domenica 27 settembre 2009

INFLUENZA A/H1N1: LA SITUAZIONE

Da Ultim'ora
Notiziario Ordine dei Medici della Provincia di Firenze - Integralmente riportiamo:


Il Nuovo Virus dell’influenza, denominata dai media influenza suina, sta creando allarmismo in Italia, è quindi opportuno fornire alcune notizie certe che sono disponibili alla data odierna (4 settembre 2009).Intanto è ormai accertato che la nuova influenza si presenta con caratteristiche simili di decorso e gravità rispetto all’influenza stagionale che ricorre tutti gli anni, anzi sembrerebbe che complicanze e decessi siano in percentuale lievemente minori. I casi in tutto il mondo sono attualmente centinaia di migliaia, in Italia circa 5000. Si precisa che durante i primi due mesi di circolazione del virus sono stati conteggiati solo i casi accertati con diagnosi di laboratorio, poi con la circolare del 27 luglio, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha cambiato sistema ed attualmente i casi sono segnalati sulla base del criterio clinico e vengono sottoposti ad accertamento analitico solo i casi sospetti ricoverati in ospedale, se si sospetta un focolaio e a campione si verifica anche qualche caso autoctono sul territorio.Non è quindi più necessario rivolgersi sistematicamente ai reparti di malattie infettive, il medico deve solo segnalare il caso sospetto al Servizio di Igiene Pubblica che poi provvede all’indagine epidemiologica e alla notifica alla Regione, settimanalmente si comunicano i dati al Ministero.Grazie a modelli matematici e sulla base dei casi segnalati dalle Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità produce periodicamente delle simulazioni sull’andamento della pandemia e sulla diffusione del virus, la più recente stima il realizzarsi del picco pandemico fra le metà di dicembre e la metà di gennaio, un po’ più tardi di quanto si calcolava circa un mese fa, sembrerebbe quindi che la diffusione sia rallentata nel mese di agosto.Per quanto riguarda la vaccinazione vi è da distinguere tra quella che si definisce stagionale e la vaccinazione pandemica, che verranno entrambe effettuate in autunno con target differenziati e con tempistica ancora non esattamente definita. La decisione di somministrare entrambi i vaccini è motivata dal fatto che, per quanto sia molto probabile che quest’anno il ceppo dominante sia il Nuovo Virus (visto anche l’andamento nei Paesi dell’emisfero meridionale) non è escluso che anche altri virus siano in grado di diffondersi.La vaccinazione stagionale viene effettuata con il tradizionale vaccino contenente tre ceppi, le disposizioni sono già state date dal Ministero con una circolare che tra l’altro stabilisce che la somministrazione sia anticipata: si ricorda che normalmente si cominciava a metà ottobre vaccinando fino a dicembre inoltrato, quest’anno si inizierà i primi di ottobre e si dovrebbe concludere entro inizio novembre. Le modalità organizzative sono le stesse degli altri anni, il vaccino è disponibile negli ambulatori dei medici e dei pediatri convenzionati (che normalmente somministrano circa 80% delle dosi) e presso i centri vaccinali delle ASL. Anche le categorie di soggetti sono le stesse e quindi tutte le persone al di sopra del 65 anni e i soggetti di qualsiasi età che appartengono alle categorie individuate dalla circolare ministeriale.Per quanto riguarda il vaccino pandemico si tratta invece di un vaccino adiuvato contente un solo ceppo, quello del nuovo virus, e, molto probabilmente, se ne dovranno somministrare due dosi, a distanza di un mese l’una dall’altra. Questo vaccino viene acquistato dal Ministero (non sarà in vendita in farmacia) e distribuito gratuitamente alle Regioni. Non si sa ancora quando sarà disponibile per la somministrazione, a lungo si è parlato del 15 novembre ma forse sarà possibile anticipare, le sperimentazioni sono già in corso e il percorso sarà abbreviato il più possibile. Appena EMEA (l’agenzia europea che deve rilasciare l’autorizzazione) renderà disponibile il vaccino si inizierà contemporaneamente in tutta Italia. Ancora diversi aspetti di questa vaccinazione debbono essere precisati dal Ministero, le decisioni in questo ambito infatti saranno prese esclusivamente dal livello centrale, in particolare spetta allo Stato fissare quali sono le categorie di soggetti da vaccinare.Comunque, di sicuro i primi ad essere sottoposti a vaccinazione saranno tutti gli operatori sanitari, e si richiede che vi sia la più larga adesione. L’Ordine dei Medici ricorda che anche se la vaccinazione non è obbligatoria vi è un dovere morale di immunizzarsi al fine di garantire la continuità dell’assistenza e anche la sicurezza dei propri pazienti. Sono circolate molte voci su questo vaccino che è stato approntato con grande velocità, ma è importante precisare che l’EMEA rilascerà l’autorizzazione solo quando vi saranno ampie garanzie di sicurezza di impiego ed inoltre è previsto un protocollo di farmacovigilanza molto accurato e capillare, tale da far scattare immediatamente l’allarme se dovessero essere registrati effetti imprevisti.La Regione Toscana si sta già organizzando per questa vaccinazione straordinaria, si è deciso che i soggetti appartenenti ai servizi essenziali saranno vaccinati dai servizi territoriali, Dipartimenti di Prevenzione e Distretti, mentre i soggetti a rischio per patologia troveranno il vaccino presso il proprio medico o pediatra di famiglia. L’organizzazione delle sedute vaccinali dovrà tenere presente che il vaccino è confezionato in fiale da 10 dosi e che dopo l’apertura il prodotto deve essere utilizzato entro poche ore.In questo breve articolo si è cercato di sintetizzare le notizie al momento sicure, restano da definire ancora diversi aspetti, anche le attuali disposizioni potranno ancora variare, vi è infatti uno strettissimo monitoraggio del fenomeno e le strategie cambiano in funzione dell’evolversi della situazione. Si consiglia quindi di consultare gli appositi siti, molte ASL hanno pagine web dedicate, quelle della Regione Toscana in particolare si trovano al seguente indirizzo: www.regione.toscana.it/salute/diagnosticaespecialistica/influenza-virus-ah1n1/index.html

G. Di Leone - Medico - Bari

lunedì 14 settembre 2009

I primi due studi sul nuovo vaccino anti H1N1


Due studi (uno australiano e uno inglese) pubblicati in anteprima sul NEJM e resi pubblici gratuitamente a questo link hanno valutato l'efficacia di una singola dose di vaccino anti H1N1. La risposta immune è stata considerata in entrambi gli studi come efficace e sovrapponibile a quella del comune vaccino stagionale.
Un interessante editoriale che commenta i due studi, valuta come la scelta della popolazione da vaccinare debba essere però oculata in considerazione della sproporzione tra la domanda e l'offerta del vaccino; tra l'altro nelle popolazioni particolarmente a rischio potrebbe rendersi necessario un richiamo della vaccinazione. Inoltre nei soggetti studiati non si sono evidenziati effetti collaterali importanti se non reazione locali alla sede dell'iniezione e limitati nel tempo.

mercoledì 9 settembre 2009

Arriva l'influenza A: dobbiamo avere paura?

Articolo di UMBERTO VERONESI (1 settembre 2009):
Arriva l'influenza A: dobbiamo avere paura?
"La pioggia di dati sull'influenza da virus H1N1, la Nuova A, che ogni giorno ci invade ormai da molti mesi è sacrosanta, ma rischia di non rispondere alla domanda della gente, che invece è una sola: dobbiamo avere paura oppure o no? Siamo di fronte ad una pandemia mortale, una peste del ventunesimo secolo, o si tratta di un'altra influenza dal nome e l'origine più fantasiosi? Io penso che il panico è da escludere, la prudenza no. Tutti i virus influenzali, quelli che definiamo "stagionali", causano una lieve mortalità, in media intorno all'1 per mille dei contagiati. Al momento questo nuovo virus non sembra discostarsi sostanzialmente da questa percentuale, anche se dobbiamo tenere conto che, in caso di dati mondiali, i numeri relativi ai contagi sono di difficile interpretazione, perché in molti Paesi, con strutture sanitarie meno avanzate, numerosi casi non vengono identificati e neppure segnalati. In Italia, dove il sistema si è mosso con indubbia efficienza come nel resto d'Europa, si riportano fino ad oggi fra i 1.600 e i 1.800 contagi e nessun decesso. Siamo quindi in linea con una normale influenza, che però ha, per il resto, caratteristiche nuove. Ciò che possiamo infatti dedurre con ragionevole certezza dai dati internazionali sono il tipo di virus e le sue tendenze di diffusione. Prima di tutto va precisato che le notizie dall'emisfero australe, che sta aprendo la stagione influenzale con il "doppio virus" (quello stagionale e la nuova A) sono rassicuranti perché il virus ad oggi non è mutato, cioè nel moltiplicarsi non è diventato più pericoloso per la salute rispetto all'esordio. La malattia ha mostrato due caratteristiche: una grande velocità di contagio e una "predilezione" per i più giovani, tratto che la rende peculiare rispetto alle altre forme e che ha messo in speciale allarme i pediatri. Va detto anche che non appare fra le sue caratteristiche la gravità: la regola è la guarigione, non le complicanze e tantomeno la morte. Alvaro Ulribe, presidente della Colombia, ha appena annunciato, senza problemi di "immagine", di essere stato contagiato e lo staff si è dichiarato per nulla preoccupato perché la malattia è stata da subito sotto controllo. Si è ammalato anche Raffael Correa, presidente dell'Ecuador, ed già è guarito Oscar Arisa Sanchez, presidente del Costarica. Del resto la terapia è disponibile, per tutti: si tratta di antivirali già presenti sul mercato. Che fare però per evitare di ammalarsi? Il periodo di diffusione durerà molti mesi e dunque mi sembra inutile spostare l'inizio della scuola, come è stato proposto in Italia, perché significherebbe perdere l'anno scolastico. Così come non appare pensabile rimandare i viaggi all'estero perché i flussi di spostamento della popolazione, soprattutto i giovani, da un Paese all'altro ormai sono continui e inarrestabili. Non serve quindi stravolgere le proprie abitudini di vita e farsi ossessionare dall'incubo del contagio.
È più utile prestare attenzione particolare ai sintomi tipici influenzali e segnalarli subito al proprio medico, oltre che seguire le norme igieniche preventive che si applicano a tutti i contagi. Penso che in realtà dobbiamo tutti abituarci gradualmente all'idea che paradossalmente sulla diffusione dei nuovi virus il mondo moderno appare più fragile del mondo antico. Nell'era della globalizzazione, come accennavo, non ci sono più, a farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze via terra. E anche il concetto di "cordone sanitario" si è di conseguenza, indebolito: l'allarme si diffonde più tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran numero di viaggiatori nel mondo. Esiste, dall'altra parte, un "sistema di salvataggio" (controlli, terapie, vaccini) più efficiente, che rischia di incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazione di comportamento, perdendosi nelle proprie ansie. Nel caso di un nuovo allarme di malattia, l'emotività può creare fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo di debellare più la paura che il virus. Questo è il rischio che possiamo e dobbiamo evitare."

Riconoscimento alla ricerca in Toscana

Pensando in un’ottica internazionale: le lezioni da apprendere
(Articolo di Corina Güthlin - Centro di valutazione delle CAM dell'Università di medicina di Friburgo - Istituto di medicina generale dell'Università JW Goethe di Francoforte - comparso sull'ultimo numero della rivista Homeopathy (2009) 98, 135-136 )

"Essendo tornata di recente da una conferenza dedicata alle CAM (Complementary and Alternative Medicine), mi sono accorta, ancora una volta, quanto possa essere interessante conoscere ciò che accade sulla scena internazionale. Anche se i modelli sanitari e i concetti di integrazione delle CAM nella medicina ortodossa discussi in altri Paesi non sono applicabili nel mio (ad esempio per motivi giuridico-legislativi), trovo sempre utile e incoraggiante ascoltare i pareri e le esperienze di colleghi che lavorano in altre realtà.
Ciò premesso, devo però fare una confessione: interrogata sulla ricerca in omeopatia (e anche nell’ambito di altere medicine complementari), mi vengono subito in mente studi condotti in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e occasionalmente in Svizzera o in Germania. Questa “mappa della ricerca” sedimentata nella mia testa non è per niente internazionale ed è prova di un orizzonte piuttosto ristretto. Per questa ragione, dunque, ho letto con grande piacere una serie di quattro studi sull’omeopatia, pubblicati sulla rivista Homeopathy e realizzati in Italia.
Il processo di integrazione in Italia
Il primo lavoro consiste nella presentazione del programma che garantisce l’integrazione delle medicine complementari nel sistema sanitario pubblico della regione Toscana attraverso la definizione di provvedimenti legislativi riguardanti la pratica delle suddette terapie. Esso mostra in modo efficace e discorsivo il percorso che ha condotto a questo risultato, partito con una conferenza che dimostrava l’importanza di queste medicine a politici e stakeholders fino alla definizione di una task force cui è stato affidato il compito di identificare le strategie atte a conseguire l’integrazione. Alla fine del percorso è stata concordata anche la presenza di un rappresentante delle medicine complementari in ogni ASL, nel Consiglio dei sanitari della regione Toscana e nella Commissione regionale di Bioetica.
Il secondo e il terzo lavoro si concentrano su condizioni patologiche specifiche e prendono in esame l’effetto dell’omeopatia in condizioni cliniche reali. Uno studio è intitolato “Valutazione di costi e benefici della terapia omeopatica versus terapia convenzionale nelle malattie respiratorie”. Si tratta di uno studio retrospettivo che ha riguardato 105 pazienti affetti da asma o infezioni respiratorie ricorrenti visitati presso un ambulatorio pubblico di omeopatia. Incastonato in questo studio osservazionale, un protocollo caso-controllo dove i dati riguardanti otto pazienti con asma e sedici con infezioni respiratorie ricorrenti trattati con l’omeopatia sono stati confrontati con quelli riguardanti rispettivamente sedici e 32 pazienti trattati con la medicina convenzionale. La conclusione più importante è che i costi dei farmaci dei pazienti del gruppo omeopatico diminuivano, mentre aumentava la spesa per i farmaci del gruppo trattato con terapie convenzionali.
L’altro lavoro è uno studio osservazionale sulle terapie omeopatica e convenzionale in pazienti affetti da neuropatia diabetica che mette a confronto i risultati, misurati con una scala sintomatologica, per la neuropatia diabetica e la qualità di vita di 32 pazienti trattati con omeopatia con quelli di 29 pazienti sottoposti a cure convenzionali. Gli autori concludono che gli outcomes della malattia sono comparabili nei due gruppi, ma che la qualità della vita aumenta soltanto nel gruppo omeopatia e che in questo stesso gruppo diminuiscono anche i costi.
Il quarto studio della serie fornisce una panoramica dell’applicazione della terapia omeopatica nel servizio sanitario pubblico con uno studio osservazionale condotto dal 1998 al 2005 presso l’ospedale Campo di Marte di Lucca, in Toscana. L’obiettivo di questo lavoro era di valutare la risposta al trattamento omeopatico in un ambiente clinico pubblico considerando tutti i pazienti visitati presso l’ambulatorio nell’arco di cinque anni e quattro mesi. Gli autori concludono che il 74% dei pazienti ha riportato almeno un miglioramento di tipo moderato e che i risultati migliori si rilevano nei soggetti più giovani e con una lunga storia di cure omeopatiche. I pazienti che hanno tratto maggiori benefici sono quelli affetti da patologie respiratorie, seguiti da quelle dermatologiche e gastrointestinali. Al contrario, i pazienti con problemi di tipo psicologico hanno mostrato miglioramenti meno significativi.
Tornando al tema da cui siamo partiti (l’interesse per la ricerca internazionale e l’apprendere da modelli di altri Paesi), mi è parso davvero istruttivo il fatto che gli autori abbiano dovuto affrontare un problema strutturale (la mancanza di armonizzazione fra le diverse legislazioni regionali) per alimentare il dibattito sulle medicine complementari. Dibattito che alla fine è approdato alla nomina dei rappresentati di queste medicine in posti di notevole responsabilità.
Tuttavia, a mio parere, i risultati degli studi osservazionali dicono più sul modello di integrazione piuttosto che ampliare il corpus delle prove di efficacia dell’omeopatia. Avrei preferito perciò studi più rigorosi sul piano metodologico oppure case- reports interessanti e incoraggianti su cui gli omeopati possano riflettere.
Ciò chiarito, mi congratulo di nuovo con i colleghi italiani per i successi conseguiti e mi auguro di imparare di più sui modelli di medicina integrata e sull’integrazione delle medicine complementari nei sistemi sanitari di altri Paesi del mondo.
Traduzione a cura di Mariella Di Stefano
Notiziario regionale Medicine complementari Regione Toscana

giovedì 3 settembre 2009

NUOVA INFLUENZA: primo rimedio una "sana" informazione

Pubblichiamo un comunicato stampa sulla nuova influenza A/H1N1, dell'Associazione Culturale pediatri,(ACP www.acp.it ) associazione libera che raccoglie 2500 pediatri italiani finalizzata allo sviluppo della cultura pediatrica ed alla promozione della salute del bambino.
Speriamo in tal modo di permettere ai genitori e alle famiglie di acquisire delle informazioni corrette, visto l'eccessivo allarmismo indotto dai media.

La posizione dell’Associazione Culturale Pediatri
sulla nuova influenza A/H1N1
Lettera aperta ai politici, ai professionisti delle salute e ai mezzi di comunicazione


Attenzione agli allarmismi: non dobbiamo dare spazio a posizioni e a scelte basate sull'emotività
piuttosto che sulle evidenze scientifiche. La nuova A/H1N1 non può essere per ora considerata
pericolosa.
In questa fase è inutile la chiusura delle scuole.
I vaccini? Sono ancora in fase di
sperimentazione e inoltre non se ne conoscono ancora i possibili effetti collaterali.
Gli antivirali vanno usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in cattive condizioni di salute.

1 settembre 2009. L’Associazione Culturale Pediatri (ACP) pubblica online una lettera aperta rivolta ai medici, politici e ai mezzi di comunicazione sulla questione controversa della nuova influenza A/H1N1.
“Alla luce delle voce contraddittorie che vengono diffuse sull'influenza A/H1N1, ci preme
esprimere la nostra posizione di pediatri impegnati per la tutela della salute dei bambini e il sostegno ai genitori e garantire una corretta informazione”, commenta il Presidente dell'ACP, Michele Gangemi.
“E' prioritario delineare una strategia di salute pubblica per prevenire la diffusione del virus e prendere provvedimenti mirati di provata efficacia che siano modificabili in base ai dati che disporremo sul nuovo virus”.
“Non dobbiamo dare spazio a posizioni e a scelte basate sull'emotività piuttosto che sulle evidenze
scientifiche. Andranno innanzi tutto mantenute calma e lucidità, di fronte alle notizie allarmanti che si stanno diffondendo”.
La nuova A/H1N1 non può essere al momento considerata pericolosa, né si può prevedere se lo diventerà, scrive l'ACP. Quello che sappiamo per certo del nuovo virus influenzale A/H1N1 è che per ora si è dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. “Nessuno è però in grado di dire se in futuro questo virus si modificherà e diventerà pericoloso. Il suo comportamento, come quello di tutti i virus, è assolutamente imprevedibile”.
Cosa fare? Mettere in atto le misure di provata efficacia
L’ACP ribadisce che andrebbero messe in atto da subito le uniche misure che si sono dimostrate
scientificamente valide nell’impedire la diffusione di tutti i virus respiratori come l’H1N1: lavarsi le
mani; ripararsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce; evitare di toccarsi occhi, naso e
bocca, facili vie di entrata dei virus; stare a casa quando si hanno sintomi di influenza; evitare i luoghi affollati quando i casi di malattia sono molto numerosi.
La chiusura delle scuole – con tutte le sue ricadute sociali – potrebbe essere presa in considerazione solo se in futuro dovesse circolare un virus altamente aggressivo (non l’attuale A/H1N1). In tal caso
andrebbero chiusi anche tutti i luoghi di ritrovo come i cinema, le discoteche, ecc.
Se i casi di influenza saranno più numerosi del solito o il virus dovesse diventare aggressivo, sarà
importante permettere ai medici e alle strutture sanitarie di dedicarsi ai pazienti più gravi.
Vaccini e antivirali: benefici e rischi ancora da dimostrare
Luisella Grandori del Gruppo vaccinazioni dell’ACP richiama l’attenzione sui vaccini contro il nuovo
virus A/H1N1. “Sono vaccini ancora in fase di sperimentazione: nessuno è in grado oggi di sapere se e quanto saranno efficaci”. Considerato che per diventare aggressivo il virus dovrebbe cambiare,i vaccini mirati al virus attuale potrebbero non essere più utili. Inoltre mancano dati sugli eventuali effetti collaterali, i quali potrebbero manifestarsi solo con un uso su vasta scala: chi decide di vaccinarsi dovrebbe firmare un “consenso informato” che illustri con precisione benefici e rischi.
Riguardo agli antivirali, puntualizza l'ACP, si sa solo che il nuovo virus è risultato sensibile in laboratorio all’Oseltamivir (Tamiflu) e allo Zanamivir (Relenza), ma non sappiamo quanto siano efficaci “in vivo”.Per ora non abbiamo studi al riguardo. Inoltre non va dimenticato che gli antivirali possono dare a volte effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito, a cui è stato somministrato l’Oseltamivir in occasione dell’epidemia di A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici. “Gli antivirali vanno quindi usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in cattive condizioni di salute”.

Vedi anche intervista rilasciata da S.Garattini
www.informazione.it

Elena Bosi,pediatra
Milano