giovedì 24 dicembre 2020

AUGURI DI BUONE FESTE

 In un momento così difficile, auguriamo 

Buon Natale a tutti i nostri lettori e alle loro famiglie 











Le pubblicazioni riprenderanno dopo le feste .

La redazione di Amicomeopatia

martedì 22 dicembre 2020

IL VIRUS MUTA

 


E' comparsa per la prima volta a fine settembre in Inghilterra, per poi diffondersi sempre di più, tanto che a novembre la sua presenza è stata rilevata anche in Danimarca e Australia. La variante inglese del coronavirus SarsCov2, grazie al suo alto tasso di contagiosità che può arrivare fino al 70% in più, si appresta a diventare il ceppo prevalente in Europa, creando timori per l'impatto sulle strutture sanitarie. Secondo gli esperti non dovrebbe creare problemi con il vaccino in arrivo, nè essere più letale, ma con una maggiore contagiosità la pressione per gli ospedali potrebbe diventare insostenibile. Oltre che nel Regno Unito, è stata rilevata in Australia, Olanda, Danimarca, Belgio, Italia e forse anche Germania. Più della metà dei casi di Covid segnalati nel sud-est dell'Inghilterra sono risultati collegati a questa nuova variante. La maggior parte delle persone colpite ha meno di 60 anni, in Galles l'età media è di 41 anni.

mercoledì 9 dicembre 2020

VACCINO MODERNA : RICHIESTA AUTORIZZAZIONE PER L’USO DI EMERGENZA


Richieste alla Fda l'autorizzazione per l'uso di emergenza e all'Agenzia europea per i medicinali Ema di un'autorizzazione condizionata
. Si è dimostrato efficace al 100% nel prevenire le tipologie gravi di Covid-19 e al 94,1% nel prevenire la malattia negli altri casi, il candidato vaccino dell'azienda statunitense Moderna, secondo i risultati dello studio di fase 3 su 196 volontari resi noti dall'azienda. Oggi stesso Moderna - i cui titoli sono saliti del 15,69% a Wall Street - ha fatto richiesta all'autorità statunitense per i farmaci Fda dell'autorizzazione per l'uso di emergenza, e all'Agenzia europea per i medicinali Ema di un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata.  I risultati divulgati lascerebbero dunque ben sperare e si aggiungono a quelli degli altri due vaccini che parrebbero più prossimi al traguardo, quello di Oxford-AstraZeneca-Irbm e di Pfizer-BioNTech. Tuttavia i dati sono parziali e non ancora pubblicati. Per questo, la comunità scientifica invita alla cautela e l'ex direttore esecutivo dell'Ema Guido Rasi avverte che i dati reali sui vaccini saranno solo quelli aggregati che deriveranno da una valutazione completa

I segreti di lunga vita : mangiare bene e fare sport

 


Mangiare 'bene' e fare sport allunga la vita. Invecchiare male, invece, costa. Con la prospettiva di un invecchiamento progressivo della popolazione (si stima che nel 2050, 1 italiano su 3 avrà più di 65 anni) la prevenzione delle malattie croniche è centrale. Uno dei più importanti fattori di rischio da combattere è il sovrappeso. Soprattutto l'obesità viscerale si associa a fattori di rischio cardio-metabolici come il diabete di tipo 2, le infiammazioni, la dislipidemia, l'ipertensione, lo scompenso cardiaco, l'ictus, la demenza vascolare, ma anche la Nash (la steatoepatite non alcolica) e una serie di tumori (colon, mammella, utero, rene, esofago, pancreas, fegato). È questo quanto emerge dalla lettura magistrale di Luigi Fontana, direttore dell'Healthy Longevity Program Charles Perkins Centre dell'Università di Sidney (Australia) per il 28esimo Congresso nazionale della Sid, la Società italiana di diabetologia. Per Fontana l'attività fisica è "un 'farmaco' potentissimo per migliorare la sensibilità all'insulina", perché con l'attività fisica si riduce il grasso viscerale e aumentano numero e attività dei mitocondri nel sistema muscolo-scheletrico.

mercoledì 25 novembre 2020

Strategia vaccinale anti-Covid

 


Una app per il monitoraggio delle persone che saranno vaccinate contro il virus SarsCov2 e la previsione dell'obbligo di vaccinazione solo in "casi estremi" e per particolari categorie. Si delinea la strategia vaccinale anti-Covid che verrà messa in atto in Italia già a partire da metà gennaio, quando saranno vaccinabili con le dosi iniziali del primo vaccino disponibile circa 1,7 milioni di persone. La vaccinazione allargata a tutta la popolazione sarà invece attuabile prima dell'estate.  A chiarire alcuni dei punti del piano organizzativo per la gestione della campagna vaccinale anti-Covid, al quale sta lavorando anche il commissario straordinario Domenico Arcuri, è il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini. A partire dai numeri e dai tempi. Ma la questione resta dibattuta ed il leader di Iv Matteo Renzi chiede che per la distribuzione del vaccino entri in campo l'esercito. A gennaio, rileva, "avremo 3 milioni e mezzo di vaccini e non si gestiscono alla carlona, ci vogliono i professionisti e nell'esercito ci sono. Conosco Arcuri ma è esagerato che qualsiasi cosa la faccia Arcuri".  Dal canto suo, Magrini ha spiegato che "come Aifa, stimoleremo ulteriori studi per una farmacovigilanza attiva anche con mezzi innovativi, come un’ app  per il monitoraggio dei vaccinati.

mercoledì 11 novembre 2020

COVID : cambiamenti nel sistema immunitario fino a 10 settimane dopo

 


Ci sono sette diverse 'manifestazioni' di malattia in chi ha il Covid-19 in forma lieve e i cambiamenti prodotti nel sistema immunitario dei guariti possono durare fino a 10 settimane dall'infezione: lo spiegano sulla rivista Allergy i ricercatori dell'università di Vienna, guidati da Winfried F. Pickl. In uno studio condotto su 109 persone convalescenti e 98 sane, sono stati osservati i sintomi, arrivando a identificarne sette gruppi diversi: sintomi simil-influenzali (febbre, tosse, brividi e fatica), sintomi simili al raffreddore (rinite, starnuti, gola secca e congestione nasale), dolori articolari e muscolari, infiammazione di occhi e mucose, problemi polmonari (polmonite e respiro corto), problemi gastrointestinali (diarrea, nausea e mal di testa), perdita di olfatto e gusto.  I ricercatori hanno anche verificato che la Covid-19 lascia nel sangue dei convalescenti tracce rilevabili per lungo tempo, simili a impronte digitali.

mercoledì 21 ottobre 2020

IL DIBATTITO CONTINUA : SCONFESSATO LO STUDIO AUSTRALIANO CHE VOLEVA DISTRUGGERE L 'OMEOPATIA

 


L’omeopatia continua a generare dibattito nel mondo della scienza e non solo. “Chi l’attacca spesso sostiene che non esistono studi scientifici a sostegno della sua plausibilità e che, tutt’al più, le si può attribuire un effetto placebo. Ma pochi vanno oltre e altrettanto pochi sanno che alcuni studi ‘detrattori’ di questa pratica, primo fra tutti il Rapporto australiano del National Health and Medical Research Council (NHMRC), sono stati smontati, che il Ceo dello stesso NHMRC ha fatto un passo indietro, e che ora si attende – purtroppo da 4 anni rispetto ai soliti 6-18 mesi necessari – il pronunciamento di un tribunale, l’Ombudsman del Commonwealth australiano, che sta indagando sulla correttezza del report”.

domenica 11 ottobre 2020

Covid : il governo semplifichi la burocrazia e riprenda la sperimentazione per la cura con il plasma

 


"Sulla cura del plasma la ricerca italiana rischia di sprecare un'occasione"
. Lo ha detto Francesco Menichetti, direttore dell'Unità di Malattie Infettive all'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e investigatore principale per la cura con plasma iperimmune, intervenendo a "Effetto Giorno" su Radio 24. La battuta d'arresto subita dalla sperimentazione nazionale denominata Tsunami secondo Menichetti è da attribuirsi a "una mancata semplificazione delle procedure che hanno determinati ritardi burocratici e amministrativi indegni perché per firmare un contratto con Aifa e Iss ogni singola azienda ospedaliera deve seguire una procedura diversa".   Il medico, interpellato dall'ANSA, spiega l'impasse con dei dati: "Al protocollo hanno aderito 76 centri - afferma - ma finora ne sono stati attivati solo 15 e di questi soltanto otto hanno arruolato pazienti: sette in Toscana e il Niguarda a Milano.

giovedì 1 ottobre 2020

I CORTISONICI AUMENTANO IL RISCHIO DI INFEZIONI

 


I cortisonici sono associati ad un aumentato rischio di infezione, persino a dosi molto piccole. A mettere in guardia nei confronti di un utilizzo troppo disinvolto di questi farmaci, il cui basso dosaggio è considerato sicuro e ampiamente prescritto, è uno studio osservazionale pubblicato su Annals of Internal Medicine, rivista dell'American College of Physicians I cortisonici sono potenti antinfiammatori che hanno cambiato radicalmente la storia clinica di alcune patologie.  Vengono usati per problemi dermatologici, polmonari, oftalmici, gastrointestinali e si sono rivelati efficaci anche per il trattamento dell'artrite reumatoide se aggiunti a farmaci modificanti la malattia. Mentre il rischio di infezione ad alte dosi è ben stabilito, il rischio con la terapia con a basso dosaggio è meno chiaro. Eppure, fino al 60% dei pazienti reumatici continua a prenderne a lungo termine, specialmente a piccole dosi. Per capirne le conseguenze, i ricercatori dell'Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, hanno utilizzato i dati di oltre 200.000 pazienti con artrite reumatoide che ricevevano glucorticoidi e li hanno confrontati con quelli di pazienti che non ne ricevevano. Hanno scoperto che i pazienti, fortunatamente non moltissimi, che ne assumevano dosi più elevate (oltre 10 mg al giorno) avevano più del doppio del rischio di infezioni gravi rispetto a chi non assumeva glucocorticoidi.

mercoledì 16 settembre 2020

TEST SIEROLOGICI NEL COVID 19

 


A metà estate 2020, sono stati pubblicati alcuni studi che indicavano un rapido calo dell'immunità anticorpale, suggerendo che la risposta contro il SARS-Cov-2 era inversamente correlata alla gravità della malattia, e anche che l'infezione asintomatica potrebbe presentarsi senza sieroconversione. In particolare, nel corso di un mese di tempo i titoli sono diminuiti sia nei pazienti con infezione lieve, sia in quelli con infezione grave, il che ha condotto all'ipotesi che l'immunità umorale verso questo coronavirus può essere di molto breve durata. Recentemente in Islanda è stato condotto uno studio su circa 30.000 persone. I livelli anticorpali - misurati con vari metodi - e la loro durata sono stati misurati fino a quattro mesi dopo PCR positiva: a differenza di studi precedenti, questo ha suggerito una certa stabilità dell'immunità umorale al SARS-Cov-2. L'abbinamento PCR ed anticorpi multi-antigene e multi-isotipo, ha fornito un'analisi delle potenzialità dei test sierologici. Circa il 56% delle persone sieropositive aveva anche un test PCR positivo confermato, dimostrando che il test sierologico catturava una maggiore percentuale di esposizioni al virus. Quasi un terzo delle infezioni sono state rilevate in persone con infezione asintomatica. Gli anticorpi sono rimasti stabili nei quattro mesi successivi alla diagnosi. I risultati discordanti rispetto ad altre esperienze possono essere attribuibili a bias di campionamento. Futuri studi estesi saranno necessari per definire più accuratamente l'emivita degli anticorpi SARS-Cov-2. Non è chiaro se gli anticorpi che persistono conferiscano protezione e mantengano funzioni neutralizzanti o altre funzioni protettive necessarie per bloccare la reinfezione. Tuttavia, questo studio fornisce la speranza che l'immunità dell'ospite a questo imprevedibile e contagioso virus può essere non fugace e simile a quella indotta dalla maggior parte delle altre infezioni virali. Inoltre, questi dati indicano l'utilità degli anticorpi come alternativa alla PCR per la sorveglianza a livello di popolazione.

Galit Alter, Robert Sede

Tratto da Dottnett 7/09/2020

 

lunedì 3 agosto 2020

chiusura estiva

La Redazione del Blog augura a tutti i suoi lettori
                                                                                   Buone Vacanze !




Vaccino anti Covid USA : funziona nei macachi


 Sembra funzionare nei macachi il vaccino anti Covid-19, sviluppato dall'azienda americana Moderna con l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (Niaid) degli Stati Uniti, diretto da Anthony Fauci. Sperimentato in questi primati non umani, il vaccino ha indotto la produzione e una potente attività degli anticorpi neutralizzanti, una rapida protezione nelle vie respiratorie e protetto da lesioni polmonari, secondo i dati pubblicati sul New England journal of medicine. Il 27 luglio i National Institute of Health, di cui il Niaid fa parte, hanno annunciato l'avvio della fase 3 della sperimentazione di questo vaccino in 89 siti americani su circa 30.000 volontari sani. Il gruppo di ricercatori guidato da Barney S. Graham, il vicedirettore del Centro per la ricerca dei vaccini presso l'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha somministrato ai macachi rhesus due dosi di vaccino a due diversi dosaggi e poi i macachi sono stati infettati con il virus.

lunedì 20 luglio 2020

Sospendiamo il resoconto quotidiano sui dati Covid



"Sono contrario a dare i dati tutti i giorni, darei il trend settimanale. In ogni caso sono dei numeri bassissimi, si possono avere 170 casi un giorno e 210 un altro, la fluttuazione è minima". Questo il parere del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta", su Radio Cusano Campus. Andrebbe spiegato poi, secondo Sileri, "chi sono queste persone positive, sono persone sottoposte a screening, se sono persone che hanno fatto il test rapido e poi il tampone. E soprattutto se sono malati o sono solamente dei positivi". I numeri "importanti" da considerare, prosegue, "sono quelli che rappresentano l'impegno del nostro servizio sanitario nazionale.  Se ogni giorno calano i ricoverati in terapia intensiva, è lì che dobbiamo esprimere la realtà dei numeri".

lunedì 6 luglio 2020

EPIDEMIA IN CALO


Nessuna preoccupazione, secondo gli scienziati, per i focolai di Sars-CoV2 degli ultimi giorni in alcune regioni italiane: sono piccoli, contenuti e soprattutto si tratta di casi importati da Paesi dove l'epidemia non è sotto controllo come in Italia. Cluster - dicono - accesi da comportamenti imprudenti e che nulla hanno a che fare con la reale presenza del virus nella Penisola. "Nei mesi scorsi in Veneto c'erano 112 focolai, ora sono pochissimi e buona parte arriva dall'estero. I dati parlano chiaro, la pandemia sta scemando, le terapie intensive si stanno svuotando. Se si accendono nuovi focolai la causa è da cercare nella difficoltà delle persone di valutare il rischio, nel rilassamento dei freni inibitori dopo mesi di paura", afferma il past president della Società europea di virologia e professore emerito a Padova Giorgio Palù . Che individua nel "comportamento impulsivo", non attento durante gli spostamenti fra Paesi il motivo che ha portato ai nuovi contagi.

mercoledì 17 giugno 2020

Raggi Uv contro Covid


La luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta, o radiazione UV-C, quella tipicamente prodotta da lampade a basso costo al Mercurio (usate ad esempio negli acquari per mantenere l’acqua igienizzata) ha un’ottima efficacia nel neutralizzare il coronavirus SARS-COV-2. Lo conferma uno studio sperimentale multidisciplinare effettuato da un gruppo di ricercatori, con diverse competenze, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Università Statale di Milano, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) e dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi. È ben noto il potere germicida della luce UV-C (che ha tipicamente una lunghezza d’onda di 254 nanometri, ovvero 254 miliardesimi di metro) su batteri e virus, una proprietà dovuta alla sua capacità di rompere i legami molecolari di DNA e RNA che costituiscono questi microorganismi. Diversi sistemi basati su luce UV-C sono già utilizzati per la disinfezione di ambienti e superfici in ospedali e luoghi pubblici.

martedì 2 giugno 2020

Zangrillo e Bassetti: clinicamente il virus non esiste più, ha perso la sua potenza


Il nuovo coronavirus "clinicamente non esiste più" ed "ha perso la sua potenza di fuoco iniziale", tanto che attualmente i pazienti si presentano in condizioni meno gravi ed il decorso della malattia è più leggero. A sostenere che il SarsCov2 abbia cambiato volto, perdendo molta della sua virulenza, sono gli esperti Alberto Zangrillo (nella foto) e Matteo Bassetti. Ma tale fotografia rischia di essere fuorviante secondo lo pneumolgo Luca Richeldi, componente del Comitato scientifico, che avverte: "il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti". Ed anche per il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa è "un messaggio sbagliato che rischia di confondere gli italiani".
Ad accendere il dibattito sono le dichiarazioni di Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano: "Clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più. Circa un mese fa - ha sostenuto - sentivamo epidemiologi temere per fine mese o inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Qualcuno terrorizza il Paese". E che il virus non sia più lo stesso lo sostiene pure il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, partendo dalla sua esperienza sul campo.

Vaccino anti-Covid: si teme l’effetto calo dei contagiati sulla sperimentazione

 Il rapido declino dei contagi nel Regno Unito rischia di rallentare se non compromettere la sperimentazione per la messa a punto del vaccino anti-Covid, sul quale sta lavorando da mesi l'Università di Oxford in tandem con l'azienda Advent Irbm di Pomezia. Un vero paradosso, quello in cui si trovano i ricercatori del Jenner Institute, dove sono in corso i test al momento più avanzati in Europa su un prototipo: se il virus circolerà a bassi livelli, gli scienziati non potranno controllarne l'efficacia. "E' una corsa contro il tempo prima che il virus sparisca - ha dichiarato il professor Adrian Hill, coordinatore del programma di test, citato dai media britannici -. In precedenza avevamo detto che c'era l'80% di possibilità di sviluppare un vaccino efficace entro settembre. Ma ora quelle possibilità si sono ridotte al 50%. Ci troviamo in questa bizzarra situazione che vogliamo che il Covid resista, almeno ancora per un po'".

sabato 30 maggio 2020

APPELLO DEI PEDIATRI SULLA CONDIZIONE DEI BAMBINI DURANTE LA PANDEMIA


Fin dall’inizio della pandemia i genitori e gli operatori dei servizi per l’infanzia si sono preoccupati di quanto i bambini sarebbero stati affetti dall’infezione da Covid-19. Su questo punto i dati sono ormai consolidati e coerenti tra i diversi studi effettuati, in Paesi diversi e da diversi gruppi di ricerca: i bambini si ammalano molto poco; e quando lo fanno, le manifestazioni cliniche sono lievi. Le eccezioni sono poche, per lo più limitate a manifestazioni infiammatorie scatenate dal virus, tra le quali la più nota e importante è la vasculite (malattia simil- Kawasaki) non specifica del Covid-19, ma potenzialmente scatenata dal Covid-19. Si tratta di una malattia nota e descritta in Italia fin dai primi anni ’80 e che i pediatri hanno imparato a riconoscere e trattare.
La seconda preoccupazione è stata quella di sapere fino a che punto i bambini potevano costituire serbatoio e fonte di contagio. Su questo punto le evidenze sono meno coerenti, ma ancora piuttosto solide: i bambini possono albergare il virus, e verosimilmente trasmetterlo, ma la possibilità di trasmissione è estremamente bassa.
Viceversa, si stanno accumulando le evidenze sui danni collaterali provocati in bambini dalle conseguenze del lockdown e soprattutto della chiusura prolungata di servizi educativi e scuole. Per tutti, tranne quei pochi che possono vantare una buona dotazione tecnologica in casa e genitori in grado di accompagnarli nelle lezioni e nei compiti, si sta accumulando un ritardo educativo, che per la maggioranza (secondo Save the Children e Sant’Egidio, almeno 6 su 10) è molto rilevante, e non può essere nascosto dietro i pur doverosi sforzi di didattica a distanza. Al danno educativo si associano manifestazioni di disagio psicologico, aumentato rischio di violenza subita o assistita, riduzione di qualità degli apporti alimentari, riduzione dei supporti abilitativi e a volte strettamente medici per bambini affetti da disabilità o patologie croniche, naturalmente in stretta relazione con la qualità e offerta preesistente dei servizi, già carenti in molte parti d’Italia.

martedì 26 maggio 2020

Sanificazione : siamo alle comiche ......


Bene le mascherine, la distanza, il lavaggio delle mani, ma che ce ne facciamo dei disinfettanti, delle sanificazioni a tutto spiano? Riusciamo a distinguere l’ambiente sanitario, l’ospedale, dalla nostra casa, dal luogo di lavoro, dai parchi giochi dei bambini? Le regole necessarie non sono le stesse.
Paura del contagio da superfici, oggetti, tastiere di computer, borse della spesa, abiti… Una certa giustificazione c’è: ottimi lavori scientifici dimostrano che, in condizioni sperimentali controllate, il maledetto SARS-CoV-2 riesce a sopravvivere per un certo tempo [1-2-3]. E tuttavia, la probabilità di infettarsi toccando superfici, tastiere, maniglie, sedili è infinitamente piccola, risibile nella vita reale.
 Anche una certa logica scientifica c’è: SARS-CoV-2 è un virus a trasmissione respiratoria e col suo respiro un infetto, anche asintomatico, emette miliardi di quegli ormai famosissimi droplets, le microgoccioline di vapore acqueo che possono anche veicolare cellule epiteliali del nostro apparato boccale, cioè un epitelio in continuo rinnovamento. Queste goccioline restano sospese nell’aria per un certo tempo per poi cadere a terra o sulle superfici che circondano l’infetto. Alcune di queste goccioline contengono anche cellule dove è attiva la replicazione del virus.
 Così, un malcapitato può avere la sfortuna di raccogliere con le mani queste goccioline fresche, prima che si disidratino con la conseguente morte del loro contenuto. E tuttavia, raccoglierle con le mani ancora non garantisce l’infezione al malcapitato, nemmeno se si mette le mani in bocca: infatti il virus non si trasmette per via cutanea né per via orale, basta la saliva a farlo fuori!

mercoledì 13 maggio 2020

Allo studio nuovi farmaci: Anakinra


Sperimentato all’Ospedale San Raffaele di Milano, a 21 giorni dal trattamento, il 72% dei pazienti mostrava un miglioramento della funzione respiratoria e dell'infiammazione sistemica. De Donno al Senato per le sue cure. Si deve accelerare la ricerca volta a utilizzare contro il coronavirus Sars-CoV-2 vecchi farmaci nati per curare altre malattie. È l’appello lanciato sulla rivista Science dal gruppo del farmacologo Kiplin Guy, dell'università del Kentucky. Le procedure delle sperimentazioni devono essere compresse in termini di settimane, in modo da avere degli strumenti per affrontare eventuali nuove ondate epidemiche. Servono studi controllati, scrivono i ricercatori, per sperimentare contro la Covid-19 un gran numero di farmaci esistenti, dall'idrossiclorochina al remdesivir, e questo va fatto in tempi più rapidi di quanto attualmente permettano di fare commissioni etiche e le autorità regolatorie, abituate a sviluppare progetti di sperimentazione che si protraggono per mesi, mentre la pandemia impone ormai di agire in termini di settimane. E la prima risposta arriva da uno dei suoi centri di eccellenza di cura e di sperimentazione: l'ospedale San Raffaele di Milano. Nell'ambito delle diverse ricerche sui farmaci portate avanti in più centri a livello nazionale, uno studio presentato con ottimismo ma anche con prudenza - condotto dall'immunologo Giulio Cavalli, e coordinato da Lorenzo Dagna, primario dell'Unità di immunologia e reumatologia - mostra l'efficacia e la sicurezza del farmaco antiartrite Anakinra capace di spegnere l'eccessiva risposta immunitaria causata dalle forme gravi di Covid-19. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Rheumatology. La sperimentazione, su 29 pazienti ricoverati al San Raffaele in ventilazione non-invasiva e con quadri clinici ad alto rischio, è stata effettuata all'interno del maxi studio clinico osservazionale su Covid-19 coordinato da Alberto Zangrillo, direttore della Unità di anestesia e rianimazione e da Fabio Ciceri, vice direttore scientifico per la ricerca clinica. Il farmaco agisce neutralizzando Interleuchina-1 (IL-1), una molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta alle infezioni. "Per bloccare la risposta infiammatoria eccessiva e dannosa scatenata dal coronavirus, abbiamo utilizzato il farmaco a un dosaggio più elevato e con una somministrazione diversa rispetto all'abituale, endovenosa e non sottocutanea. A 21 giorni dal trattamento, il 72% dei pazienti mostrava un netto miglioramento della funzione respiratoria e dell'infiammazione sistemica", spiega Giulio Cavalli.   Il gruppo di pazienti Covid-19 trattati con dosi elevate di Anakinra è stato confrontato retrospettivamente con un gruppo di controllo di 16 pazienti che, al contrario, aveva ricevuto solo la terapia standard. La differenza è notevole: nel gruppo di controllo la funzione respiratoria è migliorata solo nel 50% dei pazienti e la mortalità è risultata essere quattro volte superiore.     "I risultati ottenuti dovranno essere confermati da ulteriori studi, di dimensione maggiore, ma sono promettenti. Considerato inoltre che Anakinra è un farmaco accessibile e immediatamente disponibile in Italia e in gran parte del mondo, quanto da noi descritto potrebbe avere un risvolto clinico immediato: una terapia off-label sicura per attenuare la tempesta infiammatoria scatenata dal nuovo coronavirus", precisa Lorenzo Dagna. Che sottolinea: "Mentre fino ad oggi è stata posta una grande attenzione sull'interferenza con la replicazione virale, i nostri dati suggeriscono come il controllo dell'infiammazione possa essere cruciale". Per quanto riguarda le cure col plasma iperimmune, il professor Giuseppe De Donno sarà ascoltato in Commissione Sanità del Senato, giovedì 14 Maggio alle ore 9.45.

mercoledì 6 maggio 2020

ATTACCHI CONTRO LA CURA CON PLASMA


Il primario che ha introdotto le cure col plasma di convalescenza racconta dei continui attacchi da parte dei colleghi . Giuseppe De Donno, primario del reparto Pneumologia dell‘ospedale Carlo Poma di Mantova, intervenuto ad un forum su Dottnet con Giulio Tarro, Vincenzo Malammaci e Marco Cossolo di Federfarma, è un fiume in piena: ne ha contro tutti, ma soprattutto ha il dente avvelenato con i suoi colleghi che l’attaccano: "Vanno a parlare in tv, mentre i loro specializzandi scrivono i lavori, noi invece ci permettiamo di assistere 18 ore al giorno i nostri pazienti", dice senza mezzi termini. De Donno ha avviato una cura sperimentale sui pazienti affetti da Covid, adottando il "plasma di convalescenza", cioè il plasma donato da chi stato già infettato ed è guarito. Una svolta nelle cure contro il coronavirus ma che evidentemente non è andata giù a qualcuno: "Siamo riusciti a Mantova, insieme con Pavia, a realizzare questa sperimentazione che è molto seria anche se qualcuno ha voluto farla passare addirittura per una buffonata". Nelle due città capofila sono stati trattati finora quasi 80 pazienti con problemi respiratori gravi ma non gravissimi col plasma e nessuno è deceduto con un tasso di mortalità pari a zero. A Mantova è stata creata una banca del plasma, un'idea che andrebbe replicata in tutta Italia e che potrebbe arginare un'eventuale seconda ondata.  "Roberto Burioni, invece, è arrivato a dire che la terapia col plasma ha un costo esorbitante – sbotta De Donno -. Ma come si permette di fare affermazioni così gravi? Una sacca da 300 ml costa 160 euro circa per due pazienti, ovvero 80 euro ad ammalato: una cifra irrisoria che salva una vita".

lunedì 4 maggio 2020

INFUSIONE DI ANTICORPI PER I MALATI DI COVID 19


La sperimentazione è iniziata da poche settimane e sta dando risultati ritenuti "estremamente incoraggianti" Estrarre anticorpi da pazienti guariti da Covid-19 per infonderli in malati gravi che sono ancora intubati e hanno il 40% di possibilità di morire. E' la nuova, forse rivoluzionaria, tecnica messa a punto dai medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la struttura che è stata al centro dell'epidemia di coronavirus. La sperimentazione è iniziata da poche settimane e sta dando risultati ritenuti "estremamente incoraggianti". "Finora nessuno dei pazienti sottoposti al trattamento con questa procedura è morto o ha avuto effetti collaterali - spiega Piero Luigi Ruggenenti, direttore dell'unità di Nefrologia e Dialisi dell'ospedale bergamasco, che coordina le infusioni effettuate dai medici Stefano Rota e Diego Curtò - Anche per il donatore non c'è alcun rischio.

mercoledì 29 aprile 2020

CORSA AL VACCINO CONTRO IL CORONAVIRUS


La corsa al vaccino contro il nuovo coronavirus diventa sempre più rapida, con oltre 70 candidati in corsa, alcuni dei quali già arrivati alla sperimentazione sull'uomo, ma la rapidità con cui la ricerca sta avanzando non deve illudere perché la strada dei test è lunga, così come quella per la produzione su larga scala. Ci vorranno "dei mesi prima di poter pensare alla commercializzazione di un vaccino" e per capire quanto "potrà durare la protezione", ha osservato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli.
"Oggi c'è evidenza", ha aggiunto, che per "due potenziali vaccini negli Usa, uno in Inghilterra, uno in Germania e uno in Cina vi è una fase avanzata di sviluppo. Ma deve essere chiaro che ciò non significa affatto un'imminenza di commercializzazione, ma messa a punto di approcci vaccinali in grado di sviluppare una risposta immunologica protettiva per chi verrà sottoposto al vaccino". La sperimentazione sull'uomo di un possibile vaccino anti Covid-19 è cominciata in Cina, guidata dall'azienda CanSino Biological e dall'Istituto di Biotecnologia di Pechino, basata su materiale genetico del virus trasportato da un virus reso inoffensivo, dalla Sinovac e dagli Istituti di Pechino e di Wuhan per prodotti biologici che utilizzano il coronavirus SarsCoV2 attenuato; le americane Inovio e Moderna, quest'ultima in collaborazione con l'Istituto nazionale per le malattie infettive (Niaid) utilizzano il materiale genetico del virus.

venerdì 24 aprile 2020

MILLE VOLONTARI PER IL NUOVO VACCINO


Sono più di mille i volontari - di sana e robusta costituzione, ed età inferiore ai 55 anni - che da domani scendono in campo, a disposizione della scienza, per i primi test clinici del vaccino contro il Covid-19 messo in cantiere nella celeberrima università di Oxford: il progetto più avanzato d'Europa in termini di sperimentazione. Dopo i risultati incoraggianti, fatti registrare nella fase pre-clinica sugli animali, il prototipo oxfordiano - chiamato ChAdOx1 nCoV-19 e frutto della partnership con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia - passa dunque alla fase dei trails su uomini e donne 'cavia', che riceveranno, sotto forma di "rimborso spese", fino all'equivalente di 700 euro. Una sensazionale accelerazione, quella impressa nella corsa al vaccino dal prestigioso ateneo britannico (seguito a distanza dal singolo test umano annunciato oggi in Germania dal Paul Ehrlich Institut) possibile solo grazie alla concentrazione di diversi stadi della sperimentazione in quattro mesi, invece dei cinque anni solitamente necessari.

giovedì 23 aprile 2020

Nuovi farmaci per il Covid 19


Trovate due armi di precisione per colpire al cuore il nuovo coronavirus: sono molecole progettate per bloccare l'enzima proteasi, il motore che permette al virus di moltiplicarsi. Si aggiungono alle due che erano state ottenute nel marzo scorso: una in Germania, diretta contro lo stesso enzima, e l'altra in Olanda, diretta contro la proteina Spike, l'arpione con cui il virus aggredisce le cellule per invaderle. Diventano così quattro le molecole candidate a diventare i primi farmaci contro un virus mai visto e ancora quasi sconosciuto. Le ricerche decisive per ottenere queste molecole sono state quelle che hanno permesso di vedere la struttura molecolare del coronavirus SarsCoV2.
In particolare osservare come è fatto l'enzima proteasi ha permesso al gruppo coordinato da Wenhao Dai, dell'Accademia Cinese delle Scienze, di progettare due molecole in grado di bloccarlo, e il risultato è pubblicato sulla rivista Science. Le molecole, chiamate inibitori della proteasi 11a e 11b, hanno affrontato i primi test con risultati incoraggianti. Sperimentate in una coltura cellulare, entrambe "hanno fortemente inibito la proteasi del SarsCoV2", hanno scritto i ricercatori. Sperimentato nei topi, l'inibitore della proteasi 11a ha mostrato in particolare una bassa tossicità. Per questa molecola la sperimentazione prosegue ora a livello preclinico per ottenere ulteriori risultati sulla tossicità: se questi indicheranno che è sicura, si potrà passare alla sperimentazione sull'uomo.

mercoledì 22 aprile 2020

Mozione di 100mila medici : trattamento precoce nei casi di Covid 19


Al Ministro Speranza le richieste in linea con un piano in cinque punti :
Rafforzare i servizi territoriali e potenziare il trattamento precoce dei pazienti affetti da Covid-19, "anche con terapie off label, alcune delle quali peraltro già autorizzate dall'Aifa". Sono i contenuti di una lettera aperta di un gruppo di 100 mila medici su Facebook pienamente condivisa da parte della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo). Oltre alla richiesta di tamponi e dispositivi di protezione per il personale sanitario, nella lettera si chiede inoltre "di poter mettere a frutto le esperienze cliniche, senza ostacoli burocratici nel prescrivere farmaci, tamponi, Rx e/o Tc, ecografia polmonare anche a domicilio, emogasanalisi, tutte cose che vanno a supportare la clinica, ma che non la sostituiscono"."Condivido totalmente il contenuto della lettera aperta inviata dai colleghi e li ringrazio per le loro sollecitazioni", scrive in una nota il presidente della Fnomceo Filippo Anelli, commentando la lettera indirizzata alla stessa Federazione, al ministro della Salute Roberto Speranza, ai presidenti delle Regione e delle Federazioni regionali degli Ordini dei Medici.

mercoledì 15 aprile 2020

CORONAVIRUS : PROPOSTA PER RIAPRIRE L’ITALIA


E’ stato pubblicato su  Dott Net 14/04/2020,  il documento “Convivere con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia” sottoscritto da Roberto Burioni, Filippo Anelli (Fnomceo), Arnaldo Caruso (Siv), Andrea Cossarizza (Icas), Giuliano Grignaschi (Research for life), Giovanni Leoni (Fnomceo), Pier Luigi Lopalco (Patto trasversale per la scienza), Alberto Oliveti (Enpam), Guido Poli (Università San Raffaele), Silvestro Scotti (Fimmg), Marcello Tavio (Simit) e Guido Silvestri.
(Mi sembra utile pubblicare questo articolo  su questo Blog per informare le persone su come si sta pensando di procedere per gestire l’uscita da questa emergenza)
Premessa: la grande epidemia italiana da COVID-19 non dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia conosciuta, ovvero arrivare a un plateau sia come numero di nuovi casi, che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza rapidamente nel giro di alcune settimane. Nel momento in cui si registreranno  riduzione dei nuovi contagi e decessi, sarà importante iniziare rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine, che devono essere messe in atto per limitare i danni da COVID-19. Per questi motivi, riteniamo che sia necessario riflettere fin da adesso su come meglio emergere dalla attuale fase di isolamento della popolazione, dalla quale pensiamo si debba uscire non appena si osserveranno due-tre settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti. Considerando il numero progressivamente crescente di persone infettate da SARS-CoV-2 nel mondo, quello di cui stiamo parlando è la transizione dalla fase “pandemica” di COVID-19 a quella “endemica”. Dal punto di vista scientifico, ci sono almeno tre fattori chiave che possono contribuire allo scenario che prevede una prossima fine per la fase “acuta” dell’epidemia.

giovedì 9 aprile 2020

CONSIGLI PREZIOSI SU COME PROTEGGERE GLI OCCHI DALL'INFEZIONE DA COVIT-19



Il Presidente della Società Oftalmologica Italiana fornisce consigli utili su come proteggere sé stessi e gli altri da una potenziale infezione da COVID-19 .
Sapere quale mascherina è più adatta ad ogni circostanza è infatti estremamente utile, ma, come segnala il Dr. Matteo Piovella, la mascherina non esenta da sola dai rischi di infezione.
Tutto nasce dal fatto che gli occhi, e la congiuntiva, sono la porta più facile di ingresso per il virus tramite il contatto con i droplets( goccioline di saliva) di un individuo infetto”, afferma Matteo Piovella. “L’utilizzo delle mascherine blocca l’accesso del virus a naso e bocca, a loro volta importanti, ma lascia scoperto l’occhio”.

martedì 31 marzo 2020

ATTENZIONE AI CONTAGI IN FAMIGLIA


Dagli asintomatici ai 'guariti', ecco chi è a rischio in vista della riapertura. Se i dati continuano a segnalare un aumento dei contagi da nuovo coronavirus in Italia, e in modo particolare in Lombardia, è soprattutto per effetto delle infezioni intra-familiari, ovvero dei contagi che avvengono in uno stesso nucleo dove è presente un soggetto positivo. Un fenomeno 'esplosivo', perchè conterebbe numeri altissimi, secondo il virologo dell'Università di Padova Andrea Crisanti, che parla di un vero e proprio 'effetto Diamond' sostenendo la necessità di effettuare più tamponi per identificare i soggetti positivi. "I dati segnalano che i contagi continuano ad aumentare e la fonte principale di contagio è a casa: stiamo cioè vedendo - spiega Crisanti - un 'effetto Diamond Princess'". Come sulla nave Diamond, ferma in Giappone per giorni con molti positivi a bordo e dove si è assistito ad un propagarsi di contagi anche per l'ambiente circoscritto in cui erano confinate centinaia di persone, allo stesso modo, secondo l'esperto, il contagio intra-familiare nei nuclei con soggetti positivi è "molto alto".  La "probabilità che un soggetto si infetti se vive in casa con un positivo - afferma - è oltre 100 volte maggiore".

martedì 17 marzo 2020

INFEZIONE DA CORONAVIRUS NEI BAMBINI


Uno studio pubblicato sul server medRxiv preprint il 4 marzo suggerisce che i bambini potrebbero avere lo stesso rischio degli adulti di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, anche se spesso con manifestazioni così lievi da sfuggire alla rilevazione. Questa conclusione è stata formulata in seguito all’analisi dei casi pediatrici compresi nella casistica di 391 pazienti registrati dal 14 gennaio al 12 febbraio a Shenzhen in Cina, e di 1.286 dei loro contatti stretti. Nell'insieme, il tasso di contagio secondario (percentuale di contatti successivamente confermati come infetti da SARS-CoV-2) è stato del 14,9% tra i contatti familiari e del 9,6% nel complesso. Il tasso di infezione nei bambini tra gli 0 e i 9 anni (7,4%) è stato simile alla media della popolazione (7,9%). Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni nelle misure adottare per rallentare la diffusione del virus, tra cui la chiusura delle scuole, come sottolineato in un commento apparso su Nature. Uno studio retrospettivo uscito il 12 marzo sul New England Journal of Medicine ed effettuato su 366 bambini ricoverati a Wuhan nella prima settimana di gennaio dimostra che i primi casi pediatrici sono stati molto precoci, hanno causato sintomi da moderati a gravi (febbre alta, tosse e vomito, polmonite) ma con un recupero del 100% dopo una media di 7,5 giorni. Resta comunque poco chiaro se, pur infettandosi, i bambini siano un elemento importante nella diffusione del virus, come accade per l'influenza. Ad oggi non ci sono stati decessi tra i bambini sotto i 10 anni di età e il tasso di letalità tra i 10 e 19 anni è pari a 0,2% secondo uno studio pubblicato su The Lancet.

lunedì 9 marzo 2020

ALLARME PANDEMIA..

Nel precedente post vengono riportate le osservazioni della Dott.ssa Gismondo dell Ospedale Sacco( Microbiologa) nel quale si afferma che il Virus Covit19 ha una bassa mortalita, ovvero inferiore a quella del Virus Influenzale.
La sua affermazione è assolutamente vera, ma essendo la contagiosità del Virus molto alta, la propagazione è stata molto rapida e  una grande parte della popolazione, sicuramente più alta di quanto dicono i numeri, è stata infettata(vedi intervista della Dott.ssa Ilaria Capua il 5 Marzo nel Programma Piazza Pulita ). Ma contagi numerosi non significano ammalati numerosi, ma persone che hanno incontrato il Virus e hanno prodotto anticorpi, difendendosi autonomamente come  avviene  nelle persone normali e senza gravi patologie.
Il problema attuale, per cui è stato emanato un Decreto che impone restrizioni al contatto interpersonale è che gli Ospedali sono al collasso, in particolare le Unita' Intensive.
Purtroppo ciò che si è visto nel tempo è che il Virus nei soggetti, spesso molto anziani e con gravi patologie ( raramente in giovani adulti) determina un quadro di "Polmonite Interstiziale " molto grave che porta all'insufficienza respiratoria  e ciò richiede "intubazione" e ricovero in Terapia Intensiva per un tempo molto lungo (circa due/tre settimane ). Questo è il motivo del collasso del nostro Sistema Sanitario.
La domanda che sorge alla persona comune è che cosa fare  oltre a seguire tutte le indicazioni emanate dal Decreto del 7 Marzo ?
-ALIMENTAZIONE SANA( dieta a basso carico di cibi sensibilizzanti come grano, latte di mucca, cibi raffinati e industriali  e ricca di verdura fresca, legumi , semi oleaginosi e frutta)
-MANTENERE INTESTINO PULITO al fine di stimolare il nostro sistema immunitario ( integrare con  cicli di Probiotici )
-INTEGRARE CON VITAMINA D (azione immunostimolante)
-INTEGRARE CON PRODOTTI CHE AUMENTANO LE DIFESE  ( Vitamina C, Echinacea, Uncaria, Rosa Canina, Resveratrolo, oligoelementi  ecc)

Dott Elena Bosi
Specialista in Pediatria e Medicine Complementari


lunedì 24 febbraio 2020

ALLARME PANDEMIA...


Il direttore del laboratorio dell'Ospedale Sacco: "Scambiata influenza per pandemia! Mi sembra una follia!"
“Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!", scrive su Facebook
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·         A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così”. Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di Coronavirus.“Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni”, è scritto nel post. “Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!”, ha scritto ancora in un post Facebook Maria Rita Gismondo. “I miei angeli sono stremati. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!”, ha concluso. 



domenica 16 febbraio 2020

Regole rigide sul sonno sono utili fino a 18 anni: dormire a sufficienza durante l'adolescenza è vitale per lo sviluppo mentale e fisico


Non solo ai più piccoli: ritmi regolari e corretti del sonno fanno bene anche ai ragazzi più grandi, fino ai 18 anni. Per questo i genitori dovrebbero stabilire una corretta routine, non trascurando l'ora in cui si va a letto, l'utilizzo dei dispositivi elettronici e l'assunzione di caffeina tardi nel corso della giornata. Il consiglio arriva da uno studio della Rochester University a New York, pubblicato sulla rivista Sleep. Dormire a sufficienza durante l'adolescenza è vitale per lo sviluppo mentale e fisico, eppure allorchè  i ragazzi diventano indipendenti, dotati di smartphone e giochi per computer, restano svegli fino a notte fonda in quella che gli esperti chiamano "un'epidemia di sonno insufficiente". E la maggior parte dei genitori quando  i figli crescono rinuncia a dire loro quando andare a letto o a limitare l'uso di device elettronici la sera.
Per lo studio sono stati analizzati 193 adolescenti, dai 14 ai 17 anni, e relativi genitori, per sette notti, scoprendo che non era stato stabilito alcun limite specifico per il momento in cui andare a dormire nel 74% delle notti prese in esame. Un terzo dei genitori ha affermato di non aver applicato regole relative all'uso dello schermo di pc, tablet e smartphone prima del riposo notturno e il 48% non aveva fissato dei paletti sul consumo serale di caffeina. Le famiglie che hanno stabilito le regole per andare a dormire hanno visto però i loro figli trarne beneficio. I genitori che hanno fatto rispettare il momento di andare a letto più spesso, hanno visto i ragazzi dormire per una media di 6 minuti in più ogni notte e nonostante questo minimo miglioramento era migliorato il tono dell’umore e l’energia durante il giorno.

fonte: Sleep
tratto da DOTTNET 3/01/2020


martedì 28 gennaio 2020

Coronavirus : Consigli utili per prevenire l’infezione


Come è noto, i coronavirus sono virus respiratori che possono causare malattie lievi e moderate, compresi molti comuni raffreddori. Alcuni coronavirus animali, però, hanno fatto un salto di specie, trasmettendosi anche all’uomo e causando gravi malattie.
Dopo la SARS nel 2002 (~8.100 casi e quasi il 10% di morti) e la MERS del 2012 (~2.500 casi e 35% di morti), nel dicembre 2019 un terzo coronavirus è emerso da riserve animali innescando questa minacciosa epidemia, anche se per ora con letalità minore: un po’ meno del 3% dei malati. Gli infettati però sembrano più di quanto accertato, anche perché infezioni lievi o asintomatiche possono non essere rilevate.
 L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un Vademecum, in cui ricorda in modo opportuno che le infezioni da coronavirus comuni danno in genere sintomi alle vie respiratorie superiori a guarigione spontanea. Tuttavia si può ridurre il rischio di infezione, proteggendo se stessi e gli altri, con alcuni accorgimenti. A quelli elencati suggerirei qualche contributo migliorativo. Un rilievo minore riguarda il consiglio di “evitare… le bevande non imbottigliate”. Meglio specificare che la raccomandazione vale per paesi con condizioni igieniche carenti. In Italia il problema non dovrebbe sussistere, e l’ISS non intendeva certo dare un assist al consumo di acque imbottigliate in plastica (di cui l’Italia è il secondo consumatore al mondo dopo l’Arabia Saudita!). Non c’è dubbio che in Italia l’acqua potabile d’acquedotto sia di norma la soluzione più economica, sicura per la salute e la migliore per l’ambiente.
Un rilievo maggiore riguarda il primo consiglio: “lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi…”. Il problema sono i rubinetti. Supponiamo che ad es. un ragazzino a scuola o un adulto in una comunità lavorativa siano portatori di un’infezione a trasmissione respiratoria od orofecale. Spesso, almeno prima di andare in mensa, seguono il consiglio delle istituzioni sanitarie e si lavano le mani, a maggior ragione dopo aver soffiato il naso o usato la toilette.
Aprendo il rubinetto, vi depositano i propri germi. Dopo 20 secondi di diligente lavaggio con sapone e risciacquo lo chiudono, riprendendosi i propri germi. Ma soprattutto li lasciano a disposizione di chi vi accede subito dopo, che per paradosso può raccogliere l’infezione proprio attuando una misura “preventiva”.
Questa catena dell’infezione si può interrompere con dispositivi di erogazione d’acqua non manuali, in modo ben più efficace delle “ripetute disinfezioni di oggetti e superfici che possono essere state contaminate” (nello specifico i rubinetti). Alcuni di questi dispositivi, applicati in prima installazione del lavandino, possono risultare anche più economici dei rubinetti… Tali provvedimenti dovrebbero essere doverosi nelle collettività…» (Donzelli A. Quali controlli sugli alimentaristi? Sapere 1979;817:84-89). Dopo 41 anni l’allarme per una possibile epidemia potrebbe essere l’occasione per diffondere questa misura di buon senso, almeno per le nuove installazioni.
Tra l’altro, la presenza nelle scuole di almeno alcuni di questi dispositivi (e di erogatori di sapone al posto delle saponette) sarebbe utile anche per tutelare meglio 
eventuali soggetti immunocompromessi, che potrebbero accedere in sicurezza ai servizi.
Un altro importante miglioramento riguarda il consiglio finale: “È possibile alleviare i sintomi assumendo farmaci per i dolori muscolari, articolari e la febbre”, che non corregge una credenza errata diffusa. Nel ricordare che non esiste un vaccino (per questa come per la stragrande maggioranza delle malattie infettive) e che contro i virus, compreso ovviamente il coronavirus, gli antibiotici non servono e sono di regola dannosi, non si coglie l’occasione per ricordare che
invece la febbre è uno dei più efficaci meccanismi di difesa dell’organismo contro le infezioni!
È una reazione comune a tutti gli uomini e agli animali superiori, che la selezione naturale ha mantenuto nel corso di milioni di anni di evoluzione proprio per il suo valore. Infatti un aumento di temperatura da 37° a 38°C può ridurre la moltiplicazione dei virus di oltre il 90%, e per la maggior parte di loro un ulteriore aumento arresta del tutto la moltiplicazione.
Temperature di oltre 39°C che durino abbastanza a lungo bloccano anche i virus più virulenti
.
La febbre, con poche eccezioni, facilita la guarigione anche nelle infezioni da batteri, perché esalta l’efficienza di tutti i componenti del sistema immunitario.
 Il paziente informato e che riesce a sopportarla senza troppi problemi dovrebbe valorizzare il ruolo difensivo naturale della febbre. In assenza di specifiche prove differenti, non c’è motivo di privarsi del suo aiuto anche per infezioni da coronavirus. Oltretutto la soppressione della febbre con antipiretici/antinfiammatori facilita la trasmissione di comuni infezioni: ad es. vi è chi ha calcolato che 
nell’influenza stagionale gli antipiretici possono aumentare del 5% i casi di malattia e le morti nella popolazione.
Tante altre misure concrete ed efficaci per ridurre la mortalità da infezioni i  non sono valorizzate dalle informazioni correnti.
 Infine, l’occasione può essere utile (alla salute e all’ambiente) per invitare a ridurre i consumi di carne, a partire da quella proveniente da allevamenti intensivi, magari partendo dal sostegno alla campagna in atto in 24 paesi europei per metter fine all’era delle gabbie (End the Cage Age) negli allevamenti animali, che – oltre a sofferenze indicibili – possono creare condizioni favorevoli a epidemie con salti di specie.
Da lettera al Direttore Quotidiano Sanità 27/01/2020
 
Dott. Alberto Donzelli 
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva, Comitato scientifico della Fondazione Allineare Sanità e Salute