venerdì 29 ottobre 2010

L’integrazione di Vitamina D è inutile nei bimbi sani


E’ ormai entrata nella pratica corrente l’integrazione di Vitamina D a tutti i bambini dal primo mese di vita fino all’anno di età. I risultati di una nuova Cochrane Review non confermano l’utilità di questa supplementazione nei bambini sani, ovvero non carenti di vitamina D, poiché ciò non migliorerebbe la densità ossea. Gli autori guidati da Tania M. Winzenberg dell'Istituto di ricerche Menzies dell'università della Tasmania, a Hobart (Australia), affermano che l’integrazione con vitamina D è una strategia clinicamente utile nei bambini con deficienza vitaminica D. L'analisi è stata eseguita su studi clinici randomizzati placebo controllati che prevedevano la supplementazione con vitamina D per almeno tre mesi in bambini e adolescenti sani (di età compresa da un mese a vent'anni). Per la metanalisi sono stati inclusi sei studi randomizzati per un totale di 343 partecipanti che hanno ricevuto placebo e 541 vitamina D. La strategia in esame non ha comportato effetti statisticamente significativi sul contenuto minerale osseo "total body" (Bmc), sulla densità minerale ossea (Bmd) dell'anca o dell'avambraccio mentre si è registrato un trend suggestivo di un piccolo effetto sulla Bmd della colonna lombare (Smd 0,15). «Gli integratori di vitamina D non aumentano in modo significativo la densità ossea nei bambini sani, in alcun distretto corporeo», sottolinea Winzenberg. «Invece, ci sono alcune indicazioni per cui i bambini con bassi livelli ematici di vitamina D possono beneficiare dell'integrazione. Per poter confermare l'efficacia dell'integrazione della vitamina D in bambini con particolari carenze sono necessari ulteriori studi randomizzati controllati».
Tratto da :
Cochrane Database Syst Rev, 2010; 10:CD006944
Elena Bosi, pediatra Milano

lunedì 25 ottobre 2010

Uso precoce di antibiotici e malattie infiammatorie intestinali


I soggetti cui viene diagnosticata una malattia infiammatoria intestinale (Ibd) durante l'infanzia hanno più probabilità di aver fatto uso di antibiotici nel corso del primo anno di vita. L'associazione scaturisce da un'analisi caso-controllo condotta da Souradet Y. Shaw dell'Inflammatory bowel disease clinical and research centre, university of Manitoba (Canada), e collaboratori, su un database epidemiologico relativo alle Ibd. Un totale di 36 pazienti con diagnosi di Ibd posta tra il 1996 e il 2008 è stato appaiato a 360 controlli, sulla base del sesso, dell'età e della regione geografica. I dati relativi alle prescrizioni di antibiotici sono stati tratti da un apposito network della regione canadese di Manitoba. Si è proceduto, quindi, al confronto fra casi Ibd e controlli sull'uso di antibiotici nel primo anno di vita. È stata evidenziata un'età media della diagnosi di Ibd pari a 8,4 anni. Nel 58% dei pazienti con diagnosi di Ibd è stato accertato l'impiego di uno o più antibiotici nel corso del primo anno di vita contro il 39% registrato nei controlli. Sempre nei casi Ibd è stata posta diagnosi di malattia di Crohn nel 75% dei pazienti. Infine, i soggetti che avevano ricevuto una o più prescrizioni di antibiotici erano esposti a una probabilità 2,9 volte superiore di aver sviluppato una Ibd.

Am J Gastroenterol, 2010 Oct 12. [Epub ahead of print]
Candida Berti, Milano

venerdì 22 ottobre 2010

Attenzione : l’iperico può ridurre le concentrazioni di ossicodone


Il dolore cronico rappresenta uno dei problemi più frequenti nella popolazione moderna, la cui età media va sempre più aumentando. Spesso questa situazione è associata a stati depressivi reattivi che, a loro volta, abbassano la soglia del dolore creando un circolo vizioso di difficile controllo.
L’iperico o erba di S.Giovanni è uno dei trattamenti fitoterapici più utilizzati perché efficace e con una tossicità piuttosto limitata. E’ stato quindi valutata, da un gruppo di ricercatori (su 12 partecipanti sani studiati in doppio cieco con un gruppo di controllo) la capacità di questa sostanza di alterare il metabolismo dell’ossicodone: un farmaco oppioide semi-sintetico, oggi molto usato nella terapia del dolore cronico. Nell’esperimento, l’Iperico ha significativamente diminuito la concentrazione nel sangue di ossicodone, somministrato per bocca, riducendone gli effetti. Seppur questo studio sia stato effettuato su un numero limitato di soggetti e per di più sani, lancia un allarme sulla possibilità che questo fitoterapico, così prescritto, possa avere una qualche importanza nel trattamento dei malati con dolore cronico.
(tratto da Nieminem TH. e al.”St John’s wort greatly reduces the concentrations of oral oxycodone” – Eur J Pain – 2010 Sep; 14 (8):854-9)

Edoardo Felisi – Medico, specialista in Pneumologia , docente di Medicinali Omeopatici alla Facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Pavia

mercoledì 20 ottobre 2010

Per vincere senza farmaci la cefalea tensiva....


Dal 25 al 30 ottobre in tutta Italia
Settimana della Chiropratica 2010

Per vincere senza farmaci la cefalea tensiva....
.... e conoscere tutti i benefici della Chiropratica

La settimana della chiropratica in programma dal 25 al 30 ottobre punta quest’anno i riflettori sulla cefalea tensiva, la più diffusa tra i circa 150 tipi di mal di testa che colpiscono di preferenza le donne ma anche numerosi uomini. All’iniziativa, promossa dall’Associazione Italiana Chiropratici, aderiscono molti dottori in chiropratica di tutta Italia che apriranno i loro studi per un checkup chiropratico gratuito. Per individuare lo specialista più vicino a casa propria si può telefonare in orario 9-12 e 14,30-17,30 al numero verde 800017806: si otterrà l’indirizzo a cui rivolgersi per prenotare il checkup nelle date prestabilite ovvero dal 25 al 30 ottobre. E’ un’occasione per informarsi su come prevenire e curare la cefalea tensiva senza farmaci: la chiropratica usa infatti solo tecniche manuali in grado di ripristinare o mantenere la corretta funzione vertebrale (indispensabile condizione di benessere) che può tra l’altro essere compromesso da posture scorrette, traumi fisici ed emotivi, malocclusioni dentali o da un eccesso di stress. Sono proprio queste le principali cause della cefalea tensiva che irrigidiscono le articolazioni delle vertebre cervicali, provocando una contrazione muscolare continua a livello di collo e spalle che, a lungo andare, comporta una sintomatologia dolorosa nella zona della nuca ma anche delle tempie e intorno agli occhi.
“Circa il 12 per cento dei pazienti si rivolge al chiropratico proprio in seguito a questi disturbi”, spiega John Williams, presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici (Aic), “ottenendo buoni risultati sia nella riduzione dei sintomi dolorosi, sia nella prevenzione. Un controllo chiropratico periodico permette infatti di individuare e correggere tempestivamente eventuali alterazioni vertebrali prima che cronicizzandosi rendano più lunga la loro guarigione. Il chiropratico è inoltre in grado di dare indicazioni per mantenere una postura corretta, consigliare esercizi fisici mirati ed eventualmente indirizzare ad altri specialisti (dentisti, psicologi...) per terapie specifiche”. E’ importante precisare che le tecniche chiropratiche sono indolori e di diverso tipo: si va per esempio dallo sfioramento della zona dolente alla pressione esercitata manualmente in particolari zone del corpo.
Va inoltre sottolineato che l’iniziativa dell’Associazione Italiana Chiropratici è anche un’opportunità per conoscere tutti gli altri benefici della chiropratica (prevenzione e cura del mal di schiena anche in gravidanza e dopo il parto, ernie del disco, protrusioni discali, ma si ottengono risultati anche in caso di vertigini, senso di stanchezza, ansia così come c’è la possibilità di alleviare, se non risolvere, disturbi derivanti da artrosi e rallentare il processo degenerativo a carico della colonna vertebrale e delle strutture connesse) e comprendere la sua utilità per mantenersi in buona salute. Compito di questa disciplina, ormai riconosciuta dal 2008 anche in Italia come professione sanitaria, è infatti individuare e rimuovere senza il ricorso a farmaci le cause delle sublussazioni vertebrali quelle disfunzioni, o meglio alterazioni biomeccaniche, della colonna vertebrale che schiacciando e irritando i nervi spinali protetti dai dischi vertebrali possono interferire nella corretta trasmissione degli impulsi al sistema nervoso compromettendo il benessere dell’organismo.
Attenzione, però, per essere sicuri di mettersi in buone mani è indispensabile rivolgersi a un dottore in chiropratica che abbia conseguito il titolo dopo almeno cinque anni di studi presso uno dei College riconosciuti dalla Federazione Mondiale della Chiropratica ( World Federation of Chiropractic) che ha per interlocutore l’Organizzazione mondiale della sanità. In attesa di un registro dei dottori in chiropratica informazioni in merito si possono ottenere contattando la segreteria dell’Associazione Italiana Chiropratici tel. 010/5533036 - 800017806 o il sito www.chiropratica.it

Antonella Franchini
Segreteria Associazione italiana chiropratici

domenica 17 ottobre 2010

Dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento riconosciuti per legge


La dislessia e gli altri Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) "entrano" finalmente a scuola dopo una battaglia durata 10 anni. Con una legge approvata dal Parlamento, infatti, questi disturbi verranno riconosciuti "ufficialmente" nelle aule, e coloro che ne soffrono avranno tutta una serie di garanzie sul loro percorso formativo. «Questa legge mette fine all'improvvisazione su questo tema - ha affermato Franco Asciutti, relatore del provvedimento, durante la conferenza stampa di presentazione - ora gli insegnanti che riscontrano dei problemi negli alunni avranno l'obbligo di far fare una diagnosi alla Asl competente, e dovranno garantire ai ragazzi gli strumenti, a partire da quelli informatici, per superare i problemi». In Italia si stima che siano affetti da Dsa 350mila studenti tra i 6 e i 19 anni, il 3-5% della popolazione scolastica. La legge, che è stata approvata in via definitiva e aspetta ora le linee guida del ministero dell'Istruzione, prevede il diritto alla diagnosi precoce, piani didattici personalizzati, che possono prevedere ad esempio più tempo per elaborare un tema o la possibilità di scriverlo al computer e non a mano, ma anche orari di lavoro più flessibili per i genitori. Il provvedimento è stato finanziato con un milione di euro per quest'anno e per il prossimo da destinare alla formazione degli insegnanti.
Tratto da "DoctorNews" e-news@doctornews.it 15/10/2010
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 13 ottobre 2010

ANCHE I PADRI VANNO IN DEPRESSIONE



La depressione post partum colpisce anche i papà. Ciò è emerso da una revisione sistematica su 43 studi per un totale di 28.004 soggetti. I ricercatori dell’Estern Virginia Medical School, in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Medical Association, hanno riscontrato un tasso medio di depressione post partum nei padri del 10,4%, ovvero di un padre su 4. La depressione paterna inizia con la nascita del proprio figlio e raggiunge i più alti tassi dai tre ai sei mesi dopo i (25,6%). E’ stata inoltre notata una correlazione positiva tra depressione materna e paterna, per tale motivo i sintomi di depressione in uno dei genitori rendono doveroso un controllo anche nel partner.
Tratto da Paulson J ,Bazemore S., et al. Prenatal and postpartum depression in fathers and its association whit maternal depression. JAMA 2010 ; 303:1961-9
Elena Bosi , pediatra Milano

domenica 10 ottobre 2010

Australiani scoprono 'chiave' celiachia, il trio tossico


Roma, 22 lug. (Adnkronos Salute) - Scienziati del Walter and Eliza Hall Institute di Melbourne (Australia) hanno identificato tre frammenti proteici che rendono il glutine, il principale aminoacido del grano, della segale e dell'orzo, tossico per le persone celiache. Lo riporta la rivista scientifica 'Science Translational Medicine'. La scoperta apre la strada a un nuova generazione di strategie terapeutiche, diagnostiche e preventive per i milioni di persone che convivono con la malattia, che impedisce di mangiare pane, pasta e altri amidi. Bob Anderson, a capo del laboratorio sulla celiachia dell'istituto australiano, ricorda sulla rivista che il glutine è stato riconosciuto come causa della celiachia circa 60 anni fa. "Negli anni successivi - evidenzia - l'obiettivo principale della ricerca è sempre stato quello di identificare i componenti tossici del glutine, e questo è cio che abbiamo fatto". Lo studio è stato avviato dallo stesso Anderson nove anni fa e ha coinvolto ricercatori australiani e della Gran Bretagna e oltre 200 pazienti celiaci. A essi è stato chiesto di mangiare pane, focaccine di segale o orzo bollito. Sei giorni dopo sono state effettuate analisi del sangue per misurare l'entità della risposta immunitaria dei pazienti nei confronti di oltre 2.700 diversi frammenti proteici del glutine. I risultati hanno identificato 90 peptidi in grado di stimolare una reazione, ma tre in particolare sono risultati particolarmente tossici. "Questi tre componenti - dice l'esperto - scatenano la maggioranza delle risposte immunitarie osservate nei pazienti". In Australia sono già in via di sperimentazione tre farmaci e un'immunoterapia che si basa sugli elementi scoperti dal team di studiosi, che se efficaci potranno 'desensibilizzare' i pazienti celiaci nei confronti di pane e pasta.

"Quotivadis" luglio 2010,
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 6 ottobre 2010

Il paracetamolo non aumenta il rischio di asma in età infantile



Da alcuni anni è in atto un’inversione di tendenza sull’uso di antipiretici in età infantile. Sono comparsi infatti studi (spesso sostenuti dalle multinazionali del farmaco) che hanno correlato l’uso di paracetamolo con la comparsa di asma (Beasley R Lancet 2008) .Il paracetamolo, alle dosi consigliate, è in realtà considerato uno dei farmaci più maneggevoli e sicuri contro la febbre, ciò nonostante si sta assistendo ad una sua progressiva sostituzione con farmaci antinfiammatori ad azione antifebbrile(es ibuprofene), gravati da effetti collaterali molto più gravi. Uno studio, comparso recentemente su /British_Medical_Journal scagiona il paracetamolo dal rischio di indurre asma qualora il suo uso avvenga nel primo anno di vita. L’indagine effettuata da Adrian J. Lowe e collaboratori del Murdoch Childrens Research Institute, presso il Royal Children's Hospital di Parkville (Australia), suggerisce che l'impiego precoce di paracetamolo non sia responsabile di un incremento del rischio di asma. L'indagine prospettica ha assunto come outcome primario l'asma infantile, accertato attraverso un apposito questionario all'età di sei-sette anni. Nella coorte australiana, costituita da soggetti con una storia familiare di allergopatie, il paracetamolo è stato utilizzato dal 51% dei bambini entro le prime 12 settimane di vita e dal 97% entro il secondo anno d'età. L'80% del campione è stato seguito fino all'età di sei e sette anni e a questa età solo il 30% della popolazione era affetta da asma corrente. È stata pertanto evidenziata solo una debole associazione tra l'aumento della frequenza d'impiego di paracetamolo e l'incremento del rischio di asma in età infantile . Comunque, quest'ultima associazione è essenzialmente scomparsa dopo aggiustamento per la frequenza delle infezioni respiratorie (odds ratio: 1,08). L'uso di paracetamolo per cause non respiratorie non è risultato quindi in associazione con l'asma.

Tratto da BMJ 2010; 341:c4616

Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 2 ottobre 2010

Come diventare padri al cubo in poche mosse


Uscito in sordina, due anni fa, il primo divertente manuale per padri contemporanei continua a riscuotere un vasto interesse ancora oggi. Lo leggono e regalano donne-madri che lamentano l’inesistenza o l’ingiustificata assenza dei padri, ma anche maschi, da poco padri e quindi alla ricerca disperata di istruzioni per la funzione paterna, oppure padri separati che rivendicano la loro capacità di accudire i figli, non concessi o poco concessi dalle loro ex mogli, ora gelose madri “proprietarie”.
I due autori, un architetto e un giornalista, parlano per esperienza personale. Si sono incontrati per caso, una domenica in un parco di Milano, entrambi con carrozzina, pupo, pannolini, biberon e imbarazzo virile. Hanno subito talmente condiviso gioie e dolori della loro paternità che hanno deciso di scrivere a quattro mani un libro sul padre contemporaneo che hanno definito il Pa3 (pa-tre, dal latino pa-ter) ovvero il padre al cubo.
Il Pa3 è una nuova figura sociale, molto diversa dal padre tradizionale (cinghia, ceffoni e sempre fuori dai marroni), ma anche dal “pappone” (il padre che vuole sostituirsi alla madre contemporanea in tutto).
Il Pa3 innanzitutto mette i figli prima della carriera e del lavoro. Però i Pa3 sono soprattutto dei family server a tutto campo, perché devono saper badare ai figli per la loro crescita, alla moglie per la sua ricreazione (in tutti i sensi), e alla casa per tutte le faccende domestiche, economiche, legali, condominiali.
In Italia di Pa3 se ne vedono in giro ancora pochi, ma il loro numero sta crescendo sempre più, grazie anche al duo Biondillo-Colombo che spiegano che Pa3 non si nasce, ma si diventa.
Come? Il libro illustra la formazione pratica del Pa3 in quattro tempi: gravidanza, neonatalità, prima infanzia, età scolare (e qui si fermano perché i loro figli non sono ancora arrivati all’età della stupidera, alla adolescenza, alla giovinezza, ai figli bamboccioni di 30-40 anni…).
Per ogni tappa della loro paternità, i Pa3 fanno un diario spassoso di tutte le cose che succedono, dedicando pagine eque e sostenibili a quello che provano i padri (con paragrafi sulle loro “cinque tipiche paure”), a come devono trattare le madri (con un altro paragrafo fisso su sei consigli spassionati relativi alle cose da evitare con la moglie durante la gravidanza, i primi anni d’infanzia, ecc.), a come si curano i figli, con approfondimenti del tipo “La notte in cui tutte le cacche sono nere” ovvero “Come cambiare ( il pannolino) con filosofia” ecc.
I consigli e le istruzioni sono certamente a volte opinabili, ma lo scopo del libro non è certamente tecnico, ma “motivazionale”, filosofico. In un età in cui è difficile tenere famiglia e allevare figli, i due autori, partiti dalla condivisione del “mal comune” per avere “mezzo gaudio”, arrivano a sostenere che la paternità è un’avventura, un grande romanzo, un appassionante film in cui non sai proprio come va a finire. L’unica certezza è che la parte di supereroe o superman tocca a papà. Anche se non vola, ma spinge una carrozzina…

Gianni Biondillo, Severino Colombo, Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo. (Diventare Pa3 in poche oculate mosse), Guanda, Parma, 2008.



Claudio Bernardi
Docente di Teatro Sociale e di Comunità
Università Cattolica di Milano