sabato 31 gennaio 2009

Quando Luc Montagnier riportò la “memoria dell’acqua” in superficie

Vi propongo questo articolo comparso su www.Agoravox.fr dell’11/12/2008, dove potrete trovare, oltre all’articolo in francese, anche diversi filmati con l’intervista a Montagnier e il suo intervento a questa conferenza.

Quando Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina 2008, ha dichiarato che un vaccino terapeutico per l’AIDS potrà essere utilizzato nel giro di 4 o 5 anni, la stampa ha diffuso questa buona notizia in tutto il mondo, in effetti si tratta di un annuncio di grande rilevanza. Ma sarebbe importante anche segnalare quando, nel corso di una conferenza, questo stesso genio della scienza ha reso un omaggio postumo molto motivato ad un suo collega bandito e screditato, nell’ottobre del 2007. Questo omaggio, se non ha alcun valore scientifico, acquista un altro sapore quando si esamina il contenuto della conferenza, particolarmente rilevante nelle sue rivelazioni: Luc Montagnier, in effetti ha riportato alla luce la “memoria dell’acqua”…più o meno.
Questa conferenza si è tenuta a Lugano il 27 Ottobre 2007. La prima frase di Montagnier è inequivocabile: “Questa conferenza è un omaggio a Jaques Benveniste, che era un mio collega. All’inizio non l’avevo seguito nei suoi percorsi completamente nuovi, ma si dà il caso che i miei lavori sul virus dell’AIDS mi hanno condotto ad avvicinarmi alle sue idee”. Nel prosieguo dell’intervento egli presenta i risultati dei suoi studi sul virus dell’AIDS. Montagnier afferma, tra l’altro, che egli ha constatato che, quando del sangue infetto era filtrato a tal punto che nessun virus, né altri microorganismi potessero essere presenti nella soluzione, alcune strutture viventi riapparivano spontaneamente dopo una ventina di giorni. Altra scoperta sorprendente: questi batteri e virus che emettono dei segnali elettromagnetici nell’ambiente… quando essi vengono separati! Stupefacente; queste scoperte, relazionate nei dettagli dal premio Nobel, gli fanno affermare che “ l’informazione genetica forse è trasmessa dal DNA a qualcosa che è nell’acqua”. “Questo è qualcosa che va oltre la fantascienza. Io credo che Jaques Benveniste avesse molte idee troppo audaci. Ma io sono sulle sue tracce”.
È curioso che i risultati di questi lavori non siano mai stati pubblicati dalla stampa, né tantomeno dalla comunità scientifica. Ma perché non aver avuto la stessa prudenza nel caso Benveniste? Un mistero sul quale la scienza un giorno dovrà riflettere.
M. Di Leo – Medico - Bari

martedì 27 gennaio 2009

Hypericum perforatum, una nuova arma contro l’Alzheimer

Ricercatori dell'Istituto di Biofisica del CNR di Pisa hanno messo in evidenza la possibilità dell'ipericina, pigmento naturale estratto dall'Hypericum perforatum, di perturbare ed inibire i processi di aggregazione dei peptidi beta-amiloidi, responsabili dell'insorgere del morbo di Alzheimer. Lo rivela uno studio in vitro effettuato da ricercatori dell’Istituto di Biofisica del Cnr di Pisa (IBF-Cnr) e pubblicato sulla rivista internazionale FEBS Letters.
I risultati di questa ricerca hanno evidenziato che l’ipericina non solo è in grado di inibire la formazione di fibrille interagendo col peptide beta-amiloide in stadi precoci del processo di fibrillogenesi, ma anche di rivelare, emettendo luce di fluorescenza, la formazione di oligomeri pre-fibrillari.
Negli ultimi anni l'interesse scientifico si è indirizzato alla comprensione dei meccanismi molecolari che guidano, fin dai primi stadi, l'aggregazione proteica patologica e alla ricerca di molecole naturali in grado di inibirla e ridurne gli effetti citotossici: molto studiati, in questo senso, sono i polifenoli naturali che si trovano ad alte concentrazioni in prodotti come il vino rosso, il the verde, il ginkgo biloba e molte piante. Come l’ipericina, sono molecole aromatiche che, grazie alle loro proprietà chimico-fisiche, possono interagire coi peptidi beta-amiloidi, sequestrando e inattivando le forme tossiche.
Enrica Campanini, medico, Firenze

martedì 20 gennaio 2009

IPERTROFIA DELLE ADENOIDI E CORTISONE

STEROIDI INTRANASALI NEI BAMBINI


L'ipertrofia delle adenoidi è una condizione molto frequente in età pediatrica che può condizionare uno stato di persistente ostruzione nasale associato a complicazioni:otiti ricorrenti, apnee notturne e disturbi cardiorespiratori.
La terapia nei casi gravi è esclusivamente chirurgica,mentre nelle forme piu' lievi è medica e si avvale di decongestionanti, antistaminici e cortisonici locali con risultati non sempre decisivi.
In una ricerca effettuata sugli studi presenti in letteratura è stata confrontata l'efficacia del cortisone intranasale rispetto al placebo o ad altri interventi in bambini fino a 12 anni.
Nello studio, in cui sono stati inclusi circa 350 soggetti trattati per un periodo compreso tra le due e le quattro settimane, si è osservato un miglioramento nell'ostruzione nasale e nelle dimensioni delle adenoidi, rispetto al gruppo dei bambini trattati con placebo.
Le prove di efficacia del cortisone nasale in caso di ipertrofia delle adenoidi tuttavia non vengono considerate sufficienti e viene raccomandata cautela soprattutto perchè non è chiaro l'effetto di questi trattamenti per periodi di tempo prolungati, a causa dei loro effetti collaterali.
Poiché la terapia omeopatica è in grado di indurre, in una buona percentuale di casi, una riduzione dell'ipertrofia delle vegetazioni adenoidi, potrebbe rappresentare una alternativa non gravata da tossicità.


Zhang L,Mendoza R, et al Intranasal corticosteroids for nasal airwais ostruction in children with moderate to severe adenoidal hypertrophy.
Cochrane Database of Systemic Rewiews 2008

Elena Bosi, pediatra, Milano

lunedì 19 gennaio 2009

Comunicazione per i medici della regione Toscana

Per i medici di medicina complementare iscritti agli Ordini dei Medici della Regione Toscana.
Si ricorda che il 31 gennaio scade il termine per entrare nell'elenco della specialistica ambulatoriale per le 4 MC (agopuntura, fitoterapia, omeopatia e medicina manuale).
Si ricorda che stare nell'elenco non significa che la ASL vi farà una convenzione ma è un requisito essenziale se la ASL decidesse di mettere a bando delle ore di convenzionamento e quindi fare un concorso.
La domanda è obbligatoria anche per gli specialisti che già lavorano nelle ASL.

Massimo Tilli, medico, Firenze

giovedì 8 gennaio 2009

Omeopatia: innocua, da sola o in associazione

È stato recentemente pubblicato un interessante articolo sul Journal of the Royal Society of Health dal titolo “Will new regulations reverse the 'drop' in homeopathy?”. La ricercatrice Hay L., del Department of Physiology, University of Limpopo, Medunsa Campus, South Africa, si è mossa da un quesito che molto spesso ciascuno di noi si pone nella sua pratica quotidiana: premesso che l’omeopatia viene “reclamizzata” come una pratica terapeutica innocua, i pazienti che ne fanno uso ne traggono realmente beneficio anche quando utilizzata in associazione con altri approcci terapeutici? O ancora, è ipotizzabile un utilizzo dell’omeopatia in associazione con un approccio terapeutico tradizionale?
In primo luogo mi preme sottolineare come nutro qualche perplessità sull’affermazione che l’omeopatia sia un approccio terapeutico “innocuo”. Come qualsiasi medicinale, anche quello omeopatico (che è dotato di effetto terapeutico) può comportare, se male utilizzato, effetti indesiderati. Se è vero infatti che l’approccio omeopatico può essere ritenuto meno “aggressivo” rispetto ai medicinali di sintesi, è pur vero che vengono descritti in letteratura casi di aggravamenti (non fisiologici) che richiedono particolare attenzione da parte dell’omeopata. Sia sufficiente ricordare, a titolo puramente esemplificativo, il caso dell’aggravamento che può essere determinato da un medicinale fortemente centripeto some Sulfur (anche, se non soprattutto, a diluizioni spinte), in un soggetto particolarmente sensibile.
In secondo luogo, si discute da più parti della possibilità di utilizzare i medicinali omeopatici in associazione con farmaci tradizionali. Al riguardo occorre segnalare come una buona parte del mondo omeopatico più “ortodosso” guarda con molta perplessità a queste eventuali commistioni, ricordando come molti farmaci tradizionali possano avere un effetto antagonizzante rispetto al medicinale omeopatico (ad es. cortisonici o antistaminici) o come possano essere ritenuti alla base di possibili sicotizzazioni (ad es. di nuovo i cortisonici, l’ormonoterapia o la vaccinoterapia). È pur vero che il principale (se non l’unico) obiettivo del medico è sempre quello di ottenere il massimo beneficio possibile per il proprio paziente, e che vincoli di natura etica e deontologica (quando non medico legale) impongono l’utilizzo dei medicinali più efficaci. Ritengo pertanto che nella pratica comune di tutti i medici omeopati (anche dei più ortodossi) sia già contemplata la possibilità di scegliere, a seconda delle differenti situazioni, la migliore terapia da adottare per il proprio paziente: omeopatia pura, esclusivamente terapia tradizionale o varie forme di commistione dei differenti orientamenti, avendo sempre presente l’obiettivo della salute del paziente nell’ottica di un possibile approccio integrato.
G. Di Leone – Medico - Bari