mercoledì 28 luglio 2010

Un caso di varicella al minuto :tra poco vaccinazione di massa?




Un caso al minuto, 500mila ogni anno. In Italia la varicella è una delle malattie esantematiche più conosciute e diffuse e per questa ragione a essa è stata dedicata una consensus conference svoltasi all'Università La Sapienza di Roma. «Nell'immaginario delle persone - evidenzia Alberto Ugazio, presidente della Sip - la varicella è spesso ritenuta una malattia banale che il bambino deve contrarre. Purtroppo nel 3-5% dei casi i bambini vanno incontro a complicanze : sovrainfezioni batteriche, otiti, endocarditi e raramente gravi come quelle a carico del sistema nervoso centrale (atassia cerebellare). Ogni anno si registrano circa 1.000-1.500 ricoveri in ospedale prevalentemente nella fascia pediatrica, con un costo totale di 97 milioni di euro. Ma si tratta di una situazione in larga parte prevenibile mediante l'offerta vaccinale». L'indicazione alla vaccinazione, diffusa dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità e dall'European working group on varicella (EuroVar), è già recepita dalla Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) e dalla Fimp.
("Pediatria33" e-newsletter@Pediatria33.it 26 luglio 2010)
questo articolo, comparso sul giornale online pediatria33, pone le basi per l’estensione di massa della proposta vaccinale. Il vaccino è stato utilizzato fino ad ora per proteggere giovani adulti che non avevano contratto la malattia, sempre più pericolosa con l’avanzare dell’età (sono rare le complicanze gravi nell’infanzia). Prossimamente verrà offerto dopo il primo anno di vita, ma non consentirà, con molte probabilità, l’immunità permanente, garantita in realtà solo dalla malattia vera. Oltre a questo punto negativo, esiste la possibilità che il virus inoculato con il vaccino possa insediarsi nelle strutture nervose del corpo e rimanere per anni latente, con conseguenze attualmente non valutabili.
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 21 luglio 2010

Legambiente: contaminato il 50% della frutta in tavola


Legambiente: contaminato il 50% della frutta in tavola
Quasi la metà della frutta che arriva sulla nostra tavola presenta tracce di pesticidi, antiparassitari o altre sostanze chimiche. A rilevarlo il tradizionale Rapporto di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e nei derivati, elaborato sulla base dei dati delle Arpa regionali, delle Asl e dei laboratori zooprofilattici. Tra le verdure, i campioni che all'analisi risultano privi di residui sono il 76,4% (erano l'82,9% nel 2009), mentre le irregolarità per tracce superiori alla norma o sostanze non autorizzate sono l'1,3% (0,8% lo scorso anno). Per quanto concerne la frutta, invece, diminuiscono dal 2,3 all'1,2% i casi "fuorilegge" ma aumentano dal 43,9 al 48,4% i campioni contaminati da residui. E infine i prodotti derivati, come miele, pane o vino: mancanza di contaminazioni nel 77,7% dei casi (80,5% del 2009) e valori fuori norma nel 2,7%, novità assoluta di quest'anno perché finora tra i derivati non si erano registrate irregolarità. «Il Rapporto registra un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni passati» è il commento del presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza «tuttavia risulta ancora troppo alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di pesticidi». Dal canto suo Coldiretti guarda la parte di bicchiere mezza piena: l'ortofrutta italiana rispetta i valori di legge nel 98,8% dei controlli. «Sono dati» si legge in una nota dell'associazione «che certificano il primato italiano nella qualità e sicurezza alimentare».
Nutrizione33" e-newsletter@Nutrizione33.it
2 luglio 2010
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 14 luglio 2010

Anti-Morbillo-parotite-rosolia a rischio di convulsioni febbrili


Nel febbraio 2008 l'Advisory committee on immunization practices era già stato allertato relativamente al possibile raddoppio di convulsioni febbrili dopo la somministrazione del vaccino morbillo-parotite-rosolia-varicella (Mprv). I riscontri attuali confermano quelle che inizialmente sembravano segnalazioni sporadiche. Gli autori di questo studio, esaminando i dati del 2000-2008 del Vaccine safety datalink, hanno stabilito l'incidenza di visite per convulsioni e febbre nei bambini d'età compresa tra 12 e 23 mesi dopo somministrazione separata del vaccino trivalente Mpr e dell'antivaricella (83.107 bambini) rispetto al quadrivalente (376.354 soggetti). L'applicazione della regressione di Poisson ha evidenziato un incremento di 4,3 volte ogni 10.000 dosi di convulsioni febbrili, pari a un evento aggiuntivo ogni 2300 vaccinati, a distanza di 7-10 giorni dalla somministrazione del Mprv rispetto ai due vaccini separati. Per tale ragione è prudente informare preventivamente i genitori di tale eventualità.

Pediatrics, 2010; 126:e1-e8
Da "Vaccinare33" martedi’ 13 luglio 2010

Elena Bosi, pediatra Milano

venerdì 9 luglio 2010

ORMESI E OMEOPATIA: UN’ALLEANZA IN VIA DI CONFERMA


Si moltiplicano in letteratura scientifica i contributi che mirano ad analizzare i principi dell’ormesi nel tentativo di trovare spiegazioni convincenti sul meccanismo d’azione dell’omeopatia (e in particolare sul principio di similitudine). È noto che una delle principali critiche (anche giustificate) che vengono mosse all’omeopatia è l’incapacità di trovare una spiegazione scientificamente convincente dei vantati effetti biologici delle ultradiluizioni nel rispetto del principio di similitudine (“il simile cura il simile”).
Per diluizioni che superino il numero di Avogadro non è ragionevole attendersi molecole della sostanza originaria nella soluzione. Gli effetti biologici delle ultradiluizioni devono perciò trovare spiegazione in meccanismi differenti da quelli normalmente riconosciuti in medicina convenzionale, a cominciare dalle stabili strutture sovramolecolari riconoscibili nelle diluizioni omeopatiche.
Il principio di similitudine rientra tra quelli che più di altri si riconoscono nell’ormesi (fenomeno, enunciato nel secolo scorso da due ricercatori Arndt e Shulz, che consiste nel fatto che molte sostanze, nell'interagire con gli organismi viventi, possono esercitare effetti opposti: un'azione stimolante a basse dosi e inibente ad alte). E.J. Calabrese studia il fenomeno da oltre venti anni, e ne ha verificato la validità su oltre 5000 sostanze.

Tra i recenti contributi scientifici su questo tema, segnaliamo Hormesis and its relationship with homeopathy di P. Bellavite & C. e Does homeopathy have anything to contribute to hormesis? di P. Fischer, pubblicati su Human & experimental toxicology.
G. Di Leone – Medico - Bari

lunedì 5 luglio 2010

Un tè salutare per l'estate!

Con i fiori del carcadé (Hibiscus sabdariffa), pianta originaria dell’ Africa tropicale , si ottiene una bevanda lievemente acidula dotata di attività rinfrescanti, diuretiche, vitaminizzanti (> vitamina C), antiinfiammatorie e lenitive. Il bel colore rosso è dovuto ai pigmenti flavonici e antocianici: la loro presenza conferisce al fiore proprietà angioprotettrici. L’elevata concentrazione di acidi organici ad azione lassativa rende l’infuso utile come blando lassativo nei casi di stipsi cronica. Recenti studi hanno evidenziato proprietà epatoprotettive, antiossidanti e moderatamente ipotensivanti. Esternamente, preparati a base di Hibiscus sabdariffa, grazie alla presenza di polifenoli e mucillagini, possono manifestare azione lenitiva per pelli infiammate. L’indicazione principale è, comunque, quella di una bevanda dissetante (in particolare se bevuta fredda con una fettina di limone) e tonica (priva di caffeina). Per tutte queste caratteristiche il carcadè rappresenta « un vero tè della salute».(Tratto da: fitonews)
Enrica Campanini, medico, Firenze