Su Oncology Reports leggo un articolo molto interessante sul trattamento omeopatico di patologie oncologiche maligne. Singolare il fatto che il lavoro di anni di due medici indiani di Calcutta, Prasanta e Pratip Banerji, venga sottoposto a valutazione e validazione da parte del NCI (National Cancer Institut) statunitense attraverso un programma definito Best Case Series Program. Questo Istituto dal 1991 ha avviato un processo di valutazione estremamente rigorosa di dati che provengano da medici che si occupino di patologia oncologica con Medicine complementari e alternative (CAM). Nel 1998 è stato creato l’Office of Cancer Complementary and Alternative Medicine (OCCAM) al fine di meglio coordinare e aumentare il lavoro del NCI a riguardo dell’ambito delle CAM.
In questo studio dai 300 casi presentati dai medici indiani, riguardanti storie di pazienti con cancro trattati esclusivamente con terapia omeopatica secondo il “protocollo Banerji”, sono stati selezionati 14 eventi: di questi solo 10 casi erano scelti per la revisione perché seguiti per un tempo lungo, perché disponibili i vetrini per l’analisi isto-citologica e complete per tutto il decorso le immagini radiologiche. Tutto il materiale veniva rianalizzato da anatomo-patologi e radiologi del NIH (National Institutes of Health).
Vengono esposti in modo specifico quattro storie: due di pazienti con Carcinoma polmonare trattati con Kalium Carbonicum 200CH e Ferrum phosph 3DH e due pazienti con Carcinoma dell’esofago trattati con Condurango 30CH; in tutti la risoluzione completa della malattia con una durata di terapia dai 9 ai 21 mesi. Nessun effetto collaterale è stato mai notato. L’articolo conclude dicendo che viste le premesse l’NCI ritiene di voler cominciare una ricerca prospettica di tipo osservazionale.
Prasanta Banerji, Donald R. Campbell, Pratip Banerji: “Cancer patients treated with the Banerji protocols utilising homeopathic medicine: A Best Case Series Program of the National Cancer Institute USA:
Oncology Reports, Jul 2008, vol 20/1, pp. 69-74.Candida Berti, gennaio 2010
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