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I risultati di questa ricerca hanno evidenziato che l’ipericina non solo è in grado di inibire la formazione di fibrille interagendo col peptide beta-amiloide in stadi precoci del processo di fibrillogenesi, ma anche di rivelare, emettendo luce di fluorescenza, la formazione di oligomeri pre-fibrillari.
Negli ultimi anni l'interesse scientifico si è indirizzato alla comprensione dei meccanismi molecolari che guidano, fin dai primi stadi, l'aggregazione proteica patologica e alla ricerca di molecole naturali in grado di inibirla e ridurne gli effetti citotossici: molto studiati, in questo senso, sono i polifenoli naturali che si trovano ad alte concentrazioni in prodotti come il vino rosso, il the verde, il ginkgo biloba e molte piante. Come l’ipericina, sono molecole aromatiche che, grazie alle loro proprietà chimico-fisiche, possono interagire coi peptidi beta-amiloidi, sequestrando e inattivando le forme tossiche.
Enrica Campanini, medico, Firenze
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