domenica 10 gennaio 2016

TERAPIA DEL PROLASSO UTERINO (terza parte)

La fisioterapia del pavimento pelvico è la prima misura preventiva (durante la gravidanza e nell’immediato post partum) e rieducativa nei confronti del prolasso e rappresenta un pilastro fondamentale da affiancare sempre anche alle altre opzioni terapeutiche. Va condotto da personale esperto ( solitamente fisioterapista o ostetrica) che accompagna la paziente alla presa di coscienza e all’allenamento dei muscoli perineali che va poi mantenuto nel tempo con costanza.
La riduzione del peso e la correzione della stipsi sono un altro necessario corollario, da ottenere aumentando
l’ attività fisica e correggendo l’ alimentazione.

Anche una eccessivo carico lavorativo della muscolatura addominale non adeguatamente bilanciato da una contemporanea contrazione della muscolatura di sostegno può causare un improvviso peggioramento della sintomatologia, a maggior ragione nel caso in cui venga  iniziato o intensificato un allenamento in palestra in periodo menopausale, quando la carenza di ormoni femminili rende ancora più fragile l’apparato genitale ed urinario.
La terapia è ovviamente personalizzata, dopo adeguata valutazione clinica ed analisi volte a verificare la funzionalità dell’apparato urinario.
Le pazienti con situazione locale grave o sintomatologia particolarmente invalidante sono candidate alla terapia chirurgica. Accanto alla isterectomia ( rimozione dell’utero) con successiva sospensione delle pareti vaginali esistono oggi tecniche mini-invasive eseguibili in anestesia spinale, con riduzione dei tempi di degenza e di recupero.
Il pessario, un anello di lattice inserito in vagina che fornisce sostegno ai visceri viene riservato alle pazienti nelle quali sia controindicato l’intervento. Va sostituito ogni 4/6 mesi ed affiancato da terapia locale per ridurre eventuali infiammazioni.
Possono essere proposti anche farmaci in grado di ridurre la eccessiva attività della vescica che causa la necessità di urinare più frequentemente.
Di utile appoggio possono essere anche medicinali omeopatici, come valido ausilio per la correzione dei fattori di rischio ( stitichezza in primis) e per affiancare e potenziare il trattamento fisioterapico.
Diverse sono le possibilità, di seguito i più frequentemente utilizzati:
ALUMINA  quando sono presenti secchezza della pelle e delle mucose, in un paziente in menopausa, con riduzione degli ormoni femminili, già disturbata da stitichezza.
CAUSTICUM quando sia presente una ridotta motricità della muscolatura intestinale ed urinaria. Quindi stitichezza cronica da ridotta peristalsi intestinale ed incontinenza urinaria. E’ in genere una donna magra, con frequenti rigidità e contratture muscolari.
CALCAREA FLUORICA è un medicinale adatto a chi tende ad avere lassità dei legamenti, ossia articolazioni deboli ed estremamente sciolte e facili distorsioni, scoliosi, varici. Questa tendenza personale renderebbe più gravi ed evidenti le conseguenze di parti difficoltosi.
SEPIA può essere simbolicamente indicato come rimedio di “caduta”: del tono dell’umore, dei capelli, del controllo dell’urina e dei visceri pelvici. E’ un grande aiuto in periodo del climaterio e menopausa, quindi di calo di ormoni femminili, e in caso di cistiti recidivanti.

Dott.Gabriella Maggi
Specialista in Ostetricia e Ginecologia , Endocrinologia Sperimentale e Omeopata
Milano





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