giovedì 28 aprile 2011

Menta piperita 'spegne' dolore e infiammazione intestino


Roma, 21 apr. (Adnkronos Salute) - La menta piperita è in grado di alleviare i disturbi intestinali, spegnendo il dolore e l'infiammazione. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori australiani, offrendo una spiegazione scientifica, sulla rivista Pain, alla tradizionale (e antica) indicazione dei naturopati che prescrivono quest'erba contro la colite e altri problemi dell'apparato digestivo. La menta piperita - spiegano gli scienziati, guidati da Stuart Brierley, del laboratorio universitario Nerve-Gut Research di Adelaide - attiva una catena di reazioni antidolorifiche e antinfiammatorie. Agisce attraverso un canale ionico, chiamato TRPM8 per ridurre il dolore veicolato delle fibre nervose, in particolare quello attivato da spezie piccanti (peperoncino e mostarda). Quest'osservazione, dicono, "potrebbe essere un primo passo per un nuovo trattamento per i disturbi delle funzioni intestinali, noti anche come colon irritabile". Il canale ionico TRPM8 è attivato da temperature fresche e agenti rinfrescanti, come il mentolo, sottolineano gli scienziati che sono riusciti a determinare il ruolo molecolare del TRPM8 nelle vie sensoriali del colon. Il colon irritabile è un disturbo complesso. In alcune persone i sintomi si scatenano con il consumo di alimenti grassi e alimenti speziati, di caffé e alcol. In altri cominciano a causa di una gastroenterite. Ed esiste, infatti, un legame tra il TFI e un antecedente di gastroenterite, capace di lasciare 'attivate' le fibre nervose, modificando i circuiti della sensibilità con il risultato di provocare dolori continui.

"Quotivadis" info@univadis.it
Venerdì 22 Aprile 2011

Elena Bosi, pediatra Milano

sabato 23 aprile 2011

BUONA PASQUA

La redazione del blog augura a tutti i suoi lettori una Pasqua di pace e serenità

giovedì 21 aprile 2011

Probiotici in soggetti con HIV


Esistono ormai molteplici informazioni sulla correlazione fra integrità della mucosa intestinale e sistema immunitario. Ricercatori canadesi, partendo dall’acquisizione che infezioni gastrointestinali ed altri fattori possono avere un impatto sul deterioramento del sistema immunitario fra le persone affette da HIV e AIDS, hanno condotto uno studio osservazionale, retrospettivo sul periodo di 3 anni con il confronto longitudinale di CD4.
Gli AA hanno valutato gli effetti della supplementazione a lungo termine con probiotico Lactobacillus rhannosus Fiti in yogurt. Sono state esaminate 68 donne, a basso reddito con HIV e AIDS in Tanzania, prima e durante il consumo con probiotico, confrontando i risultati con quelli emersi in un gruppo di controllo senza supplementazione (n82).
Nel gruppo con probiotico,prima dell’assunzione dello stesso e in quello senza probiotico, si è evidenziato nel primo periodo di studio, un aumento della conta di CD4 di 0,13cellule/mul/giorno (indice di Confidenza 95%: 0,07-0,20, p=<0,001). Dopo l’inizio della somministrazione con probiotici, è emerso , in coloro che li hanno assunti,un ulteriore aumento di 0,28 cellule/mul/giorno (IC 95%: 0,10-0,46, p=0,003).
Tenendo presente il tempo di utilizzo di antiretrovirali, l’incremento supplementare da attribuire al probiotico è di 0,17cellule/mul/giorno (IC 95%: 0,01-0,34, p=0.04). E’ stato anche esaminato l’incremento dovuto ai farmaci antiretrovirali che è risultato pari a 0,27 cellule/mul/giorno (IC95% CI: 0,17-0,38. p=<0,001.
Gli autori della sperimentazione stimano l’assunzione del probiotico, in questo gruppo, significativamente associata ad un aumento della conta dei CD4.
Pur considerando il carattere aperto dello studio e la situazione sociale e sanitaria del gruppo coinvolto nella sperimentazione, emerge un risultato coerente: quanto una mucosa intestinale in condizioni non ottimali, se curata, possa favorire una migliore difesa immunitaria sia come difese immunitarie vere e proprie sia in termini di barriera .
Ricerca realizzata da associati a: Brescia University College, London, Canada ed altri centri di ricerca. Irvine et al. Probiotic yogurt consumption is associated with un increase of CD4 count among people living with HIV/AIDS. J Clin Gastroenterol 2010, 44(9).


Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

lunedì 18 aprile 2011

Utilizzo dei profumi in campo medico

Ho sempre apprezzato le fragranze di alcune essenze che abitualmente utilizzo, attraverso gli appositi fornelletti con acqua, per la profumazione degli ambienti del mio studio o dell’abitazione.
E’ come se, questo lieve sentore di menta misto ad arancia amara o di lavanda o altro, rendesse lo svolgersi del mio lavoro più agile e più” pulito”.Spesso i miei pazienti mi ringraziano per la mancanza di odore di medicine e per il senso di accoglienza che fa loro provare un aroma piacevole e del tutto inaspettato in uno studio medico.
Consultando ricerche di vari AA, mi è capitato fra le mani uno studio che, pur con le sue limitazioni, ci offre la possibilità per alcune riflessioni e soprattutto ci indica una nuova strada che potremmo anche percorrere.
Partendo da una serie di evidenze preliminari che indicano come l’esposizione a fragranze piacevoli possa variare la risposta a fattori di stress in contesti differenti,gli AA esaminano l’effetto del profumo di noce di cocco sulla risposta cardiovascolare a fattori di stress di laboratorio (standard).
I soggetti con inspirazione di noce di cocco (n17) o di aria priva di ogni fragranza (n15) sono stati studiati attraverso un test sulla flessibilità mentale: un compito di Stroop (Stroop color-word task), e un compito di aritmetica. Durante la baseline,il compito e il periodo di recupero sono stati misurati la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca (HR) e la variabilità del periodo cardiaco (HPV).
E’ emerso che nei soggetti esposti al profumo di noce di cocco HR era superiore e HPV inferiore rispetto a quelli ad aria libera da ogni profumazione. Nell’osservazione fatta durante il calcolo mentale, i soggetti sottoposti a fragranza di noce di cocco sembravano presentare una risposta HR smussata ma, dato che per HPV non si sono evidenziate differenze, l’ottundimento osservato pare da attribuire ad una ridotta risposta simpatica e non ad un diminuito parasimpatico sotto stress.
Questo ed altri risultati descritti nel report dello studio pilota fanno pensare,secondo gli AA, che il profumo di noce di cocco possa influenzare l’attività cardiovascolare a riposo e sotto stress.
Tale lavoro,nonostante i suoi limiti, ci indica che una ricerca in materia potrebbe portarci a conclusioni rilevanti pensando soprattutto ai benefici che si otterrebbero esponendo soggetti con patologie croniche ai profumi
Ricerca realizzata da associati a Target Behavioral Response Laboratory RDAR-QES-D Bldg 3518, NJ, USA.
Mezzacappa E et al. Coconut fragrance and cardiovascular response to laboratory stress: Results of pilot testing. Holist Nurs Pract 24:6, 322-32 (2010)

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano


mercoledì 13 aprile 2011

Nucleare, mix antiossidanti protegge da lesioni al Dna


Roma, 29 mar. (Adnkronos Salute) - Una formulazione unica di antiossidanti, da prendere per bocca prima di essere sottoposti a radiazioni ionizzanti, riduce al minimo il danno cellulare. Lo studio, condotto per evitare i rischi 'da raggi' impiegati per numerosi esami diagnostici, viene presentato oggi a Chicago dai ricercatori della Society of Interventional Radiology, riuniti per il loro 36.mo convegno annuale. Secondo il team dell'Università di Toronto e dell'University Health Network canadese, autore della ricerca, si tratta della prima sperimentazione clinica di questo genere. Un'indagine che ha permesso di osservare una riduzione del 50% delle lesioni del Dna, grazie alla somministrazione della speciale formula antiossidante, prima di una Tac. "Nel nostro piccolo studio iniziale, abbiamo visto che la somministrazione preventiva ai pazienti di questa miscela speciale di antiossidanti comporta una notevole riduzione" del danno al Dna, spiega Kieran J. Murphy. "Questo approccio potrebbe avere un ruolo importante nella protezione di adulti e bambini" che devono essere sottoposti a questi esami. Si tratta di un piccolo studio, ammoniscono gli studiosi, che annunciano comunque l'intenzione di avviare un più vasto studio clinico ad hoc a Toronto.

"Quotivadis" Mercoledi 30 marzo 2011
Elena Bosi, pediatra Milano

domenica 10 aprile 2011

Coloranti sotto accusa in Usa, rendono bimbi iperattivi


Roma, 28 mar. (Adnkronos Salute) - Cibi colorati sotto accusa. Dolciumi, succhi di frutta, yogurt in technicolor, studiati in modo da colpire la parte del nostro cervello che dice 'gnam', hanno un loro lato oscuro: secondo un numero crescente di studi, causerebbero problemi comportamentali e deficit d'attenzione nei piccoli consumatori. Tanto che un comitato d'esperti della Food and Drug Administration, l'agenzia Usa dei farmaci e degli alimenti, comincerà mercoledì una revisione delle ricerche sugli effetti dei coloranti artificiali, seguendo l'esempio europeo. Con un clamoroso ritorno sui suoi passi, infatti, la scorsa settimana la Fda ha pubblicato un rapporto che evidenzia l'influenza dei coloranti sintetici su alcuni bambini. L'agenzia dovrebbe prendere posizione, invoca un editoriale sul Washington Post: permettere l'uso di queste sostanze - si sottolinea - viola il mandato stesso della Fda, proteggere i consumatori da prodotti non sicuri. Ed è in conflitto con la sua missione di prendere provvedimenti nei confronti degli alimenti processati in modo da "apparire migliori o di maggior valore" rispetto a quello che sono realmente. Gli scaffali dei supermercati sempre più colorati e invitanti. In particolare negli store degli Stati Uniti, ma ormai anche in Italia, spiccano caramelle in technicolor, cornflake policromi, succhi di frutta con tutte le sfumature dell'arcobaleno. Sono ormai così diffusi da sembrare normali. A volte quasi naturali. E il processo non riguarda più solo dolciumi o snack, ma anche verdure sott'aceto, condimenti per l'insalata, arance. Le preoccupazioni per gli alimenti colorati industrialmente affondano molto indietro nel tempo. Nei primi anni '90 la Fda e gli scienziati canadesi concludono che il rosso 40 e il giallo 5 e 6, i più usati per 'accendere' i cibi, sono contaminati con sostanze simili a cancerogeni umani. E nonostante diversi prodotti debbano il loro aspetto invitante a cinque coloranti usati insieme, neanche oggi è stato studiato e testato il potenziale effetto cancerogeno di queste combinazioni, sottolineano gli scienziati nell'editoriale sul Washington Post. In cinquant'anni, negli States la produzione procapite di coloranti alimentari si è quintuplicata. I bambini ne consumano sempre di più. Mentre gli allergologi evidenziavano nutriti timori nei confronti del giallo 5, parallelamente psichiatri e insegnanti hanno notato un aumento di problemi di comportamento e deficit d'attenzione. Nel 2004 uno studio rivela che i bimbi iperattivi che consumano coloranti, lo sono molto di più degli altri. La Gran Bretagna ha sollecitato i produttori a non usare 6 sostanze 'sotto accusa', il Parlamento europeo ha imposto in questi prodotti la presenza di un'etichetta sugli "effetti avversi" che i coloranti artificiali possono avere "sul comportamento e l'attenzione dei bambini". Mettere al bando queste sostanze, fatte apposta per manipolare la percezione dei consumatori - sottolineano gli esperti - non significa rendere grigia la tavola: si possono usare, e si comincia a farlo, diversi coloranti naturali, estratti dalle piante, altrettanti vividi di quelli artificiali, ma senza gli effetti nocivi.
"Quotivadis" info@univadis.it martedi’ 29/03/2011
Elena Bosi, pediatra Milano

mercoledì 6 aprile 2011

Omeopatia ed emicrania: studio osservazionale.


E' stato condotto uno studio clinico,osservazionale, multicentrico, prospettico da un gruppo di ricercatori tedeschi su pazienti affetti da emicrania.
Gli AA hanno valutato i possibili effetti di una terapia omeopatica individualizzata nell'emicrania.
Lo studio è stato condotto nell'arco di 2 anni utilizzando questionari standardizzati.
Sono stati presi in considerazione i dati registrati durante i due anni di studi compresa la diagnosi (ICD, nona revisione), la compliance corrente, la gravità (scala di valutazione numerica=0-10), la qualità della vita correlata alla salute (QoL,36-item Schort-Form Health Survey).
Gli individui esaminati pari a 212 adulti (89,2% femmine) erano di età media 39,4+/-10,7 anni e presentavano emicrania da 15,2+/-10.9 anni. Il 90% dei pazienti era stato sottoposto a terapia con
con farmaci convenzionali,
Hanno partecipato alla ricerca 67 medici il cui carico di lavoro è stato di165,6+/-118,8 minuti complessivi. Sono state formulate 62+/-4,6 prescrizioni omeopatiche.
A conclusione del lavoro si è registrato un netto miglioramento dell'emicrania con notevole “effect size”(di Cohen=1,48 dopo 3 mesi e 2,28 dopo 24 mesi) e della qualità di vita con punteggi della componente mentale e fisica, dopo 24 mesi, rispettivamente 0,42 e 0,45. Di conseguenza è diminuito l'uso di farmaci convenzionali o il ricorso ad altri servizi sanitari.

Witt CM e all, Homeopathic treatment of patients with migraine:
A prospective observational study with 2 year follow-up period.
J Altern Complement Med 2010, April; 16(4): 347-55

Paola Nannei Viganò, pediatra Milano

domenica 3 aprile 2011

Veronesi, piu' rischi tumore da cattiva alimentazione che da fumo


Roma, 2 mar. (Adnkronos Salute) - I tumori? Si prevengono partendo dalla tavola. A ribadirlo, tornando su un tema a lui caro, è l'oncologo Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità e direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, intervenuto stamani al ciclo di incontri 'Vivere in salute' all'università Sapienza di Roma. Veronesi, numeri alla mano, stila una classifica dei fattori che rappresentano un rischio sul fronte tumori. La parte del leone spetta all'alimentazione "con il 35%" dei pericoli nell'innescare una neoplasia. Seguono "tabacco (30%), infezioni virali (10%), fattori riproduttivi (7%), attività lavorativa e inquinamento (4% rispettivamente)".Cattiva alimentazione, dunque, ancor più pericolosa del fumo, da sempre sul banco degli imputati. "Ciò di cui ci nutriamo - sottolinea Veronesi, rivolgendosi ai numerosi studenti raccolti in Aula magna per ascoltare le sue parole e quelle degli altri esperti presenti all'appuntamento - è un elemento fondamentale per la nostra vita. Alimentarsi vuol dire scegliere, e questa scelta può essere importantissima per preservarci da diverse malattie, a partire dai tumori. Il 35% di questi - ribadisce - è dovuto a ciò che mangiamo, mentre non più del 4% è riconducibile all'inquinamento". Quel che mandiamo giù per alimentarci "può agire indisturbato sui nostri organi". Occhio, dunque, alle cattive abitudini.Veronesi mostra due slide che la dicono lunga, tracciando la diffusione del tumore al colon nel pianeta. "Vedete - fa notare - questa neoplasia è rarissima nei Paesi dove non si mangia carne", al contrario di quelli in cui raramente questo alimento manca dalla tavola. Frutta e verdura, invece, sono alimenti "protettivi: più alto è il loro consumo - ricorda l'oncologo - più diminuisce il rischio" di incappare in un tumore.Veronesi indica poi agli studenti presenti all'appuntamento capitolino, che mira a promuovere attività di informazione ed educazione alla salute tra i giovani, gli alimenti che dovrebbero scegliere per proteggersi dalle neoplasie. Tra questi la curcuma, "presente ad esempio nel curry. Nell'isola di Okinawa, dove la curcuma viene consumata quotidianamente - racconta - c'è una presenza di ultracentenari che supera del 10-15% quella degli altri Paesi nel mondo".Buona abitudine, poi, portare a tavola "mirtilli e uva rossa" intesa anche come "vino: due bicchieri al dì - ricorda il direttore scientifico dello Ieo - uno a pranzo e l'altro alla sera, hanno un buon effetto protettivo". Spazio inoltre a "fragole, tè verde, aglio verza, broccoli e pomodori", perché la lotta ai tumori si combatte anche a tavola ed è bene tenerlo sempre a mente. Parola di Umberto Veronesi.

"Quotivadis" info@univadis.it
Giovedì 3 marzo 2011

Elena Bosi, pediatra Milano