venerdì 9 luglio 2010

ORMESI E OMEOPATIA: UN’ALLEANZA IN VIA DI CONFERMA


Si moltiplicano in letteratura scientifica i contributi che mirano ad analizzare i principi dell’ormesi nel tentativo di trovare spiegazioni convincenti sul meccanismo d’azione dell’omeopatia (e in particolare sul principio di similitudine). È noto che una delle principali critiche (anche giustificate) che vengono mosse all’omeopatia è l’incapacità di trovare una spiegazione scientificamente convincente dei vantati effetti biologici delle ultradiluizioni nel rispetto del principio di similitudine (“il simile cura il simile”).
Per diluizioni che superino il numero di Avogadro non è ragionevole attendersi molecole della sostanza originaria nella soluzione. Gli effetti biologici delle ultradiluizioni devono perciò trovare spiegazione in meccanismi differenti da quelli normalmente riconosciuti in medicina convenzionale, a cominciare dalle stabili strutture sovramolecolari riconoscibili nelle diluizioni omeopatiche.
Il principio di similitudine rientra tra quelli che più di altri si riconoscono nell’ormesi (fenomeno, enunciato nel secolo scorso da due ricercatori Arndt e Shulz, che consiste nel fatto che molte sostanze, nell'interagire con gli organismi viventi, possono esercitare effetti opposti: un'azione stimolante a basse dosi e inibente ad alte). E.J. Calabrese studia il fenomeno da oltre venti anni, e ne ha verificato la validità su oltre 5000 sostanze.

Tra i recenti contributi scientifici su questo tema, segnaliamo Hormesis and its relationship with homeopathy di P. Bellavite & C. e Does homeopathy have anything to contribute to hormesis? di P. Fischer, pubblicati su Human & experimental toxicology.
G. Di Leone – Medico - Bari

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