venerdì 24 dicembre 2010

BUON NATALE E FELICE 2011


La Redazione del Blog Amicomeopatia augura ai suoi lettori Buon Natale e Felice Anno Nuovo, le pubblicazioni riprenderanno dopo il 10 Gennaio 2011

mercoledì 22 dicembre 2010

MUCOLITICI : CONTROINDICATI NEI BAMBINI SOTTO I DUE ANNI


L’ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha condotto uno studio sugli effetti collaterali dei farmaci mucolitici, utilizzati anche senza prescrizione medica per la tosse .
Un’analisi dei dati francesi di farmacovigilanza infatti, ha messo in evidenza un aumento dei casi di ostruzione respiratoria e peggioramento di patologie bronchiali nei bambini di età inferiore ai 2 anni trattati con mucolitici. Tale effetto si verifica poiché la capacità di drenaggio del muco bronchiale è limitata in questa fascia di età a causa delle caratteristiche fisiologiche delle vie respiratorie . Le reazioni avverse segnalate sono state: aumento della tosse, aumento delle secrezioni bronchiali e difficoltà respiratorie che hanno richiesto, in alcuni casi, l’ ospedalizzazione.
Per tale motivo e per l’assenza di dati pediatrici di efficacia nelle patologie bronchiali acute, la Francia ne ha controindicato l’uso al di sotto dei due anni di età.
L’AIFA dopo aver revisionato i dati di sicurezza dei mucolitici disponibili sul territorio nazionali, a fronte di scarsi dati a supporto dell’ efficacia ha deciso di vietare l’uso dei mucolitici per uso rettale e orale nei bambini sotto i due anni.
Tratto da Nota informativa AIFA novembre 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 19 dicembre 2010

La donna senza paure: le manca un’area del cervello che accende i timori



Questa notizia, strabiliante, riporta il caso di una donna che vive, da sempre, senza alcuna paura ne’ ansia, poiché le manca un’area cerebrale detta “amigdala” nella quale vengono individuate ed elaborate le nostre paure.
Nello studio , effettuato da Justin Feinstein dell'università dell'Iowa , comparso sulle pagine di 'Current Biology' sono state registrate le reazioni di S.M. davanti a una serie di situazioni che, solitamente, incutono terrore. Tra le altre cose, hanno portato la donna nella casa 'stregata' ritenuta la più spaventosa al mondo, l'hanno lasciata in un negozio di ragni e serpenti (animali che lei disdegna, ma che ha tuttavia accarezzato), l'hanno osservata mentre era intenta a guardare una serie agghiacciante di film dell'orrore. Per tre mesi l'hanno seguita passo passo, monitorando le emozioni che provava nel corso della giornata e che venivano da lei fedelmente trascritte su un diario elettronico. Ebbene, in tutte le circostanze, anche quelle più terrificanti, la 44enne non ha provato alcuna paura. "Del resto, nel corso della sua vita - spiega ancora Feinstein - S.M. si è imbattuta in parecchi eventi traumatici che hanno minacciato la sua stessa esistenza, ma non ne ha mai avuto il ben che minimo timore". Il suo caso, a detta del ricercatore, potrebbe aprire nuovi spiragli alla cura del disturbo post-traumatico da stress.
"Lo scorso anno - racconta - ho avuto in cura molti reduci di ritorno dall'Iraq o dall'Afghanistan affetti da questo problema. Le loro vite sono letteralmente segnate dalla paura, al punto che spesso non riescono neanche a mettere il naso fuori di casa perché temono e vedono timori dappertutto. Gli eventi traumatici non lasciano impronte emozionali, invece, sul cervello di S.M. Il suo caso, dunque, potrebbe aiutarci a trovare dei trattamenti che spengano selettivamente le aree cerebrali che generano paura al punto da precluderci la possibilità di vivere la nostra quotidianità".
Roma, 16 dic. (Adnkronos Salute)
Elena Bosi, pediatra
Milano

lunedì 13 dicembre 2010

Raccomandazioni del Working Group pediatrico dell’AIFA sui farmaci antinfiammatori nei bambini


Nell’ambito delle attività di monitoraggio delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco(AIFA), è stato riscontrato recentemente un progressivo incremento del numero di reazioni a farmaci antinfiammatori non steroidei(FANS)in età pediatrica, in particolare nei riguardi di ketoprofene e ibuprofene.
L’aumento si è verificato a partire dal 2006, con un picco nel 2009, probabilmente in corrispondenza al periodo pandemico influenzale.
Le reazioni avverse si sono verificate più frequentemente a carico della pelle, sull’apparato gastrointestinale dove sono aumentate le manifestazioni emorragiche e a livello renale, anche se più raramente.
Gli effetti collaterali si sono verificati anche per trattamenti di breve durata, ma soprattutto quando i farmaci antinfiammatori venivano alternati al paracetamolo, oppure venivano somministrati in condizioni di disidratazione conseguente a febbre alta o a episodi di vomito/diarrea.
Poiché non esiste alcuno studio che abbia dimostrato l’efficacia dei farmaci antinfiammatori(Ketoprofene e ibuprofene) nell’abbreviare la durata dei sintomi in corso di infezioni delle vie respiratorie il Working Group pediatrico dell’AIFA ne sconsiglia fortemente l’uso in queste specifiche condizioni.
Tratto da Raccomandazioni WGP sull’uso di FANS nei bambini-Novembre 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 10 dicembre 2010

Medicina tradizionale 'doc', Oms annuncia database e standard


Milano, 7 dic. (Adnkronos Salute) - Agopuntura ed erbe medicinali sì, ma doc, 'certificate' dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'Oms progetta di mettere a punto, per la prima volta, una classificazione internazionale sulla medicina tradizionale. Un maxi database interattivo online delle pratiche diagnostiche e terapeutiche basate sull'evidenza scientifica, per tutelare il massiccio esercito di cittadini che in tutto il mondo si rivolgono ai rimedi 'alternativi'. L'obiettivo finale è definire degli standard per la valutazione oggettiva dei potenziali benefici, spiega una nota dell'agenzia ginevrina."Assistiamo a una diffusione crescente del ricorso alla medicina tradizionale", sottolinea Marie-Paule Kieny, dirigente Oms per il settore Innovazione, informazione, evidenza e ricerca. "Per molte persone, specialmente nelle aree Ovest Pacifico, Sud-Est asiatico, Africa e America Latina - osserva l'esperta - la medicina tradizionale rappresenta la prima fonte di assistenza sanitaria". Ma più in generale, aggiunge, anche "nel resto del mondo, specie in Europa e Nord America, sta aumentando il ricorso a erbe medicinali, agopuntura e altre pratiche della medicina tradizionale". A tutt'oggi, però, manca in questo settore una 'summa' globale. "Diversi Paesi hanno creato standard di classificazione nazionali - precisa Kieny - ma non esiste ancora una piattaforma internazionale che possa permettere l'armonizzazione di tutti i dati clinici, epidemiologici e statistici". Una lacuna che ora l'Oms vuole colmare, "per consentire a clinici, ricercatori e autorità un monitoraggio complessivo su sicurezza, efficacia, utilizzo, spesa e nuovi trend" in sanità. Attraverso il mega database su Internet, ogni utente potrà documentare termini e nozioni in materia di medicina tradizionale. L'opera di classificazione si focalizzerà inizialmente sulle pratiche provenienti da Cina, Giappone e Corea del Sud.
"Quotivadis" info@univadis.it 8 dicembre 2010

Elena Bosi, pediatra Milano

lunedì 6 dicembre 2010

Leggere fa bene al cervello.


Si dice spesso che leggere migliori la nostra funzione cerebrale, ma si tratta di fantasie o affermazioni scientifiche?Un equipe di neuro scienziati provenienti da Belgio,Brasile,Francia e Portogallo sotto la direzione del neuro scienziato cognitivo Stanislas Dehaene dell’Institut National de la Santè et de la Recherche Medicale (INSERM) di Gif-sur-Yvette, in Francia, si è prefissa di dare una risposta che ha pubblicato recentemente sulla rivista Science. Dallo studio è emerso che le persone che hanno imparato a leggere manifestano reazioni più incisive alla parola scritta in diverse regioni del cervello, preposte ad elaborare ciò che vediamo. Inoltre nei soggetti alfabetizzati(ma non in quelli analfabeti)le parole scritte hanno innescato l’attività cerebrale nelle regioni del lobo temporale sinistro che reagiscono alla lingua parlata. Questo suggerisce che la lettura usa circuiti neurali che si sono evoluti per supportare la lingua parlata, una forma della comunicazione umana molto più antica della lettura. La lettura, infatti è un fenomeno relativamente recente nella storia umana(5000 anni circa). Le modalità con cui la lettura migliora le risposte cerebrali sono almeno tre: promuovere l’organizzazione delle corteccia visiva(la parte che riceve ed elabora gli impulsi dei nervi ottici),stimolare l’emisfero cerebrale sinistro e affinare l’elaborazione della lingua parlata migliorando una regione fonologica(il planum temporale).
Tratto da Cordis Europa Notiziario 26/11/2010
Elena Bosi, pediatra Milano

lunedì 29 novembre 2010

Otite media acuta: antibiotici poco utili e poca differenza tra vecchi e nuovi


Pubblicata da Jama una metanalisi pensata per supportare l'aggiornamento delle linee guida della American academy of pediatrics sul trattamento dell'otite media acuta non complicata. L'analisi della letteratura ha incluso 135 studi concludendo che gli antibiotici sono solo modestamente più efficaci rispetto a nessun trattamento e provocano effetti avversi nel 4-10% dei bambini. Inoltre, nei casi in cui l'uso degli antibiotici è raccomandato, la maggior parte di essi ha un'efficacia clinica sovrapponibile: vecchi farmaci come l'amoxicillina agiscono allo stesso modo di quelli nuovi e più costosi. In particolare, non ci sono evidenze a sostegno dell'uso in prima linea di antibiotici più recenti il cui costo è circa tre volte più alto rispetto all'amoxicillina. Per altro, fanno notare gli autori «gli antibiotici più nuovi generalmente producono più effetti collaterali perché sono farmaci più complessi». L'Academy propone dal 2004 un approccio osservazionale come opzione di trattamento delle infezioni dell'orecchio in assenza di complicanze, nei bambini tra i 2 e i 12 anni, ma sulle nuove linee guida non ci sono anticipazioni: Allan Lieberthal, pediatra e presidente del comitato di revisione delle linee guida della Academy, auspica una conclusione della revisione in primavera ma fa sapere che «i dati emersi dalla metanalisi verranno considerati per elaborare nuove raccomandazioni». I pediatri americani ribadiscono l'importanza dell'educazione dei genitori, anch'essi target della campagna, all'uso degli antibiotici nella gestione dell'otite media acuta: «I genitori devono conoscere i benefici e gli effetti collaterali, per esempio, devono sapere che in tre casi su 10 compare rash cutaneo e in cinque su 10 diarrea» afferma Tumaini Coker, autore della metanalisi pubblicata.

Elena Bosi, pediatra Milano

giovedì 25 novembre 2010

L'esito delle diete dimagranti dipende anche dal sonno


Dormire poche ore per notte può vanificare gli sforzi fatti per dimagrire attraverso una dieta a basso apporto di energia. È questo il dato che emerge da una ricerca coordinata da Arlet V. Nedeltcheva, dell'università di Chicago (Illinois). L'indagine ha coinvolto dieci adulti in sovrappeso (3 donne e 7 uomini), non fumatori, con età media di 41 anni e indice di massa corporea medio di 27,4 kg/m2. Sottoposti per 14 giorni a un regime dietetico caratterizzato da un modesto introito calorico, ai soggetti inseriti nello studio è stato concesso un riposo di 8,5 o 5,5 ore per notte. In seguito è stata valutata, come prima misurazione, la perdita di massa grassa e massa magra; sono poi stati considerati i cambiamenti relativi a uso dei substrati, dispendio energetico, fame e concentrazioni degli ormoni metabolici nell'arco delle 24 ore. Dai risultati emerge che la riduzione delle ore di sonno diminuisce la proporzione di massa grassa persa del 55% (0,6 kg con 5,5 ore di riposo notturno invece di 1,4 kg con 8,5 ore di sonno) e aumenta la perdita di massa magra del 60% (2,4 rispetto a 1,5 kg). Questi elementi si accompagnano al riscontro di marcatori di aumentato adattamento neuroendocrino alla restrizione calorica, aumento della fame e spostamento relativo nell'uso dei substrati verso una minore ossidazione del grasso. A fronte di una riduzione dell'apporto energetico derivante da una dieta, concludono gli autori, il numero di ore dormite gioca un ruolo di primaria importanza nella riduzione del peso corporeo. Se il sonno è insufficiente, sia l'efficacia della dieta che la riduzione dei rischi metabolici correlati possono venire compromessi. Considerata la brevità dello studio e l'esiguità del campione esaminato, sono necessari ulteriori studi per validare quanto emerso da questo lavoro.

Ann Intern Med, 2010; 153(7):435-41
Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 21 novembre 2010

Efficacia della Propoli nella candidiasi vulvovaginale


L ‘estratto di propoli è stato studiato grazie ad uno studio condotto dall’Università Statale di Maringà ( Paranà Brasile ).
Sono stati valutati 97 ceppi di lieviti vaginali ottenuti da molteplici condizioni cliniche, isolati e conservati presso il settore di Micologia.
La valutazione della sensibilità verso nistatina e verso gli estratti di propoli è stata condotta attraverso microdiluizione in brodo (NCCLS, M_ 27 A 1997). Tutti i lieviti sottoposti ai test compreso un resistente alla nistatina, sono risultati inibiti anche da basse concentrazioni di propoli ( max 393,19 mug/ml di flavonoidi totali ), ciò indipendentemente dalla specie di lievito e dalle condizioni cliniche della donatrice.
In conclusione l’estratto a base di propoli ha mostrato un’attività netta contro ogni ceppo di lievito vaginale testato per cui il suo impiego potrebbe essere consigliato nella terapia della candidiasi vulvovaginale.
Tratto da :
Dalbon_Dota KF, Faria MG, Bruschi ML et al ;Antifungal activity of propolis extract against yeasts isoleted from vaginal exudates.J Altern Complement Med 201\0,Mar; 16(3): 285_90

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

martedì 16 novembre 2010

6° Corso per Psicologi :“PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO:


Nell’ambito del 55° Congresso Nazionale SIGG
(Società Italiana Gerontologia e geriatria) che si terrà a Firenze al Palazzo dei Congressi dal 30 novembre al 4 dicembre 2010 su
“INVECCHIAMENTO E LONGEVITA’:
PIÙ GENI O PIÙ AMBIENTE?


Vi sarà il 2 e 3 dicembre, presso il Palazzo Affari, il
6° Corso per Psicologi
in Collaborazione
con l’Ordine degli Psicologi della Toscana
a tema
“PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO:
DALLA VALUTAZIONE ALL’INTERVENTO”

Segreteria Organizzativa: Pls group - www.plsgroup.it

domenica 14 novembre 2010

Omeopatia e fitoterapia per l’Influenza in arrivo


Malgrado gli allarmismi dei giorni scorsi, sembra che l’influenza stagionale verrà a farci visita, come sempre, nel periodo gennaio-febbraio e non anticiperà come era stato paventato. La campagna vaccinale è partita quindi con inutile anticipo e sembra, per ora, non riscuotere un brillante successo.
Il vaccino non è l’unica soluzione per prevenire l’influenza, che è una malattia acuta epidemica, ad andamento benigno, causata da virus RNA della famiglia delle Orthomyxoviridae, che produce disturbi sistemici quali febbre, astenia, dolori muscolari, ma anche sintomi localizzati ad apparati specifici (respiratorio, digerente e nervoso).

L’Omeopatia, per esempio, offre una vasta gamma di medicinali che possono essere utilizzati per prevenire o curare l’influenza, con margini di sicurezza elevati, nella maggior parte dei soggetti sani che non presentano patologie croniche di particolare gravità.
In alcuni gruppi particolari di malati (cardiopatici, diabetici, nefropatici, asmatici) oppure in persone piuttosto anziane, i medicinali omeopatici possono essere associati al vaccino, che resta la terapia di elezione per la prevenzione, per ridurne gli effetti collaterali e potenziarne l’azione preventiva che non raggiunge mai il 100%.
La maggior parte dei soggetti sani, come già detto, può essere trattata solo con medicinali omeopatici senza una specifica integrazione con medicinali convenzionali. Una terapia integrata è invece auspicabile, anche nei soggetti non a rischio, in presenza di complicanze (bronchite o sinusite, rischio di convulsioni): in questo caso l’uso di una terapia integrata offre una maggior garanzia di efficacia terapeutica con dosaggi inferiori e quindi con minori reazioni avverse.

Per la prevenzione dell’influenza si possono prescrivere medicinali omeopatici e alcuni fitoterapici. Il prodotto più utilizzato è costituito da diluizioni omeopatiche di fegato e cuore di Anas barbariae (anatra), che viene somministrato come tubo monodose, una volta alla settimana per tutto il periodo invernale: ha un effetto antivirale aspecifico, cioè può agire anche sui virus parainfluenzali. Alcuni medici utilizzano diluizioni del vaccino antiinfluenzale con composizioni variabili annualmente. Anche le diluizioni di vaccino antiinfluenzale sono prescritte in monodosi settimanali, a cicli di 4 o 6 settimane.
L’Echinacea e l’Uncaria, fitoterapici che hanno azione immunostimolante, hanno conosciuto un grande successo negli ultimi anni e vengono utilizzate nella fase preventiva da novembre a gennaio, con somministrazioni giornaliere, per tre settimane al mese.

Molti medicinali omeopatici presentano, in base al principio di similitudine, indicazioni per il trattamento dei variegati sintomi influenzali.

Fra questi, quelli più frequentemente utilizzati per la febbre sono:
Bryonia alba, quando è presente febbre elevata con dolori artro-muscolari, cefalea e tracheite con tosse stizzosa;
Gelsemium sempervirens (gelsomino selvatico), quando la febbre, sempre elevata, si accompagna a cefalea violenta e profonda astenia;
Rhus toxicodendron (edera velenosa), con febbre intensa e dolori artro-muscolari migliorati dal movimento.

Nel caso di faringite con dolore alla gola, invece, possiamo assumere:
Belladonna, quando il dolore è pulsante, a comparsa improvvisa, associato a febbre elevata, cefalea congestizia e colorazione rosso brillante della faringe;
Apis mellifica (ape), con dolore pungente, sensazione di gonfiore alla gola, miglioramento con il freddo e sete scarsa;
Mercurius solubilis, il cui quadro clinico è caratterizzato da dolore faringeo con placche tonsillari, lingua patinosa, sudorazione e brividi a fior di pelle.

I medicinali più tipici del raffreddore sono:
Allium cepa (cipolla), secrezione nasale abbondante di tipo sieroso, che irrita il labbro superiore, con crisi di starnuti e lacrimazione poco fastidiosa;
Nux vomica, rinite sierosa abbondante con crisi di starnuti durante la giornata, che si associa ad ostruzione nasale congestizia durante la notte;
Sticta pulmonaria, nei casi di raffreddore ‘di testa’, con dolore alla radice del naso, ostruzione intensa e secrezione pressoché assente.

Edoardo Felisi – Medico, specialista in Pneumologia , docente di Medicinali Omeopatici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Pavia

mercoledì 10 novembre 2010

Proprietà ansiolitiche della Lavanda


Uno studio comparso su Phytomedicine ha valutato l ‘azione terapeutica della lavanda sull’ansia confrontando un preparato in capsule contenente olio di lavanda con un farmaco contenente benzodiazepine .
La terapia è stata somministrata a soggetti adulti affetti da Disturbo d’ansia generalizzato (DAG) per un periodo di 6 settimane.
Il risultato è stato misurato attraverso le variazioni del punteggio HAM-A (Hamilton Anxiety Rating Scale) fra i valori basali e dopo 6 settimane di trattamento ed ha evidenziato una riduzione dei livelli d’ansia paragonabile nei due gruppi . I due trattamenti hanno inoltre indotto un miglioramento della qualità della vita e del sonno.
L’olio di lavanda non ha determinato effetti sedativi ed è stato ben tollerato, pertanto il suo uso potrebbe rappresentare una alternativa efficace alle benzodiazepine.
Tratto da Woelk H e al. Phytomedicine 2010,Feb:17(2):94-9
Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 6 novembre 2010

Pediatri uniti contro l'inquinamento da benzopirene


Un appello al Governo italiano perché venga rivisto il provvedimento sulla qualità dell'aria, approvato il 13 agosto e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre scorso, con il quale posticipa al 31 dicembre 2012 il divieto di superamento del livello di 1 nanogrammo a metro cubo per il benzopirene. A rivolgerlo l'Associazione culturale pediatri (Acp), la Società italiana di pediatria (Sip), la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) «Stupisce molto aver appreso dell'emanazione da parte del Governo Italiano di questo Decreto legislativo», scrivono al Consiglio dei Ministri, i rappresentati delle società scientifiche e associazioni alleate per tutela del diritto alla salute dei bambini: Paolo Siani, presidente dell'Acp, Alberto Ugazio, presidente della Sip, e Giuseppe Mele, presidente della Fimp. «Tale Decreto Legislativo di fatto mantiene ancora per 2 anni i cittadini italiani al rischio di esposizione a livelli elevati di questo pericolosissimo inquinante, svincolando le aziende inquinanti dall'obbligo di abbattere le emissioni in eccesso. In particolare, mantiene in questa inaccettabile situazione di rischio i cittadini e i bambini di Taranto, città in cui l'acciaieria più grande d'Europa, l'Ilva, immetterebbe, secondo i calcoli dell'Arpa Puglia, il 98% del benzopirene presente nel quartiere più vicino». I bambini di Taranto, e come loro tanti altri, hanno bisogno di "difensori" conclude la nota.
Tratto da Doctor News 5/11/2010
Elena Bosi ,pediatra Milano

mercoledì 3 novembre 2010

Piccoli strategie salutari


Per vincere il noto e diffuso rifiuto della verdura da parte dei bambini, la si deve proporre in dosi abbondanti all’inizio del pasto.
Questa strategia è stata sperimentata con successo negli Stati Uniti in uno studio con disegno crossover su 51 bambini di 3-5 anni che frequentavano la scuola materna. In una sola occasione alla settimana è stata loro servita come prima portata una razione di 30, 60, o 90g. di carote crude o nessuna portata (pasto di controllo). I bambini avevano 10 minuti di tempo per consumare la quantità di alimento desiderata e poi passavano alla pietanza successiva. L’introito di verdura complessivo è aumentato parallelamente alla porzione di carote proposta .Raddoppiare la quantità aumentava il consumo del 47%
Tratto da Clin. Nutr. 2010;91: 1237-43
Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 29 ottobre 2010

L’integrazione di Vitamina D è inutile nei bimbi sani


E’ ormai entrata nella pratica corrente l’integrazione di Vitamina D a tutti i bambini dal primo mese di vita fino all’anno di età. I risultati di una nuova Cochrane Review non confermano l’utilità di questa supplementazione nei bambini sani, ovvero non carenti di vitamina D, poiché ciò non migliorerebbe la densità ossea. Gli autori guidati da Tania M. Winzenberg dell'Istituto di ricerche Menzies dell'università della Tasmania, a Hobart (Australia), affermano che l’integrazione con vitamina D è una strategia clinicamente utile nei bambini con deficienza vitaminica D. L'analisi è stata eseguita su studi clinici randomizzati placebo controllati che prevedevano la supplementazione con vitamina D per almeno tre mesi in bambini e adolescenti sani (di età compresa da un mese a vent'anni). Per la metanalisi sono stati inclusi sei studi randomizzati per un totale di 343 partecipanti che hanno ricevuto placebo e 541 vitamina D. La strategia in esame non ha comportato effetti statisticamente significativi sul contenuto minerale osseo "total body" (Bmc), sulla densità minerale ossea (Bmd) dell'anca o dell'avambraccio mentre si è registrato un trend suggestivo di un piccolo effetto sulla Bmd della colonna lombare (Smd 0,15). «Gli integratori di vitamina D non aumentano in modo significativo la densità ossea nei bambini sani, in alcun distretto corporeo», sottolinea Winzenberg. «Invece, ci sono alcune indicazioni per cui i bambini con bassi livelli ematici di vitamina D possono beneficiare dell'integrazione. Per poter confermare l'efficacia dell'integrazione della vitamina D in bambini con particolari carenze sono necessari ulteriori studi randomizzati controllati».
Tratto da :
Cochrane Database Syst Rev, 2010; 10:CD006944
Elena Bosi, pediatra Milano

lunedì 25 ottobre 2010

Uso precoce di antibiotici e malattie infiammatorie intestinali


I soggetti cui viene diagnosticata una malattia infiammatoria intestinale (Ibd) durante l'infanzia hanno più probabilità di aver fatto uso di antibiotici nel corso del primo anno di vita. L'associazione scaturisce da un'analisi caso-controllo condotta da Souradet Y. Shaw dell'Inflammatory bowel disease clinical and research centre, university of Manitoba (Canada), e collaboratori, su un database epidemiologico relativo alle Ibd. Un totale di 36 pazienti con diagnosi di Ibd posta tra il 1996 e il 2008 è stato appaiato a 360 controlli, sulla base del sesso, dell'età e della regione geografica. I dati relativi alle prescrizioni di antibiotici sono stati tratti da un apposito network della regione canadese di Manitoba. Si è proceduto, quindi, al confronto fra casi Ibd e controlli sull'uso di antibiotici nel primo anno di vita. È stata evidenziata un'età media della diagnosi di Ibd pari a 8,4 anni. Nel 58% dei pazienti con diagnosi di Ibd è stato accertato l'impiego di uno o più antibiotici nel corso del primo anno di vita contro il 39% registrato nei controlli. Sempre nei casi Ibd è stata posta diagnosi di malattia di Crohn nel 75% dei pazienti. Infine, i soggetti che avevano ricevuto una o più prescrizioni di antibiotici erano esposti a una probabilità 2,9 volte superiore di aver sviluppato una Ibd.

Am J Gastroenterol, 2010 Oct 12. [Epub ahead of print]
Candida Berti, Milano

venerdì 22 ottobre 2010

Attenzione : l’iperico può ridurre le concentrazioni di ossicodone


Il dolore cronico rappresenta uno dei problemi più frequenti nella popolazione moderna, la cui età media va sempre più aumentando. Spesso questa situazione è associata a stati depressivi reattivi che, a loro volta, abbassano la soglia del dolore creando un circolo vizioso di difficile controllo.
L’iperico o erba di S.Giovanni è uno dei trattamenti fitoterapici più utilizzati perché efficace e con una tossicità piuttosto limitata. E’ stato quindi valutata, da un gruppo di ricercatori (su 12 partecipanti sani studiati in doppio cieco con un gruppo di controllo) la capacità di questa sostanza di alterare il metabolismo dell’ossicodone: un farmaco oppioide semi-sintetico, oggi molto usato nella terapia del dolore cronico. Nell’esperimento, l’Iperico ha significativamente diminuito la concentrazione nel sangue di ossicodone, somministrato per bocca, riducendone gli effetti. Seppur questo studio sia stato effettuato su un numero limitato di soggetti e per di più sani, lancia un allarme sulla possibilità che questo fitoterapico, così prescritto, possa avere una qualche importanza nel trattamento dei malati con dolore cronico.
(tratto da Nieminem TH. e al.”St John’s wort greatly reduces the concentrations of oral oxycodone” – Eur J Pain – 2010 Sep; 14 (8):854-9)

Edoardo Felisi – Medico, specialista in Pneumologia , docente di Medicinali Omeopatici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Pavia

mercoledì 20 ottobre 2010

Per vincere senza farmaci la cefalea tensiva....


Dal 25 al 30 ottobre in tutta Italia
Settimana della Chiropratica 2010

Per vincere senza farmaci la cefalea tensiva....
.... e conoscere tutti i benefici della Chiropratica

La settimana della chiropratica in programma dal 25 al 30 ottobre punta quest’anno i riflettori sulla cefalea tensiva, la più diffusa tra i circa 150 tipi di mal di testa che colpiscono di preferenza le donne ma anche numerosi uomini. All’iniziativa, promossa dall’Associazione Italiana Chiropratici, aderiscono molti dottori in chiropratica di tutta Italia che apriranno i loro studi per un checkup chiropratico gratuito. Per individuare lo specialista più vicino a casa propria si può telefonare in orario 9-12 e 14,30-17,30 al numero verde 800017806: si otterrà l’indirizzo a cui rivolgersi per prenotare il checkup nelle date prestabilite ovvero dal 25 al 30 ottobre. E’ un’occasione per informarsi su come prevenire e curare la cefalea tensiva senza farmaci: la chiropratica usa infatti solo tecniche manuali in grado di ripristinare o mantenere la corretta funzione vertebrale (indispensabile condizione di benessere) che può tra l’altro essere compromesso da posture scorrette, traumi fisici ed emotivi, malocclusioni dentali o da un eccesso di stress. Sono proprio queste le principali cause della cefalea tensiva che irrigidiscono le articolazioni delle vertebre cervicali, provocando una contrazione muscolare continua a livello di collo e spalle che, a lungo andare, comporta una sintomatologia dolorosa nella zona della nuca ma anche delle tempie e intorno agli occhi.
“Circa il 12 per cento dei pazienti si rivolge al chiropratico proprio in seguito a questi disturbi”, spiega John Williams, presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici (Aic), “ottenendo buoni risultati sia nella riduzione dei sintomi dolorosi, sia nella prevenzione. Un controllo chiropratico periodico permette infatti di individuare e correggere tempestivamente eventuali alterazioni vertebrali prima che cronicizzandosi rendano più lunga la loro guarigione. Il chiropratico è inoltre in grado di dare indicazioni per mantenere una postura corretta, consigliare esercizi fisici mirati ed eventualmente indirizzare ad altri specialisti (dentisti, psicologi...) per terapie specifiche”. E’ importante precisare che le tecniche chiropratiche sono indolori e di diverso tipo: si va per esempio dallo sfioramento della zona dolente alla pressione esercitata manualmente in particolari zone del corpo.
Va inoltre sottolineato che l’iniziativa dell’Associazione Italiana Chiropratici è anche un’opportunità per conoscere tutti gli altri benefici della chiropratica (prevenzione e cura del mal di schiena anche in gravidanza e dopo il parto, ernie del disco, protrusioni discali, ma si ottengono risultati anche in caso di vertigini, senso di stanchezza, ansia così come c’è la possibilità di alleviare, se non risolvere, disturbi derivanti da artrosi e rallentare il processo degenerativo a carico della colonna vertebrale e delle strutture connesse) e comprendere la sua utilità per mantenersi in buona salute. Compito di questa disciplina, ormai riconosciuta dal 2008 anche in Italia come professione sanitaria, è infatti individuare e rimuovere senza il ricorso a farmaci le cause delle sublussazioni vertebrali quelle disfunzioni, o meglio alterazioni biomeccaniche, della colonna vertebrale che schiacciando e irritando i nervi spinali protetti dai dischi vertebrali possono interferire nella corretta trasmissione degli impulsi al sistema nervoso compromettendo il benessere dell’organismo.
Attenzione, però, per essere sicuri di mettersi in buone mani è indispensabile rivolgersi a un dottore in chiropratica che abbia conseguito il titolo dopo almeno cinque anni di studi presso uno dei College riconosciuti dalla Federazione Mondiale della Chiropratica ( World Federation of Chiropractic) che ha per interlocutore l’Organizzazione mondiale della sanità. In attesa di un registro dei dottori in chiropratica informazioni in merito si possono ottenere contattando la segreteria dell’Associazione Italiana Chiropratici tel. 010/5533036 - 800017806 o il sito www.chiropratica.it

Antonella Franchini
Segreteria Associazione italiana chiropratici

domenica 17 ottobre 2010

Dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento riconosciuti per legge


La dislessia e gli altri Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) "entrano" finalmente a scuola dopo una battaglia durata 10 anni. Con una legge approvata dal Parlamento, infatti, questi disturbi verranno riconosciuti "ufficialmente" nelle aule, e coloro che ne soffrono avranno tutta una serie di garanzie sul loro percorso formativo. «Questa legge mette fine all'improvvisazione su questo tema - ha affermato Franco Asciutti, relatore del provvedimento, durante la conferenza stampa di presentazione - ora gli insegnanti che riscontrano dei problemi negli alunni avranno l'obbligo di far fare una diagnosi alla Asl competente, e dovranno garantire ai ragazzi gli strumenti, a partire da quelli informatici, per superare i problemi». In Italia si stima che siano affetti da Dsa 350mila studenti tra i 6 e i 19 anni, il 3-5% della popolazione scolastica. La legge, che è stata approvata in via definitiva e aspetta ora le linee guida del ministero dell'Istruzione, prevede il diritto alla diagnosi precoce, piani didattici personalizzati, che possono prevedere ad esempio più tempo per elaborare un tema o la possibilità di scriverlo al computer e non a mano, ma anche orari di lavoro più flessibili per i genitori. Il provvedimento è stato finanziato con un milione di euro per quest'anno e per il prossimo da destinare alla formazione degli insegnanti.
Tratto da "DoctorNews" e-news@doctornews.it 15/10/2010
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 13 ottobre 2010

ANCHE I PADRI VANNO IN DEPRESSIONE



La depressione post partum colpisce anche i papà. Ciò è emerso da una revisione sistematica su 43 studi per un totale di 28.004 soggetti. I ricercatori dell’Estern Virginia Medical School, in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association, hanno riscontrato un tasso medio di depressione post partum nei padri del 10,4%, ovvero di un padre su 4. La depressione paterna inizia con la nascita del proprio figlio e raggiunge i più alti tassi dai tre ai sei mesi dopo i (25,6%). E’ stata inoltre notata una correlazione positiva tra depressione materna e paterna, per tale motivo i sintomi di depressione in uno dei genitori rendono doveroso un controllo anche nel partner.
Tratto da Paulson J ,Bazemore S., et al. Prenatal and postpartum depression in fathers and its association whit maternal depression. JAMA 2010 ; 303:1961-9
Elena Bosi , pediatra Milano

domenica 10 ottobre 2010

Australiani scoprono 'chiave' celiachia, il trio tossico


Roma, 22 lug. (Adnkronos Salute) - Scienziati del Walter and Eliza Hall Institute di Melbourne (Australia) hanno identificato tre frammenti proteici che rendono il glutine, il principale aminoacido del grano, della segale e dell'orzo, tossico per le persone celiache. Lo riporta la rivista scientifica 'Science Translational Medicine'. La scoperta apre la strada a un nuova generazione di strategie terapeutiche, diagnostiche e preventive per i milioni di persone che convivono con la malattia, che impedisce di mangiare pane, pasta e altri amidi. Bob Anderson, a capo del laboratorio sulla celiachia dell'istituto australiano, ricorda sulla rivista che il glutine è stato riconosciuto come causa della celiachia circa 60 anni fa. "Negli anni successivi - evidenzia - l'obiettivo principale della ricerca è sempre stato quello di identificare i componenti tossici del glutine, e questo è cio che abbiamo fatto". Lo studio è stato avviato dallo stesso Anderson nove anni fa e ha coinvolto ricercatori australiani e della Gran Bretagna e oltre 200 pazienti celiaci. A essi è stato chiesto di mangiare pane, focaccine di segale o orzo bollito. Sei giorni dopo sono state effettuate analisi del sangue per misurare l'entità della risposta immunitaria dei pazienti nei confronti di oltre 2.700 diversi frammenti proteici del glutine. I risultati hanno identificato 90 peptidi in grado di stimolare una reazione, ma tre in particolare sono risultati particolarmente tossici. "Questi tre componenti - dice l'esperto - scatenano la maggioranza delle risposte immunitarie osservate nei pazienti". In Australia sono già in via di sperimentazione tre farmaci e un'immunoterapia che si basa sugli elementi scoperti dal team di studiosi, che se efficaci potranno 'desensibilizzare' i pazienti celiaci nei confronti di pane e pasta.

"Quotivadis" luglio 2010,
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 6 ottobre 2010

Il paracetamolo non aumenta il rischio di asma in età infantile



Da alcuni anni è in atto un’inversione di tendenza sull’uso di antipiretici in età infantile. Sono comparsi infatti studi (spesso sostenuti dalle multinazionali del farmaco) che hanno correlato l’uso di paracetamolo con la comparsa di asma (Beasley R Lancet 2008) .Il paracetamolo, alle dosi consigliate, è in realtà considerato uno dei farmaci più maneggevoli e sicuri contro la febbre, ciò nonostante si sta assistendo ad una sua progressiva sostituzione con farmaci antinfiammatori ad azione antifebbrile(es ibuprofene), gravati da effetti collaterali molto più gravi. Uno studio, comparso recentemente su /British_Medical_Journal scagiona il paracetamolo dal rischio di indurre asma qualora il suo uso avvenga nel primo anno di vita. L’indagine effettuata da Adrian J. Lowe e collaboratori del Murdoch Childrens Research Institute, presso il Royal Children's Hospital di Parkville (Australia), suggerisce che l'impiego precoce di paracetamolo non sia responsabile di un incremento del rischio di asma. L'indagine prospettica ha assunto come outcome primario l'asma infantile, accertato attraverso un apposito questionario all'età di sei-sette anni. Nella coorte australiana, costituita da soggetti con una storia familiare di allergopatie, il paracetamolo è stato utilizzato dal 51% dei bambini entro le prime 12 settimane di vita e dal 97% entro il secondo anno d'età. L'80% del campione è stato seguito fino all'età di sei e sette anni e a questa età solo il 30% della popolazione era affetta da asma corrente. È stata pertanto evidenziata solo una debole associazione tra l'aumento della frequenza d'impiego di paracetamolo e l'incremento del rischio di asma in età infantile . Comunque, quest'ultima associazione è essenzialmente scomparsa dopo aggiustamento per la frequenza delle infezioni respiratorie (odds ratio: 1,08). L'uso di paracetamolo per cause non respiratorie non è risultato quindi in associazione con l'asma.

Tratto da BMJ 2010; 341:c4616

Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 2 ottobre 2010

Come diventare padri al cubo in poche mosse


Uscito in sordina, due anni fa, il primo divertente manuale per padri contemporanei continua a riscuotere un vasto interesse ancora oggi. Lo leggono e regalano donne-madri che lamentano l’inesistenza o l’ingiustificata assenza dei padri, ma anche maschi, da poco padri e quindi alla ricerca disperata di istruzioni per la funzione paterna, oppure padri separati che rivendicano la loro capacità di accudire i figli, non concessi o poco concessi dalle loro ex mogli, ora gelose madri “proprietarie”.
I due autori, un architetto e un giornalista, parlano per esperienza personale. Si sono incontrati per caso, una domenica in un parco di Milano, entrambi con carrozzina, pupo, pannolini, biberon e imbarazzo virile. Hanno subito talmente condiviso gioie e dolori della loro paternità che hanno deciso di scrivere a quattro mani un libro sul padre contemporaneo che hanno definito il Pa3 (pa-tre, dal latino pa-ter) ovvero il padre al cubo.
Il Pa3 è una nuova figura sociale, molto diversa dal padre tradizionale (cinghia, ceffoni e sempre fuori dai marroni), ma anche dal “pappone” (il padre che vuole sostituirsi alla madre contemporanea in tutto).
Il Pa3 innanzitutto mette i figli prima della carriera e del lavoro. Però i Pa3 sono soprattutto dei family server a tutto campo, perché devono saper badare ai figli per la loro crescita, alla moglie per la sua ricreazione (in tutti i sensi), e alla casa per tutte le faccende domestiche, economiche, legali, condominiali.
In Italia di Pa3 se ne vedono in giro ancora pochi, ma il loro numero sta crescendo sempre più, grazie anche al duo Biondillo-Colombo che spiegano che Pa3 non si nasce, ma si diventa.
Come? Il libro illustra la formazione pratica del Pa3 in quattro tempi: gravidanza, neonatalità, prima infanzia, età scolare (e qui si fermano perché i loro figli non sono ancora arrivati all’età della stupidera, alla adolescenza, alla giovinezza, ai figli bamboccioni di 30-40 anni…).
Per ogni tappa della loro paternità, i Pa3 fanno un diario spassoso di tutte le cose che succedono, dedicando pagine eque e sostenibili a quello che provano i padri (con paragrafi sulle loro “cinque tipiche paure”), a come devono trattare le madri (con un altro paragrafo fisso su sei consigli spassionati relativi alle cose da evitare con la moglie durante la gravidanza, i primi anni d’infanzia, ecc.), a come si curano i figli, con approfondimenti del tipo “La notte in cui tutte le cacche sono nere” ovvero “Come cambiare ( il pannolino) con filosofia” ecc.
I consigli e le istruzioni sono certamente a volte opinabili, ma lo scopo del libro non è certamente tecnico, ma “motivazionale”, filosofico. In un età in cui è difficile tenere famiglia e allevare figli, i due autori, partiti dalla condivisione del “mal comune” per avere “mezzo gaudio”, arrivano a sostenere che la paternità è un’avventura, un grande romanzo, un appassionante film in cui non sai proprio come va a finire. L’unica certezza è che la parte di supereroe o superman tocca a papà. Anche se non vola, ma spinge una carrozzina…

Gianni Biondillo, Severino Colombo, Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo. (Diventare Pa3 in poche oculate mosse), Guanda, Parma, 2008.



Claudio Bernardi
Docente di Teatro Sociale e di Comunità
Università Cattolica di Milano

lunedì 27 settembre 2010

Bere acqua per ridurre l'apporto energetico


I risultati di una revisione sistematica suggeriscono che l'acqua possa giocare un ruolo importante nella riduzione dell'apporto energetico e di conseguenza nella prevenzione dell'obesità, anche se il beneficio dovrà essere confermato da nuovi studi randomizzati e controllati. Il ruolo dell'acqua nel controllo del peso corporeo è stato indagato da Melissa C. Daniels e Barry M. Popkin, nutrizionisti della Scuola di salute pubblica dell'università del North Carolina a Chapel Hill, attraverso l'individuazione e l'analisi di trial clinici, studi epidemiologici e d'intervento che si sono posti l'obiettivo di confrontare gli effetti dell'acqua e di altre bevande sull'apporto energetico e il peso corporeo. Gli autori ricordano che le indagini di questo tipo, disponibili in letteratura, sono scarse e a volte non conclusive. In questa circostanza, tuttavia, uno dei risultati più rilevanti ha riguardato il consumo in età adulta di bevande zuccherate rispetto all'acqua dopo un singolo pasto. Dopo aver effettuato questi confronti, gli apporti totali di energia sono risultati maggiori con il consumo di bevande zuccherate. Gli studi che hanno confrontato i dolcificanti non-nutrienti con l'acqua hanno ottenuto risultati abbastanza coerenti, evidenziando la mancanza di impatto sull'apporto di energia fra gli adulti .

Nutr Rev. 2010; 68(9):505-2

mercoledì 22 settembre 2010

L'anti-H1N1 forse utile per un colpo di coda


Riportiamo l’articolo comparso sul giornale on-line "Vaccinare33"
nel quale si prospetta un riutilizzo del vaccino contro il virus H1N1, invenduto e attualmente in procinto di scadere. Riteniamo superfluo ogni commento .
“Il virus pandemico non è scomparso, ma si sta comportando come un normale virus stagionale: non è mutato, non ha sviluppato resistenze e i vaccini si sono rivelati efficaci e con un ottimo profilo di sicurezza. Tuttavia sono in giacenza e prossimi alla scadenza gli 8 milioni di dosi di vaccini contro l'influenza A, pari a 60 milioni di euro, per i quali il destino di essere smaltiti sembra quello più prevedibile. Allo stato attuale, però, come affermano fonti del ministero della Salute, l'indicazione è di conservarli correttamente. Non è d'altra parte archiviata l'ipotesi di un loro utilizzo "in extremis", perché «il virus H1N1 potrebbe ripresentarsi con un colpo di coda» come afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano, che ipotizza anche una soluzione alternativa: potrebbe essere opportuna una verifica per accertare se i preparati mantengano la propria attività anche dopo il superamento della data di scadenza.
"Vaccinare33"
14 settembre 2010 - Anno 4, Numero 8
Elena Bosi, pediatra Milano

lunedì 20 settembre 2010

Lo studio, coccole materne fanno crescere meno stressati


Roma, 27 lug. (Adnkronos Salute) - Baci, carezze e coccole dalla persona che ci ha messi al mondo, per vivere più rilassati da grandi. L'amore materno si dimostra scientificamente un antidoto contro lo stress della vita adulta, come conferma uno studio che appare sul 'Journal of Epidemiology and Community Health' a firma di ricercatori della Duke University di Durham (Usa).Gli autori basano i loro risultati sulle valutazioni psicologiche effettuate negli anni '60 su 482 individui che, allora, avevano otto mesi di vita ed erano inclusi nel National Collaborative Perinatal Project. I volontari sono stati ricontattati negli anni '90, all'età di 34 anni, per una nuova valutazione da parte di esperti. Nella prima parte dell'indagine è stata presa in considerazione la qualità dell'interazione del bebè con la mamma, mentre nella seconda gli ormai adulti partecipanti sono stati esaminati per rilevare eventuali problemi psico-sociali, come ansia e ostilità nei confronti del mondo circostante.Durante lo studio sui bambini è emerso che la maggior parte (85%) delle interazioni madre-bimbo era di buona qualità, mentre una su 10 era caratterizzata da bassa qualità e il 6% da altissima qualità. Il confronto di questi dati con il carattere dei bambini cresciuti ha messo in evidenza che coloro che erano stati coccolati e amati dalla propria mamma risultavano anche gli individui meno stressati e più facilitati nei rapporti sociali. Secondo gli autori, dunque, l'amore materno può influire fortemente sulla nostra vita, fin dai primissimi mesi di vita. Anzi, se almeno fino a otto mesi siamo stati coccolati dalla mamma, avremo più chance di affrontare meglio la vita adulta.
"Quotivadis" 28luglio 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 17 settembre 2010

Brindiamo alla salute …


C’è ancora qualcuno che nutra dubbi sul fatto che l’assunzione di alcol possa comportare una maggiore incidenza di svariate patologie? Nel 2002 l’OMS ha sintetizzato gli effetti dell’alcol nel World Health Report segnalando come la sua assunzione sia alla base del 10% di tutte le malattie, del 10% di tutti i tumori, del 63% delle cirrosi epatiche, del 41% degli omicidi, del 45% di tutti gli incidenti e del 9% delle invalidità e delle malattie croniche.
Ancora di recente l’Oms ha richiamato l’attenzione della Comunità Internazionale sui problemi alcol correlati in Africa, mettendo a punto una strategia di intervento fondata sulla informazione capillare sui rischi derivanti dall'abuso di alcolici e su una migliore risposta terapeutica ed esortando i governi nazionali a promuovere e rafforzare la ricerca e a monitorare costantemente le tendenze in atto e l'impatto delle misure adottate (qui).
Nonostante però la diffusa consapevolezza sulla necessità di prevedere interventi finalizzati alla prevenzione di questa piaga sociale e sanitaria, in letteratura scientifica continuano a essere pubblicati lavori in controtendenza. Colpiscono ad esempio due recenti contributi: “Alcohol consumption is inversely associated with risk and severity of rheumatoid arthritis” pubblicato da James R. Maxwell C. su Rheumatology (qui) e “Late-Life Alcohol Consumption and 20-Year Mortality” pubblicato da Charles J. Holahan C. su Alcoholism (qui). Nel primo articolo si afferma che il consumo regolare di alcol riduce la gravità dell’artrite reumatoide, mentre nel secondo si conclude che gli astemi muoiono prima di chi beve con moderazione.
Non volendo né potendo entrare nel merito della validità scientifica delle affermazioni contenute nei predetti articoli, né tantomeno ritenendo opportuna alcuna censura sulla ricerca scientifica (quando libera da condizionamenti di tipo commerciale), occorrerebbe riflettere sull’opportunità di diffondere senza adeguati commenti e precisazioni articoli scientifici (per quanto correttamente impostati) in una materia così delicata per la quale si sta da tempo investendo in una prospettiva di prevenzione e di promozione alla salute. Un cattivo utilizzo di certa ricerca scientifica potrebbe essere infatti facile preda di interessi economici non allineati agli sforzi dell’intera comunità scientifica.
G. Di Leone – Medico - Bari

giovedì 16 settembre 2010

Prescrizione antibiotici da record europeo


L'Italia ha raggiunto il primato di Paese europeo dove si prescrivono più antibiotici, «dopo che la Francia, precedente detentrice del record, ha abbassato del 20% negli ultimi tre anni il numero di ricette, attraverso campagne di informazione ai cittadini e ai medici». Il quadro della situazione è stato presentato da Nicola Magrini del Centro per la valutazione dell'efficacia dell'assistenza sanitaria (Ceveas) delll'Ausl di Modena, intervenendo al convegno per la presentazione del rapporto Osmed 2009 sulla prescrizione farmaceutica in Italia. «Anche l'Italia, da circa un anno - ha aggiunto l'esperto - si è dotata di politiche adatte a contrastare un fenomeno, quello della prescrizione eccessiva di antibiotici, noto ormai da decenni e caratterizzato anche da un'ampia variabilità regionale: in Calabria e in Sicilia, i territori meno virtuosi in questo senso, si arriva a prescrivere una quantità di medicinali doppia o addirittura tripla rispetto alla provincia di Bolzano. Questo significa che, in contesti molto diversi fra loro, è differente anche la prescrizione e soprattutto la richiesta di antibiotici, a causa di motivi culturali». Secondo Magrini, fra le altre cause c'è anche «la pressione commerciale della industrie farmaceutiche, che logicamente cercano di vendere i loro prodotti. Nella nostra Regione, però, la prescrizione di antibiotici per i bambini ha smesso di aumentare: un elemento positivo che indica un cambiamento graduale e che può far ben sperare per il futuro». «In Italia - ha aggiunto Pietro Folino Gallo, dell'ufficio coordinamento Osmed dell'Agenzia italiana del farmaco - il 50% dei bambini ha ricevuto almeno un antibiotico. Un uso più razionale di questi medicinali potrebbe far risparmiare 300 mln di euro, con un impatto positivo su tutta la salute pubblica».
"DoctorNews"

12 luglio 2010 - Anno 8, Numero 127

Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 12 settembre 2010

Quando l’aiuto viene dal cibo: PREVENIRE I TUMORI MANGIANDO CON GUSTO


Quali accorgimenti possiamo adottare per aumentare le nostre difese?
Come e perché il cibo può concorrere ad agevolare o ostacolare lo sviluppo delle cellule difettose?
Quanto incide il sovrappeso sul rischio di sviluppare un tumore ?
Esiste una dieta salutare che sia possibile seguire per sempre?
Dalla’acqua minerale alle verdure biologiche , come orientarsi al supermercato?
Ci sono cotture che potenziano gli effetti benefici del cibo?
Dove trovare ricette che “mettano d’accordo tutti” alla stessa tavola?


Coordinato dal dottor Franco Berrino dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Diana è il Progetto che dal 1995 studia le relazioni tra alimentazione e tumore al seno, e che ha coinvolto e coinvolge migliaia di donne in tutta Italia. Questo libro, basato sui risultati di questo importantissimo studio, spiega come, modificando la propria dieta, sia possibile ridurre i fattori di rischio del tumore e delle recidive. Ma non solo: seguendo i suggerimenti del Diana si alleviano gli effetti collaterali delle terapie aumentandone l'efficacia. Più in generale questo stile di vita alimentare combatte il sovrappeso senza dover contare le calorie, e aiuta a prevenire l'osteoporosi, il diabete, l'ipertensione, l'anemia, gli alti tassi di colesterolo e di trigliceridi. Ecco perché si è pensato di raccogliere in un libro, oltre alle indicazioni scientifiche scaturite dal Progetto, anche i molti consigli pratici per modificare le abitudini scorrette e imparare a fare la spesa in modo più consapevole, leggere le etichette, scegliere cibi, cotture, conservazioni più salutari. Il risultato: tante ricette facili e appetitose per comporre menù vari e sfiziosi che faranno evitare i principali errori dell'alimentazione moderna.
( Anna Villarini, Giovanni Allegro : Prevenire i tumori mangiando con gusto, Sperling & Kupfer editore, Milano 2010 )
Elena Bosi, pediatra Milano
________________________________________

venerdì 3 settembre 2010

Rosmarinus officinalis

L’Olio essenziale di Rosmarinus officinalis , ottenuto a partire dalle sommità fiorite fresche che vengono distillate immediatamente dopo la raccolta e ricco in 1-8 cineolo è stato oggetto di uno studio clinico in doppio cieco, randomizzato, che ha indagato le risposte sensoriali e affettive ad una stimolazione dolorosa indotta. Tale ricerca ha dimostrato che questo olio essenziale, per via olfattiva, diminuisce il dolore senza avere un effetto analgesico diretto
(GEDNEY Jj. et al. Psycosomatic Medicine.2004)

Enrica Campanini, medico, Firenze


lunedì 2 agosto 2010


La redazione del Blog augura ai lettori BUONE VACANZE

Le pubblicazioni riprenderanno a Settembre

mercoledì 28 luglio 2010

Un caso di varicella al minuto :tra poco vaccinazione di massa?




Un caso al minuto, 500mila ogni anno. In Italia la varicella è una delle malattie esantematiche più conosciute e diffuse e per questa ragione a essa è stata dedicata una consensus conference svoltasi all'Università La Sapienza di Roma. «Nell'immaginario delle persone - evidenzia Alberto Ugazio, presidente della Sip - la varicella è spesso ritenuta una malattia banale che il bambino deve contrarre. Purtroppo nel 3-5% dei casi i bambini vanno incontro a complicanze : sovrainfezioni batteriche, otiti, endocarditi e raramente gravi come quelle a carico del sistema nervoso centrale (atassia cerebellare). Ogni anno si registrano circa 1.000-1.500 ricoveri in ospedale prevalentemente nella fascia pediatrica, con un costo totale di 97 milioni di euro. Ma si tratta di una situazione in larga parte prevenibile mediante l'offerta vaccinale». L'indicazione alla vaccinazione, diffusa dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità e dall'European working group on varicella (EuroVar), è già recepita dalla Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) e dalla Fimp.
("Pediatria33" e-newsletter@Pediatria33.it 26 luglio 2010)
questo articolo, comparso sul giornale online pediatria33, pone le basi per l’estensione di massa della proposta vaccinale. Il vaccino è stato utilizzato fino ad ora per proteggere giovani adulti che non avevano contratto la malattia, sempre più pericolosa con l’avanzare dell’età (sono rare le complicanze gravi nell’infanzia). Prossimamente verrà offerto dopo il primo anno di vita, ma non consentirà, con molte probabilità, l’immunità permanente, garantita in realtà solo dalla malattia vera. Oltre a questo punto negativo, esiste la possibilità che il virus inoculato con il vaccino possa insediarsi nelle strutture nervose del corpo e rimanere per anni latente, con conseguenze attualmente non valutabili.
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 21 luglio 2010

Legambiente: contaminato il 50% della frutta in tavola


Legambiente: contaminato il 50% della frutta in tavola
Quasi la metà della frutta che arriva sulla nostra tavola presenta tracce di pesticidi, antiparassitari o altre sostanze chimiche. A rilevarlo il tradizionale Rapporto di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e nei derivati, elaborato sulla base dei dati delle Arpa regionali, delle Asl e dei laboratori zooprofilattici. Tra le verdure, i campioni che all'analisi risultano privi di residui sono il 76,4% (erano l'82,9% nel 2009), mentre le irregolarità per tracce superiori alla norma o sostanze non autorizzate sono l'1,3% (0,8% lo scorso anno). Per quanto concerne la frutta, invece, diminuiscono dal 2,3 all'1,2% i casi "fuorilegge" ma aumentano dal 43,9 al 48,4% i campioni contaminati da residui. E infine i prodotti derivati, come miele, pane o vino: mancanza di contaminazioni nel 77,7% dei casi (80,5% del 2009) e valori fuori norma nel 2,7%, novità assoluta di quest'anno perché finora tra i derivati non si erano registrate irregolarità. «Il Rapporto registra un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni passati» è il commento del presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza «tuttavia risulta ancora troppo alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di pesticidi». Dal canto suo Coldiretti guarda la parte di bicchiere mezza piena: l'ortofrutta italiana rispetta i valori di legge nel 98,8% dei controlli. «Sono dati» si legge in una nota dell'associazione «che certificano il primato italiano nella qualità e sicurezza alimentare».
Nutrizione33" e-newsletter@Nutrizione33.it
2 luglio 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 14 luglio 2010

Anti-Morbillo-parotite-rosolia a rischio di convulsioni febbrili


Nel febbraio 2008 l'Advisory committee on immunization practices era già stato allertato relativamente al possibile raddoppio di convulsioni febbrili dopo la somministrazione del vaccino morbillo-parotite-rosolia-varicella (Mprv). I riscontri attuali confermano quelle che inizialmente sembravano segnalazioni sporadiche. Gli autori di questo studio, esaminando i dati del 2000-2008 del Vaccine safety datalink, hanno stabilito l'incidenza di visite per convulsioni e febbre nei bambini d'età compresa tra 12 e 23 mesi dopo somministrazione separata del vaccino trivalente Mpr e dell'antivaricella (83.107 bambini) rispetto al quadrivalente (376.354 soggetti). L'applicazione della regressione di Poisson ha evidenziato un incremento di 4,3 volte ogni 10.000 dosi di convulsioni febbrili, pari a un evento aggiuntivo ogni 2300 vaccinati, a distanza di 7-10 giorni dalla somministrazione del Mprv rispetto ai due vaccini separati. Per tale ragione è prudente informare preventivamente i genitori di tale eventualità.

Pediatrics, 2010; 126:e1-e8
Da "Vaccinare33" martedi’ 13 luglio 2010

Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 9 luglio 2010

ORMESI E OMEOPATIA: UN’ALLEANZA IN VIA DI CONFERMA


Si moltiplicano in letteratura scientifica i contributi che mirano ad analizzare i principi dell’ormesi nel tentativo di trovare spiegazioni convincenti sul meccanismo d’azione dell’omeopatia (e in particolare sul principio di similitudine). È noto che una delle principali critiche (anche giustificate) che vengono mosse all’omeopatia è l’incapacità di trovare una spiegazione scientificamente convincente dei vantati effetti biologici delle ultradiluizioni nel rispetto del principio di similitudine (“il simile cura il simile”).
Per diluizioni che superino il numero di Avogadro non è ragionevole attendersi molecole della sostanza originaria nella soluzione. Gli effetti biologici delle ultradiluizioni devono perciò trovare spiegazione in meccanismi differenti da quelli normalmente riconosciuti in medicina convenzionale, a cominciare dalle stabili strutture sovramolecolari riconoscibili nelle diluizioni omeopatiche.
Il principio di similitudine rientra tra quelli che più di altri si riconoscono nell’ormesi (fenomeno, enunciato nel secolo scorso da due ricercatori Arndt e Shulz, che consiste nel fatto che molte sostanze, nell'interagire con gli organismi viventi, possono esercitare effetti opposti: un'azione stimolante a basse dosi e inibente ad alte). E.J. Calabrese studia il fenomeno da oltre venti anni, e ne ha verificato la validità su oltre 5000 sostanze.

Tra i recenti contributi scientifici su questo tema, segnaliamo Hormesis and its relationship with homeopathy di P. Bellavite & C. e Does homeopathy have anything to contribute to hormesis? di P. Fischer, pubblicati su Human & experimental toxicology.
G. Di Leone – Medico - Bari

lunedì 5 luglio 2010

Un tè salutare per l'estate!

Con i fiori del carcadé (Hibiscus sabdariffa), pianta originaria dell’ Africa tropicale , si ottiene una bevanda lievemente acidula dotata di attività rinfrescanti, diuretiche, vitaminizzanti (> vitamina C), antiinfiammatorie e lenitive. Il bel colore rosso è dovuto ai pigmenti flavonici e antocianici: la loro presenza conferisce al fiore proprietà angioprotettrici. L’elevata concentrazione di acidi organici ad azione lassativa rende l’infuso utile come blando lassativo nei casi di stipsi cronica. Recenti studi hanno evidenziato proprietà epatoprotettive, antiossidanti e moderatamente ipotensivanti. Esternamente, preparati a base di Hibiscus sabdariffa, grazie alla presenza di polifenoli e mucillagini, possono manifestare azione lenitiva per pelli infiammate. L’indicazione principale è, comunque, quella di una bevanda dissetante (in particolare se bevuta fredda con una fettina di limone) e tonica (priva di caffeina). Per tutte queste caratteristiche il carcadè rappresenta « un vero tè della salute».(Tratto da: fitonews)
Enrica Campanini, medico, Firenze

mercoledì 30 giugno 2010

I primi batteri nei bimbi dipendono dalla tecnica del parto


Roma, 22 giu. (Adnkronos Salute) - I batteri che 'ospitiamo' dipendono dal modo in cui siamo venuti al mondo. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Università di Porto Rico e dell'Università del Colorado a Boulder, due istituti venezuelani. In pratica, la tecnica del parto influisce sui tipi di microbi presenti nell'organismo del piccolo fin dalla sua nascita, cosa che ha importanti riflessi sulla salute nel corso dello sviluppo.I ricercatori spiegano su 'Pnas' che i bebè nati con parto naturale presentano comunità batteriche che somigliano a quelle presenti nel tratto vaginale materno, mentre i piccini venuti alla luce con il cesareo sono portatori di comuni microrganismi della pelle. Secondo i ricercatori, molte delle diverse comunità microbiche che vivono nel nostro organismo possono contribuire a proteggere l'uomo contro varie malattie. Ebbene, questo studio può contribuire a tracciare le comunità batteriche presenti nei bimbi e risalire ai loro effetti per la salute, spiega Maria Dominguez-Bello dell'Università di Porto Rico.
"Quotivadis" 23giugno 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 20 giugno 2010

Studio italiano, cresce fra giovani 'febbre' da Internet




Roma, 11 giu. (Adnkronos Salute) - Cresce tra i ragazzi un disturbo dei nostri tempi: la dipendenza da Internet, uno strumento prezioso che può trasformarsi in un 'nemico' per la nostra salute. Una ricerca senese, effettuata dalla Psichiatria Universitaria del policlinico Santa Maria alle Scotte, ha infatti dimostrato che il disturbo è in forte aumento, soprattutto tra i giovanissimi. "Su 402 studenti di Siena, di età compresa tra 14 e 18 anni - spiega Andrea Fagiolini, direttore della struttura senese - abbiamo osservato che più di 20 ragazzi presentano le caratteristiche tipiche del disturbo e, una percentuale non trascurabile dei rimanenti manifesta comportamenti potenzialmente a rischio". Diverse le caratteristiche di questa forma di dipendenza da chat e social network: "Accesso ad internet sempre più frequente, aumento del tempo passato sul web e relativi disagi nell'ambito relazionale e familiare per la mancanza di tempo da dedicare ad altro", afferma Fagiolini. E ancora. "Perdita del sonno, stanchezza eccessiva che si ripercuote su studio e lavoro, alterazioni dell'umore", aggiunge l'esperto. Il disturbo è ancora poco conosciuto ma la comunità scientifica sta concentrando i suoi studi sul fenomeno. "Vogliamo attivare a Siena - sottolinea Fagiolini - veri e propri percorsi di disintossicazione nei quali si riorganizzi la giornata tipo dell'internet-addicted". "Uno dei pilastri del nostro intervento - spiega l'esperto - sarà un percorso psicoterapico ma il programma prevederà anche una serie di altre attività aggiuntive che mirino a tenere queste persone lontano dal computer per periodi sempre più lunghi e a far riscoprire loro che i piaceri, i rapporti e i compiti della vita reale. Rapporti più faticosi e meno immediati di quelli della vita virtuale, ma non per questo meno belli, duraturi e gratificanti".Internet ha cambiato e sta cambiando anche il modo di comunicare.
Tratto da "Quotivadis" info@univadis.it
Lunedì 14 giugno 2010

Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 16 giugno 2010

Bmj accusa Oms, poca chiarezza su pandemia


Un articolo pubblicato dal British Medical Journal punta il dito contro l'Organizzazione mondiale della sanità sul tema della pandemia da virus A/H1N1. Secondo gli autori, i consulenti che nel 2004 hanno redatto la linee guida dell'Oms, in cui si consiglia ai Governi di fare scorta di farmaci in caso di pandemia influenzale, erano stati precedentemente pagati, per altri lavori, da alcune aziende farmaceutiche produttrici dei medicinali in questione. Gli autori dell'inchiesta fanno notare che «l'Oms non ha reso pubblici questi conflitti d'interesse, né è chiaro se ne abbia privatamente informato i Governi, molti dei quali hanno poi seguito i consigli contenuti nelle linee guida». Il durissimo report sottolinea che, «a questa mancanza di trasparenza, si aggiunge l'esistenza di un comitato d'emergenza segreto che ha fornito consulenze al direttore generale dell'Oms, Margaret Chan, sulla dichiarazione di pandemia influenzale. E i nomi dei 16 membri di questo panel sono noti solo alle persone che lavorano all'interno dell'Oms: in questo modo, i loro possibili conflitti d'interesse rimangono sconosciuti». E aggiungono che «nonostante ripetute richieste, l'Oms ha rifiutato di fornire qualsiasi informazione sui conflitti d'interesse». Gli autori ricordano inoltre che «alcuni Paesi, come la Polonia, si sono rifiutati di acquistare vaccini e antivirali in grandi quantità quando l'Oms dichiarò la pandemia. Ma altri, come la Francia e la Gran Bretagna, si ritrovano oggi con ingenti scorte non utilizzate di questi prodotti e con contratti da rivedere con le aziende farmaceutiche».
Tratto da
"DoctorNews" e-news@doctornews.it
7 giugno2010
Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 11 giugno 2010

ANCORA UNA VOLTA UN ATTACCO ALL’OMEOPATIA

Con regolarità sconcertante, anche questo anno prima dell’estate arriva l’ormai consueta polemica contro l’omeopatia (qui). Ancora una volta a farsene carico sono i medici inglesi, che pure ospitano nella propria Nazione uno degli ospedali omeopatici più famosi e riconosciuti (il National Hospital for Homeopathy).
La British Medical Association ha approvato una mozione con la quale viene chiesta l’esclusione dei medicinali omeopatici dal Nhs, il Servizio sanitario nazionale, motivando questa richiesta con la presunta mancata dimostrazione di efficacia di questi medicinali. Al di là delle considerazioni sulla periodicità sistematica con la quale si perpetuano questi attacchi (con un’alternanza quasi scientifica con analoghi attacchi di parte della comunità medica italiana), rimangono due considerazioni, più volte rimarcate da questo blog:
1. In Italia operano attualmente circa 20.000 medici esperti in Medicina complementare (circa 10.000 sono omeopati) e secondo gli ultimi dati Istat (2005) sono 7,9 milioni gli italiani che fanno ricorso alle medicine non convenzionali (13,6% della popolazione). In considerazione dell’ampia diffusione di medici e di pazienti che ricorrono a queste terapie, sarebbe doveroso avviare un’ampia sperimentazione che consenta di stroncare definitivamente o, al contrario, di confermare l’efficacia di questo approccio terapeutico. È noto però che la sperimentazione si basa sulla disponibilità di risorse e che, a maggior ragione in periodi di crisi economica quali quello attualmente affrontato, è piuttosto improbabile che si rendano disponibili i fondi necessari (tanto più se consideriamo che la ricerca italiana si basa ormai, in larghissima misura, sui fondi resi disponibili dalle case farmaceutiche che certo non avrebbero interesse a finanziare studi scientifici in omeopatia).
2. Di contro, anche il mondo delle medicine complementari dovrebbe fare un maggior sforzo per cercare di allinearsi ai canoni di scientificità attualmente accettati. Continuare a mantenere un atteggiamento di distacco e di sufficienza certo non contribuisce a mantenere sereni gli animi e sicuramente non favorisce quel confronto indispensabile per il raggiungimento dell’unico obiettivo veramente condiviso da tutti: il benessere del paziente.
G. Di Leone – Medico - Bari

venerdì 4 giugno 2010

PER I BIMBI ITALIANI TANTA TV E POCA VERDURA


Tra i bambini italiani che frequentano l'asilo, uno su cinque è in soprappeso o addirittura obeso. È il risultato di un'indagine svolta dal progetto europeo Periscope (Pilot european regional interventions for smart childhood obesity prevention in early age) che ha coinvolto 1200 bambini italiani, polacchi e danesi di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Il dato più significativo riguarda l'alimentazione: rispetto ai loro piccoli coetanei stranieri, i bimbi italiani non consumano verdura cruda (27,5%) né cotta (40%). I danesi, invece, seguono un regime alimentare molto equilibrato: il 70% del campione si ciba di frutta almeno una volta al giorno e il 65% di verdura, da una a più volte al giorno. Gli italiani sono anche i bambini che si muovono meno: uno su due, a quanto riferiscono i genitori, non gioca mai all'aperto, a differenza dei bimbi danesi e polacchi che, nonostante vivano in paesi con un clima sicuramente meno mite del nostro, nel 99% dei casi sono abituati a passare tanto tempo in aree verdi attrezzate. Evidenze negative anche per quanto riguarda lo sport: mentre un bimbo danese su due svolge un'attività sportiva, i piccoli italiani sono molto più inattivi, e soltanto uno su cinque viene avviato sin da piccolo a questa pratica. L'ultimo risultato interessante dello studio si concentra sulle ore quotidiane passate davanti al televisore: il 13,2% dei bimbi italiani rimane seduto davanti allo schermo per più di due ore, contro il 12,2% dei polacchi e solo il 3% dei danesi. I valori cambiano durante il fine settimana: 41% per i polacchi, seguiti dal 25% degli italiani e dal 22,7% dei danesi.

Tratto da
"Nutrizione33" 7/05/2010

Elena Bosi, pediatra Milano

martedì 1 giugno 2010

Un nuovo arrivo:Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese

E’ stato da poco pubblicato il quinto volume della collana Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese (CEA edizioni) dedicato alla Farmacologia Cinese. Questo testo è la sintesi del lavoro effettuato sulla farmacologia cinese dal dottor Lucio Sotte (medico esperto in Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese), con la collaborazione di altri autori, dalla fine degli Anni 80 ad oggi. Si completa in questa maniera il contenuto degli altri volumi dedicati ai Principi della Medicina Cinese (I vol.), alla Semeiotica Cinese (II vol.) all’Agopuntura Cinese (III vol.) ed al Massaggio Cinese (IV vol.).
Si tratta di un testo completo che, dopo una breve introduzione storica, presenta per la prima volta al mondo medico italiano in maniera completa sia i principi della farmacologia cinese che i principali rimedi e le ricette più importanti, soffermandosi soprattutto su quelle maggiormente utilizzate.
Scrive Lucio Sotte: “
Nel corso degli ultimi venticinque anni la farmacologia cinese è finalmente approdata in Italia:ciò è avvenuto per l’impegno profuso da molti colleghi medici che si sono appassionati allo studio, alla didattica e alla pratica clinica di questa disciplina. L’edizione di questo volume permetterà certamente ai medici italiani che vorranno interessarsi di farmacologia cinese di avere a disposizione uno strumento fondamentale per poter intraprendere il lungo percorso della sua acquisizione.”
Per il prossimo autunno è prevista la pubblicazione del VI volume dedicato alla
Dietetica Cinese.
Enrica Campanini, medico, Firenze

domenica 30 maggio 2010

Acqua sempre più contaminata dai pesticidi


I pesticidi stanno avvelenando l'acqua di stagni, laghi e fiumi. La denuncia arriva dal Rapporto dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sul Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque, realizzato a partire dai dati raccolti localmente da Regioni e Agenzie territoriali per la protezione dell'ambiente. Sono stati effettuati, nel 2008, più di 9.500 campionamenti in 1.082 siti di analisi delle acque superficiali e in 2.054 siti delle acque sotterranee. Gli esperti hanno rinvenuto tracce di pesticidi rispettivamente nel 47,9 e nel 27% dei punti di monitoraggio, con valori oltre i limiti consentiti nel 31,7 nel 15,5% dei casi. Nel Rapporto si riconferma critica "la contaminazione da terbutilazina, utilizzata nella coltura del mais e del sorgo. Nelle regioni dove l'uso della sostanza è più intenso - Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna - la contaminazione interessa più dell'80% dei siti delle acque superficiali controllati". Inoltre, "emerge la presenza di alcune sostanze in passato non rinvenute con tale frequenza, in particolare il fungicida carbendazim e gli insetticidi metomil e imidacloprid. La contaminazione è evidente soprattutto in Sicilia, che rispetto agli anni precedenti ha ampliato considerevolmente lo spettro delle sostanze monitorate". In Italia, ricorda ancora l'Ispra, solo il comparto agricolo impiega oltre 300 diversi pesticidi, per un totale di circa 150.000 tonnellate all'anno.
Nutrizione 33 (21 maggio 2010 - Anno 5, Numero 9)
"Nutrizione33"
Elena Bosi, pediatra Milano