domenica 9 marzo 2025

OMEOPATIA IN AGRICOLTURA

 

 


I trattamenti omeopatici in agricoltura stanno suscitando sempre maggiore interesse e attirano investimenti soprattutto in America Latina dove sono condotti gli studi più numerosi. L’interesse è in crescita anche in Europa e in Italia e sta coinvolgendo non solo l’agronomo ma anche l’omeopata medico o veterinario, nonché l’utente omeopatico.

Osservare l’effetto del farmaco omeopatico nel mondo vegetale potrebbe arricchire e consolidare la conoscenza e la dimestichezza con i rimedi omeopatici che sono spesso usati inappropriatamente.

L’uso di una potenza alta (200CH) a scopo preventivo, appare innovativo in quanto gli studi agromeopatici utilizzano in genere potenze in genere basse. Nel 2023 è stato realizzato uno studio pilota in un orto di un medico omeopata di Empoli. Visti i risultati incoraggianti è stato esteso a tre aree agricole nell’estate scorsa. La documentazione di riferimento proviene dalle pubblicazioni degli agronomi Niurka Meneses e Nuria Cuch che a Siviglia durante il congresso della LHMI hanno tenuto un simposio di agromeopatia, e da Radko Tichavsky con le relative indicazioni del Prof. Francesco Di Lorenzo. A differenza del trattamento convenzionale, l’Agromeopatia non solo si propone di curare le patologie delle piante o di eliminare i parassiti, ma si pratica in modo sistemico coinvolgendo tutte le componenti possibili dell’azienda, nell’ottica di una prevenzione primaria. Il suolo, il clima, gli eventi atmosferici, gli insetti, i batteri, i funghi, i virus, gli altri vegetali, gli animali, l’uomo, sono considerati coinvolti e interattivi. In ambito bioagricolo, molte aziende non seguono più l’approccio definibile come antropocentrico, ma quello più coerente sistemico, quale risulta essere quello Agroecologico  sue attitudini come la Biodinamica e l’Agromeopatia.

La cooperazione, elemento finalistico di un regime sistemico, si rivela più efficace biologicamente rispetto a una lotta mirata alla sola eliminazione dell’agente cosiddetto nocivo. La pianta cerca di salvaguardare la sua omeostasi, di mantenere cioè le sue caratteristiche e la sua identità biologica, ma nello stesso tempo partecipa agli scambi con gli altri sistemi interconnessi in una relazione dinamica. L’intero sistema può essere messo in crisi ogni volta che un fattore di rottura ne altera gli equilibri. L’Agromeopatia può essere utile in questa circostanza per riparare i danni come possiamo osservare nello studio che abbiamo realizzato. Questo lavoro sviluppa un precedente studio pilota di Agromeopatia applicata alla coltivazione di pomodori in pieno campo utilizzando rimedi omeopatici quali Belladonna 200 CH e Calcarea carbonica (Ostrearum) 200 CH. Lo studio pilota, pubblicato sulla rivista della Ass. Italiana di Agricoltura Biodinamica nel Gennaio 2024 diretta dal Dr. Triarico, espone i modelli di coltivazione e la metodologia applicate in modo analogo al presente studio multicentrico prospettico. I risultati incoraggianti ottenuti dalla applicazione di questi rimedi a medio-alta potenza, in particolare quelli riferibili alla somministrazione di Belladonna 200 CH, ci hanno spinto a focalizzare su questa un nuovo studio sulle coltivazioni di pomodori in tre aeree agricole diverse ma con analoghe modalità di pianificazione agricola. Nel nostro studio vediamo come l’applicazione di un farmaco unico faciliti le analisi dei risultati e la realizzazione del proponimento di prevenire le malattie e di stimolare la crescita delle piante osservate.
I farmaci omeopatici utilizzati e autorizzati dall’AIFA, sono gli stessi che sono commercializzati in campo umano e veterinario. Il pomodoro (Solanum lycopersicum), appartiene alla famiglia delle Solanacee, al genere Solanum, uno dei più estesi delle angiosperme. Richiede mediamente temperature di 12°-14°C per la germinazione dei semi e temperature superiori a 20°C dalla fioritura alla maturazione, mentre risultano dannose per il suo sviluppo le escursioni termiche troppo brusche. Le temperature minime di crescita sono comprese tra gli 8° e i 10°C.
Tali condizioni climatiche si sono rivelate fondamentali per procedere alla scelta del medicamento omeopatico. I pomodori gradiscono una esposizione piuttosto assolata, anche se troppo caldo può causare sofferenza sia alla pianta che ai frutti. Abbiamo scelto il farmaco omeopatico Atropa Belladonna perché nei Repertori di Agromeopatia compare in numerose rubriche e in particolare è indicato in seguito a piogge prolungate, ondate di freddo improvvise o al contrario eccessi di calore e siccità. Questa polarità rappresenta un indicatore importante nella scelta della cura, così come lo è stato in occasione dello studio pilota. Il rimedio omeopatico impiegato è altamente potenziato (200 CH) e anche ultra-molecolare.
I farmaci omeopatici si prestano bene all’agricoltura in quanto le piante sono in grado di assorbire solo sostanze in micro-dosi.

Nel nostro studio non è stato nebulizzato come spray per il rischio di contaminazioni medicamentose ma sciolto nel sistema d’irrigazione. Il farmaco è assorbito attraverso le foglie e le radici in un tempo molto breve. La Belladonna 200 CH in globuli contenuti in un tubo monodose fornito direttamente dall’Azienda Omeopatica, viene sciolta nell’acqua di irrigazione in un volume di liquido sufficiente per provvedere alle piante che subiscono il trattamento. In linea di massima ogni monodose di Belladonna 200 CH viene sciolta in 10-15 litri di acqua ad ogni somministrazione.

La monodose viene somministrata una volta alla settimana da fine giugno fino a tutto luglio, in contemporanea nei tre campi, per un totale di 5 somministrazioni.
Il rimedio non è stato dinamizzato ad ogni passaggio. L’osservazione delle piante è iniziata il 24 giugno 2024 e si è protratta per due mesi. I risultati indicano un effetto sicuramente significativo nelle piante di pomodoro in due aree agricole, con tutte i limiti dei rilevamenti che ne condizionano la scientificità e l’attendibilità degli esiti. La prima coltivazione di Scarperia (FI) è stata condizionata da eventi atmosferici temporaleschi violenti che hanno abbattuto i due filari oggetto dello studio con le piante già pronte per l’allegagione. La giornata peggiore è stata il 24 giugno momento in cui doveva partire lo studio che è stato rimandato. Nei giorni seguenti le piante sono state invase dalla Peronospora. Il primo trattamento con Belladonna è stato fatto il 4 luglio e già nel secondo dell’11 luglio si è verificata una netta ripresa vegetativa nel filare trattato con Belladonna rispetto a quello non trattato. La Peronospora si è arrestata solo nel filare trattato omeopaticamente mentre nell’altro è rimasta presente.

Nei mesi successivi le differenze tra i due filari sono apparse sempre più evidenti e in quello trattato con Belladonna le piante sono cresciute e si sono sviluppate rapidamente producendo frutti sani e abbondanti. La crescita erbacea era presente e folta nel terreno trattato rispetto all’altro che ne era quasi privo.  I modelli basati sulla osservazione delle piante sane sono utili per comprendere gli effetti delle diverse preparazioni omeopatiche, in particolare quelli che mirano alla profilassi e alla produzione fruttifera come nel caso del nostro studio.
I risultati indicano un effetto sicuramente significativo in due terreni su tre. Un elemento emerso nel campo di Persiceto (BO), ritenuto degno di nota, è il fenomeno della diffusione e contaminazione medicamentosa delle piante non trattate. Tale effetto confermerebbe quanto osservato in altre prove con prodotti omeopatici, dove l’effetto del trattamento alle piante è conferito alle piante testimone delle file confinanti.

Una volta constatata e consolidata la presenza dell’effetto preventivo e curativo e studiata adeguatamente la durata di questo anche in altre condizioni, occorre pensare a come la forza medicamentosa della Belladonna, nel nostro caso, o di altri farmaci omeopatici, agisca e si eserciti sulla pianta trattata. La discussione è aperta nel mondo nascente dell’Agromeopatia dove scarseggiano i riferimenti e le possibilità di confronto. L’Agromeopatia attualmente è applicata più come cura che come prevenzione, inoltre si usano per lo più rimedi a basse dosi o composti. Da segnalare la teoria della “similitudine metabolica” proposta dal Prof. Tichavsky che insegna Agromeopatia a Guadalajara in Messico. Si tratta di un meccanismo molto interessante in natura: qualsiasi parassita per poter individuare e avvicinarsi al suo ospite e conquistarlo deve possedere una certa similitudine definita come metabolica. Senza la presenza di tale similitudine, il parassita non è in grado di riconoscere e parassitare il suo ospite. Studi sulle alte potenze (dalla 200 CH in su) sono rari. Il tipo d’azione in campo vegetale del farmaco omeopatico non può essere diverso da quello osservato negli umani e negli animali, almeno proposto in questo modo: rimedio unitario, somministrazioni periodiche, analisi del follow-up ecc. Non essendoci altri studi analoghi la somministrazione settimanale è stata decisa in modo arbitrario e basato sulle esperienze cliniche così come il numero delle ripetizioni. Altro elemento piuttosto sorprendente emerso nello studio riguarda proprio la similitudine biochimica tra Pomodoro e Belladonna.
La solanina(C75H73NO15), un glicoalcaloide presente in tutte le parti del pomodoro, ha delle strette analogie con l’atropina (C17H23NO3) che troviamo in abbondanza nella Belladonna, alcaloide più potente e molto più tossico della solanina. Tra le due molecole c’è una evidente corrispondenza molecolare.  Questo potrebbe essere un elemento di approfondimento del rapporto di similitudine a partire dalla appartenenza comune nella famiglia delle Solanacee di pomodoro e Belladonna. Gli aspetti biochimici potrebbero essere contemplati e analizzati in altri tipi di coltivazioni prendendo in esame le componenti e la direzione del processo di similitudine. In questo senso il rimedio unico faciliterebbe l’ottenimento di dati certi. I risultati riportati, seppur lontani da una valutazione scientifica corretta, mostrano l’inaspettata azione di alte potenze di Belladonna basate sulla evidente e stretta similitudine tra pianta e medicamento.

Tratto da Blog CEMON generiamo salute gennaio ’25

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