Nel mese di settembre di questo anno è stato pubblicato sul Journal of clinical epidemiology un lavoro di Lüdtke R. & al. dal titolo “The conclusions on the effectiveness of homeopathy highly depend on the set of analyzed trials”.
Gli autori segnalano come i risultati di una metanalisi cambino in maniera significativa in funzione del numero e delle caratteristiche dei lavori analizzati, tanto più in una materia come l’omeopatia caratterizzata ancora da un’ampia eterogeneità tra i trials. Ne consegue che secondo Lüdtke le conclusioni a cui è giunto Shang sembrano essere meno definite di quanto siano state rappresentate.
Lasciando agli epidemiologi la fine analisi dell’impostazione metodologica dei due lavori, e nella consapevolezza della già più volte richiamata difficoltà di impostare ricerche in omeopatia perfettamente aderenti ai condivisi criteri di scientificità (randomizzazione del campione, doppio cieco, ripetitività dei risultati), ritengo condivisibili le conclusioni a cui sono giunti Lüdtke R. & al. Quanto meno sembrerebbe poco giustificabile giungere a deduzioni così categoriche partendo dall’analisi di un numero così limitato di studi scientifici.
È peraltro pur vero che il mondo omeopatico dovrebbe attivarsi maggiormente per sottoporre alla comunità scientifica un numero sempre maggiore di studi tesi a dimostrare l’efficacia di questa metodica, nel rispetto (quanto più aderente possibile) dei criteri di scientificità sopra richiamati. In aggiunta sarebbe sicuramente opportuno avviare un sereno confronto all’interno della comunità scientifica per definire standard maggiormente affini alla metodica omeopatica, superando (come già avvenuto in altre settori della ricerca scientifica) i vincoli metodologici. Tutto ciò con l’obiettivo di chiarire, una volta per tutte e al di fuori di sterili polemiche, l’efficacia (o meno) dell’approccio omeopatico. Sarà mai la comunità scientifica disposta a questo confronto? E sarà mai possibile reperire i fondi per questo tipo di ricerca? E vi è il reale interesse da parte della comunità scientifica, ma anche dello stesso mondo omeopatico, ad avviare questo percorso? Lascio a voi le risposte.
G. Di Leone – Medico - Bari
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