mercoledì 30 marzo 2011

In Svizzera: medicine non convenzionali rimborsate.


Il Dipartimento Federale dell’Interno (DFT) ha deliberato che le medicine non convenzionali (omeopatia, antroposofia, terapia neurale, fitoterapia,medicina tradizionale cinese) vengano rimborsate dall’assicurazione sanitaria elvetica per il periodo che va dal gennaio 2012 al dicembre 2017. Ciò è stato stabilito anche in seguito al referendum favorevole del 2009.
Questi cinque anni di transizione serviranno a valutare quanto la medicina non convenzionale soddisfi a pieno i criteri di efficacia, appropriatezza ed economicità (cosiddetti EAE) stabiliti dalla legge. I rappresentanti delle terapie menzionate dovranno elaborare una valutazione dei criteri EAE entro il 2015. Entro lo stesso anno l’efficacia di tali terapie dovrà essere dimostrata da un istituto riconosciuto a livello internazionale che fornirà una perizia indipendente.
Il DFT procederà a importanti riforme legislative di settore quali la Legge sugli agenti terapeutici per facilitare il mercato dei preparati tradizionali e dei medicinali non convenzionali e la Legge federale sulle professioni mediche in modo che la medicina non convenzionale venga inclusa nei diversi piani di studio (medicina umana, farmacologia, veterinaria, odontoiatria, chiropratica)
( da “Medicina Naturale” Febbraio 2011)

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

domenica 27 marzo 2011

Meno asma nei bimbi più esposti ai microbi ambientali


I bambini che vivono presso fattorie di campagna sono esposti a un più ampio spettro di microrganismi rispetto a un gruppo di controllo, e tale differenza spiega in gran parte la minore prevalenza di asma e atopia riscontrata in questi soggetti. Lo sostiene un team di esperti europei, coordinati da Markus J. Ege, dell'Ospedale universitario pediatrico di Monaco (Germania), dopo aver analizzato i risultati di due studi, il Parsifal (Prevention of allergy risk factors for sensitization in children related to farming and anthroposophic lifestyle) e il Gabriela (Multidisciplinary study to identify the genetic and environmental causes of asthma in the european community, advanced study) nei quali bambini residenti in fattoria sono stati confrontati con un gruppo di riferimento. Nel primo studio, campioni di polvere di materasso sono stati screenati attraverso l'analisi del Dna per individuare batteri ambientali che non potevano essere misurati con tecniche colturali; nel secondo, campioni di polveri colonizzate provenienti dalle stanze dei bambini sono stati esaminati con tecniche di coltura alla ricerca di taxa batterici e fungini. In entrambi gli studi, si è registrata una minor presenza di asma e atopia nei bambini che vivevano in fattoria ed erano anche esposti a una maggiore varietà di microrganismi ambientali. Il diverso grado di esposizione è risultato inversamente correlato al rischio di asma (rapporto incrociato, Or, pari a 0,62 nel Parsifal, 0,86 nel Gabriela). Inoltre, questa correlazione inversa è stata riscontrata anche per esposizioni circoscritte, come per esempio ad alcune specie del taxum fungino Eurotium e a una varietà di specie batteriche, tra cui Listeria monocytogenes, specie bacillari, corinebatteri e altre.


N Engl J Med, 2011; 364(8):701-9
10Marzo DottorNews33
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 23 marzo 2011

Melissa officinalis e radiazioni ionizzanti


E' stato realizzato un valido studio sugli effetti protettivi dell'infuso di melissa (Melissa officinalis)
verso le radiazioni ionizzanti.
Sono state prese in considerazione persone adibite ad un lavoro in radiologia quindi esposte a bassi ma persistenti dosaggi di radiazioni e ne è stato valutato (plasma) lo stress ossidativo.
Lo studio ha coinvolto 55 lavoratori dei reparti di radiologia ed è stato loro consigliato di bere un infuso di melissa predisposto sotto forma di bustine due volte al giorno (1,5gr/ml) per 30 giorni.
Sono stati indagati prima e dopo l'assunzione di infuso di melissa: il danno DNA, la superossidodismutasi, la perossidazione lipidica, la catalisi, l'attività glutatione perossidasi e la mieloperossidasi..
Il controllo eseguito, dopo l'assunzione di infuso di melissa per 30 giorni, ha dimostrato un miglioramento significativo nei livelli plasmatici di superossidodismutasi, glutatione perossidasi e
catalisi e una netta riduzione della mieloperossidasi, della perossidazione lipidica e dei danni al DNA.
Se tali risultati saranno confermati si amplieranno i campi di azione per questa pianta medicinale molto nota nella tradizione erboristica.
Ricerca realizzata da associati a: Islamic Azad University, Tehram, Iran.
Zeraatpishe A, Oryan S, Bagheri MH et all. Effects of Melissa officinalis L on oxidative status and DNA damage in subjects exposed to long-term low-dose ionizing radiation.Toxicol Ind Health 2010, Sep21 (ePub)

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

domenica 20 marzo 2011

Il sonno scarso altera il comportamento


Un'ora in meno di sonno durante l'infanzia si può associare a disturbi del comportamento. È quanto emerge da un'indagine condotta presso l'università della città inglese di Southampton su 91 bambini di 6-11 anni, dei quali sono state registrate la durata del sonno e l'eventuale presenza di disturbi. In considerazione tuttavia della difficoltà di stabilire parametri di valutazione oggettivi e soprattutto di identificare gli aspetti della qualità del sonno maggiormente correlati a possibili alterazioni comportamentali nel periodo di veglia, oltre alla raccolta delle informazioni attraverso un questionario somministrato ai genitori (lo Strengths and difficulties questionnaire), è stata eseguita l'actigrafia. I dati hanno dimostrato che la durata del sonno non è stata predittiva di sintomi psicologici o di iperattività, ma ha giustificato il 18% della varianza di problemi del comportamento. Da qui l'importanza per il pediatra di acquisire informazioni precise sul ritmo sonno/veglia e di tenere presente questa importante correlazione.

Child Care Health Dev. 2011, 2011 Jan 31
e-newsletter@Pediatria33.it

Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 16 marzo 2011

POTENZIALITA’ DEI FITOTERAPICI NELLE MALATTIE MULTIFATTORIALI


E’ stato pubblicato un interessante articolo nel primo numero del 2011 della rivista “Current Drug Targets” in cui è puntualizzato un concetto, ben noto al fitoterapeuta, sulle potenzialità della fitoterapia. Viene descritto quanto ormai i fitoterapici rappresentino un elemento significativo del mercato farmaceutico. Inoltre il programma per lo sviluppo di nuovi farmaci deve rispettare alcuni presupposti: progettazione di sostanze che abbiano un’azione mirata sui singoli target in modo da raggiungere un’elevata efficacia, maggiore sicurezza e diminuzione degli effetti collaterali.
Anche se in tale modo si sono ottenuti buoni risultati con l’attuazione di nuove terapie, negli ultimi anni si è notato un calo del numero dei farmaci introdotti nella pratica clinica.
Secondo gli AA uno dei motivi di questa situazione potrebbe essere dovuto al fatto che la patogenesi di molte malattie non è causata da un solo fattore. Di conseguenza il pregio dei farmaci di sintesi diventerebbe anche un loro difetto intrinseco.
In fitoterapia invece si ha l’azione combinata di vari costituenti con possibilità nuove dal punto di vista terapeutico. I fitoterapici presentano effetti farmacologici conseguenti all’interazione sinergica o antagonista di molte sostanze fitochimiche. I meccanismi alla base di queste interazioni sono molteplici: interferenza con i processi di trasporto cellulare, biodisponibilità, attivazione di pro- farmaci, disattivazione dei composti attivi, azione sinergica di”partner”su vari punti della stessa cascata di segnale (effetti multitarget) inibizione di legame ed altre modalità.
Ciò costituirebbe, secondo gli AA, un potenziale”Omics”maggiormente completo per malattie che risultano sempre più multifattoriali

Articolo di associati a: Departement of Pharmaceutical Biology, Institute of Pharmacy and Biochemistry, University of Mainz,Germania
Efferth T e al Complex interactions between phytochemicals. The multi-target therapeutic concept of phytotherapy. Curr Drug Targets. 2011 Jan 1;12(1):122-32.

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

domenica 13 marzo 2011

Psicosi a esordio precoce per i consumatori di cannabis


Evidenze a sostegno della relazione tra uso di cannabis ed esordio precoce di psicosi: uno studio, portato a termine dal gruppo coordinato da Matthew Large della university of New South Wales di Sydney (Australia), supporta l'ipotesi che la cannabis giochi un ruolo causale nello sviluppo di psicosi in alcuni pazienti. Risultati che - sempre secondo gli autori - dovrebbero essere divulgati per rendere il pubblico consapevole degli effetti potenzialmente dannosi della droga in questione. Le nuove informazioni scaturiscono dalla metanalisi di 83 studi che hanno posto a confronto l'età di esordio della psicosi in coorti di pazienti che facevano o non facevano uso di sostanze. È stato così possibile verificare come l'età d'esordio della malattia psichiatrica sia inferiore di 2,7 anni nei soggetti che fanno impiego di cannabis rispetto a chi non la usa. L'impiego di sostanze inteso nel senso più ampio si associa a un'età d'esordio di 2 anni inferiore rispetto a chi non ne fa uso. L'alcol non risulta invece associato a un'età significativamente più bassa di esordio di psicosi. Le differenze riscontrate tra le percentuali di consumatori di cannabis nei gruppi di soggetti che fanno uso di sostanze contribuisce all'eterogeneità dell'entità dell'effetto fra i vari studi: ciò conferma l'associazione fra l'impiego di cannabis e un'età media più bassa dell'esordio della malattia.

Arch Gen Psychiatry, 2011 Feb 7. [Epub ahead of print]
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 9 marzo 2011

Inquinamento atmosferico trigger di infarto



Per entità del rischio e prevalenza nella popolazione, l'inquinamento atmosferico (il traffico, in particolare) si conferma un importante trigger dell'infarto acuto del miocardio, con un impatto negativo simile a quello di fattori scatenanti riconosciuti come l'esercizio fisico o il consumo di alcol o di caffè. E anche altri fattori di rischio minore, ma costantemente presenti, possono determinare considerevoli conseguenze in termini di salute pubblica. Sono le conclusioni di una valutazione comparativa di rischio fra trigger di infarto miocardico a livello individuale e di popolazione svolta da Tim S. Nawrot, del Centro di Scienze ambientali dell'università Hasselt di Diepenbeek (Belgio), e collaboratori. L'équipe ha analizzato 36 studi relativi a trigger non fatali di infarto, allo scopo di calcolare le frazioni di popolazione attribuibile (Paf), cioè la quota, sul totale degli infarti, attribuibile a una data causa. A livello individuale, la classifica decrescente dei trigger per capacità di provocare un infarto ha visto al primo posto l'uso di cocaina (aumento di rischio di 23 volte), seguito da pasti pesanti, uso di marijuana, emozioni negative, sforzi fisici, emozioni positive, rabbia, attività sessuale, esposizione al traffico, infezioni respiratorie, consumo di caffè e, in ultima posizione, inquinamento atmosferico (aumento di rischio del 5% circa). Ma a livello di popolazione i dati cambiano completamente, in quanto la prevalenza di esposizione per trigger è pari a 0,04% per l'uso di cocaina e a 100% per inquinamento atmosferico. Infatti il Paf più elevato è stato calcolato per l'esposizione al traffico (7,4%), seguito dallo sforzo fisico (6,2%), l'alcol (5,0%), il caffè (5,0%), l'inquinamento atmosferico (4,8%), le emozioni negative (3,9%), la rabbia (3,1%), i pasti pesanti (2,7%), le emozioni positive (2,4%), l'attività sessuale (2,2%), l'uso di cocaina (0,9%), l'uso di marijuana (0,8%) e le infezioni respiratorie (0,6%).

Lancet, 2011 Feb 24. [Epub ahead of print]

DoctorNews" e-news@doctornews.it
Lunedì 7 marzo 2011
Elena Bosi, pediatra milano

domenica 6 marzo 2011

Benefici dell’aglio nella sindrome epatopolmonare


Nella cirrosi epatica si evidenzia un aumento della produzione di ossido nitrico che è implicato nella genesi della sindrome epatopolmonare(HPS). Studi iniziali hanno messo in evidenza che l’aglio attenua la produzione di ossido nitrico per cui potrebbe avere un ruolo considerevole nel trattamento della HPS.
E’ stato condotto uno studio atto a considerare gli effetti della supplementazione orale con aglio sui gas ematici del sangue arterioso (emogasanalisi) e sulla morbilità e mortalità in pazienti con HPS.
Sono stati valutati 41 pazienti con HPS assegnati random al trattamento orale con aglio (n=21) oppure con placebo (n=20). I pazienti erano studiati mensilmente.
Dopo nove mesi il trattamento con aglio ha determinato un aumento ( verso baseline) del 24,66% dei livelli di ossigeno arterioso (83,05 mmHg verso 66,62 mmHg, p<0,001) mentre il trattamento con placebo ha prodotto un aumento del 7,3% (68,75 mmHg verso 64,05 mmHg, p=0,02).Inoltre nei pazienti con assunzione orale di aglio è stata registrata una diminuzione del 28,35% del gradiente alveolo-arterioso di ossigeno(21,35 mmHg verso 29,77%, p<0,001) mentre in quelli con placebo la riduzione è stata del 10,735 (29,11 mmHg verso 32,61mmHg p=0.12).
Dopo nove mesi, nei pazienti con assunzione orale di aglio, il livello di ossigeno arterioso era più alto (83,05% mmHg verso68,75% mmHg, p<0,001) e il gradiente alveolo-arterioso di ossigeno più basso (21,35 mmHg verso 29,11 mmHg, p<0,001). E’ stata anche evidenziata l’inversione di HPS in 14 su 21 pazienti trattati con aglio (66,75) mentre 1 su 20 con placebo (5%). Durante il follow-up sono stati segnlati 2 decessi negli individui trattati con aglio, 17 in quelli con placebo.
Gli AA ritengono che la supplementazione orale con aglio in pazienti affetti da HPS possa essere considerata vantaggiosa a causa della sua azione sullo schunt intrapolmonare, nel ridurre l’ipossiemia e la mortalità
Ricerca condotta da associati a: Departement of medicine, Medical College Calcutta, India.
De BK e al. The role of garlic in hepatopulmonary syndrome. A randomized controlled trial.
Can J Gastroenterol 2010, Mar, 24(3):183-8.

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

mercoledì 2 marzo 2011

Centenella asiatica: nuove prospettive nell’ansia


E’ stato condotto un interessante studio sulla Centenella asiatica nota soprattutto per la sua azione nell’insufficienza venosa e nel ripristino nella cicatrizzazione.
In medicina ayurvedica essa è utilizzata anche in diversi disturbi neurologici.
Durante questa ricerca è stato utilizzato un estratto idroetanolico (70%) di Centenella asiatica somministrata per due mesi a persone con disturbo di ansia generalizzato (GAD).
I soggetti sono stati selezionati in base alla scala H-BPRS (Hamilton’s Brief Psychiatric Rating Scale). Hanno partecipato 38 pazienti (18 maschi 15 femmine con età media di 33 anni).
Essi hanno ricevuto un dosaggio fisso di centenella (500 mg/capsula per due volte al giorno dopo i pasti). Alla baseline (giorno 0), a metà studio (30 giorni), e a fine studio (60 giorni) i pazienti sono stati sottoposti, per la valutazione, a questionari standard.
Si è così osservato che gli individui sottoposti al trattamento presentavano un’attenuazione in termini statisticamente significativi (p<0,01) dei disturbi di ansia, dei fenomeni di stress e di quelli di depressione.
In questa ricerca quindi la Centenella asiatica è risultata utile per la sua azione di controllo sul disturbo di ansia generalizzato. Di conseguenza i suoi preparati sono destinati ad ulteriori studi per mettere in evidenza e fare conoscere anche la loro azione ansiolitica.
Jana U, Sur TK, Maity LN et all A clinical study on the menagement of generalized anxiety disorder with centenella asiatica. Nepal Med Coll J 2010, Mar; 12(1) : 8-11.

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano