LA REDAZIONE
AUGURA AI SUOI LETTORI BUONE FESTE
I cinque argomenti più forti a favore della teoria della "fuga di laboratorio" includono:
Lanciata
sulla piattafoma 'Change.org', la petizione chiede "al Governo
italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle
nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che
non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16.
Aiutiamo
le nuove generazioni", chiedono i firmatari dell'appello promosso dal
Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti (Cpp). Le
prime sigle sono quelle del pedagogista Daniele Novara, direttore del Cpp, e
del medico e psicoterapeuta Alberto Pellai. Seguono le firme di 24 esperti e di diversi esponenti
di Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), tra cui molti
attori, da Stefano Accorsi a Luca Zingaretti.
"Se è
vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non
accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola
primaria - avvertono i promotori della petizione - I bambini e le bambine
che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi subiscono
due danni: uno diretto, legato alla dipendenza", e l'altro
"indiretto, perché l'interazione con gli schermi impedisce di vivere nella
vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita. E'
ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere
molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale
sui social media".
Gli esperti precisano che non si tratta di "una presa di posizione anti-tecnologica", ma dell'accoglimento "di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l'apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale. Simili comportamenti in età prescolare portano ad alterazioni della materia bianca in quelle aree cerebrali fondamentali per sostenere l'apprendimento della letto-scrittura".
L'uso di antibiotici in pazienti con infezioni delle vie respiratorie non ha avuto alcun impatto significativo sulla gravità o sulla durata della tosse, anche in presenza di un'infezione batterica . Questa è la conclusione tratta da uno studio prospettico condotto dal professor Merenstein e colleghi negli Stati Uniti su persone che hanno cercato cure primarie o di primo soccorso per le infezioni delle basse vie respiratorie (ALRTI). Dallo studio, pubblicato nel 2024, condotto da Merenstein e altri ricercatori, della Scuola di Medicina dell'Universitaria di Georgetown, si evince che anche se le infezioni del tratto respiratorio inferiore tendono ad essere potenzialmente più pericolose, poiché circa il 3-5% dei pazienti è affetto da polmonite, i medici continuano a somministrare antibiotici, senza avere nessuna prova che si tratti di un'infezione batterica. Tale approccio è motivato dal fatto che non tutti hanno un facile accesso ad una prima visita che include una diagnosi per immagini, pertanto in questa fase non è possibile avere un'evidenza che attesta la presenza di un'infezione batterica . Inoltre per curare la tosse, sono gli stessi pazienti che si aspettano la prescrizione di un antibiotico anche se i farmaci di base, utili ad alleviare i sintomi, portano nella maggior parte dei casi ad una risoluzione delle infezioni.
Non dimentichiamo infatti che i componenti più preziosi degli oli vegetali sono gli acidi grassi monoinsaturi e più ancora gli acidi grassi polinsaturi omega-3, perché gli omega-6 li introduciamo già molto abbondantemente con il cibo attuale e sono acidi grassi che tendono a facilitare le infiammazioni, mentre gli omega-3 sono antinfiammatori. Parlando di oli adatti alla cottura bisogna comunque fare prima di tutto una premessa sul loro “punto di fumo”. Per “punto di fumo” si intende la temperatura alla quale un grasso alimentare (olio vegetale o grasso animale) inizia a ossidarsi, a rilasciare un fumo visibile e a produrre sostanze nocive (come l’acroleina, che è tossica per il fegato e gastrolesiva, ma è ritenuta anche cancerogena). Pertanto, per la cottura o friggitura del cibo è fondamentale scegliere un olio vegetale che abbia un alto punto di fumo e ovviamente fare in modo di non superarlo.
Tratto da NEUROLOGIA REDAZIONE
DOTTNET | 12/03/2024
1)
incentivare, anche economicamente, e non solo con educazione per una dieta
sana, il consumo di cibi poco o per nulla processati, frutta, verdura, legumi e
noci d’albero in primis
2) regolare, se non proibire, tutte le
forme di marketing dei CUP( in particolare nei canali dedicati ai bambini)
3) imporne
una riformulazione, riducendo o proibendo gli ingredienti che creano
dipendenza
4)escludere la lobby e la presenza di
rappresentanti dell’industria, e di esperti con conflitti di interessi, dai
gruppi e dalle commissioni che sviluppano leggi, regolamenti e linee guida.
Il tutto usando una lente di equità per proteggere soprattutto le famiglie meno
abbienti.
Gruppo
1: alimenti non trasformati o minimamente trasformati. A questo
gruppo appartengono alimenti non trasformati, quindi alimenti freschi, oppure
minimamente trasformati, quindi sottoposti a trattamenti come refrigerazione,
congelamento, essiccazione, conservazione sotto vuoto o fermentazione non
alcolica, che ne prolungano la conservazione ma senza l’aggiunta di altri
ingredienti. Alcuni esempi sono: frutta, verdura, semi, cereali, uova,
latte, yogurt al naturale, legumi, tè, caffè, acqua.
Gruppo
2: ingredienti culinari. Di questo gruppo fanno parte
sostanze che sono ottenute dagli alimenti del gruppo 1 mediante processi quali
spremitura, raffinazione, macinazione, per ottenere ingredienti utili nella
creazione di piatti. Fanno parte di questa categoria alimenti come pane,
aceto, olio, dolci semplici, zuppe, brodi, insalate.
Gruppo
3: alimenti processati. Questo gruppo comprende alimenti
del gruppo 1 addizionati con elementi del gruppo 2 e sono solitamente costituiti
da 2-3 ingredienti. I processi a cui sono sottoposti gli alimenti hanno lo
scopo di prolungare la conservazione e possono essere la cottura o la
fermentazione analcolica. Esempi di alimenti trasformati sono: verdure o
legumi in scatola, frutta secca zuccherata o salata, pesce in scatola, carne
essiccata, formaggi, pane da panetteria, ma anche bevande alcoliche come vino e
birra.
Gruppo 4: alimenti ultraprocessati. A questo gruppo appartengono alimenti che hanno 5 o più ingredienti. Contengono solo in minima parte gli ingredienti del gruppo 1 e contengono additivi, edulcoranti, emulsionanti, addensanti per esaltare o nascondere alcune caratteristiche nel prodotto finale. Sono alimenti prodotti industrialmente e che non possono essere riprodotti in modo casalingo; sono molto palatabili e attirano il consumatore oltre che per il gusto anche perché si tratta di alimenti pronti al consumo. Nella lista degli ingredienti di questi prodotti possiamo trovare: maltodestrine, sciroppo di glucosio/fruttosio, grassi idrogenati. Appartengono a questo gruppo tutti gli alimenti confezionati come barrette, cereali da colazione zuccherati, prodotti dolci confezionati, gelati, salsicce, würstel, salse pronte.