lunedì 29 marzo 2010

ADDIO AD ANTONIO NEGRO


Ci ha lasciato all’età di 102 anni uno dei grandi omeopati italiani .
Aveva iniziato ad insegnare omeopatia nel 1946 a pochi studenti nella sua abitazione a Roma, ma l’interesse crescente per questa pratica medica lo portò a fondare nel 1947 il Centro Ippocratico Hahnemaniano italiano (C.I.H.I.) e nel 1953 l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica (A.I.M.O.H.) nella quale lavorò per quarant’anni e che divenne punto di riferimento didattico di grande importanza nazionale e internazionale.
Grande clinico,aveva compreso che la malattia risiedeva nella profondità dell’uomo,riteneva che il colloquio con il paziente fosse ” Sacro” ed era abituato ad ascoltare lungamente e ad osservare.
Molto credente e profondo conoscitore di Sant’Agostino, lavorava con discrezione e nonostante a lui si rivolgessero personaggi famosi ,era modesto e discreto.
A lui un grazie per i suoi insegnamenti
La redazione del Blog

venerdì 26 marzo 2010

Medicine complementari


Il link che alleghiamo invia ad un sito di estremo interesse, che si sobbarca (tra le altre cose) da anni l'ingrato compito di vagliare e ordinare le banche dati disponibili sul web dedicate alle medicine complementari. Il sottotitolo (eloquente) del sito recita: “developing the evidence base for complementary medecine”. Nel sito è anche presente un progetto di ricerca dell'Università di Westminster oltre a review di libri e news del mondo delle CAM. Raccomandiamo caldamente un giro tra le varie sezioni di questo sito.
http://www.rccm.org.uk/

Amedeo Galassi

lunedì 22 marzo 2010

Pericolo sordità eccedendo nell'uso di analgesici


Maggiori problemi all'udito con l'impiego eccessivo di analgesici. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su American Journal of Medicine che ha dimostrato come l'assunzione frequente di acido acetilsalicilico, farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e paracetamolo aumenti il rischio di perdita dell'udito soprattutto nelle persone più giovani. L'indagine ha riguardato circa 27mila uomini d'età compresa tra 40 e 74 anni che, per oltre 18 anni, sono stati sottoposti, ogni due anni, a specifici questionari sulle capacità uditive e sull'utilizzo di analgesici. In breve, l'uso regolare di ciascuno dei suddetti farmaci è risultato associato a un incremento del rischio di sordità. In particolare, per coloro che ne facevano ricorso molto spesso (due o più volte la settimana), rispetto agli utilizzatori meno frequenti (meno di due volte la settimana), è stato registrato un hazard ratio di 1,12; 1,21 e 1,22 per acido acetilsalicilico, Fans e paracetamolo, rispettivamente, e con gli ultimi due farmaci, il rischio è apparso direttamente proporzionale alla durata dell'assunzione. Infine, quest'associazione è risultata maggiore negli uomini al di sotto dei 50 anni (hr = 1,33; 1,61 e 1,99 per acido acetilsalicilico, fans e paracetamolo).
Am J Med. 2010 Mar;123(3):231-237.
Docteur News 9Marzo 2010-Anno 8,Numero 41
Elena Bosi, pediatra Milano

giovedì 18 marzo 2010

OMEOPATIA = PLACEBO?


Con sempre maggiore frequenza si tenta di giustificare gli effetti terapeutici dei trattamenti omeopatici come effetti placebo. Analogamente, si ipotizza che anche gli studi clinici randomizzati in doppio cieco (RCTs) condotti in omeopatia classica (individualizzata) possano fallire a causa dell’effetto placebo.
Per approfondire questo aspetto, Nuhn T & coll. hanno pubblicato nel mese di gennaio su Homeopathy un interessante studio dal titolo “Placebo effect sizes in homeopathic compared to conventional drugs - a systematic review of randomised controlled trials” (qui).
Scopo dello studio era comparare gli effetti placebo in omeopatia con quelli rinvenibili in studi relativi a medicina convenzionale. A tale scopo hanno effettuato un’analisi sistematica della letteratura, analizzando criticamente ogni RCTs in omeopatia e comparandolo con tre corrispondenti studi in medicina convenzionale. I criteri di analisi prevedevano la serietà dei sintomi studiati, la scelta dei parametri di outcome e la durata del trattamento.
In 13 dei 25 RCTs in omeopatia reclutati per lo studio, gli effetti placebo sono stati ritenuti maggiori rispetto ai corrispondenti studi convenzionali. Nei rimanenti 12 tali effetti risultavano inferiori (p=0.39). In aggiunta, in nessuno dei sottogruppi analizzati si manifestavano differenze eclatanti.
In conclusione, gli autori affermano che in questo studio gli effetti placebo analizzati negli RCTs in omeopatia classica non appaiono superiori rispetto a quelli in medicina convenzionale.
G. Di Leone – Medico - Bari

mercoledì 10 marzo 2010

Olio di argan

Argania spinosa (L.) Skeels. è un albero tipico del Marocco, diffuso tra Essauria ed Agadir: pianta antichissima rappresenta un importante baluardo contro la desertificazione del territorio. Dai semi contenuti nei frutti (noci) si estrae l’olio (olio di argan) che conosce da sempre un uso alimentare come condimento sul pane, come ingrediente per pietanze tipiche marocchine, ecc. e un uso cosmetico come idratante ed elasticizzante per la pelle e come ristrutturante per i capelli. Recenti studi hanno evidenziato l’azione di prevenzione del rischio cardiovascolare e proprietà antiossidanti. L’attività di estrazione e di lavorazione dell’olio e modalità di impiego sono retaggio della cultura berbera, tramandata da generazioni in linea femminile. La fama dell’olio di argan si deve a Zoubida Charrouf docente di chimica alla Facoltà di Scienze di Rabat che a partire dal 1995 ha contribuito a promuovere la costituzione di cooperative di donne impegnate in progetti di sviluppo e di lavorazione delle noci di argan, lanciando in tal modo, oltre alla ricerca scientifica a livello universitario, la produzione e la commercializzazione sostenibile di questo olio. I risultati ottenuti sono stati tali da far ottenere, a livello internazionale, il Premio Slow Food 2001. Le cooperative, inoltre, hanno contribuito a promuovere la condizione economica e sociale della donna rurale e hanno favorito il processo di alfabetizzazione. La diffusione della coltivazione della pianta (ogni donna ha l’impegno di piantare almeno 10 alberi all’anno) riveste un impatto ambientale/ecologico notevole. Grazie a tale pratica viene, infatti, frenato il processo di desertificazione a cui la coltivazione della pianta si oppone. Argania spinosa è stata dichiarata dall’UNESCO, per la sua utilità e per il serio rischio di estinzione, specie protetta.
Enrica Campanini, medico, Firenze