In genere, solo in un terzo di questa popolazione i valori medi di magnesiemia sono inferiori a quelli della popolazione non spasmofilica, ma dei due terzi restanti sono sempre inferiori alla norma i valori intracellulari di magnesio nei globuli rossi e nei linfociti.
Il magnesio, nel corpo umano, è per il 99% intracellulare e solo l’1% si trova nel sangue circolante. Il 70% circa del magnesio intracellulare è contenuto nel tessuto osseo. Questo catione ha un ruolo fondamentale nei processi bioenergetici: facilita il trasporto di glucosio attraverso la membrana cellulare e svolge funzione di coenzima in quasi tutte le fasi della glicolisi, interviene nei processi di ossidazione degli acidi grassi, nel ciclo di Krebs, nella fosforilazione ossidativa, cioè in tutti i processi che portano alla produzione di energia. Partecipa alla regolazione dell’equilibrio acido-base e limita lo stress ossidativo.
Nei soggetti normali il fabbisogno giornaliero si aggira attorno ai 300 mg nei maschi di peso medio; secondo alcuni autori tale fabbisogno sarebbe più elevato, circa 6 mg per Kg di peso, quindi 420 mg per un uomo di 70 Kg.Questo quantitativo è, generalmente, garantito da una dieta ben equilibrata in cui siano rappresentati adeguatamente cereali integrali, frutta secca, banane, cioccolato pesci ed acqua minerale ad alto contenuto di magnesio.
Ecco alcuni esempi del contenuto di magnesio nei diversi alimenti.

Alimento
contenuto in Mg espresso in mg/100 g
carne bovina
25
carne suina
30
pollo
20
salmone
29
gruviera
45
pane bianco di grano
30
fiocchi d’avena
145
germi di grano
400
fagioli secchi
150
spinaci
50
banana
35
mandorle
254
dattero
65
fichi secchi
80
noci
130
cacao
400
cioccolato
290
birra
10
acqua minerale
8-40

Nei soggetti normali, sottoposti per lungo tempo a fattori stressanti, tali dosaggi non sono più sufficienti a garantire una protezione e la dieta deve essere integrata con opportune quantità di magnesio, in genere sono sufficienti 30-60 mg per brevi periodi di tempo: 2-3 mesi.
La popolazione spasmofilica richiede normalmente dosaggi più elevati che difficilmente possono essere forniti dalla dieta; in effetti i soggetti spasmofilici necessitano di una integrazione subcontinua. Occorre individuare la supplementazione minima con la quale restano in equilibrio e che nei periodi di stress può aumentare di due e talora tre volte.
La supplementazione minima è variabile da soggetto a soggetto ma in genere varia da 60 a 90 mg al giorno, con le variazioni segnalate in caso di stress elevato e prolungato (anche 200 mg al giorno, per 6 mesi circa).
L’assorbimento del magnesio allo stato puro, così come si trova in forma inorganica negli alimenti, è difficoltoso, soprattutto nelle condizioni di debilitazione legate all’età o a particolari patologie. Esso è invece molto più facilmente assimilabile quando è assorbito sotto forma organica, coniugato con molecole che svolgono il compito di “trasportatori”, che lo rendono molto più biodisponibile. Occorre però tener presente un effetto collaterale importante dei sali di magnesio: la diarrea.
I trasportatori più frequentemente utilizzati, che non provocano diarrea, sono i gluconati, i glicerofosfati e gli orotati.
Gli orotati sono sali minerali della Vit. B13, l’acido orotico, e rappresentano dei vettori molto efficaci per l’assorbimento dei vari minerali.
L’acido orotico forma con il magnesio, in particolare,  un legame molto stabile che non viene scisso dagli enzimi digestivi e che permette di trasportare questo catione in tutti i distretti dell’organismo che ne necessitano. Il tasso di assorbimento dell’orotato di magnesio è il più elevato, assieme a quello del glicerofosfato, e si aggira attorno al 60-80 % della dose assunta.
In genere è somministrato in capsule da 500 mg che contengono circa 30 mg di magnesio.
Nei casi di spasmofilia ribelle al trattamento con magnesio è utile associare vitamine del gruppo B, in particolare la Vit. B6, che facilita la ritenzione intracellulare del catione; ma devono essere evitati i dosaggi troppo elevati e le terapie prolungate perché possono provocare neuriti periferiche.
Ed ecco infine, alcuni consigli pratici per la gestione della spasmofilia:
·         bere acqua con un contenuto di Mg ++ di almeno 20 mE/litro
·         consumare cereali integrali soprattutto a colazione
·         mangiare frutta secca e legumi secchi (ricca in Mg e Vit B6)
·         introdurre nella dieta, almeno 3 volte alla settimana, pesce ad alto contenuto di Mg
·         evitare il caffè che esalta l’effetto delle catecolamine e aumenta l’escrezione urinaria di magnesio
·         evitare l’eccesso di alcool che aumenta anch’esso l’eliminazione urinaria di Mg
·         evitare il tabacco che accentua lo squilibrio dei neurotrasmettitori.



§  Edoardo FelisiMedico esperto in Omeopatia- Docente di Medicinali Omeopatici e di Probiotici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Pavia

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