mercoledì 29 ottobre 2008

ANTIBIOTICI: USARE CON PRUDENZA


Antibiotici: usare con prudenza per evitare effetti collaterali


E' questo l'avvertimento lanciato dalla Dott.ssa Barbara Stechenberg, Director of Pediatric Infectious Diseases, Baystate Medical Center in Springfield, Massachusetts, al meeting annuale dell'American Academy of Pediatrics.
Secondo osservazioni recenti sono circa 142mila/anno le visite in pronto soccorso (P.S.) per eventi avversi da antibiotici e ciò si verifica in misura maggiore in bambini di età inferiore ad un anno.
Lo studio della Dott.ssa Stechenberg ha valutato la frequenza e i tipi di effetti avversi in relazione alle varie categorie di antibiotici (Clin. Infect. Dis. 2008;47:735-43).
Circa la metà delle visite in P.S. per effetti collaterali da antibiotici erano legate all'uso di derivati della penicillina.
“Chiaramente”, aggiunge, “gli effetti avversi da antibiotico rappresentano un enorme problema, perciò è necessario riprendere a considerare alcuni principi irrinunciabili prima di prescriverli ai nostri pazienti.
Per prima cosa bisogna chiedersi se realmente il bambino ha bisogno della terapia, perchè la non-terapia è spesso più sicura che qualsiasi terapia”, inoltre “classificare l'agente batterico prima di scegliere il farmaco, così si potrà scegliere lo spettro d'azione più ristretto, con la minima tossicità”.
La maggioranza degli effetti avversi evidenziati nello studio, circa l'80%, erano reazioni allergiche, dall'eruzione cutanea all'anafilassi (più rara). Gli effetti tossici sono anche in relazione alle malattie preesistenti, è questo il caso dei bimbi affetti da fibrosi cistica o da virus Hiv, dove l'iperattività del sistema immunitario accentua la possibilità di eventi avversi.
Nello studio vengono presi in esame i vari tipi di antibiotici, in primo luogo la Penicillina,
che è confermata essere un farmaco molto sicuro: la vera allergia infatti è nell'ordine del 10% circa e il rischio di anafilassi è molto raro.
Per quanto riguarda l'Azitromicina, gli effetti collaterali sono più di tipo gastrointestinale che di tipo allergico; tuttavia se si verifica una reazione cutanea questa dura molto tempo, poichè il farmaco, anche dato solo per cinque giorni, rimane nel corpo per lungo tempo.
Per quanto riguarda l'Aciclovir, medicinale discretamente sicuro in pediatria, utilizzato per forme erpetiche in soggetti immunocompromessi, viene eliminato dal rene immodificato; pertanto può causare disfunzioni renali a livello tubulare e interstiziale e il suo uso dovrebbe essere evitato nei soggetti nefropatici e preceduto da una adeguata idratazione.
Boston (Elsevier Global Medical News )


Elena Bosi -pediatra- Milano

domenica 26 ottobre 2008

ONCOLOGIA PEDIATRICA

Alfred L. & al. hanno pubblicato nel mese di settembre 2008 sulla rivista European journal of cancer un interessante studio dal titolo “Complementary and alternative treatment methods in children with cancer: A population-based retrospective survey on the prevalence of use in Germany” (EJC).
Partendo dall’osservazione che pochi studi fino ad ora pubblicati hanno approfondito la prevalenza dell’utilizzo delle CAM in oncologia pediatrica, e che quelli condotti fino ad ora non hanno fornito elementi significativi, gli autori si sono posti l’obiettivo di studiare un campione rappresentativo di bambini tedeschi affetti da neoplasie.
A tale fine hanno avviato uno studio retrospettivo (mediante invio di questionario autosomministrato) tra i genitori i cui figli erano stati inseriti per la prima volta nel 2001 nel Registro tedesco dei tumori infantili. Dei 1063 questionari pervenuti, il 35% degli intervistati ha dichiarato l’utilizzo di CAM. Le metodiche più frequentemente utilizzate nel campione oggetto di studio sono l’omeopatia, gli integratori alimentari e la medicina antroposofica. Fattori favorenti sono risultati un precedente utilizzo di CAM, un più elevato status sociale e una prognosi sfavorevole. Le ragioni più frequentemente richiamate per il loro uso sono state la ricerca di una stabilizzazione fisica, un rafforzamento del sistema immunitario e un incremento delle possibilità di cura della patologia.
Mentre la fonte di informazioni in molti casi non è stata rappresentata da personale medico, il 71% degli utilizzatori ha dichiarato di avere comunque parlato con un medico circa l’uso delle CAM.
Nella maggior parte dei casi i genitori riferiscono una percezione positiva sugli effetti delle CAM. L’89% degli utilizzatori riferisce infine che raccomanderebbero il loro impiego agli altri genitori.
In conclusione, le CAM sembrerebbero essere utilizzate di supporto alle terapie tradizionali nel 35% dei bambini tedeschi affetti da neoplasie. Gli autori dello studio sottolineano la necessità di avviare urgentemente studi prospettici sugli effetti reali o supposti delle metodiche più frequentemente utilizzate, così come richiamano la necessità di una maggiore conoscenza dei pediatri oncologi su questi trattamenti al fine di assicurare ai genitori un’informazione più professionale e competente.

G. Di Leone – Medico – Bari

Homeopathy: on line il numero di Gennaio 2008

E' disponibile on line il numero di Gennaio di Homeopathy.
Tra i vari articoli segnalerei lo studio osservazionale di Bordet sul trattamento con rimedi omeopatici dei disturbi vasomotori della menopausa.
Interessante anche il dibattito, con più ospiti, dal titolo "Homeopathy—quackery or a key to the future of medicine?" che vede il confronto di varie opinioni (scettiche e non) sull'omeopatia e il suo futuro.

venerdì 24 ottobre 2008

Dal 28 al 31 ottobre 2008, a Firenze, presso l'Istituto Agronomico per l'Oltremare, si terrà il Seminario Internazionale: “Innovazione e sviluppo in sanità: l’integrazione delle medicine complementari e tradizionali nei Sistemi sanitari pubblici”.L’evento, organizzato in collaborazione tra la Regione Toscana, l’UNDP e l’UNOPS nel quadro dell’Iniziativa di cooperazione internazionale ART, coinvolge rappresentanti dei Ministeri della Sanità dei paesi dove operano i Programmi ART e programmi di cooperazione della Regione Toscana, rappresentanti dei Centri regionali di riferimento della Regione Toscana e della Rete toscana della Medicina Integrata (RTMI).
Per ulteriori informazioni consultare il sito
Massimo Tilli, Medico, Firenze

giovedì 23 ottobre 2008

omeopatia e ricerca biologica

Sulla rivista Integrative Cancer Therapies, Vol. 5, No. 4, 362-372 (2006) è stato pubblicato un interessante articolo dal titolo. “Effects of Homeopathic Preparations on Human Prostate Cancer Growth in Cellular and Animal Models” nel quale si segnala una chiara risposta biologica al trattamento omeopatico in alcune forme tumorali.
Partendo dalla constatazione che in omeopatia Sabal serrulata (Saw palmetto) costituisce il trattamento complementare di scelta per i problemi della prostata che variano dall'iperplasia prostatica benigna al cancro di prostata, gli Autori hanno indagato gli effetti antiproliferativi delle preparazioni omeopatiche a base di Sabal serrulata, Thuja occidentalis e Conium maculatum, in vivo su cavia (“nude mouse xenograft models”) ed in vitro su linee cellulari tumorali umane (linee cellulari di adenocarcinoma prostatico umano PC-3 e DU-145 e MDA-MB-231 cancro della mammella).
Il trattamento con Sabal serrulata (in vitro) ha provocato una diminuzione di 33% di proliferazione delle cellule PC-3 nelle 72 ore e la riduzione del 23% nella proliferazione delle cellule DU-145 nelle 24 ore (P<.01). Nessun effetto è stato osservato sulle cellule umane del cancro della mammella MDA-MB-231. Thuja occidentalis e Conium maculatum non hanno determinato alcun effetto sulla proliferazione delle cellule tumorale umane della prostata. In vivo la dimensione dello xenotrapianto del tumore della prostata è stato ridotto significativamente nelle cavie trattate con Sabal serrulata rispetto al gruppo controllo. Gli autori concludono la loro ricerca auspicando studi più approfonditi su Sabal serrulata come rimedio omeopatico specifico per le patologie a carico della prostata.
Enrica Campanini, Medico, Firenze

martedì 21 ottobre 2008

Cortisone e ossa dei bambini

EFFETTO DEL CORTISONE SULLE OSSA
DEI BAMBINI
L'uso di cortisone in età pediatrica è,purtroppo, molto frequente e ciò non sempre corrisponde a reali necessità (vedi l'uso improprio nelle forme infiammatorie delle vie respiratorie anche nelle prime età della vita).
In questo articolo si studia l'effetto negativo di questo farmaco sulla mineralizzazione ossea del bambino.
Lo studio è stato effettuato su una popolazione di età compresa tra i 5
e i 12 anni in terapia per asma(531 maschi e 346 femmine).
Tutti i partecipanti avevano assunto terapie cortisoniche per via orale o inalatoria(prednisone o budesonide) e il follow-up è durato sette anni.
L'osservazione ha evidenziato che l'assunzione per via orale aveva effetti negativi in relazione alla dose somministrata e direttamente correlata all'aumentare dei cicli di terapia,provocando una riduzione nell'accrescimento minerale osseo più marcato nei maschi che non nelle femmine.
Lo steroide per via inalatoria causava viceversa una minima riduzione dell'apposizione ossea.
Lo studio pone quindi l'attenzione sulla necessità di limitare le terapie cortisone nell'infanzia,in particolare quelle per via orale,che andrebbero somministrate per un tempo limitato e alla dose minima efficace.
Qualora sia necessaria una terapia corticosteroide di lunga durata per asma, sarà preferibile la via inalatoria.
Kelly,Van Natta M,et al . Effect of long-term corticosteroid use on bone mineral density in children: a prospective longitudinal assessment in the Childhood Asthma Management Program(CAMP).Pediatrics 2008;122:53-61
Elena Bosi pediatra

Cortisone e ossa dei bambini


EFFETTO DEL CORTISONE SULLE OSSA
DEI BAMBINI
L'uso di cortisone in età pediatrica è,purtroppo, molto frequente e ciò non sempre corrisponde a reali necessità (vedi l'uso improprio nelle forme infiammatorie delle vie respiratorie anche nelle prime età della vita).
In questo articolo si studia l'effetto negativo di questo farmaco sulla mineralizzazione ossea del bambino.
Lo studio è stato effettuato su una popolazione di età compresa tra i 5
e i 12 anni in terapia per asma(531 maschi e 346 femmine).
Tutti i partecipanti avevano assunto terapie cortisoniche per via orale o inalatoria(prednisone o budesonide) e il follow-up è durato sette anni.
L'osservazione ha evidenziato che l'assunzione per via orale aveva effetti negativi in relazione alla dose somministrata e direttamente correlata all'aumentare dei cicli di terapia,provocando una riduzione nell'accrescimento minerale osseo più marcato nei maschi che non nelle femmine.
Lo steroide per via inalatoria causava viceversa una minima riduzione dell'apposizione ossea.
Lo studio pone quindi l'attenzione sulla necessità di limitare le terapie cortisone nell'infanzia,in particolare quelle per via orale,che andrebbero somministrate per un tempo limitato e alla dose minima efficace.
Qualora sia necessaria una terapia corticosteroide di lunga durata per asma, sarà preferibile la via inalatoria.
Kelly,Van Natta M,et al . Effect of long-term corticosteroid use on bone mineral density in children: a prospective longitudinal assessment in the Childhood Asthma Management Program(CAMP).Pediatrics 2008;122:53-61

lunedì 20 ottobre 2008

AMICO IN TOSCANA: SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO A FIRENZE

Il 20% della popolazione occidentale presenta un disturbo da ansia e panico. Un italiano su 5 soffre di insonnia e il 44% lamenta stanchezza e sonnolenza. I disturbi legati al sonno sono in continuo aumento e colpiscono circa il 30% dei bambini nei primi tre anni di vita (Centro medicina delsonno, Niguarda). Quali mezzi abbiamo a disposizione per affrontare con lamedicina integrata tali disturbi? Questi argomenti sono stati affrontati il 19 ottobre 2008 nel seminario ANSIA E INSONNIA NELL'ADULTO E IN ETA'PEDIATRICA: UN APPROCCIO INTEGRATO che si è svolto a Firenze presso la sede di Confesercenti in P.za PierVettori, 8/10.
Il seminario ha preso in esame le diverse opportunita'terapeutiche con l'omeopatia e la fitoterapia nella sindromeansiosa e nell'insonnia. Il seminario rivolto a Medici e Farmacisti, accreditato con 5 punti ECM, è stato molto apprezzato per la concretezza dei contenuti e per la piacevole esposizione dei Docenti Stefania Biondo ed Enrica Campanini.
La sede di Confesercenti si è rivelata da subito molto confortevole (in zona di Firenze facilmente raggiungibile e dotata di parcheggio privato).L'aula, elegante ed attrezzata con i supporti alla didattica necessari, si è dimostrata perfetta per lo svolgimento di seminari e corsi.
L'evento organizzato da A.M.I.C.O. ha offerto davvero ai partecipanti un valido contributo all'attività professionale. Arrivederci quindi alla prossima iniziativa culturale e scientifica di AMICO in Toscana.
Tilli Massimo, Medico, Firenze

giovedì 16 ottobre 2008

Topi e rane: ma l'omeopatia non è un placebo?

Alla domanda risponderei: probabile … possibile … direi di no!! E istintivamente sarei portato ad affermare che se pure fosse così, ben venga quell’approccio terapeutico che riesce a procurare benefici per chi soffre, senza fare ricorso a metodiche dannose esse stesse. Il potere taumaturgico del medico è stato enfatizzato nei secoli dalle varie culture e probabilmente ancora oggi è materia sotto molti aspetti sconosciuta.
Ma sarebbe veramente riduttivo concentrarsi unicamente su questo aspetto (come certa letteratura scientifica sembra voler fare), trascurando tutto il resto per il sol fatto che non si riesce a trovarne una giustificazione secondo i criteri di scientificità accettati dall’attuale paradigma scientifico.
Esistono peraltro numerosi lavori che sembrano più o meno direttamente smentire questa superficiale interpretazione della metodica omeopatica. A puro titolo esemplificativo, cito due studi recentemente pubblicati su Homeopthy, prestigiosa rivista curata da The Faculty of Homeopathy.
Il primo lavoro, dal titolo “An animal Model for the study of Chamomilla in stress and depression: pilot study”, è stato pubblicato da S. A. Gordinho Pinto & al. e studia gli effetti comportamentali ed ematologici di un trattamento con Chamomilla 6CH in topi sottoposti ad uno stress sperimentale. Nella metà di una popolazione di topi ai quali erano state iniettate cellule del tumore di Ehrlich, suddivisi con metodica random in due sottogruppi di pari numerosità, è stato effettuato un trattamento giornaliero con Chamomilla 6CH. Il gruppo controllo non ha ricevuto alcun trattamento. A distanza di sette giorni gli animali sono stati osservati in campo aperto e sottoposti ad accertamenti ematici. I topi che hanno coabitato con un compagno di gabbia ammalato hanno mostrato un decremento della loro attività generale, ma quelli trattati con Chamomilla si sono mostrati meno severamente malati (p=0,0426). Nessuna modifica ematologia è stata osservata.
Nella stessa pubblicazione sono stati comunicati anche i risultati ottenuti in un gruppo di topi pretrattati con Camomilla 6CH e sottoposti ad un test di nuoto forzato. Il gruppo controllo era stato trattato con acqua, 10% di etanolo o amitriptilina. Soltanto i gruppi trattati con etanolo e amitriptilina hanno mostrato un comportamento eccitato (p=0,0020), mentre gli animali trattati con Chamomilla hanno mostrato un punteggio intermedio rispetto ai controlli trattai con acqua e a quelli con etanolo/amitriptilina.
Mi si potrà obiettare che i topi da esperimento sono ormai una razza in qualche misura contaminata dal contatto con l’uomo (?) e che le loro caratteristiche intrinseche li rendono “influenzabili” e pertanto “sensibili” ad un ipotetico effetto placebo.
In tal caso potremmo passare al secondo studio pubblicato su Homeopthy, ad opera di S. Weber & al. dal titolo “The effect of homeopathically prepared thyroxine on highland frogs: influence of electromagnetic fields”. Partendo da precedenti esperimenti che mostrano come lo sviluppo delle larve di questi anfibi sia influenzabile da un preparato “omeopatico” a base di tiroxina (dosi infinitesimali dinamizzate), gli autori dimostrano una modificazione di questo effetto in relazione all’esposizione di tale preparato alle microonde o alle onde elettromagnetiche.
Fatti salvi eventuali bias metodologici, è possibile ipotizzare un effetto placebo anche sulle larve di rana? Probabilmente abbiamo ancora tanto da comprendere sulle reali potenzialità dell’omeopatia.
G. Di Leone – Medico - Bari

mercoledì 15 ottobre 2008

Il girone delle polveri sottili

"Qual'è l'origine delle micropolveri? Come agiscono quando vengono assorbite dal nostro corpo? Quali patologie apparentemente estranee a questo fenomeno possono finalmente trovare una spiegazione?."A queste ed ad altre domande il libro di Stefano Montanari cerca di dare delle risposte esaustive in un contesto di indifferenza e a volte di vero e proprio boicottaggio della comunità scientifica. Trovo molto interessante questo libro anche perchè ritengo che le patologie descritte dal dr.Montanari possano richiamare l'attenzione della comunità omeopatica sulla possibile relazione di dette patologie con la modalità reattiva sicotica .Il dr.Stefano Montanari vive e lavora a Modena, dove dal 2004 è Direttore Scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics, il centro che svolge studi e ricerche relative all'inquinamento da polveri inorganiche e al quale si rivolgono per consulenze aziende alimentari, enti pubblici e privati. (Montanari Stefano, Il girone delle polveri sottili, Macro edizioni,2008)
Mario Dileo, medico, Bari

Metanalisi e Omeopatia

Ricorderete che nel mese di dicembre 2006 la prestigiosa rivista The Lancet pubblicò, con grande risonanza anche su qualche quotidiano italiano e con l’intervento di rappresentanti del mondo accademico detrattori dell’omeopatia, un articolo di A. Shang & al. dal titolo “Gli effetti clinici dell'omeopatia sono effetti placebo? Analisi comparativa degli studi controllati con placebo condotti in omeopatia e allopatia”. In quello studio, gli autori, basandosi su una metanalisi condotta su 21 lavori realizzati in ambito omeopatico e 9 lavori in medicina convenzionale, concludevano evidenziando bias in tutti gli studi considerati che, adeguatamente filtrati, portavano ad una debole evidenza di effetti specifici dei rimedi omeopatici contrapposta ad una forte evidenza di efficacia degli interventi convenzionali. Shang concludeva che “Questa osservazione è compatibile con l'opinione che gli effetti clinici dell'omeopatia siano effetti placebo”.

Nel mese di settembre di questo anno è stato pubblicato sul Journal of clinical epidemiology un lavoro di Lüdtke R. & al. dal titolo “The conclusions on the effectiveness of homeopathy highly depend on the set of analyzed trials.

Gli autori segnalano come i risultati di una metanalisi cambino in maniera significativa in funzione del numero e delle caratteristiche dei lavori analizzati, tanto più in una materia come l’omeopatia caratterizzata ancora da un’ampia eterogeneità tra i trials. Ne consegue che secondo Lüdtke le conclusioni a cui è giunto Shang sembrano essere meno definite di quanto siano state rappresentate.

Lasciando agli epidemiologi la fine analisi dell’impostazione metodologica dei due lavori, e nella consapevolezza della già più volte richiamata difficoltà di impostare ricerche in omeopatia perfettamente aderenti ai condivisi criteri di scientificità (randomizzazione del campione, doppio cieco, ripetitività dei risultati), ritengo condivisibili le conclusioni a cui sono giunti Lüdtke R. & al. Quanto meno sembrerebbe poco giustificabile giungere a deduzioni così categoriche partendo dall’analisi di un numero così limitato di studi scientifici.

È peraltro pur vero che il mondo omeopatico dovrebbe attivarsi maggiormente per sottoporre alla comunità scientifica un numero sempre maggiore di studi tesi a dimostrare l’efficacia di questa metodica, nel rispetto (quanto più aderente possibile) dei criteri di scientificità sopra richiamati. In aggiunta sarebbe sicuramente opportuno avviare un sereno confronto all’interno della comunità scientifica per definire standard maggiormente affini alla metodica omeopatica, superando (come già avvenuto in altre settori della ricerca scientifica) i vincoli metodologici. Tutto ciò con l’obiettivo di chiarire, una volta per tutte e al di fuori di sterili polemiche, l’efficacia (o meno) dell’approccio omeopatico. Sarà mai la comunità scientifica disposta a questo confronto? E sarà mai possibile reperire i fondi per questo tipo di ricerca? E vi è il reale interesse da parte della comunità scientifica, ma anche dello stesso mondo omeopatico, ad avviare questo percorso? Lascio a voi le risposte.

G. Di Leone – Medico - Bari

giovedì 9 ottobre 2008

Giocare per forza

Basta giocare per forza! Giochiamo quando ci pare e piace!

Segnalazione del libro di Ermanno BENCIVENGA, Giocare per forza. Critica della società del divertimento, Bruno Mondatori, Milano 2007, pp. 182.


A che gioco giochiamo noi tutti?
A che gioco giocano i bambini?
Ma giocano o vengono giocati?
E qual è la posta in gioco?
Chi c’è dall’altra parte del tavolo?
Quali trucchi usa per farci perdere?
E cosa perdiamo?
Cosa perdono i nostri figli?

A queste e ad altre domande cerca di rispondere un filosofo, Ermanno Bencivenga. La prima edizione del suo libro, Giocare per forza, era del 1995. La recente riedizione aggiornata non smentisce l’analisi precedente, ma anzi conferma l’aggravarsi del fenomeno. Quale? Da Disneyland al proliferare di parchi giochi, tematici, acquatici, dai quiz televisivi ai videogame, dalle mille diavolerie di internet ai villaggi turistici e alle notti bianche, la parola d’ordine, l’unico comandamento scrupolosamente osservato da tutti, è “Divertitevi!”.
Ma di che divertimento si tratta? Anzi, visto che si chiede sempre di più la partecipazione, l’interazione, il coinvolgimento delle persone, di che gioco si tratta?
L’autore, filosofo italiano docente da lunghi anni negli Stati Uniti, ha girato in lungo e in largo le capitali del divertimento, come Orlando in Florida o Las Vegas, ma ha anche analizzato le nostre forme di gioco e intrattenimento, scoprendo che la vera finalità dell’esplodere di così tanto divertimento coatto è il business.
Il divertimento è il più grande affare del secolo. Ed è la nostra religione! Una volta la maggior parte della gente alla domenica andava in chiesa, oggi va ai centri commerciali. Così come, osserva l’autore, se analizzate bene i nostri quiz televisivi vi accorgerete subito che viene recitato un lungo rosario di…pubblicità.
Il gioco, il divertimento, le città meraviglia, le luci, le attrazioni, i paesi dei balocchi, i centri commerciali servono per sedurci. Come in un centro commerciale dove c’è tutto per accontentare tutti, grandi e piccini, donne e uomini: cinema, pizzeria, salagiochi, boutiques, sauna, relax, sport, supermercato, ecc. Si deve poter passare nel village tutta la giornata, felici e contenti.
Spendendo.
Ma non è questo il problema. Ognuno può fare dei suoi soldi e della sua vita ciò che vuole.
Il guaio è che questo tipo di gioco non richiede sforzo, disciplina, applicazione, invenzione. Il nostro giocare per forza, insomma, sta uccidendo la creatività, perché è ossessiva ripetizione di qualcosa creato da altri, sta mortificando la nostra intelligenza, riempie quello spazio vuoto e toglie quel tempo inutile che sono fondamentali per sviluppare il dono più prezioso che l’uomo ha e che i nostri bambini non riescono più ad avere: la fantasia.
Prof Claudio Bernardi
Docente di Antropologia del Teatro
Università Cattolica di Brescia

lunedì 6 ottobre 2008

Medici a scuola di ambientalismo

Medici a scuola di ambientalismo per difendere salute
- Medici a scuola di ambiente, per difendere la salute 'armati' di nuove competenze divenute ormai necessarie. Si calcola, infatti, che l'ambiente degradato e l'esposizione a sostanze nocive, uniti agli stili di vita scorretti, siano responsabili del 75% delle patologie e delle relative cause di morte. E’ partito da questi presupposti l'appuntamento per i camici bianchi, il 25 e 26 settembre a Treviso, per un corso di Formazione teorico-pratico sul tema "Salute e ambiente: una nuova competenza per il medico", che è stata seguito dal convegno "Salute e ambiente, medici e istituzioni a confronto". L'iniziativa è stata promossa, oltre all'Ordine dei medici di di Treviso, dalla federazione naz ionale degli Ordini (Fnomceo), l'Isde (associazione medici per l'ambiente), l'ordine dei medici (Omceo) di Padova che ha fornito supporti sul piano organizzativo, la Provincia di Treviso, l'Università di Padova, la Regione Veneto, l'Ulss n. 9 di Treviso e l'Arpav. "Questa iniziativa di formazione integrata aveva l'obiettivo di fornire, con livelli successivi di formazione, conoscenze professionali per creare in ogni provincia un pool di medici esperti ai quali le istituzioni potessero rivolgersi per richiedere la loro collaborazione nei principali atti amministrativi che potrebbero avere, ricadute sull'ecosistema". Per rispondere in qualche modo ai danni prodotti dalla cosiddetta società dei consumi negli ultimi anni è aumentata la 'coscienza ambientale' da parte della professione medica. Non a caso la Federazione degli Ordini ha previsto, nel nuovo Codice Deontologico, un articolo, il numero 5, che introduce tra le responsabilità del medico, quella 'ambientale', in relazione alla salute. Per gli organizzatori del corso, i medici, inoltre, dovranno essere in futuro maggiormente coinvolti nelle decisioni politiche e amministrative che riguardano la relazione tra ambiente e salute. "Alcune scelte ambientali come la gestione dell'acqua, dei rifiuti, il controllo dell'inquinamento da agenti fisici o dell'aria - spiega sul sito della Fnomceo Daniele Frezza, segretario dell'Ordine di Treviso nonché direttore del Corso - hanno ripercussioni sulla salute dei cittadini e andrebbero attentamente valutate prima della pianificazione e programmazione degli interventi da parte delle istituzioni. Secondo il medico, inoltre, l'obiettivo di fornire delle informazioni ai cittadini deve essere prioritario, a partire dai bambini delle elementari che, nelle campagne di informazione, possono rappresentare un importante veicolo per trasmettere nel loro ambito familiare ciò che hanno imparato o il materiale a loro consegnato
- Roma, Settembre 08(Adnkronos Salute) Articolo pubblicato da Elena Bosi pediatra

sabato 4 ottobre 2008

stile di vita: alimentazione e longevità

Riporto da Adnkronos Salute (Roma, 2 ott.) :
"Pane, pasta, frutta, verdura, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola. E' nel piatto il segreto dei nonni italiani, che hanno record europeo della longevità, con una vita media di 77,2 anni per lui e di 82,8 anni per lei. Lo sostiene la Coldiretti oggi per la Festa dei nonni, che coinvolge circa 14 milioni di italiani. Un vero esercito, destinato a crescere nel tempo: le proiezioni comunitarie stimano che nel 2050 ben 35 cittadini italiani su cento saranno anziani (30% nella media europea). Ma se i dati sui nonni sono positivi, "preoccupa invece - dice Coldiretti - il recente allarme sugli effetti della crescente obesità tra i giovani. I ragazzi di questa generazione, per la prima volta nella storia, rischiano di essere i primi ad avere una vita più breve dei propri genitori, per colpa delle malattie causate dall'obesità e dal sovrappeso, come il diabete e i problemi cardiaci. Un allarme che - sostiene l'associazione - rende necessario intervenire per modificare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse anche nel nostro Paese, con il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni 'fuori forma'. Proprio i nonni - conclude la Coldiretti - possono svolgere certamente una funzione fondamentale nel conservare le tradizioni alimentari e nel guidare i più giovani verso abitudini alimentari più salutari nelle scuole e nelle case".