venerdì 24 aprile 2020

MILLE VOLONTARI PER IL NUOVO VACCINO


Sono più di mille i volontari - di sana e robusta costituzione, ed età inferiore ai 55 anni - che da domani scendono in campo, a disposizione della scienza, per i primi test clinici del vaccino contro il Covid-19 messo in cantiere nella celeberrima università di Oxford: il progetto più avanzato d'Europa in termini di sperimentazione. Dopo i risultati incoraggianti, fatti registrare nella fase pre-clinica sugli animali, il prototipo oxfordiano - chiamato ChAdOx1 nCoV-19 e frutto della partnership con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia - passa dunque alla fase dei trails su uomini e donne 'cavia', che riceveranno, sotto forma di "rimborso spese", fino all'equivalente di 700 euro. Una sensazionale accelerazione, quella impressa nella corsa al vaccino dal prestigioso ateneo britannico (seguito a distanza dal singolo test umano annunciato oggi in Germania dal Paul Ehrlich Institut) possibile solo grazie alla concentrazione di diversi stadi della sperimentazione in quattro mesi, invece dei cinque anni solitamente necessari.
Due le ragioni chiave dietro l'impennata del Jenner Institute, cuore della ricerca affidata all'equipe della professoressa Sarah Gilbert: l'urgenza imposta dalla micidiale pandemia e l'uso d'una tecnologia, già testata con successo nel recente passato, contro altri virus di ceppo analogo quali Mers o Sars. "E' stato un chiaro vantaggio sugli altri gruppi di lavoro", ha riconosciuto all'ANSA Martino Bardelli, ricercatore ticinese coinvolto nei test di Oxford, che potranno contare anche sui finanziamenti extra (24 milioni di euro) garantiti ieri dal governo britannico. "Il vaccino è basato su un vettore virale chiamato ChAdOx1, inserito dentro l'involucro di un adenovirus isolato dagli scimpanzé - la spiegazione di Bardelli -. Il suo genoma però viene modificato per evitare che possa replicarsi o causare un'infezione negli individui vaccinati. Al suo interno viene introdotto il gene della proteina spike del SARS-CoV-2. Quando questo vettore virale infetta le nostre cellule, stimola la produzione della proteina spike per innescare l'attivazione dell'immunità". La speranza degli scienziati del Jenner è che il sistema immunitario "impari" a riconoscere la proteina spike, così da sollecitare una rapida risposta tale da bloccare l'infezione. La sperimentazione clinica si svolgerà in diversi laboratori, dislocati nelle aree di Bristol, Southampton e Londra. E coinvolgerà un totale di 1.112 volontari, di età compresa tra i 18 e 55 anni, selezionati attraverso scrupolosi controlli medici. A circa metà campione (510 individui) verrà somministrato il ChAdOx1 nCoV-19, agli altri il vaccino contro la meningite: nessuno saprà il proprio gruppo d'appartenenza. Una volta terminata la fase 1, e confermata la non tossicità del vaccino, si passerà (verosimilmente tra fine maggio e giugno) alla fase 2, con gruppi di volontari più anziani. "E' la fase che ci preoccupa maggiormente - ha spiegato Andrew Pollard, virologo del team di Oxford - perché tra gli over 70 la risposta immunitaria a molti vaccini è spesso deludente. Se accadesse anche in questo caso, proveremo a somministrare dosi maggiori per rinforzare la reazione del sistema immunitario". L'obiettivo, nel migliore degli scenari, è di poter contare già su un milione di dosi a settembre, disponibili per un ipotetico uso compassionevole successivo direttamente su alcune categorie di pazienti gravi.
Mentre per una produzione su larga scala i tempi sono destinati ad allungarsi: più o meno un anno nelle previsioni di un'eventuale copertura nazionale britannica, di più per una svolta globale. "Continuo a ritenere che per una soluzione a breve-medio termine dobbiamo insistere nella ricerca di un farmaco, magari già esistente, in grado di disinnescare i sintomi del coronavirus", ha osservato Bardelli: "I tempi del vaccino per tutti resteranno comunque più lunghi".

Tratto da Dottnet 22/04/2020


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