sabato 29 marzo 2008

Le droghe furbe

Abbiamo ricevuto una segnalazione molto interessante da parte di Enrico: è possibile scaricare in pdf il libro "Smart drugs" dal sito www.iss.it/ofad. "E' un testo interessante perchè descrive molte delle piante che vengono utilizzate per scopo voluttuari. Sono descritti i principi attivi e i vari utilizzi sia tradizionali, relativi ai paesi d'origine, che attuali. Alcune delle piante elencate appartengono alla tradizione hahnemanniana."

L' Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) è l'organo ufficiale dell'Istituto Superiore di Sanità che informa e forma in materia di tabagismo, alcolismo e tossicodipendenze. L'OssFAD si rivolge sia agli operatori sanitari che operando nell'ambito delle dipendenze cercano strumenti utili per lo svolgimento della propria attività, sia ai cittadini.

Canna da zucchero: policosanoli ed ipercolesterolemie primitive

Presso l' Ambulatorio U.O.C. di Medicina Sociale - Azienda Ospedaliera Di Venere - Giovanni XXIII - Bari - Carbonara è stato condotto dal dottor Giuseppe Leone uno studio volto a valutare l'efficacia dei policosanoli, estratti dalla canna da zucchero, nel ridurre la colesterolemia totale. I policosanoli oltre ad inibire la biosintesi del colesterolo attraverso una inibizione dell'attività della HMG-CoA-reduttasi, enzima chiave nella trasformazione del mevalonato in squalene, aumentano il numero dei recettori per le LDL determinando una serie di effetti benefici nell'organismo quale la riduzione della colesterolemia totale, la riduzione delle lipoproteine a bassa densità ed infine un aumento del colesterolo HDL. I policosanoli della canna da zucchero sono stati ottimamente tollerati e non hanno dato luogo ad effetti collaterali degni di nota.




giovedì 27 marzo 2008

Non usare farmaci da banco contro il raffreddore e tosse nei bambini.

La notizia che propongo viene dagli Stati Uniti ma può essere di lezione anche in Italia e si riallaccia all'ultimo post sulle preoccupazioni in Gran Bretagna sull'abuso di antibiotici nelle infezione delle alte vie respiratorie in cui il loro uso non è supportato da evidenze. La raccomandazione da parte della FDA è di non somministrare farmaci da banco contro la tosse o il raffreddore a bambini al di sotto dei sei anni. Il motivo è da un lato il dubbio sull'efficacia, dall'altro il rischio di tossicità.
Quindi usare i farmaci (qualunque) solo se necessari e di provata efficacia. Appare chiaro come l'uso di trattamenti alternativi quali l'omeopatia o la fitoterapia in questo ambito clinico sia di grande interesse.

FDA Advisors Propose Broader Withdrawal of Childhood Cold Medicines

Over-the-counter cold medicines, even those formulated for children, should not be given to those under the age of 6 years, an FDA advisory panel recommends.

The panel voted 13 to 9 to ban the marketing of pediatric products, including such popular brands as Robitussin and Triaminic, for children age 5 or younger, according to a New York Times story. The agency does not always follow its advisory panels' recommendations; if it does, it must follow a process that can take at least a year, according to the Times report.

The vote came after a citizens' petition from Maryland health officials and others in March. The petition says that in the light of "growing evidence for lack of efficacy and risk of toxicity," it is "simply not credible for FDA's position to remain that these products are 'generally recognized as safe and effective' for children under six

giovedì 20 marzo 2008

Antibiotici in Inghilterra: uso e abuso

Campagna da 270 milioni di sterline contro l’uso di antibiotici per raffreddori e influenze in Gran Bretagna. L’abuso di questi medicinali, scrive il Telegraph (http://www.telegraph.co.uk), ha favorito la formazione di batteri resistenti e, spiega il Ministro della Salute Alan Johnson, costa al servizio sanitario britannico 1,7 miliardi di sterline all’anno. Ecco perché per lo stesso Johnson "i medici non devono prescrivere antibiotici per abitudine". Per il mese prossimo il governo vuole varare una campagna da 270 milioni di sterline contro i superbatteri e in particolare contro la grave infezione da Staphilococcus aureus Meticillina-resistente (Mrsa) che si sta diffondendo negli ospedali ed è ormai resistente ai comuni medicinali. La campagna, che si chiama "Pulito e sicuro", prevede che 45 milioni di sterline siano destinati alla pulizia degli ospedali per evitare la diffusione del Mrsa e di altri batteri. "Gli antibiotici hanno salvato moltissime vite ma non funzionano per la maggior parte dei raffreddori e influenze e il loro uso superfluo rende il corpo vulnerabile a infezioni come il Clostridium difficile (batterio che causa infezioni intestinali)", ribadisce il Ministro della Salute inglese. (Fonte: rainews24.rai.it)
Enrica Campanini

È tutto oro quello che luccica?

La lettura di due libri usciti tra il 2003 e il 2004 apre la mente ad una serie di importanti considerazioni sul significato del termine scienza e sull’effettiva indipendenza intellettuale di quanti conducono la ricerca scientifica.

È ovviamente da evitare qualsivoglia generalizzazione e non devono essere dimenticati o sottaciuti gli sforzi, talvolta titanici, effettuati da quanti con dedizione e competenza assicurano il costante progresso scientifico.

Al contempo però, è utile soffermarsi a riflettere sui dati che emergono, tra gli altri, dalle analisi effettuate dagli autori di questi due libri (A. Liberati1 e M. Bobbio2) e sulla denuncia da loro effettuata in merito alla dipendenza di buona parte della ricerca scientifica dai fondi assicurati dalle case farmaceutiche e dagli interessi commerciali a questi collegati.

Lo stesso Ministero della Salute (Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia. 3° Rapporto Nazionale. Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei risultati) ha pubblicato nel Dicembre 2003 alcuni dati che segnalano come la ricerca scientifica in ambito medico sia prevalentemente nelle mani dell’industria farmaceutica (su 1899 sperimentazioni approvate dai comitati etici locali nel corso del 2003, 1474 [78%] sono sostenute dall’industria farmaceutica, 144 [8%] da IRCCS pubblici o privati, 163 [9%] da ASL o aziende ospedaliere, 70 [4%] da associazioni scientifiche e 32 [2%] da università). Ed è ormai noto come le ricerche scientifiche così finanziate (e sulle quali si fonda spesse volte il paradigma alla base della Medicina Basata sulle Evidenze) siano caratterizzate da una pressoché nulla “incertezza” sui risultati (Djulbegovic B. et al., “The uncertainty and industry sponsored research”, Lancet 2000;356:635-8) ed, al contrario, da una maggiore probabilità di ottenere risultati favorevoli nei confronti del farmaco oggetto di studio (Bhandari M. et al., “Association between industry funding and statistically significant pre-industry findings in medical and surgical randomized trials”, Can Med Ass J 2004;170:477-80).

Ne consegue la messa in commercio e l’utilizzo in terapia di una quantità di medicinali che nel tempo mostrano i loro effetti dannosi, determinando drammatiche conseguenze per la salute dei pazienti o, nella migliore delle ipotesi, lo sperpero delle scarsissime risorse per l’utilizzo di principi attivi più costosi ma certo non più efficaci. Alcuni esempi noti in letteratura scientifica sono i casi della Levotiroxamina (Dong B., “Bioequivalence of generic and brand name levothyroxine products in the treatment of hypothyroidism”, JAMA 1997;277:1205-13) o del Verapamil (Psaty BM et al., “Stopping medical research to save money. A broken pact with researchers and patients”, JAMpA 2003;289:2128-31). Qualche altra curiosa indicazione sull’argomento potrebbe essere tratta da parecchi altri lavori, tra i quali ne segnalo due pubblicati sul Lancet: Langer A. et al., “Early stopping trials”, Lancet 1997;350:890-1 e “A curious stopping rule from Hoechest Marion Roussel”, Lancet 1997; 350:155.

Peraltro nel 2004 un’indagine ha dimostrato che un farmaco funziona soltanto nel 40% dei pazienti. In un ulteriore 20% funzionerebbe ma gli effetti collaterali patiti dai pazienti sono tali da costringerli ad interrompere la cura. Nel 30% dei casi il farmaco non funziona affatto, producendo soltanto effetti collaterali e nel 10% i pazienti non hanno né effetti terapeutici né effetti avversi. (Ufficio Studi IBM- Il Sole 24 Ore, maggio 2004).

Riportando queste osservazioni nel mondo omeopatico, potrebbero dedursene alcune considerazioni:

  1. la ricerca scientifica rimane pur sempre uno strumento indispensabile per giungere ad una maggiore conoscenza dei meccanismi d’azione dei medicinali omeopatici e per dimostrare la loro efficacia terapeutica;

  2. alcuni criteri di scientificità oggi imposti dalla comunità scientifica (randomizzazione in doppio cieco) non possono essere agevolmente utilizzati dal mondo omeopatico, in quanto contrastano con la stessa metodologia di approccio per l’individuazione della terapia omeopatica più corretta (basata sulla più profonda individualizzazione);

  3. la carenza di fondi destinati alla ricerca, già così sentita da parte del mondo scientifico “allopatico”, è ancora più significativa per il mondo “omeopatico”;

  4. non sempre la qualità delle ricerche scientifiche del mondo “allopatico” pubblicate, anche da parte di riviste particolarmente note e ad elevato impact factor, è così cristallina e aderente al gold standard, nonostante vengano assunte come base di riferimento della Evidence Based Medicine. Ciononostante, anzi a maggior ragione, è sempre più necessaria l’attenzione dei ricercatori in campo omeopatico al fine di evitare facili, quando non strumentali, attacchi da parte del mondo scientifico;

  5. purtroppo non sempre è dato riscontrare un’analoga attenzione del mondo scientifico sulle ricerche finanziate da case farmaceutiche “allopatiche” e sull’indipendenza intellettuale di alcuni ricercatori.

1 “Etica, conoscenza e sanità – Evidence-based medicine fra ragione e passione” – A. Liberati – Il Pensiero scientifico Editore – Roma 2005

2 “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza – Medici e industria” – M. Bobbio – Einaudi – Trento 2004

lunedì 17 marzo 2008

Il sito del Glasgow Homoeopathic Hospital

Questo link, e alcuni ad esso correlati, contiene numerosi interessanti documenti. Ad esempio nella pagina dei downloads ci sono decine di documenti in PDF, la gran parte scritti da David Reilly, su varie tematiche inerenti l'Omeopatia, dalle evidenze scientifiche alle metodologia clinica. Un sito da aggiungere rapidamente alla lista dei preferiti.

venerdì 14 marzo 2008

Omeopatia e vampate menopausali

Uno studio osservazionale condotto in otto paesi (Francia, Tunisia, Marocco, Brasile, Polonia, Bulgaria, Italia, Portogallo) da 99 medici, generalisti e ginecologi, su 438 donne in menopausa (età media pari a 55 anni) ha avuto come scopo quello di valutare l'efficacia dei medicinali omeopatici , prescritti da ciascun medico secondo la propria prassi, nel contrastare le vampate di calore diurne e notturne. Ogni paziente è stata valutata durante la visita di reclutamento e in quella di fallow-up, eseguita in media a 98 giorni di distanza dalla prima. La maggior parte dei medici ha prescritto Lachesis, Belladonna, Sepia, Sulphur e Sanguinaria. Nel 5% dei casi sono stati aggiunti alla terapia fitoterapici o integratori. Al follow-up le donne affette da vampate sono diminuite del 50% e anche la frequenza di tale disurbo era diminuita.Il disagio legato alla sensazione di calore ha registrato una riduzione media di 3,7 punti su una scala visuale di 10 cm (Homepathy, 2008;97:10-15)."Risultati che giustificano ulteriori lavori, randomizzati e controllati" (Giornale del Medico, 25 febbraio 2008)

Enrica Campanini

mercoledì 12 marzo 2008

Anche questo è Omeopatia!

Homéopathes de Terre Sans Frontières è un’associazione canadese che ha come scopo quello di portare l’omeopatia e le terapie naturali in quei paesi dove le condizioni di povertà estreme non permettono alla popolazione di accedere alle terapie convenzionali. Oltre a dispensare cure sanitarie naturali sicure ed efficaci viene privilegiato anche un’aspetto formativo al fine di realizzare strutture permanenti che possano soddisfare le continue necessità delle popolazioni locali. In particolare vengono svolti corsi di formazione per madri di famiglia, personale medico e paramedico; viene promossa l’autonomia di approvvigionamento e di fabbricazione dei rimedi; sono portate avanti ricerche per identificare e arrivare alla conservazione ed allo sviluppo duraturo delle risorse omeopatiche locali ed indigene,ecc. Basilare, tra l'altro, è il principio di fondo dell'associazione che prevede l' interscambio tra culture e approcci terapeutici diversi: solo con tali modalità operative è possibile portare un reale aiuto a queste popolazioni e al contempo possiamo accedere ad esperienze terapeutiche locali che possono contribuire ad un arricchimento della ricerca scientifica e della farmacopea (anche omeopatica) per il bene comune di noi tutti.
Enrica Campanini

Agopuntura e fecondazione in vitro


Questo interessante articolo riporta i risultati di una metanalisi che ha utilizzato i dati provenienti da studi che hanno coinvolto circa 1400 donne che si sottoponevanno a fertilizzazione in vitro. L'agopuntura era usata in Cina per regolare la funzionalità ormonale e mestruale femminile e il suo meccanismo di azione sembra legato (nel favorire la fertilizzazione) a tre elementi: il rilascio di neurotrasmettitori che favoriscono il rilascio di ormoni gonadotropi, la stimolazione del flusso ematico uterino inibendo l'attività simpatica dell'utero, il rilascio di oppioidi endogeni che inibiscono la risposta allo stress.
Il risultato di questa metanalisi è che l'agopuntura sembra favorire in modo statisticamente significativo l'attecchimento dell'ovulo fecondato e il proseguimento della gravidanza.

Amedeo Galassi

martedì 11 marzo 2008

Punica granatum L.

Uno studio recentemente pubblicato ha evidenziato che il succo di melagrana (Punica granatum L.) avrebbe la capacità di preservare l’ossidazione dei lipidi e quindi sarebbero in grado di manifestare proprietà antiossidanti. Segnalate inoltre proprietà gastroprotettive. Moderatamente zuccherino, grazie alla presenza di vitamine e minerali e oligoelementi ad azione antiossidante ed energetica, il succo di melagrana può svolgere un ruolo interessante nella prevenzione di svariate malattie dovute all’eccessiva industrializzazione, dall’ipercolesterolemia alle patologie cardiovascolari. Viene segnalato, ad esempio, che la particolare concentrazione in potassio può svolgere un ruolo ipotensore benefico per la salute cardiovascolare. Sembra inoltre che i principi antiossidanti presenti nel fitocomplesso siano in grado di uccidere le cellule tumorali e di rallentarne la velocità di replicazione, giustificando un potenziale utilizzo del succo di melagrana nel trattamento adiuvante del tumore mammario o prostatico (Malik A, et al. Pomegranate fruit juice for chemoprevention and chemotherapy of prostate cancer. Proc Natl Acad Sci U S A. 2005;102:14813-8).

Enrica Campanini

venerdì 7 marzo 2008

Appunti sui Medicinali Omeopatici, metologia e legislazione

Questo link Google collega ad una dispensa destinata agli studenti della Facoltà di Farmacia di Pavia. Contiene un ottimo riassunto sulla metodologia omeopatica e soprattutto sulla legislazione e tecnica a pagina 11-23. Un link consigliato a chi inizia e ai Farmacisti.

giovedì 6 marzo 2008

Una pianta dalla Cina

Recentemente si è riscoperta una pianta usata in Cina da più di 2000 anni, l'Artemisia annua, da cui viene estratta l'artemisinina. Questo principio attivo risulta particolarmente efficace nel combattere la malaria: realizza la rimozione rapida di parassiti con percentuale di recrudescenza bassa, elimina rapidamente i sintomi associati alla malaria, può ridurre potenzialmente la trasmissione dell'infezione, previene il procedere verso la malaria cerebrale, è efficace in aree con resistenza ai farmaci e ha buona tollerabilità. Ricerche (in vitro) condotte dall'equipe del professor Franco Vincieri della facoltà di Farmacia dell’Università di Firenze, hanno dimostrato che se utilizzata in sinergia con i flavonoidi (polifenoli antiossidanti, presenti in frutta, verdura e nella stessa Artemisia) l'artemisinina non solo reagisce 10 volte più rapidamente moltiplicando così le possibilità di successo, ma può essere prodotta a costi assai minori. Nella rivista Planta Medica (73,299-309,2007) viene segnalato, inoltre, che l’attività citotossica dell’artemisinina si manifesta in vitro in vari stadi dello sviluppo tumorale, quali proliferazione cellulare, angiogenesi e apoptosi. L’attività antitumorale è stata dimostrata anche con sperimentazioni in vivo che hanno documentato un certo rallentamento della crescita tumorale.

Enrica Campanini

domenica 2 marzo 2008

Un frutto dal Giappone

Nella rivista Erboristeria Domani (1) è stato pubblicato un articolo riguardante il Citrus unshiu Marcowitz, conosciuto come Satsuma. Si tratta di una specie particolare di mandarino che viene largamente consumato in Giappone. La scorza essiccata, dal sapore dolce e speziato, oltre ad essere impiegata come condimento nella cucina orientale, viene utilizzata come coadiuvante di altre droghe nel trattamento di bronchite, asma e problemi circolatori. Sono in corso numerosi studi che indicano nel mandarino Satsuma un alimento funzionale da inserire nella dieta di soggetti diabetici, obesi e allergici. Nei primi è in grado di contribuire al controllo della glicemia, nei secondi può contribuire a limitare i danni a livello epatico (proprietà epatoprotettrici), nei soggetti allergici sembra aiutare, se assunto per lunghi periodi, a “controllare l’insorgenza dell’infiammazione allergica e quindi dei sintomi a essa correlati (rinite allergica stagionale)” . Il consumo del frutto fresco sembra inoltre contribuire a migliorare il metabolismo del calcio a livello osseo, manifestando in tal modo un’azione di prevenzione nei confronti dell’osteoporosi. Citrus unshiu risulta essere particolarmente ricco in glicosidi flavononici dotati di un elevato potere antiossidante.

Enrica Campanini

(1) Di Luca Gelardi, Citrus unshiu Marcowitz , agrume a elevata attività biologica, Erboristeria Domani, dicembre 2007)