lunedì 30 giugno 2008

Salute e ambiente

Sulla rivista “Medico e paziente” (5,2008) è stato pubblicato il seguente articolo:
“All’inquinamento atmosferico sono imputabili, con buona probabilità, molti più effetti negativi di quelli già documentati. E’quanto si può ricavare da un recente studio che ha indagato la relazione tra la presenza di PM10 nell’aria e il rischio di trombosi venosa profonda (DVT). La trombosi è una malattia grave, che può essere fatale o lasciare pesanti conseguenze sui soggetti colpiti. Poter conoscere i fattori di rischio per questa patologia assume, dunque, una particolare importanza per la sua prevenzione. Diverse ricerche hanno già sottolineato il legame tra inquinamento atmosferico e maggior rischio di malattie cardiache e ictus, ipotizzando che l’eccessiva coagulabilità del sangue possa essere uno dei meccanismi alla base di tale effetto. Questo studio, condotto da ricercatori della Università di Milano e di quelle di Boston e Chicago, ha evidenziato che la prolungata esposizione all’aria inquinata da PM10 altera il sistema della coagulazione, determinando un aumento del rischio di DVT.
Tra il 1995 e il 2005 sono stati esaminati 870 pazienti lombardi affetti da DVT dell’arto inferiore e 1210 controlli; utilizzando i valori medi degli inquinanti rilevati in aree specifiche dai monitoraggi ambientali, è stata calcolata l’esposizione dei soggetti al PM10 nell’anno precedente la diagnosi o, per i controlli, la data della visita prevista per lo studio. Sia nei casi di DVT che nei controlli, i livelli più elevati di PM10 sono risultati assodati a un tempo di protrombina (PT) più breve; inoltre, si è osservato come ogni aumento di PM10 di 10 μg/m3 d’aria determini un incremento del 70 per cento del rischio di trombosi venosa. L’associazione tra inquinamento e DVT è meno forte nelle donne, in particolare in quelle che usano contraccettivi orali o assumono una tempia ormonale, probabilmente perché tali trattamenti attivano prima e più rapidamente gli stessi meccanismi protrombotici stimolati dall’inquinamento. La gravità degli effetti osservati e la frequenza di elevati livelli d’inquinamento rendono ancora più necessarie misure efficaci per ridurne l’impatto sulla salute.” (Baccarelli A, Martinelli I, Zanobetti A et al., Arch Intern Med 2008; 168: 920-7)
Enrica Campanini, medico

venerdì 27 giugno 2008

L’omeopatia e il neo-fondamentalismo scientifico

Interessanti considerazioni possono derivare dalla lettura congiunta di due articoli indicizzati su PubMed. Il primo, dal titolo “Evidence level Ia-is the gold standard of scientific evidence as attractive as its reputation?”, pubblicato nel febbraio 2008 dalla rivista tedesca Zentralblatt für Chirurgie (il cui abstract è rintracciabile al seguente link) pone, da un punto di vista tutto allopatico, la questione della scarsa attendibilità delle meta-analisi, spesse volte impostate e valutate con criteri soggettivi da parte dell’autore e non fruibili da parte di chi deve trarne conclusioni utili ai fini delle decisioni politiche e gestionali per il Sistema sanitario. Ne possono talvolta derivare pseudoevidenze scientifiche che possono orientare in maniera non precisa le politiche di salute.

Analogamente, l’americano Journal of alternative and complementary medicine ha pubblicato nel Giugno 2008 un articolo a firma di Milgrom LR., dal titolo “Homeopathy and the new fundamentalism: a critique of the critics” (abstract al seguente link). L’autore individua in una sorta di neo-fondamentalismo scientifico una delle cause degli attacchi a cui è continuamente soggetta l’omeopatia. Lo strumento è la negazione dell’evidenza dell’efficacia di qualsiasi approccio terapeutico (ivi compresa l’omeopatia, nonostante il suo utilizzo da oltre 200 anni e il continuo successo su milioni di pazienti) che non possa costantemente essere “provato” utilizzando il “doppio-cieco” e gli studi controllati e randomizzati.

La questione che si pone è in sostanza sempre la stessa. La comunità scientifica si è autonomamente costruita standard di valutazione di qualità e di affidabilità degli studi scientifici. Questi criteri si sono resi indispensabili per assicurare un livello medio di affidabilità dei molteplici studi pubblicati in letteratura. Evitando le note considerazioni sull’assenza di libertà ideologica di molti di questi autori (la cui produttività in termini di ricerche è talvolta influenzata da interessi di tipo commerciale imposti dai finanziatori degli studi), si rende pur sempre necessario rammentare che gli standard di riferimento sono stati “costruiti” in funzione di una corrente di pensiero dominante. Pur avendo assicurato fino ad ora l’ottimo sviluppo complessivo delle conoscenze scientifiche, non bisogna scordarsi che, alla pari di quanto già avvenuto in occasione di altre linee di ricerca (vedi ad es. la teoria quantistica) può rendersi necessario aprire i rigidi criteri di “scientificità delle ricerche” ad ulteriori ipotesi.

Senza questa apertura difficilmente potrà esser colmato il divario metodologico tra l’approccio omeopatico e la scienza modernamente intesa.


Giorgio Di Leone – Medico - Bari

martedì 24 giugno 2008

Riflessioni

Finalmente anche l'opinione dei mass-media sta cambiando ed uno spinello non viene più equiparato ad una semplice sigaretta. Anche attraverso i quotidiani ci arrivano denunce allarmanti sull'uso ed abuso di droghe cosidette leggere, sull'età sempre minore dei consumatori e su quanto queste sostanze possano danneggiare fisico e mente. Secondo i più recenti dati pervenuti al National Institute on drug abuse, per le nuove tecniche di coltivazione, la quantità media di thc (Tetrahydrocannabinolo) nel 2007 ha raggiunto il 9,6% contro il 3,5%-4% del 1983. Ciò non sembra determinare un rischio di maggiore dipendenza, ma la maggiore potenza della droga accresce le probabilità di tossicità acuta e di disturbi mentali.
In Italia indagini eseguite dal Cnr hanno evidenziato, in questi ultimi quattro anni, un aumento del 45% nel consumo di cannabis (25% ragazzi fra i 14 e i 19 anni). Una canna può essere acquistata con 3-5 euro e nella mentalità comune non fa poi così male! E' significativo quanto successo nel mio studio: una coppia trentenne superprecisa... ecologica ....omeopatica ecc mi ha subissato di domande per il proprio piccolo di 2 mesi allattato al seno: cosa deve mangiare e bere la mamma? dove andare in vacanza? quale musica ascoltare?... e un po' di thc giornaliera è permessa? ....a voi le conclusioni.
Paola Nannei, medico

Depenalizzare il rischio clinico?


Leggo su Toscana Medica News n. 19 del 19/06/2008 e riporto integralmente:
Depenalizzare il rischio clinico?Il sottosegretario al Lavoro, Salute e Politiche sociali, Ferruccio Fazio, nel corso dell'assemblea annuale di Assobiomedica, ha riferito la sua intenzione di dare vita ad un provvedimento per depenalizzare il rischio clinico, cioè gli errori medici. L'ipotesi è quella di un ricorso a un disegno di legge, o addirittura ad un decreto, per il fatto che "gli errori clinici - ha precisato Fazio - in Italia sono perseguibili penalmente, oltre che amministrativamente, al contrario di molti altri paesi europei, ai quali dovremo ora allinearci". Il provvedimento legislativo per il momento è solo un'ipotesi, non precisabile né nei dettagli, né nei tempi.
Massimo Tilli, medico

lunedì 23 giugno 2008

Esercizio abusivo della professione medica

Consiglio a tutti un’attenta lettura della sentenza del 6 settembre 2007 n. 34200 della Corte di Cassazione, Sezione VI Penale (scaricabile da questo sito). La Suprema Corte analizza il ricorso presentato dal Procuratore Generale presso la Corte di appello di Bologna avverso la sentenza 28 settembre 2005 con la quale la stessa Corte di appello di Bologna, in riforma della decisione 3 luglio 2002 del Tribunale di Modena, assolveva Marcello M., perché il fatto non sussiste, per il reato di cui all'art. 348 c.p., per avere esercitato, attraverso visite mediche, diagnosi e terapie, l’attività di medico senza aver conseguito alcuna abilitazione all'esercizio della professione medica.
Il Procuratore Generale presso la Corte di appello di Bologna, denunciando violazione dell'art. 348 c.p., osservava, più in particolare:
a) l’irrilevanza della libera scelta dei pazienti, considerato il bene protetto dall'art. 348 c.p.;
b) l'esclusivo rilevo del mancato conseguimento di titoli abilitativi, a prescindere dalla capacità, del M. di effettuare le cure e dall'esito di esse;
c) l’irrilevanza della innocuità dei prodotti prescritti;
d) il rilievo della prescrizione (anche verbale) o della diretta somministrazione di sostanze specificamente indirizzate all'eliminazione di una malattia o a lenirne i sintomi, comunque qualificabile come atto di esclusiva competenza del medico, a prescindere dal fatto che la prescrizione venisse formalizzata in una ricetta;
e) la circostanza che solo il medico può effettuare prescrizioni anche di "medicina alternativa".
Di particolare interesse risultano le motivazioni della sentenza. La Suprema Corte asserisce infatti che: “… non vale ad escludere l’omeopatia dalle professioni mediche la circostanza per la quale questa attività non sia oggetto di disciplina universitaria o di successiva professione per la quale è necessaria l'acquisizione di un titolo di Stato, esplicandosi comunque la detta metodologia in un campo la cura delle malattie corrispondente appunto a quello della medicina, per così dire, ufficiale”. E ancora: “Lo stesso oggetto dell'omeopatia, di fatto, non sembra così diverso da quello della medicina tradizionale, poiché, pur se attuato con metodi e tecniche da questa non riconosciuti, è finalizzato alla diagnosi e alla cura delle malattie dell'uomo. Se a ciò si aggiunge l’intrinseca eccentricità dell'omeopatia rispetto al sapere medico tradizionale, pare evidente, a fortiori, che l'esercizio di tale attività deve essere subordinato al controllo, di natura pubblicistica, dell'esame di abilitazione e dell'iscrizione all'albo professionale e, prima ancora, al conseguimento del titolo accademico della laurea in medicina”. Precisa inoltre che: “La norma in esame tutela, quindi, non certo interessi di tipo “corporativo”, ma l’interesse della collettività al regolare svolgimento delle professioni per le quali sono richieste una speciale abilitazione e la iscrizione nell'albo; con la conseguenza che la condotta costitutiva dell'abusivo esercizio, deve consistere nel compimento di uno o più atti riservati in modo esclusivo alla attività professionale. Tanto da far emergere come non sia il nomem della professione esercitata a designare il tipo di attività come corrispondente a quella esclusiva del medico ma le concrete operazioni eseguite, a meno che l’attività (ci si riferisce a modelli di confine con l’esercizio della professione medica) sia di per sé qualificabile come esercizio di attività esclusiva del medico e pure se, quando la professione è regolamentata dalla legge, il superamento dei limiti da essa tracciati comporta esercizio abusivo della professione medica”.
La Corte di Cassazione ricorda infine come: “La giurisprudenza di questa Corte si sia orientata nel senso che integra il reato di esercizio della professione medica la condotta di chi effettua diagnosi e rilascia prescrizioni e ricette sanitarie per prodotti omeopatici perché tali attività rientrano nell'esercizio di un’attività sanitaria che presuppone, per il legittimo espletamento, il possesso di un valido ed idoneo titolo; rimarcando che se i rimedi “omeopaticinon sono riconosciuti dallo Stato, certamente non sono vietati ma sono rimessi alla libera scelta dell'interessato d’accordo con il suo medico curante dal quale le ricette devono essere redatte”.

L’omeopatia in particolare, e le medicine complementari in generale, risultano talvolta terreno di conquista da parte di persone non in possesso dei necessari requisiti (laurea in Medicina e Chirurgia, abilitazione all’esercizio della professione e iscrizione all’Ordine dei Medici). Esiste una sola e semplice risposta a questi episodi: sono vietati a mente dell’art. 348 del c.p. e vanno denunciati all’Autorità Giudiziaria. E soprattutto, le conseguenze negative di questi atti illegittimi non vanno confusi con insuccessi della terapia omeopatica.
Giorgio Di Leone – Medico - Bari

sabato 21 giugno 2008

Il 29 marzo 2008 è stato presentato il primo volume della collana: Guida alle specie allergeniche degli orti botanici italiani: il giardino dei semplici - L’orto botanico di Firenze (a cura di M. Manfredi, G. Moscato, P. Luzzi, S. Varriale, Editore Mattioli).Il volume è stato realizzato dall’Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA) in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze, Museo di Storia Naturale, Orto Botanico “Il Giardino dei Semplici”. L’idea è nata da una prima esperienza di creazione di un percorso alla scoperta delle piante allergeniche nell’Orto Botanico di Firenze che risale al settembre del 2004 durante il Corso intensivo di Palinologia e Fenologia, realizzato da AIA in occasione del Congresso della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica (SIAIC) a Firenze. Ogni volume prevede alcuni capitoli, curati da maggiori specialisti del settore, dedicati ad argomenti specifici inerenti l’aerobiologia, la pollinosi e la loro storia ed include un percorso guidato all’interno di ogni Orto, corredato di mappa. Le diverse specie allergeniche, arboree, arbustive ed erbaceae, all’ interno dell’Orto sono contraddistinte ognuna da un cartellino che ne segnala l’interesse dal punto di vista allergologico. Per ogni specie allergenica è presente nel volume una scheda conoscitiva, comprensiva di iconografia ed informazioni relative alla sua classificazione tassonomica, caratteristiche botaniche, distribuzione in campo, periodo di fioritura, rilievi aerobiologici, caratterizzazione degli allergeni e dati clinici. Il volume è stata realizzato a scopo educativo per i cittadini ed in particolare per i pazienti allergici per favorire la diffusione della conoscenza delle specie allergeniche e dei processi di salute al fine di contribuire a ridurre il rischio di allergie. Per saperne di più e per informazioni relative all’acquisto del libro consultare il sito dell'Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA).
Massimo Tilli, medico

mercoledì 18 giugno 2008

Mario Rigoni Stern: il poeta della natura

Grazie alla sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna il grande scrittore Mario Rigoni Stern, scomparso in questi giorni ad 86 anni, ha scritto pagine indimenticabili che rappresentano un vero patrimonio culturale per noi tutti. Scrive Alberto Senigaglia (La stampa.it:18-6-2008): “ Era il «Sergente nella neve». Mario Rigoni Stern veniva pensato e spesso chiamato così dal titolo del primo libro che nel 1953 l’aveva fatto subito e per sempre scrittore.[...]Camminare con lui era una continua scoperta: conosceva erbe, pietre, canti di uccelli. Dei funghi sapeva se quello fosse più profumato e l’altro più saporoso. Decrittando impronte sul manto nevoso, sapeva se appartenessero a «un lepre» e che cosa fosse venuto a fare. Dal «cerchio della Luna di San Martino» vedeva arrivare la neve. Precursore delle battaglie per l’ambiente, grande narratore della natura, per trent’anni ne rivelò i ritmi, i segreti, le incessanti sorprese ai lettori della Stampa. Quelle «Storie di bestie sull’Altopiano», poi raccolte in vari libri, cominciarono il 31 dicembre 1978. Titolo: «Nelle tiepide case delle api», le sue api, che gli «svolavano attorno senza irritarsi» e si posavano amiche sulle mani. E dall’«ultima fioritura del fieno d’agosto e del timo serpillo» producevano il miele «del Mario», come precisava l’orgogliosa etichetta”.
Ecco una serie di riflessioni che Mario Rigoni Stern ha fatto in un incontro pubblico : “L’uomo civile non lascia tracce”: vorrei che questa frase fosse messa non solo all’entrata dei boschi, ma anche all’entrata delle città. Viviamo invece come in “un’ansia di lasciare tracce” che va contro la natura. Osservando certi animali vedrete che quando fanno le tane nel bosco nascondono anche i propri escrementi, non lasciano indietro neanche quelli: non lasciano tracce. A dire il vero noi siamo abituati a sporcare ovunque, specialmente nei posti affollati, dove le persone non tengono conto che lasciare la cartacce, le bottiglie, le cose in giro non è molto civile, è molto povero. La natura non può assimilare quello che viene lasciato indietro. Quello che rimane in giro si riempie d’insetti, in particolare di mosche che vanno a deporvi sopra le uova e poi vengono mangiate dai cervi e dai caprioli: le uova diventano larve e poi vermi che portano alla morte questi animali. E questo succede sempre: ogni primavera, vediamo i drammatici risultati delle cartacce e dei rimasugli lasciati in giro. Quando incomincia a rifiorire il bosco, appassiscono gli animali che cercano di liberarsi delle larve che, finito il loro ciclo, li attaccano riempiendogli i polmoni e portandoli alla morte. Ecco il bel risultato di un bosco non pulito. Ecco allora perché io dico di non lasciare tracce: il bosco è molto delicato. Il bosco è fatto di suolo e sottosuolo dove vivono moltissimi insetti, è abitato da animali di ogni tipo, scoiattoli, faine, donnole, merli, tordi e tutto ha un suo equilibrio. Se l’uomo lo rispetta, anche gli animali convivono bene, fra loro e con lui. E se noi seguiamo queste regole, possiamo anche "gustarci" questa cosa: possediamo tutti i mezzi per farlo. Se spegniamo i telefonini possiamo vedere cose che altrimenti non vedremmo mai; se camminiamo piano e guardiamo con attenzione e ascoltiamo in silenzio, fermi, allora scopriremo che la vita è fatta di altri sapori – è una cosa talmente naturale che dovrebbe essere banale.”
Enrica Campanini, medico

martedì 17 giugno 2008

Il sito di AMICO



E' ormai visualizzabile online il sito di AMICO in quella che dovrebbe essere la sua struttura definitiva.
Sono bene accetti consigli e suggerimenti.

lunedì 16 giugno 2008

Il professor Francesco Menichini - Ordinario di Fitofarmacia e Direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università della Calabria – da sempre è impegnato, insieme alla sua équipe (Filomena Conforti, Giancarlo Antonio Statti, Rosa Tundis, Monica Rosa Loizzo e Federica Menichini), nella valutazione degli aspetti farmaceutici di specie vegetali endemiche calabresi attraverso la loro caratterizzazione fitochimica e biologica. Sulla rivista scientifica Phytoterapy Research è stato pubblicato un interessante articolo contenente i risultati di una importante ricerca voluta e coordinata dal professor Francesco Menichini volta ad indagare le proprietà terapeutiche del Cedro di Calabria (Citrus medica L. cv. Diamante). Lo studio ha mostrato, per la prima volta, le proprietà antiossidanti, ipoglicemizzanti e anticolinesterasi (in vitro) di Citrus medica L. cv. Diamante. Tramite diversi test, tra cui il DPPH test comunemente utilizzato come un test di capacità scavenging dei radicali liberi, gli estratti ottenuti dalla buccia del cedro (citrus peel) si sono dimostrati dotati di significative attività antiossidanti. Tali estratti sono risultati essere ricchi in monoterpeni (in particolare limonene e γ-terpinene) e sesquiterpeni. Il danno ossidativo, dovuta all'azione di radicali liberi, può avviare e promuovere la progressione di un certo numero di malattie croniche, tra le quali il diabete e il morbo di Alzheimer. Il cedro di Calabria può rappresentare, secondo gli Autori, un ottimo contributo naturale nella lotta contro tali malattie. Viene inoltre sottolineato come possa essere utilmente impiegato anche nella moderna fitocosmesi.
Enrica Campanini, medico

venerdì 13 giugno 2008

"L'arte perduta di guarire" di Bernard Lown



"Le mirabolanti scoperte della biologia e le nuove tecniche della medicina messe a punto negli ultimi decenni (come il defibrillatore e le unità coronariche, al cui sviluppo Bernard Lown ha dato un contributo decisivo) hanno portato a risultati straordinari, per molti aspetti miracolosi. Tuttavia, mentre aumentano le spese per la salute, la fiducia nei medici appare in costante calo e le terapie «alternative» godono di un crescente favore.
Che cosa è successo? Perché l’impressionante oggettività scientifica della medicina moderna lascia tutti insoddisfatti?
Oggi spendiamo sempre più per la nostra salute, e tuttavia, malgrado i mirabolanti progressi scientifici e tecnologici, la nostra fiducia nei medici è in costante calo. Il rapporto tra il medico e il suo paziente sembra attraversare una crisi irrimediabile, come dimostra il crescente successo delle medicine «alternative». Che cosa è successo? Perché l’impressionante oggettività scientifica e le attrezzature fantascientifiche della medicina moderna lasciano tutti insoddisfatti?
Bernard Lown, giunto al culmine della sua brillante carriera di cardiologo e di scienziato (dobbiamo a lui il defibrillatore e le moderne unità coronariche), ci offre una profonda e umanissima riflessione sui recenti sviluppi della sua professione, alternando piacevolmente la divulgazione scientifica e l’aneddoto autobiografico, la lezione dei suoi maestri e i casi clinici più curiosi e istruttivi. A suo giudizio, il 75 per cento delle diagnosi azzeccate è il frutto del semplice colloquio e dell’osservazione diretta in ambulatorio, e a volte di una semplice stretta di mano; nel 20 per cento dei casi sono sufficienti semplici analisi di routine, e solo nel restante 5 per cento sono indispensabili strumenti diagnostici più raffinati (e costosi). Analogamente, certi eccessi terapeutici possono rivelarsi, al di là delle intenzioni, inutili crudeltà. Lown ci aiuta così a riscoprire il segreto più autentico e necessario dell’arte della medicina: il rapporto tra due esseri umani, tra chi soffre e chi può mitigare la sua sofferenza." Dalla prefazione del libro.


Questo libro ha il pregio della semplicità e allo stesso tempo della profondità, una serie di riflessioni a 360° sulla Medicina, anche quella non convenzionale. Per i curiosi di quest'ultimo aspetto è di grande interesse il racconto di un viaggio in Cina con una delegazione ufficiale del Governo USA e la scoperta dell'agopuntura. Affrettarsi prima che esca fuori catalogo !

Amedeo Galassi

lunedì 9 giugno 2008

Omeopatia pediatrica

La Casa Editrice Ambrosiana propone “Omeopatia pediatrica” di Paola Nannei e Giulio Viganò, soci fondatori di A.M.I.C.O. Questo testo nasce dalla lunga esperienza professionale degli autori ed è il risultato di un lavoro durato quasi tre anni. “Omeopatia pediatrica” è pensato per offrire l'opportunità di conoscere le applicazioni in ambito pediatrico della medicina omeopatica. Il volume si apre con un capitolo dedicato ai principi generali su cui si fonda l'omeopatia: gli Autori propongono un approccio al malato acuto e al malato cronico con considerazioni sulle diatesi miasmatiche e sui criteri di scelta del rimedio omeopatico. I capitoli successivi affrontano le più importanti e comuni patologie pediatriche: febbre, tosse, allergia, dermatite, ecc. La grafica è chiara e semplice: per ogni patologia sono proposti più rimedi e per ogni rimedio vengono riportate le keynotes per la patologia trattata. Sono presenti inoltre tavole sinottiche ( come per esempio per la tosse) che rendono più facile una diagnosi differenziale tra rimedi possibili. Ogni capitolo è inoltre corredato di una materia medica, dove gli Autori descrivono le principali caratteristiche dei “medicinali di fondo” o di “terreno” in base ad un modello reattivo psorico, tubercolinico, sicotico, luesinico, proponendo al lettore una visione più vasta della semplice prospettiva patologica.
Omeopatia pediatrica” rappresenta un valido ed indispensabile supporto per chi considera l'integrazione tra le diverse discipline mediche fondamentale per garantire il benessere del bambino.
Enrica Campanini, medico

venerdì 6 giugno 2008

Verifica dei siti internet dei medici

Riporto integralmente da Toscana Medica News n. 17 del 05/06/2008
"Ha preso il via l'attività di verifica e controllo dei siti internet dei medici, degli odontoiatri e delle strutture sanitarie fiorentine, promossa dall'Assessorato per il Diritto alla Salute della Regione Toscana, in collaborazione con l'Ordine dei Medici di Firenze. Il progetto, denominato "Medicina in Rete", si prefigge di sottoporre ad un controllo circa la trasparenza, la veridicità e la correttezza dei messaggi diffusi tramite internet dai professionisti e dalle strutture fiorentine, allo scopo di fornire alla cittadinanza una garanzia di qualità circa i messaggi diffusi e, allo stesso tempo, dare visibilità a quei siti internet sanitari il cui contenuto sia corretto ed equilibrato. Attualmente il progetto riguarda solo la provincia di Firenze, ma se darà esiti positivi potrà essere esteso alle altre provincie toscane. All'interno del portale del Servizio Sanitario Regionale http://www.sanita.toscana.it/ è inserito un link denominato "Medicina in Rete", accedendo al quale si entra nella sezione riservata al progetto in questione. Nella parte dedicata agli operatori sanitari, è prevista una sotto-sezione classificata come "Ordine dei Medici", che contiene i siti che sono stati esaminati. Il fatto che siano presenti in questa sezione garantisce che il controllo è stato svolto con esito positivo. I medici e gli odontoiatri iscritti all'Ordine di Firenze e le strutture sanitarie fiorentine che desiderassero segnalare il loro sito perchè venga verificato e, in caso positivo, inserito nella pertinente sezione, sono invitati a formulare apposita segnalazione utilizzando la procedura "segnalaci un sito" inserita nelle pagine dedicate al progetto."
Massimo Tilli, medico

mercoledì 4 giugno 2008

Orto botanico di Firenze: un'estate tra piante rare...

Sul CORRIERE FIORENTINO, pagine locali del Corriere della Sera, è stato pubblicato (04.06.2008) un breve articolo, ad opera di Laura Antonini, a proposito di un'iziativa riguardante l' Orto Botanico di Firenze.
"Una nuova opportunità per vivere uno spazio verde e storico nel cuore della città. A due passi dal Museo dell’Accademia e dalla Chiesa di San Marco l’orto botanico del Museo della Storia Naturale dell’ateneo fino al 30 settembre rimane aperto tutti i giorni, ad esclusione del mercoledì e del 15 di agosto, con orario continuato dalle 9.00 alle 19.00. Una superficie di quasi 24mila metri quadrati, dei quali 1.694 occupati da un complesso di grandi serre e da un gruppo di serrette calde, suddivisi in 21 quadri e 29 aiuole forma no un giardino bellissimo quanto antico. La sua origine viene fatta risalire al primo dicembre del 1545, quando Cosimo I dei Medici prese in affitto dalle suore domenicane il terreno su cui doveva sorgere l’Orto, Pochi sanno, in fatti, che questo spazio, nato come giardino di piante medicinali e per questo conosciuto anche con il nome di «Giardino dei Semplici», è il terzo Orto Botanico al mondo per antichità e che insieme a quelli di Pisa e Padova raccoglie le specie botaniche più rare.
Durante la straordinaria apertura dei tre mesi estivi chiunque potrà entrare per vedere queste meraviglie con qualche curiosità. Per l’occasione l’Orto diventa insolito scenario per mostre e percorsi didattici. La prima rassegna (da sabato 7 a domenica 22 giugno) è dedicata alla magia delle orchidee tropicali di cui verranno proposte al pubblico ben 50 specie botaniche, fornite da uno dei maggiori collezionisti priva- ti d’Europa, Francesco Piga, provenienti da tutto il mondo. Negli stessi giorni, grazie alla collaborazione tra il Museo di Storia naturale e l’Accademia delle Belle Arti, verrà allestita anche «Orto artistico», una mostra di lavori e opere a soggetto botanico. Il 26 giugno sempre nelle serre prenderà il via l’esposizione di fotografie di Lorenzo Carlomagno «Il cammino di Santiago. Magico è il viaggio che unisce l’ordinario all’impossibile», aperta fino a giovedì 31 luglio. Fino a metà luglio, infine, il Museo di Storia naturale riproporrà «Gold rush», un divertente percorso che riproduce il lavoro dei cercatori d’oro, Per il pubblico saranno allestite le vasche per lavare la sabbia aurifera e fare l’esperienza del ritrovamento di pagliuzze e piccole scaglie d’oro nativo e pirite che verranno analizzate e studiate al microscopio."
Enrica Campanini, medico

martedì 3 giugno 2008

Eutanasie e cure palliative

Questo articolo pubblicato sul settimanale “Internazionale” del 24/30 Aprile 2008, riprende una pubblicazione proposta da BMJ il 19/4/2008. Mi è sembrato interessante proporvela, non tanto per le considerazioni sull’eutanasia sulla quale vi confesso non ho una posizione precisa, ma quanto sulle cure palliative e sull’esperienza che un paese come il Belgio sta effettuando. In Italia credo che le risorse che vengono dedicate ai pazienti terminali siano molto scarse, sia in termini di strutture che di preparazione e aggiornamento ai medici che sono vicini a questi malati ( penso ai medici di medicina generale o a strutture come l’ANT in cui spesso vengono impiegati giovani medici ). Inoltre penso che le medicine complementari possano avere uno spazio molto importante nella gestione di questi pazienti.

Mario Dileo

EUTANASIA E CURE PALLIATIVE

BMJ –British Medical Journal- 19 Aprile 2008

Migliorare le cure palliative e legalizzare l’eutanasia. Il Belgio insegna che le due strategie non si eludono a vicenda, come spesso si teme. Tutt’altro. Nei primi anni ottanta il Belgio ha cominciato a sviluppare un sistema di cure palliative per alleviare il dolore dei malati terminali e allo stesso tempo si sono affermati i movimenti a favore dell’eutanasia. Al primo posto vengono messe le esigenze del malato, che deve essere correttamente ascoltato ed informato sulle terapie di fine vita. Non è un paradosso, né un caso fortunato, commenta sul BMJ un gruppo di ricerca di Bruxelles, che il Belgio sia uno dei paesi più avanzati nell’assistenza ai malati terminali ed è il secondo, dopo l’Olanda, ad aver legalizzato l’eutanasia. Tra il 1998 ed il 2001, mentre nel paese si discuteva della “dolce morte”, la qualità dell’assistenza ai malati terminali è migliorata: nel complesso i casi di interruzione della vita sono rimasti quasi gli stessi, ma sono diminuiti quelli di eutanasia volontaria ( dall’1% allo 0,3%). “In Belgio il processo di legalizzazione è stato legato, sul piano etico, professionale, politico ed economico, allo sviluppo delle cure palliative.