lunedì 23 dicembre 2013

AUGURI

La Redazione del Blog augura a tutti i suoi lettori
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Arrivederci  nel 2014

lunedì 16 dicembre 2013

In aumento le Allergie ai Farmaci


 

 Le reazioni avverse a farmaci possono coinvolgere 1/10 della popolazione mondiale e interessare fino al 20% di tutti i pazienti ospedalizzati. Più del 10% di tutte le reazioni avverse a farmaci sono reazioni di ipersensibilità imprevedibili (DHR – drug hypersensitivity reactions). è molto comune sia sotto-diagnosticare che sovra-diagnosticare tali reazioni.
Se ne è parlato durante la giornata conclusiva del Congresso Internazionale Allergologia di Genova (17/11/2013 )

“Highlights in Allergy and Respiratory Diseases”.
La forma più frequente di DHR riguarda gli
antibiotici come penicilline, cefalosporine e sulfamidici, e l'aspirina e gli altri farmaci anti-infiammatori non steroidei. Lo spettro clinico delle DHR coinvolge vari organi, con diverse tempistiche e gravità. Le DHR possono essere gravi, anche pericolose per la
vita, e sono associate a tassi di mortalità significativi. I farmaci possono essere responsabili fino al 20% dei decessi a causa di anafilassi. Le procedure diagnostiche per le DHR dovrebbero anche tentare di identificare i Meccanismi che le causano. La diagnosi è fondamentale per la gestione e la prevenzione delle DHR. In alcuni casi è necessaria la selezione di un farmaco alternativo o la desensibilizzazione.

Allergie agli antibiotici. Se accade che un paziente nel corso di una terapia antibiotica accusa delle reazioni, è importante distinguerle in due tipologie, quelle immediate e quelle non immediate. Le prime si verificano entro un’ora dall’assunzione dal farmaco, e hanno come espressione clinica più grave lo shock anafilattico, o più frequentemente delle eruzioni cutanee di tipo orticaria. Queste sono di tipo allergico, mediate da anticorpi: più tempo passa, meno è possibile rivelarli, sia sulla cute che sul sangue. Quindi, in caso di reazione, occorre prendere nota del farmaco e poi rivolgersi in centri di riferimento per la diagnosi, entro e non oltre le 2-3 settimane.

lunedì 9 dicembre 2013

TERAPIA OMEOPATICA DELLE ANOMALIE DEL CICLO MESTRUALE


Oltre alla terapia convenzionale (vedi precedente articolo sulle Anomalie del ciclo mestruale del 13 0ttobre 2013 )esiste la possibilità di intervento con i medicinali omeopatici.

La terapia con FOLLICOLINUM può essere di supporto per dare regolarità ad un ciclo che non ha

ancora un corretto ritmo. In caso di amenorrea si può utilizzare alla 5 CH in granuli, 5 granuli la

sera a sere alterne con OVARINUM 5 CH granuli, allo scopo di stimolare l’ attività ormonale ovarica.

Se le mestruazioni compaiono in maniera irregolare, talvolta anticipate e talvolta ritardanti, utile

 assumerlo alla 9 CH in dose globuli,  tutta la dose intera il settimo giorno del ciclo mestruale,

calcolato a partire dal primo giorno di flusso.

Quando le mestruazioni sono invece abbondanti e prolungate per eccesso relativo di estrogeni, si

può bilanciare la produzione ormonale utilizzando FOLLICOLINUM  alla 30 CH in granuli quotidiani o settimanali

(in questo caso 10 granuli una volta la settimana).

E’ però importante associare un rimedio di terreno, scelto sulla base delle caratteristiche della paziente,

assunto a cadenza settimanale o quindicinale.

lunedì 2 dicembre 2013

Sindromi correlate alla Spasmofilia(seconda parte): la Sindrome Premestruale


Talune sindromi presentano raggruppamenti sintomatologici che le mettono in correlazione alla spasmofilia, con la quale condividono anche alcuni aspetti patogenetici e fisiopatologici. Abbiamo già parlato della disbiosi intestinale , tratteremo ora  la sindrome premestruale, che spesso si manifesta in associazione alla spasmofilia o si pone in  diagnosi differenziale con essa.

 La sindrome premestruale è un’evenienza piuttosto frequente nella popolazione spasmofilica femminile perché è anch’essa sostenuta, almeno in parte, dalla carenza di magnesio, ed è corretta, per quanto concerna la dismenorrea, dall’assunzione di questo ione.

Essa è caratterizzata da disturbi di carattere psichico, generale e ginecologico. Ecco un elenco dei più caratteristici:

·         irritabilità psichica

·         variabilità dell’umore e depressione

·         tensione mammaria dolorosa

·         senso di peso alla pelvi

·         ritenzione idrica

domenica 24 novembre 2013

Sindromi correlate alla Spasmofilia (prima parte) : La Disbiosi Intestinale


Talune sindromi presentano raggruppamenti sintomatologici che le mettono in correlazione alla spasmofilia, con la quale condividono anche alcuni aspetti patogenetici e fisiopatologici. In particolare prenderemo in considerazione la disbiosi intestinale e la sindrome premestruale, che spesso si manifestano in associazione alla spasmofilia o si pongono come diagnosi differenziale con essa.

La disbiosi intestinale :

In condizioni normali l’intestino contiene una flora batterica mista , in equilibrio, costituita soprattutto da batteri stanziali che prendono il nome di probiotici. In situazioni particolari prendono invece il sopravvento forme microbiche aggressive (batteri patogeni, miceti, soprattutto candida albicans, o parassiti) che determinano uno stato infiammatorio con alterazione funzionale della mucosa della parete colica. Nel tempo si verificano dei fenomeni dannosi quali, ad esempio la fermentazione e la putrefazione, che producono delle sostanze tossiche che danno origine ad uno stato di tossicosi cronica, causa, a sua volta, di disfunzioni e patologie caratteristiche.

Possiamo quindi definire la disbiosi intestinale:

“un insieme di sintomi e disturbi funzionali gastroenterici che possono evolvere in malattie che coinvolgono anche organi o apparati distanti anatomicamente dal colon, attraverso la semina microbica linfogena con blocco del sistema immunitario umorale comune (MALT) e del sistema immunitario secretorio dell’intestino (GALT)”.

La disbiosi rappresenta un problema sociale e coinvolge all’incirca il 50% dei pazienti che si rivolgono allo specialista in gastroenterologia.

Questa condizione irritativa della mucosa intestinale determina anche alterazioni dell’assorbimento dei micronutrienti contenuti nei cibi, tra i quali anche il magnesio, complicando la carenza tipica dei soggetti spasmofilici.

La sintomatologia digestiva caratteristica è costituita da:

·         dolore addominale           98%

·         alvo alternante                  73%

·         diarrea                              63%

·         stipsi                                 63%

·         meteorismo                       52%

·         muco intestinale               50%

Tra gli svariati sintomi che caratterizzano la disbiosi ve ne sono alcuni, di carattere generale aspecifico, che sono sovrapponibili a quelli della spasmofilia. In particolare ricordo:

·         extrasistolia e tachicardia 19%

·         astenia                              14%

·         nosofobia                         13%

·         lombosciatalgia                11%

·         cefalea                                7%

·         disturbi del sonno              2%

Da quanto sopra esposto, risulta evidente come nel caso di sindrome spasmofilica sia opportuno verificare le condizioni intestinali del paziente e correggere una eventuale disbiosi che rappresenta un ulteriore fattore aggravante della sintomatologia.

La terapia della disbiosi lieve o media si basa sui seguenti capisaldi.

·         ripristino del pH tissutale fisiologico (correzione dell’acidosi)

·         stimolazione della funzionalità epatobiliare, con fitoterapici; tra i più usati curcuma, chelidonio, cardo mariano…

·         riequilibrio della flora batteria intestinale con l’uso di probiotici, (fermenti) che devono essere somministrati in genere per almeno 1 o 2 mesi.

Edoardo FelisiMedico esperto in Omeopatia- Docente di Medicinali Omeopatici e di Probiotici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Pavia

 

domenica 17 novembre 2013

Terapia della Spasmofilia


La spasmofilia è una sindrome costituita da quadri clinici complessi e proteiformi, la cui sintomatologia si presenta in raggruppamenti caratteristici ma diversificati nei vari pazienti. I vari quadri sintomatologici hanno però un substrato fisiopatologico che rappresenta un minimo comune denominatore: l’alterazione del metabolismo ionico, che condiziona fortemente la terapia.

Questa situazione peculiare fa sì che la terapia è in parte individualizzata ed approntata su misura per ogni paziente, in relazione alla sua particolare situazione clinica, ma il cardine fondamentale rimane la correzione della carenza di magnesio senza la quale viene a mancare il razionale su cui poi impiantare la terapia individuale.

L’omeopatia offre un buon numero di medicamenti che possono trovare indicazione nel trattamento della spasmofilia perché essa presenta una vasta gamma di quadri clinici che ben si prestano ad una terapia di terreno individualizzata, mirata a risolvere lo squilibrio psicosomatico che caratterizza il paziente spasmofilico.

Alcuni pazienti, in cui predominano in modo massivo sintomi psichiatrici, possono presentare l’indicazione della terapia con psicofarmaci: benzodiazepine, per brevi periodi non superiori alle tre o quattro settimane, nei casi di intensa ipereccitabilità e antidepressivi a basso dosaggio nei pazienti in fase depressiva. Occorre valutare con attenzione l’uso di benzodiazepine, perché da una parte controllano l’ipereccitabilità ma contemporaneamente minano l’efficacia del paziente che è costretto a ricorrere ad una stimolazione adrenergica supplementare che crea , alla lunga, un circolo vizioso complicato.

Taluni pazienti con importanti segni cardio-circolatori (tachi-aritmie fastidiose, sindrome di Raynaud) presentano l’indicazione per l’uso di betabloccanti , nell’attesa che la correzione del deficit di magnesio migliori il quadro clinico generale. L’uso di questi farmaci però comporta una breve (da 4 a 8 giorni) fase di astenia profonda che spesso il paziente non accetta e che lo induce ad interrompere la terapia.

La fitoterapia offre numerosi prodotti sintomatici per affrontare le diverse sfumature sintomatologiche della sindrome spasmofilica. Classico l’uso di alcune piante quali la Valeriana, il Tiglio, la Passiflora, la Melissa quali presidi terapeutici di prima scelta nei casi di ansia moderata, oppure la prescrizione di Ginseng o di Eleuterococco nell’astenia e di Hyperico nelle forme depressive iniziali. Le aritmie extrasistoliche che spesso accompagnano la sindrome possono essere trattate con il Biancospino e l’Aescholtzia californica offre un valido aiuto nei casi di turbe del sono in cui il trattamento con le benzodiazepine non sia indicato. Questi non sono che pochi esempi di come il mondo proteiforme e variegato della fitoterapia rappresenti un utile sussidio per affrontare una patologia così variabile nelle manifestazioni e nell’evoluzione come la sindrome spasmofilica.

lunedì 11 novembre 2013

Il magnesio e la sindrome spasmofilica


 
La spasmofilia , malgrado sia una sindrome mal definibile sul piano clinico-biologico e non da tutti riconosciuta, rappresenta una patologia sempre più frequente e sempre più studiata, caratterizzata da una sintomatologia proteiforme prevalentemente di tipo funzionale.
Gli studi realizzati negli ultimi decenni hanno fornito gli elementi per correlarla definitivamente allo stress, all’ipereccitabilità neuro-muscolare e all’alterazione del metabolismo di alcuni ioni. Oggi infatti potremmo definirla come:
una sindrome caratterizzata essenzialmente da un insieme di sintomi funzionali legati ad ipereccitabilità neuro-muscolare indotta dalla fatica e dallo stress, attraverso l’alterazione del metabolismo di alcuni ioni, in particolare del magnesio”

lunedì 4 novembre 2013

Sempre più numerosi i bimbi con allergia alle proteine del latte vaccino


 

Sono circa il 3% i bambini con meno di un anno di vita e neonati allattati al seno ad essere colpiti da allergia da proteina del latte vaccino (PLV), ma la percentuale è in crescita. La causa può essere l'assunzione diretta o il passaggio delle ‘sostanze nocive’ dalla dieta della mamma al latte. A dirlo sono dati diffusi da Paidòss (l’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza) in occasione del 2nd International Conference and Exhibition on Probiotics & Functional Foods, appena conclusosi ad Orlando (Florida, USA).
Si tratta di allergie spesso sottovalutate o misconosciute per la variabilità della sintomatologia (che può interessare più distretti), o per le manifestazioni assimilabili anche ad altre cause, le allergie da proteine da latte vaccino – le PLV non sottoposte a processo di idrolizzazione, lo ricordiamo, sono contenute non solo nello stesso latte ma anche  nel latte artificiale in polvere e in altri prodotti simili – possono avere talvolta esiti anche importanti e pericolosi. Si va dai ricorrenti disturbi gastrointestinali con vomito, rigurgito e dolori addominali, a episodi che coinvolgono le vie aeree con tosse insistente, secrezione nasale e difficoltà respiratorie, fino a reazioni cutanee con eczemi, orticarie, angioedemi (edema delle labbra o delle palpebre) e, nei casi più gravi, arrivare allo shock anafilattico.

domenica 27 ottobre 2013

ALLERGIE AUTUNNALI


Non solo la primavera o l’estate sono foriere di problemi allergici, perché anche in autunno si può osservare una riaccensione di sintomi respiratori dovuti alla presenza di acari e di muffe.

Gli acari della polvere sono minuscoli parassiti, invisibili a occhio nudo, le cui secrezioni, inalate da persone sensibilizzate, sono in grado di provocare disturbi agli occhi, al naso e ai bronchi. Gli acari sono sempre presenti nell’ambiente domestico, dunque sono responsabili di sintomi perenni, ma aumentano nelle stagioni umide così come nei primi periodi di accensione del riscaldamento, perché la presenza di maggiori movimenti convettivi nelle nostre abitazioni comporta un aumento della circolazione della polvere e degli acari in essa contenuti. In questi periodi dunque si può osservare una maggiore comparsa e intensità dei disturbi. E’ dunque di fondamentale importanza cercare di modificare l’ambiente del soggetto allergico a tali parassiti cercando di areare gli ambienti, di evitare di avere nelle camere tendaggi pesanti, mobili imbottiti, tappezzerie, dove gli acari facilmente si annidano in maggior numero e coprire il materasso e il cuscino con fodere antiacaro specifiche. I disturbi che gli allergici ai dermatofagoidi, questo il nome degli acari domestici, possono presentare sono:

-congiuntivite con prurito, rossore, lacrimazione,

-raffreddore con facili salve di stranuti e tendenza ad avere il naso ostruito soprattutto la notte con alternanze di fasi di colamento in genere acquoso o intenso prurito nasale

-tosse e asma.

-eczema con prurito, più di frequente localizzato nelle pieghe dei gomiti, ginocchia, collo, dietro ai padiglioni auricolari.

Inoltre lo stato di continua infiammazione delle mucose respiratorie sostenuto dall’allergia predispone questi soggetti ad ammalare con maggior frequenza presentando faringotonsilliti, rinofaringiti, tracheobronchiti infettive ricorrenti.

domenica 20 ottobre 2013

Antibiotici: inutili e dannosi in infezioni respiratorie comuni


Prescrivere antibiotici per infezioni respiratorie non gravi oltre a essere inutile è anche dannoso, in quanto non porta a guarigione più rapida e può avere effetti avversi, nonché contribuire al fenomeno di resistenza dei patogeni. Sono queste le evidenze riportate da uno studio europeo condotto da Paul Little dell'Università di Southampton e pubblicato sulla rivista The Lancet infectious diseases, in cui gli antibiotici confrontati con un placebo hanno dimostrato pari efficacia nel risolvere i disturbi. Infezioni virali del tratto respiratorio che hanno come sintomi tosse, respirazione difficile, affaticamento e febbre non sono trattabili con gli antibiotici, tuttavia questi farmaci sono spesso prescritti inutilmente: «L'abuso di antibiotici» sottolinea il ricercatore in un'intervista alla Bbc «dovuto principalmente alla prescrizione nelle cure primarie, oltre a essere inutile, può portare allo sviluppo di resistenza. Inoltre, sono farmaci che possono avere effetti collaterali come la diarrea, eruzioni cutanee e vomito».

domenica 13 ottobre 2013

ADOLESCENZA E CICLO MESTRUALE


Per ciclo mestruale si intende l’intervallo di tempo che corre tra l’inizio di un flusso mestruale e quello successivo. Circa a metà di questo intervallo di tempo si verifica il fenomeno dell’ovulazione, ossia il rilascio della cellula uovo che verrà poi captata dalle tube dove potrà essere fecondata. La fase del ciclo mestruale che precede l’ovulazione si chiama follicolare perchè durante questa fase avviene nell’ ovaio  la maturazione dei follicoli, piccole “cisti” contenenti una cellula uovo, contornata da cellule follicolari, che producono estrogeni. Solo una di queste cisti raggiungerà la maturazione completa ed una dimesione di un paio di centimetri circa e sarà lei ad “ ovulare”. Dopo l’ ovulazione invece il follicolo rotto si trasforma in corpo luteo (dalla parola latina che significa giallo perchè questo è il colore che ha) che rilascia progesterone e regredisce in 12/14 giorni se non avviene la fecondazione. Gli ormoni prodotti dall’ovaio, principalmente estrogeni e progesterone stimolano la crescita dell’endometrio, la mucosa uterina che si prepara ad accogliere l’embrione che vi giunge dopo sei giorni dalla fecondazione. Se questa non avviene, la mucosa uterina si sfalda, dando origine alla mestruazione. La conseguenza di una corretta ciclicità della produzione ormonale ovarica è la regolarità in termini di ritmo e caratteristiche del ciclo mestruale. ll ciclo ovarico è sotto il controllo dell’ipofisi, una ghiandola situata alla base del cranio, mediante il rilascio delle gonadotropine FSH (ormone follicolostimolante) e LH (ormone luteinizzante) che stimola l’ovulazione e la formazione del corpo luteo. L’ipofisi è a sua volta regolata  dall’ipotalamo che risponde  alla quantità di ormoni circolanti e alle informazioni che giungono dal sistema nervoso centrale.

IL MENARCA

Per menarca si intende la prima mestruazione nella vita di una donna, che compare solitamente ad una età variabile tra gli 11 ed i 15 anni, circa due anni dopo l’inizio dello sviluppo mammario, quando il seno è discretamente, anche se non completamente, sviluppato.
La sua epoca di comparsa è condizionata da molti fattori:

domenica 6 ottobre 2013

L’ANGOLO DELLO PNEUMOCOCCO. OVVERO:”PERSEVERARE DIABOLICUM”.


Numerosi studi, più volte già richiamati sulla Pagina gialla, hanno dimostrato che, a seguito dell’introduzione del vaccino antipneumococcico coniugato eptavalente (PCV-7), si è assistito in varie parti del mondo all’emergere di nuovi ceppi patogeni (secondo il ben noto fenomeno del “rimpiazzo”) e ad un significativo aumento di polmoniti complicate (polmonite necrotizzante, enpiema) a questi correlate. Uno studio condotto in 17 Centri pediatrici di patologia respiratoria del Regno Unito tra il settembre 2006 ed il marzo 2011 ha dimostrato un aumento di dieci volte dei casi di enpiema dovuti al sierotipo 19° (praticamente mai in causa prima dell’inizio della vaccinazione PVC-7) e ha confermato la maggiore gravità di questi casi rispetto a quelli dovuti ad altri sierotipi (maggior frequenza di complicanze come l’ascesso, la fistola, il pneumotorace, associazione più frequente con la sindrome uremico-emolitica, età media inferiore, necessità di tempi di degenza significativamente più lunghi) (Thomas MF, et al. Arch Dis Child 2012; 97:1070-2).

         Fin qua niente di nuovo, direte, rispetto a quanto sapevamo già. Anche perché un bello studio pubblicato su Pediatria Preventiva e Sociale (Pasinato A, et al. 2012;3:15-21) ha di recente documentato che il fenomeno del rimpiazzo con i sierotipi 5 e 19° non contenuti nel vaccino riguarda ormai quasi la metà dei bambini italiani, sano o malati che siano. Quello che un po’ meraviglia (o forse no) è la leggerezza con cui si è data risposta a questo problema. Si è cioè semplicemente pensato di sostituire il vaccino PCV-7 con un vaccino a più ampio spettro (PCV-13) contenente  i ceppi emergenti. Ingenuità? Malafede (delle ditte che guidano la nostra mente  e la nostra mano)? Scarsa attenzione? Scegliete voi. Sta di fatto che questa strategia sta già dando i suoi scontati frutti …

domenica 29 settembre 2013

Prevenzione per le malattie invernali: fitogemmoterapia


Esistono diversi metodi per la prevenzione delle malattie invernali ed ognuno di essi possiede peculiarità diverse. Quando si tratta di età pediatrica o di individui che presentano malattie invernali recidivanti, frequenti o di discreta entità, è consigliabile che l’indicazione sia data da un medico esperto nel settore in modo che possa stabilire se è utile applicare l’omeopatia, la fitogemmoterapia, l’oligoterapia ecc o abbinare e completare le diverse metodiche in base alla sintomatologia clinica descritta.

In questo ambito ci occuperemo di fitogemmoterapia, esaminando le diverse caratteristiche delle piante più utili in campo di prevenzione invernale. E’ necessario tenere presente che il periodo minimo di terapia deve essere di 3-4 mesi utilizzando 3 settimane al mese. Al termine

sarà necessaria una rivalutazione per proseguire con la prevenzione almeno sino a tutto febbraio – marzo. In età pediatrica sotto i 2 anni è bene non usare per lungo tempo la fitogemmoterapia  a contenuto alcoolico anche se modesto, eventualmente, sempre su consiglio medico, potranno essere utilizzate altre formulazioni. Riguardo alla posologia ci si attiene alle regole generali, senza superare  le 40 gocce x 2 volte al dì(anche oltre i 40 kg di peso).

Gemmoterapia :

Abies pectinata MG1DH = abete bianco fam Pinaceae. Ottenuto dalla macerazione delle gemme fresche si è dimostrato, sperimentalmente, utile nel favorire la fissazione del calcio nelle ossa, l’accrescimento staturo-ponderale, l’eritropeiesi.. E’ indicato in età pediatrica per l’azione di sostegno a carico delle vie aeree superiori.

Alnus glutinosa MG1DH = Ontano nero fam Betulaceae. E’ un importante medicamento a netta azione antiinfiammatoria con tropismo elettivo sui vasi arteriosi dell’encefalo. Agisce inoltre nelle sindromi infiammatorie delle mucose anche in fase suppurativa per cui è consigliabile in tutte le forme recidivanti mucoso-catarrali e mucoso-suppurative ( sinusiti, tonsilliti, tracheobronchiti ecc).

domenica 22 settembre 2013

Papilloma e vaccinazione, perché dico no


Riportiamo un articolo, comparso nel 2008, dove si facevamo alcune importanti considerazioni sul vaccino contro il Papilloma.

L’articolo  è scritto dal prof Giuseppe Remuzzi (Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) che notoriamente non condivide l’approccio all’ omeopatia e/o altre medicine complementari  .

(10 febbraio 2008) - Corriere della Sera L' intervento / 1 La profilassi sulle dodicenni lombarde contro il virus

“Da marzo  in Lombardia si vaccineranno le dodicenni per prevenire il tumore della cervice uterina, quello dovuto al virus del papilloma (HPV). «Dovrei vaccinare mia figlia? Non ha certo rapporti sessuali a dodici anni, perché dovrebbe contrarre l' infezione?». «La mia ne ha undici, perché non vaccinare anche lei?». «Ho due figlie, una di sedici anni ed una di diciannove, per loro non è prevista la vaccinazione. Perché? Rischiano di meno delle dodicenni? Cosa devo fare? Comperarmi il vaccino? O è già troppo tardi?» «Ho chiesto al mio ginecologo, lui è contrario». Discorsi di mamme. Campati per aria? Non tanto. Vediamo perché. 1) Il vaccino è efficace e non pare abbia effetti collaterali importanti, ma di virus del papilloma ce n' è almeno cento tipi diversi. Certi non si associano al rischio di tumori, altri sì. I vaccini che si fanno adesso proteggono contro due tipi di HPV, il 16 e il 18, che si stima siano responsabili di poco più dei due terzi dei casi di tumore della cervice, perlomeno in Europa. 2)Le dodicenni di adesso saranno esposte al rischio di infezione tra cinque anni. Il tumore qualcuna di loro ce l' avrà tra venti, trenta o quaranta anni. Intanto per vaccinarle spenderemo 100 milioni di euro all' anno, forse di più, ma il pap test lo si dovrà continuare a fare perché la copertura con i vaccini di adesso è parziale. Insomma si spende tantissimo e non si risparmia niente. 3)Se mai, se proprio vogliamo spendere tutti quei soldi, andrebbero vaccinate le ragazze di diciassette - diciotto anni. A quell' età più del novanta percento delle ragazze non hanno ancora contratto l' infezione. Si infetteranno fra i 20 e i 25 anni (è l' età in cui si cambia spesso partner). Dopo infettarsi è più difficile perché diminuisce il numero dei partners e forse anche per un fenomeno che i medici chiamano di immunità crociata. 4)Sono in fase di sperimentazione altri vaccini diretti contro otto tipi di virus, copriranno il novantacinque percento dei casi di tumore. Allora sì che si potrà diminuire il numero di pap test. Quando si dice che il vaccino è efficace, cosa s' intende? Che induce produzione di anticorpi e che questi anticorpi si trovano nel sangue di chi ha fatto il vaccino dopo trenta e anche dopo quaranta mesi. Basterà per proteggere dal tumore? E' verosimile. Per adesso gli studi disponibili dimostrano che in chi ha fatto il vaccino non si hanno lesioni pre-cancerose per almeno tre anni. Quello del collo dell' utero però è un cancro che si sviluppa lentamente. L' infezione nella maggior parte delle donne non dà sintomi ed è transitoria, se persiste può diventare cancro, ma servono vent' anni, qualche volta trenta, e non succede sempre. Intanto uno strumento efficace vero per prevenire il tumore della cervice uterina c' è già, è il pap test. Ma allora perché spendere tanti soldi in un vaccino la cui efficacia non è ancora davvero dimostrata senza prima avere organizzato una buona campagna di prevenzione?

lunedì 16 settembre 2013

Griffonia simplicifolia

La griffonia è una pianta tropicale che appartiene alla famiglia delle Leguminose, originaria delle regioni tropicali dell’Africa centro-occidentale, diffusa in particolare in Ghana, Costa d’Avorio e TogoSinonimi botanici sono Bandeirae simplicifolia e Simplicifolia schotia.

I suoi semi contengono 5-idrossitriptofano (5-HTP), un aminoacido essenziale precursore endogeno della serotonina e le proprietà della pianta sono legate alla sua capacità di indurre una maggior sintesi di questo neurotrasmettitore da parte dell’organismo. Ricordo che la serotonina è a sua volta un precursore della melatonina, la cui concentrazione è determinante per la fisiologia del sonno e per la regolazione del ciclo sonno veglia.

L’estratto della pianta trova quindi indicazione, ormai confermata da numerosi lavori clinici, nelle forme depressive di grado lieve in particolare se associate a significativi livelli di ansia (come adattogeno) e nei disturbi del sonno spesso associati alle alterazioni del tono dell’umore e al livello di stress.

L’aumento della disponibilità del 5-HTP ha dato ottimi risultati anche nel controllo della cosiddetta “fame nervosa”, frequentemente correlata all’ansia e alla depressione. Anche in questo caso, il responsabile dell’effetto inibitore sulla fame sarebbe la serotonina.

I disturbi dell’umore, l’insonnia e i disturbi della sfera alimentare possono essere prodotti da un deficit della trasmissione degli impulsi nervosi a livello delle sinapsi dei neuroni. Questo deficit è spesso correlato alla carenza di serotonina, quindi l’integrazione con Griffonia, ricca di 5-http, favorisce la produzione endogena di questo neurotrasmettitore, ripristinando una condizione di normalità.

domenica 8 settembre 2013

SETTIMANA DELLA CHIROPRATICA


                                     
   
Dal 14 al 19 ottobre

AL VIA LA SETTIMANA DELLA CHIROPRATICA

CHECK-UP GRATUITI IN TUTTA ITALIA

Per salvare dallo stress la colonna vertebrale e la salute


 


Dal 14 al 19 ottobre, in concomitanza con il World Spine Day del 16 ottobre, giorno dedicato in tutto il mondo alla salute della colonna vertebrale, prende il via in tutta Italia, la settimana della chiropratica.


In occasione di questo evento, promosso dall’Associazione Italiana Chiropratici, oltre 200 dottori in chiropratica aprono i loro studi per un check-up gratuito della colonna vertebrale. Per trovare lo studio chiropratico della propria città dove prenotarsi basta telefonare, già dai primi di ottobre, al numero verde AIC 800017806 dal lunedì al venerdì in orario 9-12,30 e 14,30-17,30.


 

 

 

L’iniziativa si propone di far conoscere la chiropratica e i suoi benefici sulla salute visto che in Italia si registra ancora una carenza d’informazione circa le indicazioni terapeutiche e l’esercizio di questa disciplina. Molti pensano, infatti, che la chiropratica sia in grado solo di alleviare e prevenire il mal di schiena. Invece il dottore in chiropratica si occupa soprattutto della salute di tutto l’organismo. E a tal fine si propone di mantenere la colonna vertebrale sana, cioè in grado di svolgere i complessi compiti biomeccanici necessari per la nostra vita quotidiana. Come viene perseguito questo obiettivo? “Principalmente individuando, eliminando o riducendo l’instaurarsi di sublussazioni vertebrali che, anche in assenza di sintomi particolari, possono compromettere le normali trasmissioni del sistema nervoso con effetti negativi in varie parti del corpo e di riflesso sulla salute”, risponde John Williams, presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici. Il dottore in chiropratica non usa farmaci, né interventi invasivi, ma ricorre a tecniche manuali scelte in base ai parametri del caso e secondo una diagnosi olistica che tiene conto dello stile di vita, del tipo di lavoro svolto, dell’alimentazione e di eventuali stress strutturali, psicologici e chimici: tutti fattori che influiscono sul nostro stato di salute. “E’ importante sottolineare che il dottore in chiropratica non si ferma al sintomo e non si limita a rimuovere le sublussazioni”, precisa  John Williams,  “perché fa parte dei suoi compiti valutarne le cause mediante una visita clinica accurata che include tra l’altro un esame posturale, l’analisi di radiografie e di esami clinici e un colloquio personale con domande mirate su stile di vita, tipo di lavoro svolto ecc”. Questa visita approfondita è necessaria per capire se le cause dei disturbi (e delle sublussazioni) sono di tipo strutturale (cioè provocate da traumi fisici recenti o lontani nel tempo, da problemi di disequilibrio dovuti a volte a una malocclusione dentale, o persino a problemi uditivi o visivi) oppure di tipo chimico, (alimentazione scorretta, fumo, abuso di bevande alcoliche, esposizione eccessiva all’inquinamento), o se dipendono anche da uno stress emotivo. “Lo stress in sé può avere una valenza positiva, perché fornisce l’energia per superare prove e difficoltà. E’ il suo eccesso, provocato dal sovrapporsi di eventi negativi su diversi fronti che, invece, mette a rischio la salute, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia, avverte John Williams.

giovedì 1 agosto 2013

La  Redazione del Blog augura a tutti i suoi lettori  Buone  Vacanze  e arrivederci a
Settembre

sabato 27 luglio 2013

Il secondo cervello: una scoperta sorprendente?


Per quanto possa sembrare incredibile il nostro intestino contiene una struttura nervosa del tutto autonoma seppur strettamente connessa con il cervello contenuto nella scatola cranica.

Questa struttura, definita recentemente secondo cervello, è costituita da un intreccio di numerosi neuroni che sono posizionati nella mucosa e nella tunica muscolare intestinale. Essi sono in grado di produrre gli stessi neuromediatori dei neuroni cerebrali e contengono sulla loro superficie gli stessi recettori delle cellule del cervello. Questa particolare similarità permette un continuo scambio di informazioni e una spiccata sinergia tra i due cervelli.

L’intestino è quindi il solo organo a possedere un sistema nervoso intrinseco in grado di rielaborare i riflessi in completa assenza di input dal cervello o dal midollo spinale. Il sistema nervoso enterico è un residuo che abbiamo ereditato e conservato dal nostro passato evolutivo perché rappresenta una struttura caratteristica di molte forme di vita con una organizzazione biologica nettamente meno complessa di quella della specie umana.

domenica 21 luglio 2013

Argilla: una cura per le ferite?


L’argilla , come molti altri rimedi naturali è un prodotto  molto complesso , le cui proprietà  non dipendono da un solo elemento, ma dall’interazione delle varie sostanze di cui è composto, che  ne moltiplicano l’efficacia.

Nel 1928, il prof. Laborde, docente alla Facoltà di Farmacia di Strasburgo, dichiarò: «La terra curativa, presa regolarmente o periodicamente, è il dono che purifica, vivifica, compensa e risana, proprietà essenziali della natura. È un potente dinamogeno che ristabilisce un equilibrio stabile risvegliando l’attività delle ghiandole».

Attualmente i suoi benefici  sono stati quasi dimenticati,  tuttavia chi la utilizza regolarmente conosce la sua affidabilità e maneggevolezza.

Le sue proprietà sono

Antisettiche e battericide: 

è in grado di contrastare l’attività dei batteri creando un ambiente ostile alla loro crescita senza recare danno all’organismo, favorendo la riparazione dei tessuti.

Favorisce l’eliminazione dei parassiti intestinali aiutando a ripristinare l’equilibrio della flora microbica intestinale.

Adsorbente:

il suo potere assorbente può variare dal 20 sino al 50% del suo peso. L’argilla è in grado di assorbire enormi quantità di liquidi, ma anche di gas, proprietà che viene sfruttata in molte applicazioni curative, soprattutto in caso di problematiche intestinali (eccesso di gas intestinali) o dermatologiche(eruzioni cutanee, acne).ù

Cicatrizzante:

le sue qualità basiche (pH quasi neutro) esercitano un ‘azione catalizzatrice(stimolano alcuni processi enzimatici) favorendo la  rigenerazione della pelle .

Ciò è utile nelle ferite esterne   (anche impetiginizzate ) e nelle ulcere cutanee

Come preparare l’argilla per uso esterno :

sabato 13 luglio 2013

Bimbi carenti di vitamina D più a rischio di allergie ai cibi


L'insufficienza di vitamina D nella prima infanzia aggrava il rischio di sviluppare allergie a determinati cibi, un fenomeno in preoccupante crescita nei paesi avanzati. Una ricerca su 5.000 bambini di un anno, condotta in Australia dal Murdoch children's research institute di Melbourne, indica che i bambini con carenza di vitamina D hanno un rischio tre volte maggiore di sviluppare un'allergia alimentare, rispetto ai bambini i cui livelli della vitamina sono adeguati. Per contro, i bambini allergici ai cibi hanno una probabilità fino a 10 volte maggiore di avere bassi livelli della vitamina. «Questo studio offre la prima evidenza diretta che la sufficienza di vitamina D può essere un importante fattore protettivo per l'allergia a cibi nel primo anno di vita», scrive l'immunologa pediatrica Katie Allen sul sito web dell'Istituto. «Questo aggiunge sostegno alla pratica di correggere tempestivamente per via medica i bassi livelli di vitamina D».

domenica 7 luglio 2013

Svezzamento : seconda parte


SECONDA PAPPA


La seconda pappa verrà preparata esattamente come la  prima, sostituendo  la carne con formaggio fresco: ricotta, caprino o  2 cucchiai di yogurt non acido.

 

 

La tempistica per l'introduzione di altri alimenti, valida solo se non esistono  allergie familiari, sarà la seguente:

 

VII  mese: pastina, semolino, frumento, azuki, lenticchie rosse decorticate (sono proteine e vanno date al posto della carne o del formaggio), pappa tipo pancotto (150 ml di brodo vegetale, 1 fetta biscottata spappolata o pane raffermo, 1 cucchiaino d’olio e uno di parmigiano), banana, farine con glutine (multicerali, farro...)

 

VIII mese: polenta (più parmigiano e qualche cucchiaio di latte), legumi vari ( fagioli, ceci, ecc.) passati (non frullati). Dopo l'ottavo mese la carne può essere fresca (50 – 70 gr. di prodotto crudo), bianca cotta al vapore passata al tritacarne: tacchino, pollo, coniglio, agnello

 

IX mese: pesce (platessa, branzino, orata, sogliola), patate

 

X-XI mese: tuorlo d’uovo: 1 cucchiaino ogni 3 giorni sino al tuorlo intero, prosciutto cotto senza conservanti, 1 – 2 cucchiai di spremuta di mandarino

 

XII mese: latte vaccino, uovo intero, altri legumi, pomodoro (prima cotto poi fresco),albume

 

Alcuni consigli per chi vuole  seguire uno svezzamento vegetariano:

lunedì 1 luglio 2013

Svezzamento


Per svezzamento, detto anche divezzamento, si intende il passaggio da un'alimentazione esclusivamente lattea del bambino ad una mista.

Se ci si prende la briga di analizzare le abitudini dei diversi paesi si capirà immediatamente che uno schema standard non esiste. Infatti a seconda della sua  nazionalità il bambino seguirà un diverso tipo di svezzamento con una differente tempistica nell'introduzione degli alimenti. Inoltre ogni bimbo ha i suoi tempi e le sue preferenze. Anche questo influenzerà le modalità con cui viene svezzato.

Alcuni punti in comune vanno però  salvaguardati.

Se la mamma sta allattando proficuamente è  bene posticipare l'introduzione delle prime pappe a dopo il sesto mese di vita. Questo termine può essere anticipato, sempre consultandosi con il proprio Pediatra, qualora il bimbo non cresca adeguatamente o si abbiano difficoltà nell'allattamento. E' sempre sconsigliabile iniziare prima del IV mese.

Lo scopo principale dello svezzamento è duplice: facilitare l'assunzione di sostanze nutritive adeguate all'età del bambino ed abituarlo ad assumere il cibo attraverso il cucchiaino.

Ogni mamma che inizia a svezzare il proprio piccolo si chiede se e quando iniziare. A questa domanda non esiste una risposta univoca. E' necessario osservare come cresce il bambino, valutare con attenzione le resistenze che oppone alle prime pappe e seguire quello che è più adatto ad una sua armoniosa crescita psicofisica. Non tutti i lattanti sono pronti a 4-6 mesi a staccarsi dal seno materno per passare alle pappe. Se si notano troppe difficoltà può essere utile fermarsi, riprendere l'alimentazione lattea esclusiva riprovando più in là. La vera regola è non avere fretta. Ci sono bambini che faranno grossi sorrisi mangiando la prima pappa, altri invece inizieranno a “sputacchiarla” ovunque piangendo irritati. Non insistete.

Solitamente consiglio di iniziare a dare i primi cibi solidi partendo dalla frutta: mele o pera grattugiata, biologica. Qualche cucchiaino all'inizio è sufficiente, giusto per far abituare il piccolo ad un gusto ed una consistenza diversa. Date sempre frutta “vera”, possibilmente biologica, evitate le composte e gli omogenizzati che abitueranno il vostro bimbo a gusti troppo dolci. Gradualmente aumenterete le dosi sino a raggiungere la quantità di mezza pera o mezza mela.

Quando il bambino si è abituato ad assumere la frutta con il cucchiaino si può  pensare di iniziare con le prime pappe. Di  solito ci vogliono 15-20 giorni.

Per le pappe si inizia con un brodo di verdure (180-200 ml) a cui pian piano vengono aggiunte altre sostanze: farine di cereali per addensare le pappe, olio extravergine di oliva ed infine le proteine.

domenica 23 giugno 2013

Omeopatia nell’ Eritema solare


La luce del sole è la causa più ovvia di  benessere e l’amore per la luce è insito nella natura umana.  Questa innata propensione per il sole determina conseguenze benefiche di riscaldamento dell’organismo e di sintesi della vitamina D, ma l’esposizione della cute alla luce del sole può portare conseguenze patologiche. E’ noto che l’ eccessiva esposizione della cute ai raggi solari è in grado di provocare una riduzione delle risposte immunitarie il che potrebbe svolgere un ruolo importante nella patogenesi di alcuni tumori cutanei.

. In generale la capacità individuale di tollerare la luce solare è inversamente proporzionale alla pigmentazione melaninica che funge come  filtro a densità neutra con un ampio spettro di assorbimento nell’ambito delle radiazioni ultraviolette dello spettro solare.

La melanina viene accumulata nei melanosomi trasferiti quindi ai cheratociti dove esplicano la loro azione fotoprotettiva. Proprio in base alla tolleramza all’esposizione solare la popolazione è stata suddivisa in sei tipi cutanei che vanno dal tipo1 ( costanti ustioni solari, assenza di abbronzatura ) al tipo 6 ( assenza di ustioni solari, abbronzatura costante ).

domenica 16 giugno 2013

Carcinosinum


E un nosode preparato  essenzialmente da tessuto mammario neoplastico e con esso si sono ottenuti i migliori risultati perché la patogenesi clinica descritta da Foubister e il proving effettuato da Templeton furono realizzati utilizzando tale estratto (sono stati impiegati anche estratti di carcinoma gastrico, intestinale, polmonare e vescicale.)

Nel 95% dei casi  esso viene prescritto soprattutto sulla base dei sintomi mentali e generali.

Corrispondenze eziologiche: Carcinosinum  trova il suo impiego nel soggetto che ha subito  gravi traumi infantili ( rimproveri continui, violenze, aspettative elevate, responsabilizzazione eccessiva, perdita di persone care ) che lo hanno così pesantemente condizionato da bloccarlo a livello emotivo e sul piano della comunicazione.

Sia nella sua storia personale sia in quella familiare si ritrovano numerose patologie lesionali, diabete, tubercolosi, mononucleosi, psicosi ecc.

Carcinosinum è un rimedio polimiasmatico che comprende un’ampia gamma di manifestazioni da quelle psoriche di tipo disattentivo a quelle luesiniche di tipo delinquenziale. Infatti sue caratteristiche sono la presenza di molti sintomi che non corrispondono ad un solo medicinale, il costante cambiamento dei sintomi e la frequente sostituzione con un sintomo opposto ( aggravamento-miglioramento al mare ).

lunedì 10 giugno 2013

Bambini e ADHD


Negli ultimi anni sempre più spesso si sente parlare di ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività = Attention Deficit and Hyperactivity Disorder) . Con questa sigla si indica un insieme di sintomi che possono presentarsi in età pediatrica caratterizzati da difficoltà nel mantenere l’attenzione, nel controllare l’impulsività e nel regolare il proprio comportamento.
I sintomi più comuni, non necessariamente tutti presenti nel medesimo soggetto, sono:
                     continua tendenza a fantasticare
                     non ascoltare
                     essere facilmente distratti nei compiti o nel gioco
                     dimenticare le cose
                     essere in costante movimento o non riuscire a stare seduti
                     contorcersi in continuazione
                     parlare troppo
                     non essere in grado di giocare tranquillamente
                     agire e parlare senza pensare
                     avere difficoltà ad attendere il proprio turno
                     interrompere continuamente gli altri