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Il prof Philippe Saas commenta con interesse lo studio sottolineando quanto l'integrità della barriera intestinale sia un punto di controllo per la transizione dall'autoimmunità asintomatica alla malattia infiammatoria. La composizione alterata del microbiota intestinale, denominata “disbiosi”, è associata a malattie autoimmuni tra cui l’artrite reumatoide. L’artrite reumatoide (AR) è una patologia autoimmune cronica disabilitante, caratterizzata da sinovite delle piccole e grandi articolazioni che si manifesta con tumefazione, rigidità, dolore e progressiva distruzione articolare.
L'estratto di cacao non ha avuto effetto positivo mentre l'integrazione giornaliera di multivitaminici, rispetto al placebo, ha determinato un beneficio statisticamente significativo sulla cognizione, la memoria e la funzione esecutiva.
La vitamina D è un importante regolatore
dell'equilibrio del calcio. Inoltre, ha importanti effetti
sul sistema immunitario, inducendo direttamente peptidi antimicrobici sulle
superfici mucose e modulando la funzione dei linfociti T. Studi
osservazionali dell'era pre-pandemica hanno riscontrato un'associazione tra
bassi livelli di vitamina D e un aumentato rischio di infezioni delle vie
respiratorie. I risultati di studi randomizzati controllati sono
stati contrastanti,
ma due grandi meta-analisi hanno trovato alcune prove di
un effetto protettivo dell'integrazione di vitamina D contro le infezioni
del tratto respiratorio, in particolare negli individui carenti di vitamina
D. La vitamina D può aiutare a proteggere dal covid-19? A livello
meccanicistico, la vitamina D aumenta le difese antivirali contro altri virus
respiratori, come il virus dell'influenza A e il rinovirus. I dati
provenienti da studi
osservazionali suggeriscono che bassi livelli di 25-idrossivitamina D
(25(OH)D) possono essere un fattore di rischio per covid-19 grave. Tuttavia,
questa associazione potrebbe essere dovuta a causalità inversa o
confondimento : sia il covid-19 che la carenza di vitamina D sono
associati indipendentemente con obesità, vecchiaia (>65 anni) e sesso maschile,
per esempio. Due nuovi studi randomizzati collegati aggiungono prove tanto
necessarie a questa importante domanda.
Tratto
da Agi 7/10/2022
Il test misura l’attivazione delle cellule T nelle persone guarite e/o vaccinate
In questo articolo cercheremo di descrivere le caratteristiche e le indicazioni anche alla luce dei dati scientifici presenti.
Il latte di capra sembra innanzitutto un prodotto sano e sostenibile per l'ambiente infatti le capre ai meno spazio utilizza, meno risorse e meno trattamenti rispetto. Inoltre i caseifici meno si affidano a trattamenti a base di ormoni per aumentare la produzione, inoltre la composizione di questo latte varia a seconda della dieta, della razza, dell'ambiente, della salute dell'animale e della stagione in cui viene prodotto(una differenza del latte vaccino che è stabile). Il contenuto proteico medio del latte di capra può essere più alto di quello del latte vaccino (ma può comunque variare ampiamente). C'è comunque una netta somiglianza (85-95%) tra la composizione aminoacidica delle sei principali proteine del latte vaccino e del latte di capra (quindi chi è veramente allergico alle proteine del latte di mucca lo è anche al latte di capra) .
Per quanto riguarda i lipidi del latte di capra essi sono presenti sotto forma di globuli di grasso più piccoli dei globuli del latte vaccino, questo lo rende più digeribile rispetto al latte di mucca , in quanto è maggiore la superficie esposta all'azione degli enzimi digestivo. La crema di latte di capra è ricca di acidi grassi a catena media e corta, importanti per le funzioni immunitarie e metaboliche.
A proposito degli zuccheri, il principale è il lattosio, il principale quale favorisce l'assorbimento intestinale di calcio, magnesio e fosforo e l'utilizzo di vitamina D . Il contenuto di lattosio nel latte di capra è comunque inferiore dello 0,2-0,5 per cento rispetto al latte vaccino, ma oltre al lattosio il latte di capra contiene oligosaccaridi, glicopeptidi, glicoproteine e zuccheri nucleotidici in maggiore quantità rispetto al latte vaccino , mostrando un profilo oligosaccaridico (con attività prebiotica) similitudine a quello del latte materno.
“Gentile direttore ,
alla luce dei dati ormai consolidati della letteratura dopo due anni di pandemia, credo sia utile fare qualche riflessione sulla strategia adottata per non continuare a commettere errori.
Gli ultimi New England Journal of Medicine hanno pubblicato una serie di lavori su vaccinazione e reinfezioni e su vaccinazione ed immunita' naturale.
In periodi non sospetti prima dell'inizio della campagna vaccinale, su questo quotidiano , il sottoscritto sosteneva di non vaccinare i covid, e soprattutto di verificare nel personale sanitario la presenza di anticorpi.
1. Vaccinare i guariti da covid è stato un errore, non c'era nessuna evidenza medica e trattare allo stesso modo un paziente che ha avuto la malattia ed uno che non ha avuto la malattia è stata la prima volta in medicina .
2. Non permettere di dosare gli anticorpi , per fare una strategia mirata di tipo vaccinale è stato un errore, sia perche' potevamo risparmiare dosi sia perche' evitavamo di fare star male i nostri pazienti “primum non nocere”
3. Una quota di pazienti vaccinati, è ed è stata ricoverata in medicina Interna con patologie gravi e con polipatologie . I vaccinati deceduti avevano un tasso di anticorpi di 65, mentre i vaccinati guariti di oltre 830. Se questi pazienti fossero stati intercettati prima con il dosaggio anticorpi la strategia con antivirali ed anticorpi monoclonali avrebbero potuto salvare la vita
4. Infatti di contro anche in questa quarta ondata non abbiamo ricoverati che hanno fatto il covid precedentemente.
5. Ieri in una bellissima analisi del dottor Donzelli su questo quotidiano , dimostra in maniera inoppugnabile che i tassi di reinfezione in chi ha avuto il covid sono bassi, l'avevamo dimostrato su Jama 2021, come la reinfezione ad un anno era solo dello 0.07% .
6. In pazienti con infezione da Covid 19 che hanno eseguito due dosi di vaccino abbiamo un NNT 1/767, come riportato dal Dr. Donzelli. Questo vuol dire che dobbiamo trattare 767 pazienti per risparmiare una infezione in un paziente, che come abbiamo visto non si ammalano più e non vengono più ricoverati. Anche rispetto ai vaccinati con tre dosi.
In qualsiasi studio per qualsiasi farmaco un NNT di questo tipo non sarebbe mai previsto, in quanto costo efficacia e costo efficienza non utile, questa è medicina basata sulle evidenze.
Pensiamo che sia venuto il momento di cambiare le disposizioni governative in relazione alle vaccinazioni nei pazienti che hanno avuto covid 19, di far di nuovo diventare il problema vaccinazioni un problema medico clinico non normativo ed impositivo. Come è immaginabile che un medico specialista immunologo, infettivologo, internista sia stato esentato ed impossibilitato a decidere se vaccinare o meno una persona che ha patologie immunitarie gravi, che prende farmaci particolari, che ha allergie . I centri vaccinali ed i medici di base spesso non hanno avuto le competenze per decidere, creando disagio e danni spesso anche psicologici di abbandono per pazienti fragili, che devono essere prese a carico e non trattati secondo la normativa.
La quarta dose, siamo sicuri che prima di farla, non vadano tutte fatti i dosaggi degli anticorpi, serve davvero, la letteratura è scarsa e poi siamo sicuri che un vaccino contro un ceppo di due anni fa sia ancora utile alla luce di tutte le varianti?
Penso sia arrivato il momento di una riflessione sia sulla strategia medica che normativa politica, per affrontare il problema con metodologia scientifica.
Antonino Mazzone
Direttore Dipartimento di Area Medica ASST Ovest Milanese
Vice Presidente FISM
Tratto da Quotidiano .it 11 aprile 2022
Se è vero che tutti sanno cos’è un pronto soccorso,
Simeup ricorda anche ciò che non è un pronto soccorso, per scoraggiarne un
utilizzo improprio . "Innanzitutto non va confuso con un ambulatorio
pediatrico - spiega Urbino - e non sostituisce il pediatra di famiglia che
sarebbe bene consultare, se possibile e almeno telefonicamente, prima di
recarsi in pronto soccorso. Non è nemmeno un ambulatorio poli-specialistico
infatti le visite specialistiche urgenti richieste dal medico curante vanno
comunque prenotate al Centro unico prenotazioni (Cup) e di norma non hanno
luogo in pronto soccorso, che non è la struttura preposta per approfondire
aspetti clinici non urgenti o cronici". Dalla Simeup arrivano anche alcuni
suggerimenti utili in situazioni frequenti che possono invece richiedere una
visita in pronto soccorso.
1)Febbre
Necessario in caso di febbre nel lattante con età inferiore a tre mesi se non è stato possibile farlo visitare al curante. Nei bambini più grandi se la febbre è elevata, persistente, risponde poco alla terapia antipiretica e si associa a stato di sofferenza e condizioni generali compromesse. O infine se in presenza di febbre il bambino presenta crisi convulsive soprattutto se di età inferiore ad un anno.
In proposito esistono le regole fissate del ministero della Salute indicano che in caso di malattia la prima dose di vaccino vada fatta entro un anno con una dose booster almeno dopo 120 giorni, se invece ci si vaccina dopo un anno dalla malattia è necessaria anche una seconda dose a 21-28 giorni, seguita dal booster dopo almeno 120; se invece si contrae l'infezione dopo la prima dose, se non sono ancora passati 14 giorni si prevede una dose booster dopo almeno 120 giorno, oltre 14 giorni la seconda dose va fatta entro sei mesi e la terza dopo almeno 120 giorni; se poi l'infezione avviene dopo la seconda dose, la terza va fatta dopo almeno 120 giorni.