Alla domanda risponderei: probabile … possibile … direi di no!! E istintivamente sarei portato ad affermare che se pure fosse così, ben venga quell’approccio terapeutico che riesce a procurare benefici per chi soffre, senza fare ricorso a metodiche dannose esse stesse. Il potere taumaturgico del medico è stato enfatizzato nei secoli dalle varie culture e probabilmente ancora oggi è materia sotto molti aspetti sconosciuta.
Ma sarebbe veramente riduttivo concentrarsi unicamente su questo aspetto (come certa letteratura scientifica sembra voler fare), trascurando tutto il resto per il sol fatto che non si riesce a trovarne una giustificazione secondo i criteri di scientificità accettati dall’attuale paradigma scientifico.
Esistono peraltro numerosi lavori che sembrano più o meno direttamente smentire questa superficiale interpretazione della metodica omeopatica. A puro titolo esemplificativo, cito due studi recentemente pubblicati su Homeopthy, prestigiosa rivista curata da The Faculty of Homeopathy.
Il primo lavoro, dal titolo “An animal Model for the study of Chamomilla in stress and depression: pilot study”, è stato pubblicato da S. A. Gordinho Pinto & al. e studia gli effetti comportamentali ed ematologici di un trattamento con Chamomilla 6CH in topi sottoposti ad uno stress sperimentale. Nella metà di una popolazione di topi ai quali erano state iniettate cellule del tumore di Ehrlich, suddivisi con metodica random in due sottogruppi di pari numerosità, è stato effettuato un trattamento giornaliero con Chamomilla 6CH. Il gruppo controllo non ha ricevuto alcun trattamento. A distanza di sette giorni gli animali sono stati osservati in campo aperto e sottoposti ad accertamenti ematici. I topi che hanno coabitato con un compagno di gabbia ammalato hanno mostrato un decremento della loro attività generale, ma quelli trattati con Chamomilla si sono mostrati meno severamente malati (p=0,0426). Nessuna modifica ematologia è stata osservata.
Nella stessa pubblicazione sono stati comunicati anche i risultati ottenuti in un gruppo di topi pretrattati con Camomilla 6CH e sottoposti ad un test di nuoto forzato. Il gruppo controllo era stato trattato con acqua, 10% di etanolo o amitriptilina. Soltanto i gruppi trattati con etanolo e amitriptilina hanno mostrato un comportamento eccitato (p=0,0020), mentre gli animali trattati con Chamomilla hanno mostrato un punteggio intermedio rispetto ai controlli trattai con acqua e a quelli con etanolo/amitriptilina.
Mi si potrà obiettare che i topi da esperimento sono ormai una razza in qualche misura contaminata dal contatto con l’uomo (?) e che le loro caratteristiche intrinseche li rendono “influenzabili” e pertanto “sensibili” ad un ipotetico effetto placebo.
In tal caso potremmo passare al secondo studio pubblicato su Homeopthy, ad opera di S. Weber & al. dal titolo “The effect of homeopathically prepared thyroxine on highland frogs: influence of electromagnetic fields”. Partendo da precedenti esperimenti che mostrano come lo sviluppo delle larve di questi anfibi sia influenzabile da un preparato “omeopatico” a base di tiroxina (dosi infinitesimali dinamizzate), gli autori dimostrano una modificazione di questo effetto in relazione all’esposizione di tale preparato alle microonde o alle onde elettromagnetiche.
Fatti salvi eventuali bias metodologici, è possibile ipotizzare un effetto placebo anche sulle larve di rana? Probabilmente abbiamo ancora tanto da comprendere sulle reali potenzialità dell’omeopatia.
G. Di Leone – Medico - Bari
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