domenica 24 novembre 2013

Sindromi correlate alla Spasmofilia (prima parte) : La Disbiosi Intestinale


Talune sindromi presentano raggruppamenti sintomatologici che le mettono in correlazione alla spasmofilia, con la quale condividono anche alcuni aspetti patogenetici e fisiopatologici. In particolare prenderemo in considerazione la disbiosi intestinale e la sindrome premestruale, che spesso si manifestano in associazione alla spasmofilia o si pongono come diagnosi differenziale con essa.

La disbiosi intestinale :

In condizioni normali l’intestino contiene una flora batterica mista , in equilibrio, costituita soprattutto da batteri stanziali che prendono il nome di probiotici. In situazioni particolari prendono invece il sopravvento forme microbiche aggressive (batteri patogeni, miceti, soprattutto candida albicans, o parassiti) che determinano uno stato infiammatorio con alterazione funzionale della mucosa della parete colica. Nel tempo si verificano dei fenomeni dannosi quali, ad esempio la fermentazione e la putrefazione, che producono delle sostanze tossiche che danno origine ad uno stato di tossicosi cronica, causa, a sua volta, di disfunzioni e patologie caratteristiche.

Possiamo quindi definire la disbiosi intestinale:

“un insieme di sintomi e disturbi funzionali gastroenterici che possono evolvere in malattie che coinvolgono anche organi o apparati distanti anatomicamente dal colon, attraverso la semina microbica linfogena con blocco del sistema immunitario umorale comune (MALT) e del sistema immunitario secretorio dell’intestino (GALT)”.

La disbiosi rappresenta un problema sociale e coinvolge all’incirca il 50% dei pazienti che si rivolgono allo specialista in gastroenterologia.

Questa condizione irritativa della mucosa intestinale determina anche alterazioni dell’assorbimento dei micronutrienti contenuti nei cibi, tra i quali anche il magnesio, complicando la carenza tipica dei soggetti spasmofilici.

La sintomatologia digestiva caratteristica è costituita da:

·         dolore addominale           98%

·         alvo alternante                  73%

·         diarrea                              63%

·         stipsi                                 63%

·         meteorismo                       52%

·         muco intestinale               50%

Tra gli svariati sintomi che caratterizzano la disbiosi ve ne sono alcuni, di carattere generale aspecifico, che sono sovrapponibili a quelli della spasmofilia. In particolare ricordo:

·         extrasistolia e tachicardia 19%

·         astenia                              14%

·         nosofobia                         13%

·         lombosciatalgia                11%

·         cefalea                                7%

·         disturbi del sonno              2%

Da quanto sopra esposto, risulta evidente come nel caso di sindrome spasmofilica sia opportuno verificare le condizioni intestinali del paziente e correggere una eventuale disbiosi che rappresenta un ulteriore fattore aggravante della sintomatologia.

La terapia della disbiosi lieve o media si basa sui seguenti capisaldi.

·         ripristino del pH tissutale fisiologico (correzione dell’acidosi)

·         stimolazione della funzionalità epatobiliare, con fitoterapici; tra i più usati curcuma, chelidonio, cardo mariano…

·         riequilibrio della flora batteria intestinale con l’uso di probiotici, (fermenti) che devono essere somministrati in genere per almeno 1 o 2 mesi.

Edoardo FelisiMedico esperto in Omeopatia- Docente di Medicinali Omeopatici e di Probiotici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Pavia

 

domenica 17 novembre 2013

Terapia della Spasmofilia


La spasmofilia è una sindrome costituita da quadri clinici complessi e proteiformi, la cui sintomatologia si presenta in raggruppamenti caratteristici ma diversificati nei vari pazienti. I vari quadri sintomatologici hanno però un substrato fisiopatologico che rappresenta un minimo comune denominatore: l’alterazione del metabolismo ionico, che condiziona fortemente la terapia.

Questa situazione peculiare fa sì che la terapia è in parte individualizzata ed approntata su misura per ogni paziente, in relazione alla sua particolare situazione clinica, ma il cardine fondamentale rimane la correzione della carenza di magnesio senza la quale viene a mancare il razionale su cui poi impiantare la terapia individuale.

L’omeopatia offre un buon numero di medicamenti che possono trovare indicazione nel trattamento della spasmofilia perché essa presenta una vasta gamma di quadri clinici che ben si prestano ad una terapia di terreno individualizzata, mirata a risolvere lo squilibrio psicosomatico che caratterizza il paziente spasmofilico.

Alcuni pazienti, in cui predominano in modo massivo sintomi psichiatrici, possono presentare l’indicazione della terapia con psicofarmaci: benzodiazepine, per brevi periodi non superiori alle tre o quattro settimane, nei casi di intensa ipereccitabilità e antidepressivi a basso dosaggio nei pazienti in fase depressiva. Occorre valutare con attenzione l’uso di benzodiazepine, perché da una parte controllano l’ipereccitabilità ma contemporaneamente minano l’efficacia del paziente che è costretto a ricorrere ad una stimolazione adrenergica supplementare che crea , alla lunga, un circolo vizioso complicato.

Taluni pazienti con importanti segni cardio-circolatori (tachi-aritmie fastidiose, sindrome di Raynaud) presentano l’indicazione per l’uso di betabloccanti , nell’attesa che la correzione del deficit di magnesio migliori il quadro clinico generale. L’uso di questi farmaci però comporta una breve (da 4 a 8 giorni) fase di astenia profonda che spesso il paziente non accetta e che lo induce ad interrompere la terapia.

La fitoterapia offre numerosi prodotti sintomatici per affrontare le diverse sfumature sintomatologiche della sindrome spasmofilica. Classico l’uso di alcune piante quali la Valeriana, il Tiglio, la Passiflora, la Melissa quali presidi terapeutici di prima scelta nei casi di ansia moderata, oppure la prescrizione di Ginseng o di Eleuterococco nell’astenia e di Hyperico nelle forme depressive iniziali. Le aritmie extrasistoliche che spesso accompagnano la sindrome possono essere trattate con il Biancospino e l’Aescholtzia californica offre un valido aiuto nei casi di turbe del sono in cui il trattamento con le benzodiazepine non sia indicato. Questi non sono che pochi esempi di come il mondo proteiforme e variegato della fitoterapia rappresenti un utile sussidio per affrontare una patologia così variabile nelle manifestazioni e nell’evoluzione come la sindrome spasmofilica.

lunedì 11 novembre 2013

Il magnesio e la sindrome spasmofilica


 
La spasmofilia , malgrado sia una sindrome mal definibile sul piano clinico-biologico e non da tutti riconosciuta, rappresenta una patologia sempre più frequente e sempre più studiata, caratterizzata da una sintomatologia proteiforme prevalentemente di tipo funzionale.
Gli studi realizzati negli ultimi decenni hanno fornito gli elementi per correlarla definitivamente allo stress, all’ipereccitabilità neuro-muscolare e all’alterazione del metabolismo di alcuni ioni. Oggi infatti potremmo definirla come:
una sindrome caratterizzata essenzialmente da un insieme di sintomi funzionali legati ad ipereccitabilità neuro-muscolare indotta dalla fatica e dallo stress, attraverso l’alterazione del metabolismo di alcuni ioni, in particolare del magnesio”

lunedì 4 novembre 2013

Sempre più numerosi i bimbi con allergia alle proteine del latte vaccino


 

Sono circa il 3% i bambini con meno di un anno di vita e neonati allattati al seno ad essere colpiti da allergia da proteina del latte vaccino (PLV), ma la percentuale è in crescita. La causa può essere l'assunzione diretta o il passaggio delle ‘sostanze nocive’ dalla dieta della mamma al latte. A dirlo sono dati diffusi da Paidòss (l’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza) in occasione del 2nd International Conference and Exhibition on Probiotics & Functional Foods, appena conclusosi ad Orlando (Florida, USA).
Si tratta di allergie spesso sottovalutate o misconosciute per la variabilità della sintomatologia (che può interessare più distretti), o per le manifestazioni assimilabili anche ad altre cause, le allergie da proteine da latte vaccino – le PLV non sottoposte a processo di idrolizzazione, lo ricordiamo, sono contenute non solo nello stesso latte ma anche  nel latte artificiale in polvere e in altri prodotti simili – possono avere talvolta esiti anche importanti e pericolosi. Si va dai ricorrenti disturbi gastrointestinali con vomito, rigurgito e dolori addominali, a episodi che coinvolgono le vie aeree con tosse insistente, secrezione nasale e difficoltà respiratorie, fino a reazioni cutanee con eczemi, orticarie, angioedemi (edema delle labbra o delle palpebre) e, nei casi più gravi, arrivare allo shock anafilattico.