I trattamenti omeopatici in agricoltura stanno suscitando sempre maggiore interesse e attirano investimenti soprattutto in America Latina dove sono condotti gli studi più numerosi. L’interesse è in crescita anche in Europa e in Italia e sta coinvolgendo non solo l’agronomo ma anche l’omeopata medico o veterinario, nonché l’utente omeopatico.
Osservare
l’effetto del farmaco omeopatico nel mondo vegetale potrebbe arricchire e
consolidare la conoscenza e la dimestichezza con i rimedi omeopatici che sono
spesso usati inappropriatamente.
L’uso di una potenza alta (200CH) a scopo preventivo, appare innovativo in quanto gli studi agromeopatici utilizzano in genere potenze in genere basse. Nel 2023 è stato realizzato uno studio pilota in un orto di un medico omeopata di Empoli. Visti i risultati incoraggianti è stato esteso a tre aree agricole nell’estate scorsa. La documentazione di riferimento proviene dalle pubblicazioni degli agronomi Niurka Meneses e Nuria Cuch che a Siviglia durante il congresso della LHMI hanno tenuto un simposio di agromeopatia, e da Radko Tichavsky con le relative indicazioni del Prof. Francesco Di Lorenzo. A differenza del trattamento convenzionale, l’Agromeopatia non solo si propone di curare le patologie delle piante o di eliminare i parassiti, ma si pratica in modo sistemico coinvolgendo tutte le componenti possibili dell’azienda, nell’ottica di una prevenzione primaria. Il suolo, il clima, gli eventi atmosferici, gli insetti, i batteri, i funghi, i virus, gli altri vegetali, gli animali, l’uomo, sono considerati coinvolti e interattivi. In ambito bioagricolo, molte aziende non seguono più l’approccio definibile come antropocentrico, ma quello più coerente sistemico, quale risulta essere quello Agroecologico sue attitudini come la Biodinamica e l’Agromeopatia.
La
cooperazione, elemento finalistico di un regime sistemico, si rivela più
efficace biologicamente rispetto a una lotta mirata alla sola eliminazione
dell’agente cosiddetto nocivo. La pianta cerca di salvaguardare la sua
omeostasi, di mantenere cioè le sue caratteristiche e la sua identità
biologica, ma nello stesso tempo partecipa agli scambi con gli altri
sistemi interconnessi in una relazione dinamica. L’intero sistema può essere
messo in crisi ogni volta che un fattore di rottura ne altera gli equilibri.
L’Agromeopatia può essere utile in questa circostanza per riparare i danni come
possiamo osservare nello studio che abbiamo realizzato. Questo lavoro sviluppa
un precedente studio pilota di Agromeopatia applicata alla coltivazione di
pomodori in pieno campo utilizzando rimedi omeopatici quali Belladonna 200 CH e Calcarea carbonica (Ostrearum)
200 CH. Lo studio pilota, pubblicato sulla rivista della Ass. Italiana di
Agricoltura Biodinamica nel Gennaio 2024 diretta dal Dr. Triarico, espone i
modelli di coltivazione e la metodologia applicate in modo analogo al presente
studio multicentrico prospettico. I risultati incoraggianti ottenuti dalla
applicazione di questi rimedi a medio-alta potenza, in particolare quelli
riferibili alla somministrazione di Belladonna 200 CH, ci hanno spinto a
focalizzare su questa un nuovo studio sulle coltivazioni di pomodori in
tre aeree agricole diverse ma con analoghe modalità di pianificazione
agricola. Nel nostro studio vediamo come l’applicazione di un farmaco unico
faciliti le analisi dei risultati e la realizzazione del proponimento di
prevenire le malattie e di stimolare la crescita delle piante osservate.
I farmaci omeopatici utilizzati e autorizzati dall’AIFA, sono gli stessi che
sono commercializzati in campo umano e veterinario. Il pomodoro (Solanum
lycopersicum), appartiene alla famiglia delle Solanacee, al genere Solanum, uno
dei più estesi delle angiosperme. Richiede mediamente temperature di 12°-14°C
per la germinazione dei semi e temperature superiori a 20°C dalla fioritura
alla maturazione, mentre risultano dannose per il suo sviluppo le escursioni
termiche troppo brusche. Le temperature minime di crescita sono comprese tra
gli 8° e i 10°C.
Tali condizioni climatiche si sono rivelate fondamentali per procedere alla scelta
del medicamento omeopatico. I pomodori gradiscono una esposizione piuttosto
assolata, anche se troppo caldo può causare sofferenza sia alla pianta che ai
frutti. Abbiamo scelto il farmaco omeopatico Atropa Belladonna perché
nei Repertori di Agromeopatia compare in numerose rubriche e in
particolare è indicato in seguito a piogge prolungate, ondate di freddo
improvvise o al contrario eccessi di calore e siccità. Questa polarità
rappresenta un indicatore importante nella scelta della cura, così come lo è
stato in occasione dello studio pilota. Il rimedio omeopatico impiegato è
altamente potenziato (200 CH) e anche ultra-molecolare.
I farmaci omeopatici si prestano bene all’agricoltura in quanto le piante
sono in grado di assorbire solo sostanze in micro-dosi.
Nel nostro
studio non è stato nebulizzato come spray per il rischio di contaminazioni
medicamentose ma sciolto nel sistema d’irrigazione. Il farmaco è assorbito
attraverso le foglie e le radici in un tempo molto breve. La Belladonna 200 CH in globuli contenuti
in un tubo monodose fornito direttamente dall’Azienda Omeopatica, viene sciolta
nell’acqua di irrigazione in un volume di liquido sufficiente per provvedere
alle piante che subiscono il trattamento. In linea di massima ogni monodose
di Belladonna 200
CH viene sciolta in 10-15 litri di acqua ad ogni somministrazione.
La monodose
viene somministrata una volta alla settimana da fine giugno fino a tutto
luglio, in contemporanea nei tre campi, per un totale di 5 somministrazioni.
Il rimedio non è stato dinamizzato ad ogni passaggio. L’osservazione delle
piante è iniziata il 24 giugno 2024 e si è protratta per due mesi. I risultati
indicano un effetto sicuramente significativo nelle piante di pomodoro
in due aree agricole, con tutte i limiti dei rilevamenti che ne
condizionano la scientificità e l’attendibilità degli esiti. La prima
coltivazione di Scarperia (FI) è stata condizionata da eventi atmosferici
temporaleschi violenti che hanno abbattuto i due filari oggetto dello studio
con le piante già pronte per l’allegagione. La giornata peggiore è stata il 24
giugno momento in cui doveva partire lo studio che è stato rimandato. Nei
giorni seguenti le piante sono state invase dalla Peronospora. Il primo
trattamento con Belladonna è stato fatto il 4 luglio e
già nel secondo dell’11 luglio si è verificata una netta ripresa
vegetativa nel filare trattato con Belladonna rispetto a quello non
trattato. La Peronospora si è arrestata solo nel filare trattato
omeopaticamente mentre nell’altro è rimasta presente.
Nei mesi
successivi le differenze tra i due filari sono apparse sempre più evidenti e in
quello trattato con Belladonna le piante sono cresciute e
si sono sviluppate rapidamente producendo frutti sani e abbondanti. La crescita
erbacea era presente e folta nel terreno trattato rispetto all’altro che ne era
quasi privo. I modelli basati sulla osservazione delle piante sane sono
utili per comprendere gli effetti delle diverse preparazioni omeopatiche, in
particolare quelli che mirano alla profilassi e alla produzione fruttifera come
nel caso del nostro studio.
I risultati indicano un effetto sicuramente significativo in due terreni su
tre. Un elemento emerso nel campo di Persiceto (BO), ritenuto degno di
nota, è il fenomeno della diffusione e contaminazione medicamentosa delle
piante non trattate. Tale effetto confermerebbe quanto osservato in altre
prove con prodotti omeopatici, dove l’effetto del trattamento alle piante è
conferito alle piante testimone delle file confinanti.
Una volta
constatata e consolidata la presenza dell’effetto preventivo e curativo e
studiata adeguatamente la durata di questo anche in altre condizioni, occorre
pensare a come la forza medicamentosa della Belladonna, nel nostro caso, o di altri
farmaci omeopatici, agisca e si eserciti sulla pianta trattata. La discussione
è aperta nel mondo nascente dell’Agromeopatia dove scarseggiano i riferimenti e
le possibilità di confronto. L’Agromeopatia attualmente è applicata più come
cura che come prevenzione, inoltre si usano per lo più rimedi a basse dosi
o composti. Da segnalare la teoria della “similitudine metabolica” proposta dal
Prof. Tichavsky che insegna Agromeopatia a Guadalajara in Messico. Si tratta di
un meccanismo molto interessante in natura: qualsiasi parassita per poter
individuare e avvicinarsi al suo ospite e conquistarlo deve possedere una certa
similitudine definita come metabolica. Senza la presenza di tale
similitudine, il parassita non è in grado di riconoscere e parassitare il suo
ospite. Studi sulle alte potenze (dalla 200 CH in su) sono rari. Il tipo
d’azione in campo vegetale del farmaco omeopatico non può essere diverso da
quello osservato negli umani e negli animali, almeno proposto in questo modo:
rimedio unitario, somministrazioni periodiche, analisi del follow-up ecc. Non
essendoci altri studi analoghi la somministrazione settimanale è stata decisa
in modo arbitrario e basato sulle esperienze cliniche così come il numero delle
ripetizioni. Altro elemento piuttosto sorprendente emerso nello studio riguarda
proprio la similitudine biochimica tra Pomodoro e Belladonna.
La solanina(C75H73NO15), un
glicoalcaloide presente in tutte le parti del pomodoro, ha delle strette
analogie con l’atropina (C17H23NO3) che
troviamo in abbondanza nella Belladonna, alcaloide più potente e molto
più tossico della solanina. Tra le due molecole c’è una evidente
corrispondenza molecolare. Questo potrebbe essere un elemento di
approfondimento del rapporto di similitudine a partire dalla appartenenza
comune nella famiglia delle Solanacee di pomodoro e Belladonna. Gli aspetti biochimici
potrebbero essere contemplati e analizzati in altri tipi di coltivazioni
prendendo in esame le componenti e la direzione del processo di similitudine.
In questo senso il rimedio unico faciliterebbe l’ottenimento di dati certi. I
risultati riportati, seppur lontani da una valutazione scientifica corretta,
mostrano l’inaspettata azione di alte potenze di Belladonna basate sulla evidente e
stretta similitudine tra pianta e medicamento.
Tratto da Blog
CEMON generiamo salute gennaio ’25
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