mercoledì 23 dicembre 2009
Buone feste da AMICO
La redazione di AMICO augura un Buon Natale e un felice e sereno Anno Nuovo a tutti i lettori !
Le pubblicazioni dei post riprenderanno dopo l'Epifania.
Campagna di comunicazione sugli antibiotici
“ANTIBIOTICI, USALI CON CAUTELA”
E’ iniziata una campagna promossa dal Ministero della Salute,Agenzia Italiana del farmaco(AIFA)e Istituto Superiore della Sanità per promuovere un uso appropriato degli antibiotici e ridurre lo sviluppo dell’antibioticoresistenza.L’italia (dal 2002 al 2007) è stata uno dei paesi dell’Unione Europea con il consumo più elevato di farmaci antibiotici, preceduta solo da Francia e Cipro. In Italia nel 2008 il 44% della popolazione assistibile ha ricevuto almeno 1 prescrizione di antibiotico con maggior impiego in età pediatrica e nella popolazione anziana. In particolare hanno ricevuto almeno una prescrizione: 53 bambini su 100 e 50 anziani su 100. Consumi più bassi si sono registrati al Nord e più elevati al Sud. 9 regioni del Centro Sud hanno registrato valori superiori alla media nazionale, 10 regioni del Centro nord e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno presentato consumi inferiori. In particolare: i consumi più elevati sono stati registrati in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Umbria Calabria. Campania e Sicilia hanno presentato, inoltre, valori di consumo più che doppi rispetto a quelli delle regioni a più basso consumo. Le classi di antibiotici più impiegate in Italia nel 2008 sono state: penicilline, macrolidi, chinoloni, cefalosporine. Sono state registrate variazioni stagionali nel consumo di antibiotici con picchi alti in corrispondenza del periodo autunno-inverno . Il numero è quasi raddoppiato in parallelo al picco dei casi di influenza che avvengono, nella maggior parte dei casi, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo. La correlazione esistente tra questi due fenomeni suggerisce che una parte importante del consumo di antibiotici possa essere sostenuto da sindromi influenzali, in cui l’uso degli antibiotici non è utile e anzi favorisce l’antibioticoresistenza. Nell’analisi per classi di età si evidenziano: valori maggiori in età pediatrica (0-14 anni) e negli over 75. Con l’avanzare dell’età diviene maggiore anche la frequenza di prescrizioni di antibiotici ripetute: i pazienti che hanno ricevuto 6 o più prescrizioni di antibiotici costituiscono il 13-14% della popolazione sino a 64 anni, il 22-24% tra i 65 e i 74 anni e il 28-32% oltre i 75.
Un’analisi dei dati prescrittivi della medicina generale (database Health Search) mostra che oltre il 40% delle prescrizioni sono risultate associate alle malattie dell’apparato respiratorio. I dati evidenziano che esistono dei possibili problemi di inappropriatezza d’uso anche legati alla varietà di antibiotici prescritti per la stessa indicazione clinica e all’impiego in patologie ad eziologia prevalentemente virale. Questo comportamento prescrittivo potrebbe porre problemi di resistenza batterica ad un vasto numero di molecole con effetti non solo sui costi a carico del SSN, ma anche sulla possibile progressiva perdita di efficacia di questa categoria di farmaci.
Tratto da Campagna di Comunicazione
Aifa 17/12/2009
Elena Bosi,pediatra
Milano
martedì 22 dicembre 2009
Ricerca di base in omeopatia: la legge di similitudine e le dosi infinitesimali
L’ultima di queste interessanti ricerche è stata pubblicata da J. Saint-Laudy e P. Belon nel mese di ottobre di questo anno su Homeopathy (qui) con il titolo “Inhibition of basophil activation by histamine: a sensitive and reproducible model for the study of the biological activity of high dilutions”. Gli autori, utilizzando modelli differenti per studiare l’attivazione dei basofili nell’uomo e nelle cavie da laboratorio, hanno dimostrato che alte diluizioni di istamina, nel range tra 15 e 17 CH, inducono un effetto biologico riproducibile. Questo fenomeno è stato confermato in uno studio multicentrico utilizzando il modello fondato sul Test di attivazione dei basofili umani (HBDT) e anche da tre laboratori indipendenti utilizzando la citometria di flusso. La specificità degli effetti osservati è stata confermata confrontandone gli effetti con quelli ottenuti con controlli trattati con semplice acqua con la stessa diluizione e verificando anche l’assenza di attività biologica di composti inattivi come la istidina e la 1-metil istamina. È stata inoltre verificata la reversibilità dell’effetto studiato in presenza di un recettore H2 antagonista dell’istamina.
G. Di Leone – Medico - Bari
venerdì 18 dicembre 2009
Nascituri meno allergici fuori città
Vivere in aree rurali si associa a una minore incidenza di allergie nei bambini rispetto alla vita in città. Lo studio PASTURE (Protection Against AllergyStudy in Rural Environments), un'indagine internazionale multicentrica, ha aggiunto qualche dato nuovo che si può riassumere in un'affermazione: la donna che durante la gravidanza svolge attività agricola e assume prodotti di fattoria, condiziona nel proprio futuro bambino una risposta citochinica protettiva nei confronti delle allergie. Sono stati posti a confronto 299 bambini e rispettive famiglie che vivono in un'area rurale con 326 bambini non residenti in regioni ad attività agricola. Nei primi si sono riscontrati valori più elevati di Interfgeron-gamma e Tumor Necrosis Factor alfa. L'analisi del sangue del cordone ombelicale ha inoltre evidenziato nei figli di donne che avevano trascorso la gravidanza in un contesto agricolo una risposta immunitaria orientata al fenotipo TH1.
J Allergy Clin Immunol. 2009 Dec 5
Elena Bosi
sabato 12 dicembre 2009
Informazioni per una sana alimentazione ?
Attualmente possiamo ottenere tutte le informazioni su problemi,curiosità ritmi ecc perchè la ns alimentazione sia veramente sana consultando un apposito sito web dedicato alla nutrizione e organizzato dall'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ( Inran ) con il contributo del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali : http://sapermangiare.mobi/
E' uno strumento di comunicazione gratuito e accessibile a tutti sia dal computer sia dal cellulare.
Particolare attenzione viene riservata alle Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana.
Dott.ssa Paola Nannei
giovedì 10 dicembre 2009
L'efficacia di semplici interventi nella prevenzione della diffusione di infezioni virali della alte vie respiratorie
Jefferson T et al Physical interventions to interrupt or reduce the spread of respiratory viruses: systematic review BMJ 2009;339:b3675
Dott. Francesco Laganà
lunedì 7 dicembre 2009
VACCINARE CONTRO LO PNEUMOCOCCO ?
La FIMP consiglia i Pediatri di vaccinare i i bambini contro lo pneumococco
Roma, 13 nov. (Adnkronos Salute) - Vaccinate i bambini contro lo pneumococco, per evitare la sovrapposizione di polmoniti alla nuova influenza A. E' il consiglio di Giuseppe Mele, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che ne ha parlato a Roma a margine del 'Bridging to the Future - Pneumococcal Conjugate Vaccine Summit'. "Lo scienziato americano Keith Klugman - dice Mele all'ADNKRONOS SALUTE - ha scoperto che durante la pandemia di Spagnola del 1918 la maggior parte dei morti è stata causata da polmoniti batteriche, provocate soprattutto dallo pneumococco. Per evitare problemi in questo senso, la vaccinazione antipneumococcica oggi va fatta e se in alcune Regioni ancora non c'è questa offerta attiva è il momento di rivedere i piani vaccinali, perché la nuova influenza potrebbe creare problemi in questo senso. La vaccinazione riduce invece i rischi di sovrapposizione". Secondo Mele, "il vaccino eptavalente disponibile, l'unico con una specifica indicazione rivolta alla prevenzione della polmonite, è sicuro ed efficace, anche contro altre gravi malattie, come meningiti e otiti. Oggi, poi, abbiamo a che fare con alcuni sierotipi emergenti, come il 19A, che è resistente agli antibiotici e di cui pediatri si preoccupano. Aspettiamo con grande attenzione, dunque, il vaccino 13valente, che contiene questo nuovo sierotipo".
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La notizia merita alcune precisazioni affinchè i genitori dei bambini abbiano conoscenze adeguate per dare il consenso alla vaccinazione.
In primo luogo va detto che lo Pneumococco è un germe sensibile alle terapie antibiotiche (tranne casi rari) terapie che non erano disponibili ai tempi della Pandemia Spagnola del 1918.
Le malattie provocate dal germe sono piu’ frequentemente otiti, sinusiti, polmoniti, meno frequentemente meningiti o sepsi.
Il vaccino viene praticato facoltativamente a 2 , 3 , 11 mesi nella stessa seduta della vaccinazione esavalente obbligatoria (antidifterica, tetanica, pertosse, polio Salk, epatite B, emofilo).
Il vaccino antipneumococcico contiene 7 sierotipi di pneumococchi (ovvero una piccola parte del numero totale di sierotipi che è circa 90), cio’ permette di prevenire solo una piccola parte delle polmoniti, otiti e meningiti provocate dallo stesso.
Gli studi sull’efficacia del vaccino ci vengono dagli Stati Uniti dove la distribuzione del germe è differente rispetto all’Italia, sono comunque in corso studi anche nel nostro paese .
Da uno studio effettuato in Ligura da Durando e coll. Presso l’ Osp S Martino di Genova ( relazione al Conv. Antibioticoterapia in Eta’Pediatrica 5-6 Novembre 2009 a Milano) è emerso che il vaccino ha determinato una riduzione delle forme invasive da Pneumococco (cioè le forme piu’ gravi) da 0,7 /10000 a 0,2 /10000 casi (nel periodo 2000-2003 rispetto 2004-2007).
Si sono però evidenziati, come già previsto da studi precedenti, dei fenomeni di replacement (rimpiazzo), per cui sono aumentati i casi di malattie invasive da altri sierotipi di Pneumococco non contenuti nel vaccino (ad esempio per il sierotipo 19 che ha dimostrato di essere anche resistente ad antibiotici).
Questo problema in futuro potrebbe diventare ancora più serio, infatti si assisterà ad un progressivo aumento della violenza dei sierotipi di pneumococco non coperti dal vaccino e ciò si potrà verificare anche con il nuovo vaccino anti-Pneumococcico 13 valente(in commercio in Italia dal 2010), che avrà cioè una copertura su 13 ceppi di Pneumococco.
Elena Bosi , pediatra
Milano
sabato 5 dicembre 2009
La felicità vale meno della tristezza.......
venerdì 4 dicembre 2009
Una ricerca italiana mette in luce i rischi di un'alimentazione ricca di carne rossa processata e burro
Francesco Laganà,medico, Reggio Calabria
giovedì 3 dicembre 2009
IL CURIOSO CASO DI CHARLES DARWIN E L'OMEOPATIA
mercoledì 2 dicembre 2009
Sindrome ADHD: l'esposizione a fumo passivo e piombo aumenta in modo significativo il rischio
Francesco Laganà, medico, Reggio Calabria
martedì 1 dicembre 2009
Ginkgo biloba e sindrome premestruale: una possibilità terapeutica in più….
(Ozgoli G, et all .A randomized, placebo-controlled trial of Ginkgo biloba L. in treatment of premenstrual syndrome. J Altern Complement Med. 2009 Aug;15(8):845-51.)
Enrica Campanini, medico, Firenze
lunedì 30 novembre 2009
Il GIUBBOTTINO DOPO L’INFARTO
Una minoranza di soggetti colpiti da IMA, non può per varie ragioni essere sottoposta alle terapie riperfusive( angioplastica primaria e trombolisi) o vi viene sottoposto troppo tardi. Questi sono i cosiddetti pazienti ad alto rischio, in essi la mortalità ospedaliera e postospedaliera è più alta soprattutto nel primo mese , spesso è improvvisa e dovuta ad aritmie ventricolari letali.L’impianto immediato di defibrillatori automatici ha dato risultati deludenti. Sono però oggi disponibili defibrillatori indossabili, che possono essere utilizzati nei pazienti ad alto rischio nell’immediato periodo post- dimissione fino al 40° giorno dall’episodio infartuale acuto, solo allora sarà più utile decidere sull’opportunità dell’impianto di un defibrillatore automatico.Si tratta del Live Vest, apparecchi di dimensioni contenute, collegati ad elettrodi speciali che vengono mantenuti a contatto del torace da un sistema di bretelle.Il Live Vest è in grado di riconoscere un’aritmia ventricolare potenzialmente letale e interromperla con una scarica elettrica esterna.Una frazione di secondo prima di erogare la scarica, gli involucri degli elettrodi esplodono come piccoli air-bag, liberando una sostanza elettroconduttrice che facilita la trasmissione dell’energia elettrica.Il paziente viene comunque avvertito da un suono acuto, dell’imminenza della scarica. (Da: Cuore & Salute-di Cesare Greco)
Dott. Anna Dominici, medico, Roma
domenica 29 novembre 2009
Cure Palliative: diritto all'assistenza domiciliare e all'uso informato di oppiacei
In una conferenza stampa, tenutasi al Circolo della Stampa di Milano dalla Società Italiana Cure Palliative, sono state presentate le prospettive di applicazione della nuova legge n° 1771, già licenziata dalla Camera e in approvazione al Senato, che riguarda i 250 mila malati che in Italia si trovano ad avere necessità di cure palliative. La priorità assoluta va alla necessità di realizzare la rete delle cure palliative in tutto il territorio nazionale, con standard di qualità omogenei. Non sono più accettabili vuoti e differenze da Regione a Regione, da ASL ad ASL, da ospedale ad ospedale. Ciò presuppone un'analisi dettagliata sulla reale situazione dell'assistenza domiciliare per le cure palliative, un'adeguata definizione della figura del medico palliativista e del suo percorso formativo, e la volontà di portare avanti una ricerca di qualità nell'ambito delle cure palliative e della terapia del dolore.
sabato 28 novembre 2009
Donna e neoplasia della mammella - Terapie complementari di supporto
venerdì 27 novembre 2009
Riabilitati i microbi della pelle....
Francesco Laganà, medico,Reggio Calabria
giovedì 26 novembre 2009
Uova e salute
mercoledì 25 novembre 2009
" per LEI ": sabato 27 novembre
martedì 24 novembre 2009
CITOCHINE A BASSE DOSI EFFICACI SULL'ASMA ALLERGICO
Mario Dileo, medico, Bari
lunedì 23 novembre 2009
I criteri per la realizzazione di un articolo scientifico efficace e confrontabile
Particolarmente opportuno appare pertanto il contributo appena pubblicato da parte di Stock-Schröer B, & coll. sulla rivista “Evidence-based complementary and alternative medicine : eCAM” dal titolo "Reporting Experiments in Homeopathic Basic Research--Description of the Checklist Development” (qui) finalizzato proprio a sviluppare un catalogo di criteri utilizzabili come linee guida per gli autori al fine di migliorare la qualità della presentazione delle ricerche nell’omeopatia di base.
Utilizzando il Delphi method (qui) gli autori hanno sviluppato una checklist con 23 criteri che aiutano a riempire di contenuti, in maniera scientificamente corretta, i noti paragrafi presenti in ogni ricerca: introduzione, materiali e metodi, risultati e discussione. L’obiettivo è quello di giungere alla reale applicabilità, efficacia e sintesi di questa lista al fine di rendere realizzabili le future revisioni sistematiche della letteratura scientifica relativa alla ricerca di base dell’omeopatia.
G. Di Leone – Medico - Bari
domenica 22 novembre 2009
Flunews dal Centro Nazionale di Epidemiologia dell'Istituto Superiore di Sanità
Fonte :
Il sito di Epicentro
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità
http://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/pdf/flunews/FluNews_5nov.pdf
giovedì 19 novembre 2009
Il documento della SNOP sulla prevenzione dell'influenza A H1N1
Questo il link al documento
Amedeo Galassi
giovedì 5 novembre 2009
Un po’ di cioccolato……
(Cioccolato, te, vino e capacità cognitive in una popolazione di donne anziane. Nurk E, Refsum H, Drevon CA, Tell GS, Nygaard HA, Engedal K, Smith AD.J Nutr. 2009 Jan;139(1):120-7. Epub 2008 Dec 3.)
lunedì 26 ottobre 2009
GLI ANTIBIOTICI PROTEGGONO DALLE RECIDIVE DI OTITE ?
In uno studio prospettico effettuato in collaborazione con 53 ambulatori di medicina generale olandese sono stati valutati gli effetti a lungo termine dell’antibioticoterapia nell’otite media in età pediatrica. L’osservazione ha coinvolto 240 bambini di età compresa tra sei mesi e due anni affetti da otite media acuta trattati con amoxicillina (40mg/Kg die in tre dosi) oppure con placebo (ovvero nessuna terapia).
L’obbiettivo dello studio, iniziato nel febbraio 1996 e terminato nel 2000, era indagare la frequenza di recidive, ricoveri e interventi chirurgici otorinolaringoiatrici.
I risultati finali hanno mostrato che la frequenza di ricomparsa di otite media acuta era inaspettatamente più alta nei bambini trattati con amoxicillina(63%) che nel gruppo di controllo, mentre non si erano modificati il numero di ricoveri e degli interventi otorinolaringoiatrici.
Da ciò si è dimostrato, per la prima volta, che il ricorso alla terapia antibiotica in caso di otite media nel bambino potrebbe avere a lungo termine un effetto sfavorevole favorendo le ricadute.
La spiegazione di questo fenomeno sembrerebbe da riferire alla comparsa, forse per selezione, di ceppi resistenti o alla compromissione delle difese naturali.
Un motivo in più per ridurre il ricorso agli antibiotici nella terapia dell’otite media acuta in età pediatrica.
(Bezakova N. Damoiseaux R, et al. Recurrence up to 3.5 years after antibiotic treatment of acute otitis media in very young Dutch children: survey of trial participant. Brit Med J 2009:339:b2525)
Elena Bosi, pediatra, Milano
mercoledì 21 ottobre 2009
Evidence based Complementary and Alternative Medecine
Amedeo Galassi
martedì 13 ottobre 2009
Prescrizioni poco appropriate nei bambini
IN ITALIA IL 61% DEI BAMBINI IN UN ANNO RICEVE UN FARMACO
E' quanto emerge da uno studio condotto dall'Istituto Mario Negri sulle terapie prescritte ambulatoriamente nell'anno 2006 a 923.353 bambini sotto i 14 anni in 22ASL.
Tutte le terapie appartenevano alla classe A(rimborsate dal Servizio sanitario nazionale).
Il 61% dei bambini ha ricevuto almeno un farmaco nel 2006, il 78%all'età di tre anni,il 58% tra i 4 e i sette anni e il 43% tra i sette e i tredici anni.
Antibiotici(52%) e antiasmatici(26%) coprivano l'80%delle prescrizioni.
Il farmaco più usato in assoluto era la combinazione di amoxicillina più acido clavulanico(24% della popolazione), seguito dal beclometasone (che era il più prescritto sotto l'anno di età).
Il 32%dei bambini trattati riceveva almeno due farmaci e il 16% tre o più farmaci.
CONCLUSIONE:
In Italia lo studio delle terapie in età pediatrica ha mostrato una maggiore tendenza,rispetto ad altri paesi occidentali, alla prescrizione di farmaci ed in particolare all'uso dell'associazione di amoxicillina più acido clavulanico invece della sola amoxicillina.
Anche gli antiasmatici sembrano piu' usati di quanto ci si attenderebbe dall'incidenza di asma in Italia.
Clavenna A,Berti A, et al. Drug utilisation profile in the Italian paediatric population.
Eur J Pediatr 2009;168:173-80.
Elena Bosi,Pediatra
Milano
mercoledì 7 ottobre 2009
IL PAESE DELLA PANDEMIA
L'influenza H1N1 è ormai il tormentone della stagione autunno, inverno 2009.
Gli allarmismi sono all'ordine del giorno, così come il consiglio di
vaccinare a tappeto dalla gravidanza ai 65 anni e oltre...
Riportiamo un resoconto confortante perchè anche le notizie positive abbiano il loro spazio.
VIRUS A, il paese della pandemia
a scuola colpiti 23 alunni su 44
FIRENZE
Ventitrè bambini malati di nuova influenza su 44.
La prima scuola italiana a fare seriamente i conti con il virus H1N1 si trova nella frazione di un paese in provincia di Arezzo, Ortignano Raggialo.
Durante la settimana che sta finendo oltre la metà dei bambini iscritti alla elementare è rimasta a casa.
La malattia è stata piuttosto blanda, con tre giorni di febbre non alta(37,5-38) dolori e mal di testa, e le autorità scolastiche hanno deciso che non c'era bisogno di chiudere le classi. Così, anche se con meno alunni, le lezioni sono proseguite senza problemi, mentre tutto il paese è stato coinvolto nella gestione della pandemia.
Quando è arrivata la prima segnalazione di caso sospetto, quello di un bambino rientrato da una vacanza, l'ufficio d'igiene della Asl ha contattato famiglie e pediatri.
Sono stati fatti tre tamponi a bambini risultati tutti colpiti dalla Nuova influenza.
“Quegli esami ci sono bastati per dire che tutti i piccoli della scuola erano stati colpiti dallo stesso virus-dice il capo della prevenzione della Asl Gabriella Bidini - Non c'è stato bisogno di altri approfondimenti, si tratta di una scuola piccola in un paese piccolo.
Il virus si sta diffondendo nella nostra provincia, nelle ultime 24 ore ci sono arrivate una quindicina di segnalazioni di casi sospetti dai pediatri della zona di quel paese, il Casentino.
La scuola italiana ad oggi maggiormente colpita dall'H1N1 si trova nella frazione di San Piero in Frassino, 800 abitanti in tutto.
Il sindaco racconta un paese che ha reagito bene alla pandemia”genitori e insegnanti sono stati molto bravi. Si sono informati e non hanno stressato i bambini per l'emergenza, anzi li hanno coinvolti come in un gioco”.
Parole rassicuranti arrivano dal padre di due bambini che si sono ammalati:”Non ci sono stati problemi. E' una banalissima influenza, anzi:meno virulenta di altre. I bambini sono stati a casa e ora tutto è a posto.
L'hanno affrontata benissimo”.
Tratto da La Repubblica, domenica 27 settembre 2009
Elena Bosi, pediatra, Milano
sabato 3 ottobre 2009
Le Società scientifiche e il conflitto di interessi
Trascurando, non certo per mancanza di interesse, il primo tema, mi sembra particolarmente attuale la discussione relativa alla gestione del conflitto di interessi da parte delle Società Scientifiche.
Di particolare significato appare il “Manifesto contro il conflitto” allegato alla brochure dell’evento organizzato dall’ISDE Italia, pubblicato nella sua versione inglese (“Conflicts of interest. How could disclosure of interests work better in medicine, epidemiology and public health?” - Douglas L. Weed. Fonte: Journal of Epidemiology and Community Health 2009;63:601-602) e nella sua traduzione italiana oltre che sul sito dell’Associazione anche su quello di AMICO (http://www.amicomeopatia.it/info/MANIFESTO%20CONTRO%20IL%20CONFLITTO%20D'INTERESSE.PDF) .
"Di fatto" denuncia David Wosfy, docente di medicina dell'Università della California, "il peso dell'industria sull'attività delle società scientifiche è variabile ma sempre molto significativo". E in realtà sappiamo bene quanto l’attività di una Società scientifica sia vincolata dall’esiguità delle risorse disponibili e come peraltro la stessa ricerca scientifica sia condizionata dagli investimenti dell’industria farmaceutica.
Nel manifesto si afferma correttamente che impedire il conflitto di interesse non significa demonizzare ogni forma di rapporto con l'industria, purché rimanga fermo il principio che le società scientifiche hanno il dovere di presentare ai loro soci le migliori prove scientifiche in relazione a trattamenti e procedure. Queste società devono pertanto stabilire preventivamente la loro agenda e le loro priorità e rimanere aderenti a queste, indipendentemente dai richiami delle sirene aziendali.
Invito ad una lettura attenta del manifesto contro il conflitto di interessi in quanto ricco di stimoli che non potranno che essere sviluppati attraverso un opportuno dibattito.
G. Di Leone – Medico - Bari
domenica 27 settembre 2009
INFLUENZA A/H1N1: LA SITUAZIONE
Notiziario Ordine dei Medici della Provincia di Firenze - Integralmente riportiamo:
Il Nuovo Virus dell’influenza, denominata dai media influenza suina, sta creando allarmismo in Italia, è quindi opportuno fornire alcune notizie certe che sono disponibili alla data odierna (4 settembre 2009).Intanto è ormai accertato che la nuova influenza si presenta con caratteristiche simili di decorso e gravità rispetto all’influenza stagionale che ricorre tutti gli anni, anzi sembrerebbe che complicanze e decessi siano in percentuale lievemente minori. I casi in tutto il mondo sono attualmente centinaia di migliaia, in Italia circa 5000. Si precisa che durante i primi due mesi di circolazione del virus sono stati conteggiati solo i casi accertati con diagnosi di laboratorio, poi con la circolare del 27 luglio, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha cambiato sistema ed attualmente i casi sono segnalati sulla base del criterio clinico e vengono sottoposti ad accertamento analitico solo i casi sospetti ricoverati in ospedale, se si sospetta un focolaio e a campione si verifica anche qualche caso autoctono sul territorio.Non è quindi più necessario rivolgersi sistematicamente ai reparti di malattie infettive, il medico deve solo segnalare il caso sospetto al Servizio di Igiene Pubblica che poi provvede all’indagine epidemiologica e alla notifica alla Regione, settimanalmente si comunicano i dati al Ministero.Grazie a modelli matematici e sulla base dei casi segnalati dalle Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità produce periodicamente delle simulazioni sull’andamento della pandemia e sulla diffusione del virus, la più recente stima il realizzarsi del picco pandemico fra le metà di dicembre e la metà di gennaio, un po’ più tardi di quanto si calcolava circa un mese fa, sembrerebbe quindi che la diffusione sia rallentata nel mese di agosto.Per quanto riguarda la vaccinazione vi è da distinguere tra quella che si definisce stagionale e la vaccinazione pandemica, che verranno entrambe effettuate in autunno con target differenziati e con tempistica ancora non esattamente definita. La decisione di somministrare entrambi i vaccini è motivata dal fatto che, per quanto sia molto probabile che quest’anno il ceppo dominante sia il Nuovo Virus (visto anche l’andamento nei Paesi dell’emisfero meridionale) non è escluso che anche altri virus siano in grado di diffondersi.La vaccinazione stagionale viene effettuata con il tradizionale vaccino contenente tre ceppi, le disposizioni sono già state date dal Ministero con una circolare che tra l’altro stabilisce che la somministrazione sia anticipata: si ricorda che normalmente si cominciava a metà ottobre vaccinando fino a dicembre inoltrato, quest’anno si inizierà i primi di ottobre e si dovrebbe concludere entro inizio novembre. Le modalità organizzative sono le stesse degli altri anni, il vaccino è disponibile negli ambulatori dei medici e dei pediatri convenzionati (che normalmente somministrano circa 80% delle dosi) e presso i centri vaccinali delle ASL. Anche le categorie di soggetti sono le stesse e quindi tutte le persone al di sopra del 65 anni e i soggetti di qualsiasi età che appartengono alle categorie individuate dalla circolare ministeriale.Per quanto riguarda il vaccino pandemico si tratta invece di un vaccino adiuvato contente un solo ceppo, quello del nuovo virus, e, molto probabilmente, se ne dovranno somministrare due dosi, a distanza di un mese l’una dall’altra. Questo vaccino viene acquistato dal Ministero (non sarà in vendita in farmacia) e distribuito gratuitamente alle Regioni. Non si sa ancora quando sarà disponibile per la somministrazione, a lungo si è parlato del 15 novembre ma forse sarà possibile anticipare, le sperimentazioni sono già in corso e il percorso sarà abbreviato il più possibile. Appena EMEA (l’agenzia europea che deve rilasciare l’autorizzazione) renderà disponibile il vaccino si inizierà contemporaneamente in tutta Italia. Ancora diversi aspetti di questa vaccinazione debbono essere precisati dal Ministero, le decisioni in questo ambito infatti saranno prese esclusivamente dal livello centrale, in particolare spetta allo Stato fissare quali sono le categorie di soggetti da vaccinare.Comunque, di sicuro i primi ad essere sottoposti a vaccinazione saranno tutti gli operatori sanitari, e si richiede che vi sia la più larga adesione. L’Ordine dei Medici ricorda che anche se la vaccinazione non è obbligatoria vi è un dovere morale di immunizzarsi al fine di garantire la continuità dell’assistenza e anche la sicurezza dei propri pazienti. Sono circolate molte voci su questo vaccino che è stato approntato con grande velocità, ma è importante precisare che l’EMEA rilascerà l’autorizzazione solo quando vi saranno ampie garanzie di sicurezza di impiego ed inoltre è previsto un protocollo di farmacovigilanza molto accurato e capillare, tale da far scattare immediatamente l’allarme se dovessero essere registrati effetti imprevisti.La Regione Toscana si sta già organizzando per questa vaccinazione straordinaria, si è deciso che i soggetti appartenenti ai servizi essenziali saranno vaccinati dai servizi territoriali, Dipartimenti di Prevenzione e Distretti, mentre i soggetti a rischio per patologia troveranno il vaccino presso il proprio medico o pediatra di famiglia. L’organizzazione delle sedute vaccinali dovrà tenere presente che il vaccino è confezionato in fiale da 10 dosi e che dopo l’apertura il prodotto deve essere utilizzato entro poche ore.In questo breve articolo si è cercato di sintetizzare le notizie al momento sicure, restano da definire ancora diversi aspetti, anche le attuali disposizioni potranno ancora variare, vi è infatti uno strettissimo monitoraggio del fenomeno e le strategie cambiano in funzione dell’evolversi della situazione. Si consiglia quindi di consultare gli appositi siti, molte ASL hanno pagine web dedicate, quelle della Regione Toscana in particolare si trovano al seguente indirizzo: www.regione.toscana.it/salute/diagnosticaespecialistica/influenza-virus-ah1n1/index.html
G. Di Leone - Medico - Bari
lunedì 14 settembre 2009
I primi due studi sul nuovo vaccino anti H1N1
Due studi (uno australiano e uno inglese) pubblicati in anteprima sul NEJM e resi pubblici gratuitamente a questo link hanno valutato l'efficacia di una singola dose di vaccino anti H1N1. La risposta immune è stata considerata in entrambi gli studi come efficace e sovrapponibile a quella del comune vaccino stagionale.
Un interessante editoriale che commenta i due studi, valuta come la scelta della popolazione da vaccinare debba essere però oculata in considerazione della sproporzione tra la domanda e l'offerta del vaccino; tra l'altro nelle popolazioni particolarmente a rischio potrebbe rendersi necessario un richiamo della vaccinazione. Inoltre nei soggetti studiati non si sono evidenziati effetti collaterali importanti se non reazione locali alla sede dell'iniezione e limitati nel tempo.
mercoledì 9 settembre 2009
Arriva l'influenza A: dobbiamo avere paura?
"La pioggia di dati sull'influenza da virus H1N1, la Nuova A, che ogni giorno ci invade ormai da molti mesi è sacrosanta, ma rischia di non rispondere alla domanda della gente, che invece è una sola: dobbiamo avere paura oppure o no? Siamo di fronte ad una pandemia mortale, una peste del ventunesimo secolo, o si tratta di un'altra influenza dal nome e l'origine più fantasiosi? Io penso che il panico è da escludere, la prudenza no. Tutti i virus influenzali, quelli che definiamo "stagionali", causano una lieve mortalità, in media intorno all'1 per mille dei contagiati. Al momento questo nuovo virus non sembra discostarsi sostanzialmente da questa percentuale, anche se dobbiamo tenere conto che, in caso di dati mondiali, i numeri relativi ai contagi sono di difficile interpretazione, perché in molti Paesi, con strutture sanitarie meno avanzate, numerosi casi non vengono identificati e neppure segnalati. In Italia, dove il sistema si è mosso con indubbia efficienza come nel resto d'Europa, si riportano fino ad oggi fra i 1.600 e i 1.800 contagi e nessun decesso. Siamo quindi in linea con una normale influenza, che però ha, per il resto, caratteristiche nuove. Ciò che possiamo infatti dedurre con ragionevole certezza dai dati internazionali sono il tipo di virus e le sue tendenze di diffusione. Prima di tutto va precisato che le notizie dall'emisfero australe, che sta aprendo la stagione influenzale con il "doppio virus" (quello stagionale e la nuova A) sono rassicuranti perché il virus ad oggi non è mutato, cioè nel moltiplicarsi non è diventato più pericoloso per la salute rispetto all'esordio. La malattia ha mostrato due caratteristiche: una grande velocità di contagio e una "predilezione" per i più giovani, tratto che la rende peculiare rispetto alle altre forme e che ha messo in speciale allarme i pediatri. Va detto anche che non appare fra le sue caratteristiche la gravità: la regola è la guarigione, non le complicanze e tantomeno la morte. Alvaro Ulribe, presidente della Colombia, ha appena annunciato, senza problemi di "immagine", di essere stato contagiato e lo staff si è dichiarato per nulla preoccupato perché la malattia è stata da subito sotto controllo. Si è ammalato anche Raffael Correa, presidente dell'Ecuador, ed già è guarito Oscar Arisa Sanchez, presidente del Costarica. Del resto la terapia è disponibile, per tutti: si tratta di antivirali già presenti sul mercato. Che fare però per evitare di ammalarsi? Il periodo di diffusione durerà molti mesi e dunque mi sembra inutile spostare l'inizio della scuola, come è stato proposto in Italia, perché significherebbe perdere l'anno scolastico. Così come non appare pensabile rimandare i viaggi all'estero perché i flussi di spostamento della popolazione, soprattutto i giovani, da un Paese all'altro ormai sono continui e inarrestabili. Non serve quindi stravolgere le proprie abitudini di vita e farsi ossessionare dall'incubo del contagio.
È più utile prestare attenzione particolare ai sintomi tipici influenzali e segnalarli subito al proprio medico, oltre che seguire le norme igieniche preventive che si applicano a tutti i contagi. Penso che in realtà dobbiamo tutti abituarci gradualmente all'idea che paradossalmente sulla diffusione dei nuovi virus il mondo moderno appare più fragile del mondo antico. Nell'era della globalizzazione, come accennavo, non ci sono più, a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è di conseguenza, indebolito: l'allarme si diffonde più tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Esiste, dall'altra parte, un "sistema di salvataggio" (controlli, terapie, vaccini) più efficiente, che rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazione di comportamento, perdendosi nelle proprie ansie. Nel caso di un nuovo allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Questo è il rischio che possiamo e dobbiamo evitare."
Riconoscimento alla ricerca in Toscana
Ciò premesso, devo però fare una confessione: interrogata sulla ricerca in omeopatia (e anche nell’ambito di altere medicine complementari), mi vengono subito in mente studi condotti in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e occasionalmente in Svizzera o in Germania. Questa “mappa della ricerca” sedimentata nella mia testa non è per niente internazionale ed è prova di un orizzonte piuttosto ristretto. Per questa ragione, dunque, ho letto con grande piacere una serie di quattro studi sull’omeopatia, pubblicati sulla rivista Homeopathy e realizzati in Italia.
Il processo di integrazione in Italia
Il primo lavoro consiste nella presentazione del programma che garantisce l’integrazione delle medicine complementari nel sistema sanitario pubblico della regione Toscana attraverso la definizione di provvedimenti legislativi riguardanti la pratica delle suddette terapie. Esso mostra in modo efficace e discorsivo il percorso che ha condotto a questo risultato, partito con una conferenza che dimostrava l’importanza di queste medicine a politici e stakeholders fino alla definizione di una task force cui è stato affidato il compito di identificare le strategie atte a conseguire l’integrazione. Alla fine del percorso è stata concordata anche la presenza di un rappresentante delle medicine complementari in ogni ASL, nel Consiglio dei sanitari della regione Toscana e nella Commissione regionale di Bioetica.
Il secondo e il terzo lavoro si concentrano su condizioni patologiche specifiche e prendono in esame l’effetto dell’omeopatia in condizioni cliniche reali. Uno studio è intitolato “Valutazione di costi e benefici della terapia omeopatica versus terapia convenzionale nelle malattie respiratorie”. Si tratta di uno studio retrospettivo che ha riguardato 105 pazienti affetti da asma o infezioni respiratorie ricorrenti visitati presso un ambulatorio pubblico di omeopatia. Incastonato in questo studio osservazionale, un protocollo caso-controllo dove i dati riguardanti otto pazienti con asma e sedici con infezioni respiratorie ricorrenti trattati con l’omeopatia sono stati confrontati con quelli riguardanti rispettivamente sedici e 32 pazienti trattati con la medicina convenzionale. La conclusione più importante è che i costi dei farmaci dei pazienti del gruppo omeopatico diminuivano, mentre aumentava la spesa per i farmaci del gruppo trattato con terapie convenzionali.
L’altro lavoro è uno studio osservazionale sulle terapie omeopatica e convenzionale in pazienti affetti da neuropatia diabetica che mette a confronto i risultati, misurati con una scala sintomatologica, per la neuropatia diabetica e la qualità di vita di 32 pazienti trattati con omeopatia con quelli di 29 pazienti sottoposti a cure convenzionali. Gli autori concludono che gli outcomes della malattia sono comparabili nei due gruppi, ma che la qualità della vita aumenta soltanto nel gruppo omeopatia e che in questo stesso gruppo diminuiscono anche i costi.
Il quarto studio della serie fornisce una panoramica dell’applicazione della terapia omeopatica nel servizio sanitario pubblico con uno studio osservazionale condotto dal 1998 al 2005 presso l’ospedale Campo di Marte di Lucca, in Toscana. L’obiettivo di questo lavoro era di valutare la risposta al trattamento omeopatico in un ambiente clinico pubblico considerando tutti i pazienti visitati presso l’ambulatorio nell’arco di cinque anni e quattro mesi. Gli autori concludono che il 74% dei pazienti ha riportato almeno un miglioramento di tipo moderato e che i risultati migliori si rilevano nei soggetti più giovani e con una lunga storia di cure omeopatiche. I pazienti che hanno tratto maggiori benefici sono quelli affetti da patologie respiratorie, seguiti da quelle dermatologiche e gastrointestinali. Al contrario, i pazienti con problemi di tipo psicologico hanno mostrato miglioramenti meno significativi.
Tornando al tema da cui siamo partiti (l’interesse per la ricerca internazionale e l’apprendere da modelli di altri Paesi), mi è parso davvero istruttivo il fatto che gli autori abbiano dovuto affrontare un problema strutturale (la mancanza di armonizzazione fra le diverse legislazioni regionali) per alimentare il dibattito sulle medicine complementari. Dibattito che alla fine è approdato alla nomina dei rappresentati di queste medicine in posti di notevole responsabilità.
Tuttavia, a mio parere, i risultati degli studi osservazionali dicono più sul modello di integrazione piuttosto che ampliare il corpus delle prove di efficacia dell’omeopatia. Avrei preferito perciò studi più rigorosi sul piano metodologico oppure case- reports interessanti e incoraggianti su cui gli omeopati possano riflettere.
Ciò chiarito, mi congratulo di nuovo con i colleghi italiani per i successi conseguiti e mi auguro di imparare di più sui modelli di medicina integrata e sull’integrazione delle medicine complementari nei sistemi sanitari di altri Paesi del mondo.
Traduzione a cura di Mariella Di Stefano
Notiziario regionale Medicine complementari Regione Toscana
giovedì 3 settembre 2009
NUOVA INFLUENZA: primo rimedio una "sana" informazione
Speriamo in tal modo di permettere ai genitori e alle famiglie di acquisire delle informazioni corrette, visto l'eccessivo allarmismo indotto dai media.
La posizione dell’Associazione Culturale Pediatri
sulla nuova influenza A/H1N1
Lettera aperta ai politici, ai professionisti delle salute e ai mezzi di comunicazione
Attenzione agli allarmismi: non dobbiamo dare spazio a posizioni e a scelte basate sull'emotività
piuttosto che sulle evidenze scientifiche. La nuova A/H1N1 non può essere per ora considerata
pericolosa.
In questa fase è inutile la chiusura delle scuole.
I vaccini? Sono ancora in fase di
sperimentazione e inoltre non se ne conoscono ancora i possibili effetti collaterali.
Gli antivirali vanno usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in cattive condizioni di salute.
1 settembre 2009. L’Associazione Culturale Pediatri (ACP) pubblica online una lettera aperta rivolta ai medici, politici e ai mezzi di comunicazione sulla questione controversa della nuova influenza A/H1N1.
“Alla luce delle voce contraddittorie che vengono diffuse sull'influenza A/H1N1, ci preme
esprimere la nostra posizione di pediatri impegnati per la tutela della salute dei bambini e il sostegno ai genitori e garantire una corretta informazione”, commenta il Presidente dell'ACP, Michele Gangemi.
“E' prioritario delineare una strategia di salute pubblica per prevenire la diffusione del virus e prendere provvedimenti mirati di provata efficacia che siano modificabili in base ai dati che disporremo sul nuovo virus”.
“Non dobbiamo dare spazio a posizioni e a scelte basate sull'emotività piuttosto che sulle evidenze
scientifiche. Andranno innanzi tutto mantenute calma e lucidità, di fronte alle notizie allarmanti che si stanno diffondendo”.
La nuova A/H1N1 non può essere al momento considerata pericolosa, né si può prevedere se lo diventerà, scrive l'ACP. Quello che sappiamo per certo del nuovo virus influenzale A/H1N1 è che per ora si è dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. “Nessuno è però in grado di dire se in futuro questo virus si modificherà e diventerà pericoloso. Il suo comportamento, come quello di tutti i virus, è assolutamente imprevedibile”.
Cosa fare? Mettere in atto le misure di provata efficacia
L’ACP ribadisce che andrebbero messe in atto da subito le uniche misure che si sono dimostrate
scientificamente valide nell’impedire la diffusione di tutti i virus respiratori come l’H1N1: lavarsi le
mani; ripararsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce; evitare di toccarsi occhi, naso e
bocca, facili vie di entrata dei virus; stare a casa quando si hanno sintomi di influenza; evitare i luoghi affollati quando i casi di malattia sono molto numerosi.
La chiusura delle scuole – con tutte le sue ricadute sociali – potrebbe essere presa in considerazione solo se in futuro dovesse circolare un virus altamente aggressivo (non l’attuale A/H1N1). In tal caso
andrebbero chiusi anche tutti i luoghi di ritrovo come i cinema, le discoteche, ecc.
Se i casi di influenza saranno più numerosi del solito o il virus dovesse diventare aggressivo, sarà
importante permettere ai medici e alle strutture sanitarie di dedicarsi ai pazienti più gravi.
Vaccini e antivirali: benefici e rischi ancora da dimostrare
Luisella Grandori del Gruppo vaccinazioni dell’ACP richiama l’attenzione sui vaccini contro il nuovo
virus A/H1N1. “Sono vaccini ancora in fase di sperimentazione: nessuno è in grado oggi di sapere se e quanto saranno efficaci”. Considerato che per diventare aggressivo il virus dovrebbe cambiare,i vaccini mirati al virus attuale potrebbero non essere più utili. Inoltre mancano dati sugli eventuali effetti collaterali, i quali potrebbero manifestarsi solo con un uso su vasta scala: chi decide di vaccinarsi dovrebbe firmare un “consenso informato” che illustri con precisione benefici e rischi.
Riguardo agli antivirali, puntualizza l'ACP, si sa solo che il nuovo virus è risultato sensibile in laboratorio all’Oseltamivir (Tamiflu) e allo Zanamivir (Relenza), ma non sappiamo quanto siano efficaci “in vivo”.Per ora non abbiamo studi al riguardo. Inoltre non va dimenticato che gli antivirali possono dare a volte effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito, a cui è stato somministrato l’Oseltamivir in occasione dell’epidemia di A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici. “Gli antivirali vanno quindi usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in cattive condizioni di salute”.
Vedi anche intervista rilasciata da S.Garattini
www.informazione.it
Elena Bosi,pediatra
Milano
martedì 28 luglio 2009
Vaccinare contro il Papillomavirus?
Papillomavirus un reale pericolo o un'altra operazione di Marketing?
Questo il tema dibattuto nel nuovo libro di Roberto Gava,medico tossicologo ed Eugenio Serravalle, pediatra, edito da Salus Infirmorum.
E' in atto infatti una campagna di vaccinazione rivolta alle ragazze dodicenni che pone serie perplessità. Ci sono fortissime pressioni commerciali da parte delle Ditte produttrici, sia a livello politico che dei mass media, ma a livello scientifico ci sono grandi dubbi e preoccupazioni sul reale rapporto rischio/beneficio di questo vaccino.
L’infezione da HPV è comune, ma il rischio di sviluppare un carcinoma è eccezionale, richiede decenni e può essere evidenziato precocemente da periodici e innocui Pap-test che in ogni caso devono essere eseguiti anche nei vaccinati, perché il vaccino copre solo 2 dei 15 ceppi ad alto rischio tumorale.
Mancano studi clinici longitudinali condotti da ricercatori indipendenti dall’Industria farmaceutica sull’efficacia del vaccino ed anche informazioni corrette ed esaustive sui reali effetti indesiderati di questa vaccinazione, diventano sempre più numerose le segnalazioni di gravi danni da vaccino.
Non ci sono ancora informazioni sulla durata della protezione e sulla reale capacità di prevenire veramente, non le lesioni precancerose ma il carcinoma del collo dell’utero e soprattutto non si sa come si modificheranno i numerosissimi tipi virali non coperti dal vaccino che potrebbero, secondo alcuni ricercatori, diventare ancora più cancerogeni.
Scopo di questa pubblicazione è fornire un’informazione aggiornata e indipendente ai medici (specialmente pediatri) e ai genitori che vorrebbero vaccinare le proprie figlie e a tutti coloro che vogliono conoscere i vantaggi e i limiti di questa vaccinazione, in modo tale da poter esprimere il proprio consenso o diniego.
Elena Bosi,pediatra
Milano
martedì 21 luglio 2009
Comunicato stampa - Medicine Non Convenzionali a L'Aquila
La Protezione Civile ha recentemente stipulato un contratto con la FIAMO (Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati), membro della LMHI (Liga Medicorum Homeopathica Internationalis), per fornire alla popolazione terremotata il sostegno delle Medicine Non Convenzionali, prima tra tutte l’Omeopatia.
lunedì 20 luglio 2009
Libri di Medicina e capitoli sulle MNC (1)
In questo capitolo gli autori esaminano le medicine non convenzionali e non lo fanno con un taglio da “curiosità” ma con l'idea che sia una realtà con la qualche anche lo specialista deve confrontarsi, spesso per le richieste del malato.
Quello che colpisce è proprio come un testo ultraspecialistico, la Bibbia della Cardiologia mondiale, dedichi un non piccolo spazio ad un argomento fino ad alcuni anni fa neanche considerato. Segno inequivocabile che i tempi cambiano.
Ecco un esempio tratto dal testo sulle evidenze riguardo l'uso di Commiphora guggul
“Guggulipid has a long history of use in Ayurvedic medicine. In the first randomized controlled trial of guggulipid in the United States, 103 healthy adults with hypercholesterolemia given 1000 or 2000 mg guggulipid containing 2.5 percent guggulsterones experienced no improvement in their lipid levels. A hypersensitivity rash was reported in a small number of subjects.[15] Effects of guggulipids on high-density lipoproteins (HDLs) were mixed. A standard dose of guggulsterones containing 75 to 150 mg has been given as 1000 to 2000 mg guggulipid two or three times daily. Guggulipids can cause gastrointestinal upset, headache, mild nausea, belching, hiccups, and rash. Concomitant oral administration can reduce propranolol and diltiazem bioavailability and might reduce the therapeutic effects of these drugs. Guggulipid may also exert antiplatelet and anticoagulant effects. Definitive safety and efficacy data are lacking in subjects on Western diets.”
Al prossimo post i due successivi consigli di lettura.
mercoledì 8 luglio 2009
EPILESSIA E MEDICINE NON CONVENZIONALI?
La risposta a questi quesiti può, almeno parzialmente, essere reperita nell’interessante articolo di McElroy-Cox C. del Columbia Comprehensive Epilepsy Center della Columbia University di New York, recentemente pubblicato sul Current neurology and neuroscience reports, dal titolo “Alternative approaches to epilepsy treatment” (Qui).
Questo articolo passa in rassegna le modalità di approcci terapeutici non convenzionali (CAM) quali la meditazione, lo yoga, le tecniche di rilassamento, il biofeedback, i supplementi nutrizionali, la fitoterapia, gli approcci alimentari, la chiropratica, l’agopuntura, il Reiki e l’omeopatia e cosa sia noto circa la loro potenziale efficacia in pazienti con epilessia.
L’autore parte dalla considerazione che l’utilizzo delle CAM risulta attualmente aumentato rispetto agli ultimi 20 anni, e che diversi studi hanno dimostrato che oltre il 44% dei pazienti con epilessia fanno uso dei trattamenti non convenzionali sopra elencati.
Una mia considerazione a margine è che da ormai diversi anni il mondo scientifico internazionale ha cominciato a interrogarsi sui multiformi approcci non convenzionali, non tanto nella prospettiva di una loro demonizzazione ma anche, se non soprattutto, nel tentativo di una migliore comprensione del fenomeno sia nell’ottica della ricerca di prove di efficacia che anche nel tentativo di spiegarne il fenomeno sociologico. Analogo sforzo dovrebbe essere messo in atto anche da parte di quanti utilizzano professionalmente le CAM, per riuscire a fornire quelle prove di efficacia che sole potrebbero rappresentare la chiave di accesso ad un confronto sereno e basato su principi scientifici.
G. Di Leone – Medico - Bari
giovedì 2 luglio 2009
Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, afferma «Non cerchiamo in farmacia la soluzione di tutti i problemi …Pochi principi attivi funzionano nel 100% dei pazienti. Spesso i loro effetti si limitano al 70%, o magari solo al 15. Ma chi sono quelle 15 persone? Individuarle una a una non è possibile…. I farmaci ci hanno risolto grossi problemi di salute, è innegabile. Ma questo non giustifica una società che sta diventando farmacocentrica. Crediamo che basti una medicina per ogni problema, invece bisognerebbe adottare uno stile di vita corretto per prevenire le malattie». (Fonte: La Repubblica, 29 giugno 2009)
lunedì 22 giugno 2009
VACCINI:SE LA PANDEMIA DIVENTA BUSINESS
Due storie per capire come sta la salute del mondo.
La prima riguarda i vaccini. Alla fine del secondo millennio l'industria dei vaccini entra in crisi. I produttori da 26 che erano nel 1970 crollano a 7 nel 2004. In America da 5 si riducono a 2.
Grazie alle vaccinazioni l'Occidente ha eliminato tutte le malattie più pericolose. Ci sarebbero i paesi del cosiddetto terzo Mondo, ovvero i ¾ del mondo, in teoria un bell'affare ...Ma questi paesi non hanno soldi e allora le Case Farmaceutiche si buttano su nuovi e più redditizi prodotti....
A salvare l'industria dei vaccini è la globalizzazione. Degli uomini e delle merci. Che favorisce le nuove pandemie. Prima la Sars (800 morti su 8400 contagiati), poi l'Aviaria (421 casi denunciati con 257 vittime più 300milioni di volatili...) e infine la Peste Suina o H1N1.
Totale? Le vendite dei vaccini hanno ripreso a crescere con tassi del 10/15% annuo. I cinque principali produttori hanno aumentato le loro vendite del 33% rispetto al 2006.
Non si riescono ad immaginare gli incassi qualora la Peste Suina riuscisse a diventare una pandemia seria da 1,4 milioni di morti (l'influenza annuale ne produce solo 500mila...) .
La seconda storia riguarda proprio la Peste Suina, per la quale le due Big Pharma Glaxo e Roche propongono due antinfluenzali (Relenza e Tamiflu) che paiono – sottolineo paiono – avere effetti di contenimento – sottolineo solo contenimento.
Nel 1976 scoppiò a Fort Dix, in Usa, la madre di tutte le influenze suine.
13 furono i soldati contagiati. Uno morì. Temendo l'epidemia, il governo fece vaccinare 40 milioni di americani, spendendo centinaia di milioni di dollari. Il morbo però non si mosse da Fort Dix. E nessun altro morì. Furono invece molto più gravi i danni da vaccino, come la Sindrome di Guillain Barrè che ha come principale effetto la paralisi. Casa Bianca e case farmaceutiche dovettero risarcire le vittime con 93 milioni di dollari.
(tratto da E. Livini, Virus Spa, vaccini: se la pandemia diventa un business, in “La Repubblica”, lunedì 25maggio 2009).
Elena Bosi pediatra
mercoledì 17 giugno 2009
PERCHÉ I GENITORI NASCONDONO L’USO DELLE CAM?
Le CAM erano utilizzate non in sostituzione ma in aggiunta ai trattamenti convenzionali. In quasi tutti i casi gli oncologi non erano informati sul loro utilizzo, determinando in tale maniera il rischio di una possibile interazione con un trattamento farmacologico non adeguatamente conosciuto.
La domanda (alla quale ciascuno troverà le proprie risposte) è: perché? Per quale ragione il trattamento non convenzionale viene tenuto nascosto da parte di genitori di bambini affetti da patologie così gravi e, quindi,desiderosi di ogni possibile supporto terapeutico e psicologico?
G. Di Leone – Medico - Bari
giovedì 11 giugno 2009
Proposta di lettura: "Complementary and alternative therapy for epilepsy"
Complementary and Alternative Therapies for Epilepsy
Orrin Devinsky (Editor)
Demos ed. New York
Imbattersi in questo libro può in primo momento far pensare di avere di fronte uno dei tanti libri “new age” dal contenuto scientifico imbarazzante o nullo. Ci si accorge invece che i tre autori sono tre autorevoli neurologici statunitensi che hanno voluto indagare con rigore metodologico encomiabile le evidenze dei vari trattamento non convenzionali nella gestione dei vari aspetti dell'epilessia. Senza quindi mai mettere in discussione il trattamento convenzionale vengono esaminate le varie possibilità che le medicine non convenzionali possono avere nella gestione ad esempio dello stress, del sonno ed altro nel paziente epilettico. La prefazione inoltre finisce con un vero e proprio piccolo manifesto di medicina integrata:
“..speriamo che questo libro avvicini le CAM e i medici che curano l'epilessia per fornire una prospettiva di salute più ampia a questi pazienti”.
Amedeo Galassi, Medico, Roma